Il Maranca dunque
riporta solo i diplomi in cui Lanciano viene arricchita e investita di questo e
di quell’altro privilegio. Notiamo, leggendo queste carte, il rito solito di
umiliazione della delegazione dei sindaci al nuovo re, per avere conferma delle
precedenti carte, notiamo la conferma dei vari feudi del circondario
lancianese, che Lanciano alla fine vendette, esempio di Castelnuovo, senza
l’autorizzazione regia, come prescritto nei privilegi, notiamo le conferme,
specialmente quelle di Ferdinando o Ferrandino II del 1495 di tutti i privilegi
passati, notiamo un ennesimo tentativo di Ortona di istituire la sua Fiera con
l’usurpazione di Carlo VIII, privilegio immediatamente cancellato da Ferdinando
I e poi da Federico III ribadito nel suo annullamento; notiamo il tentativo di
Chieti di istituire una sua Fiera presso la Pescara, puntualmente bloccato
dalla regia corte…fino ad un arresto improvviso dei privilegi, soltanto
qualcuno del 1608 di Filippo IV e la menzione di una lettera del re Carlo VI
del 1729. Eppure altri documenti ce ne sono! Specialmente documenti e dispacci
per quanto riguarda la gestione delle Fiere, tanto che molti di questi sono
raccolti nel volume Fiere e consigli (gli unici che si sono degnati di
studiarli, per sommi capi, finora sono stati Corrado Marciani e Luigi Russo nel
suo libro postumo sulle Fiere lancianesi), presso l’Archivio storico comunale;
insieme ad altre carte di un volume senza titolo, che ha utilizzato carte di
scarto, con diversi conteggi di bestie vendute e invendute, risalente al XVII
secolo, che si conserva nella sezione Manoscritti della biblioteca comunale
lancianese. Ma tempo al tempo, avremo modo di integrare ulteriori notizie con
questi documenti inediti.
Lettera di re
Ferdinando dell’ottobre 1464 scritta da Chieti ai sindaci di Lanciano,
acciocché il tesoriere regio facesse il suo conto per lo sposalizio di Eleonora
d’Aragona sua figlia. Segue la trascrizione della lettera, in cui Re
Ferdinando, ai sindaci di Lanciano, condona le collette per lo sposalizio della
figlia Eleonora, in quanto la città si è sempre dimostrata fedele e retta verso
la Corona. Dato nella Città di Chieti, 11 ottobre 1464; lettera citata anche da
Fella.
Al num. 173, c’è una
lettera spedita da Caramanico il 20 ottobre, il re Ferdinando rinnova le grazie
a Lanciano, ricordando di come fu bene trattato quando fu ospitato in città, e
manifesta il desiderio di ritornarvi; fa inoltre intendere delle cattive
condizioni di salute della regina Giovanna d’Aragona, per cui si vede costretto
a rientrare a Napoli, e a rimandare la visita in Lanciano. Segue il testo della
lettera. Dato in Caramanico, 20 ottobre 1464.
Segue il privilegio del
re Ferdinando del 1465, in cui nomina cavaliere Denno Riccio di Lanciano,
donandogli dei beni per i meriti. Segue una lettera del re al Preside d’Abruzzo
del 10 giugno 1470, in cui gli comunica di reprimere le ribellioni dei paesani
di Castel Nuovo (Castelfrentano).
Il 17 novembre 1467 il
re fece differire il pagamento della gabella del vino sino ad aprile, perché
gli introiti della Città maturavano a maggio con la Fiera, nel documento questa
Fiera viene detta antica “di mille anni” e tra le più antiche del regno,
ricordando ed accordando la franchigia per i mercanti partecipanti, anche
dall’estero; dalle mercanzie provenienti alle Fiere, il re ordinò che il regio
fisco riscuotesse il 3 e mezzo percento, il re ricordò la proroga della
franchigia di 3 anni nei confronti di Paglieta, nel circondario lancianese, e
relativa diminuzione della tassa.
Al num. 175 del 18
dicembre 1468, il re ordinò ai sindaci di Lanciano che vi alloggiasse la
squadra di Nicola di Turali, e che le altre truppe di passaggio andassero
altrove, onde impedire danni pecuniari alla Città.
Al num. 176: lettera
del re Ferdinando al Preside d’Abruzzo, del 10 giugno 1470, già citata, di
reprimere i disordini dei Castellini a Lanciano. Ne segue un’altra, in cui
concede poteri al Preside per il modo e il come reprimere la rivolta. Lettera
data in Castel Nuovo di Napoli, 10 agosto 1470.
Num 178: Il Re
Ferdinando accorda a Lanciano, il 1 maggio 1471 il permesso, con il pagamento
di 200 ducati, di acquistare i castelli di Turri e Moggi (oggi zona
Rizzacorno), incamerati nel Regio Demanio dopo esser stati espropriati al Conte
Orsini.
Num 179: il 4 agosto
1472, Lanciano ottenne favori col possesso di Ari.
Num. 180: il diploma
del 1 maggio 1476, con regio assenso, si ottiene la vendita di metà del
castello di Moggio da Giacomo di Cicco a beneficio della città.
Num. 181: nel 1480 re
Ferdinando e la moglie Isabella accordano che alle Fiere della città non vi
potessero essere, nel momento dello svolgimento, rappresaglie e arresti per debiti.
Num. 182: il 18 aprile
del 1480 il re, dagli accampamenti presso Taranto, dà ordine a Carletto
Caracciolo suo ciambellano, di comunicare a Lanciano il possesso dei castelli
di S. Venera e Castel Nuovo, di Aregio (Arielli), Ocrecchio, di Vasto inferiore
e superiore, e S. Amato, e di esercitarvi i propri diritti, giusta la
convenzione di re Ladislao del 20 marzo 1406.
Num. 183: il 20 giugno
1480 il re ordinò che si ottenesse la franchigia alla Fiera per i mercanti,
affinché potessero ottimamente esercitare i commerci, per le mercanzie
provenienti dal porto di San Vito, e di pagare la tassa del 3 e mezzo percento
per lo scalo portuale; che gli ufficiali regi rispettassero i Capitoli e i
Privilegi accordati a Lanciano, affinché non ci fossero disturbi durante lo
svolgimento, e che il Capitano regio non si intromettesse negli affari
municipali, e che solo i deputati avessero il diritto di tenere il sigillo
pubblico, come da protocollo.
Num. 184: nel diploma
regio, Denno Ricci ebbe l’indulto generale nel parlamento del 7 novembre 1481,
e fu reintegrato nella Città con i beni e gli onori, re Ferdinando commissionò
l’osservanza del privilegio ad Alfonso II suo figlio, vicario del Regno.
Num. 185: una lettera
reale del 3 dicembre 1487, in cui Lanciano può usare 200 ducati per la
riparazione delle mura, con l’intervento del Tesoriere regio e del Capitano. La
concessione durerà 5 anni, nel fondaco regio verrà stimata la quantità tale da
prelevare 200 ducati ad anno, con la condizione detta di riparare le mura. Dato
in Foggia, 3 dicembre 1487.
Num. 186: privilegio da
Castel Nuovo, il 22 maggio 1488, dove il re ordina la cacciata da Lanciano
degli ebrei, schiavoni, ed epiroti per i disordini e gli scandali; Maranca
desume queste brevi note sempre dalla ms. Istoria critica di Lanciano,
vol. 1 , di Antinori, un tempo presso la sua biblioteca a Lanciano, e poi
confluita nei manoscritti della Biblioteca nazionale “Vittorio Emanuele III” di
Napoli. Segue la trascrizione in latino della lettera di re Ferdinando, in cui
per questi scandali, multa di 1000 denari chi avrebbe cercato di far rientrare
costoro nella città. Dato a Paglieta 5 luglio 1489.
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Carlo V |
Num. 187: 14sime
calende di dicembre 1489, il re con una lettera da Sulmona, rinnova il bando
verso gli epiroti, di non rientrare a Lanciano, la circolare è indirizzata al
Duca d’Amalfi preside d’Abruzzo, con una lettera che lo raggiunge a Francavilla,
data il 5 luglio 1490. Maranca aggiunge un commento. Che fino al 1471 la
polizia del Governo era affidata alla prudenza dei decurioni e magistrati di
Lanciano, la stessa condotta era osservata dal Preside della Provincia
d’Abruzzo per conto del Re, fino a che l’equilibrio non si ruppe per gli
scandali degli ebrei, come riportato anche nell’Opera di Fella al cap. 19.
Num 188: privilegio di
Ferdinando del 1488 in cui approva gli Statuti lancianesi per un Collegio di
Artieri, di aghi e di fusari.
Num. 189: lettera del
nuovo re Alfonso II ai “magnifici e diletti uomini lancianesi fedeli alla
Corona”, in cui invita i lancianesi a non dolersi per i passaggi delle truppe
regie, promettendo di ampliare i privilegi già in possesso della Città, per
conto del patrizio Denno Ricci, ma al momento “che non semo per mancare un pelo
da quando lo Signoro Re comanda, e questo fatto sia subito, perché detti homini
di armi stanno qua’ e tuttavia si querelano”. Dato in Ortona, 28 marzo 1489.
Num. 190: lettera di
Alfonso duca di Calabria dell’11 luglio 1489 a suo figlio Ferdinando II
principe di Capua, che staziona in Paglieta, affinché scacciasse gli schiavoni
e gli epiroti per disordini..
Num. 191: privilegio di
Ferdinando da Foggia, il 3 dicembre 1489, che concede 2000 ducati per
riedificare le mura, i torrioni, le antemurali, i rinforzi della parte
meridionale (ovvero la zona sud del Torrione aragonese). Commenta Maranca che
in quel momento Lanciano diventò una Piazza, e inizierà a subire diversi
assedi, celeberrimo quello che avverrà per mano del Conte di Lautrech.
Num. 192: Alessandro VI
Papa per evitare dissidi tra chietini e lancianesi, smembrò il territorio
diocesano, e dichiara la Chiesa Lancianese direttamente sottoposta alla Santa
Sede, e non più alla Diocesi Teatina; il breve apostolico è del 9 ottobre 1492.
Num. 193: altro
protocollo di re Ferdinando del 18
febbraio 1494 in cui concede a Denno, Giovanni Riccio 200 ducati sulla bagliva
di Laniano, confermando a loro il possesso di Fossaceca, Pietraferrazzana e S.
Apollinare.
Num. 194: il nuovo re
Alfonso II riceve la delegazione dei sindaci lancianesi per l’omaggio di rito,
il 15 marzo 1494, e conferma tutti i passati privilegi in protocollo,
sottoscritti anche dal suo figlio Ferdinando II duca di Calabria.
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Napoli, piazza Mercato |