1 aprile 2025
30 marzo 2025
IL CANTO POPOLARE ABRUZZESE NELLE TRADIZIONI DI IERI E DI OGGI – Parte IV – I Canti di Orsogna.
di Angelo Iocco
La cittadina di Orsogna
è da considerarsi tra i paesi abruzzesi, dove la vocalità e la tradizione della
canzone abruzzese si conserva con freschezza e rispetto della tradizione.
Centro devoto a Maria, per la presenza della tradizionale Sagra dei Talami, che
affonda le radici a quei riti propiziatori popolari, e alle rappresentazioni
Sacre bibliche del XVI secolo introdotte dai Padri Paolotti nella distrutta
chiesa della Madonna del Rifugio, Orsogna sin dai primi saggi studiosi del
canto e delle tradizioni abruzzesi, apparsi nel secondo Ottocento, è stata al
centro dell’attenzione, risaltando per i suoi abiti tradizionali variopinti,
per i magnifici gioielli, per le “sciacquajje d’ore” (gli orecchini pendenti),
e specialmente per il canto.
Questi canti costituiscono il repertorio della Corale “La figlia di Jorio” di Orsogna, la prima corale folkloristica abruzzese a essere ufficialmente nata all’alba delle Maggiolate abruzzesi di Ortona. La sua storia è stata tracciata da Plinio Silverii (1926-2002) nel suo volumetto Orsogna in costume, tip. Brandolini 1981. Il Coro nasce nel ’20, precedentemente si pensava fosse nato nel 1929 insieme alla Corale di Poggiofiorito, tanto che ci fu anche un’importante manifestazione al teatro comunale nel 1979 per festeggiare i 50 anni. Pare che la prima esibizione fu in una festa paesana di S. Antonio di Padova a contrada La Roma di Casoli, poi immediatamente la Corale prese il volo per le manifestazioni, alla Settimana abruzzese di Pescara del 1923, a Firenze nel 1930, nello stesso anno a Roma al Quirinale insieme a un Talamo realizzato per le nozze del Principe Umberto II, a Napoli in piazza Plebiscito, al Museo Belliniano di Catania, alla Rassegna dei Cori di Roma a piazza Siena nel 1938 per la visita di Hitler, al Vittoriale di Gardone Riviera nel 1950. Nella commemorazione del 1979 vi tenne al teatro un convegno con i proff. Ernesto Giammarco, Benito Lanci, Giuseppino Mincione, Franco Potenza, Padre Donato (Giuseppe) Di Pasquale OFM, successivamente si rappresenta una commedia di Plinio Silverii, e infine il canto orsognese Bbone Ursogne.
Lu Canarie, commedia abruzzese di Luigi Morgione, 1983.
26 marzo 2025
Fiabe abruzzesi e molisane, da Le Fiabe italiane raccolte e trascritte di Italo Calvino.
25 marzo 2025
Leonzio Compassino da Penne e i pittori Giovanni e Francesco Ragazzini in Abruzzo - Pittura manierista abruzzese.
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Leonzio Compassino, Martirio di Santa Rufina, chiesa di San Giovanni Battista, Castelli |
di Angelo Iocco
Da uno studio di Marco Vaccaro dal titolo Oltre la ceramica: pittura a Castelli tra XVII e XVIII secolo, 2021, Castelli. Quaderno del Museo delle ceramiche - n. 10, ci siamo interessati di questi pittori poco conosciuti, attivi tra Marche e Abruzzo. Di Leonzio Compassino da Penne, vissuto tra la seconda metà del ‘500 e la prima del ‘600, attivo almeno fino al 1620, ebbe tra i primi recensori il prof. Francesco Verlengia, che in una delle schede per la Soprintendenza ai Beni Architettonici e Artistici d’Abruzzo per la provincia di Chieti, nel 1935, riportava con una cattiva lettura il nome di “Teonzio Compassino” come autore di un celebre e antico quadro nella chiesa parrocchiale dell’Immacolata Concezione a San Vito Chietino. La tela è firmata, attraverso dei restauri si è meglio compresa la lettera iniziale. Tale quadro faceva parte dell’antica chiesetta di San Vito martire, che affiancava il torrione circolare con la porta di accesso all’antico paese, provenendo dalla strada grande oggi corso Matteotti.
Essa dunque affacciava sulla piazza Garibaldi, incassata tra la fortificazione del castello e altre abitazioni, come è stato studiato nel lavoro di Vito Sbrocchi La Regia Chiesa parrocchiale di San Vito, Rivista abruzzese, 1997, e andò completamente demolita poco prima del 1850, nonostante dei progetti di ammodernamento e recupero, affinché fosse costruita la nuova chiesa oltre il perimetro murario. Il quadro del Compassino illustra al centro San Vito nelle vesti di martire, con i cani al guinzaglio, simbolo del martirio, tra San Modesto di Lucania e San Crescenzo, martirizzati tutti e tre sotto Diocleziano[1].
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Filippo Sargiacomo, progetto di ampliamento della chiesa
madre di San Vito Chietino, Archivio storico comunale di Lanciano, Fondo
Sargiacomo. |
La raffigurazione è scenografica, abbiamo sullo sfondo un
edificio caratterizzato al centro da un monumentale arco in marmo a tutto
sesto, e accanto rispettivamente a destra e sinistra, un ordine di colonne a
capitello dorico. Il dipinto dimostra chiaramente di rimontare all’arte della
Grande Maniera di Raffaello o del Veronese (il di cui nipote Luigi Benfatto in
Abruzzo, dipinse per la chiesa di Santa Maria Maggiore di Vasto una tela
raffigurante Sant’Agostino), tuttavia vi sono alcune stonature poiché la
prospettica scenografia sembra quasi essere scavalcata dalla mole dei tre
personaggi illustrati.
Nostra ipotesi è che altri pittori legati al Compassino o
alla scuola emiliana, potessero essere scesi nella ricca Lanciano, famosa per
le Fiere e commerci, dei quali qualcuno venne chiamato a realizzare una tela di
scarso valore stilistico, che raffigura Sant’Agostino tra Santa Rita e un
Santo, oggi presso la cappella di Santa Croce, dove si conserva un frammento
del Miracolo della Ricciarella.
24 marzo 2025
La tragedia nera a Bois du Cazier, Marcinelle, Belgio - di 'Nduccio ed Elia Iezzi.
22 marzo 2025
Primo Levi, Abruzzo forte e gentile: impressioni d'occhio e di cuore, 1883.
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copertina di F.P. Michetti, 1882 c. |
“Abruzzo Forte e Gentile”
Chi inventò il famoso detto che identifica la nostra terra?Questo è l’inizio di un racconto, o meglio ancora, una raccolta di appunti di viaggio messi insieme da un giornalista e diplomatico ferrarese il cui nome è Primo Levi.

Badate bene a non confonderlo con il chimico partigiano nato esattamente due anni dopo la morte del primo. Per essere ancora più precisi, noi stiamo parlando dell’intellettuale che nel 1883, reduce da un viaggio in Abruzzo, pubblicò un libretto dal titolo “Abruzzo forte e gentile, impressioni di occhio e di cuore”.
Il libro, non dato più alle ristampe, si compone di ventidue capitoli all’interno dei quali sono contenuti un indice delle persone incontrate durante il viaggio ed un altro delle località visitate o menzionate nel racconto. Una sorta di diario di viaggio la cui illustrazione in copertina è firmata da Francesco Paolo Michetti, pittore e fotografo abruzzese, nato a Tocco da Casauria (PE).
Primo Levi, autore di “Abruzzo forte e gentile”, era figlio di una famiglia di commercianti di origine ebraica, e distintosi per la sua arguta penna e il suo grande ingegno, portò avanti l’attività di fervente giornalista.
Amico di Crispi, che gli garantì una gran carriera al Ministero degli Esteri da affiancare a quella giornalistica, si circondò di alcuni tra i maggiori intellettuali della sua epoca, tra cui molti abruzzesi come Gabriele d’Annunzio, Teofilo Patini e il già citato Francesco Paolo Michetti.

Il suo è un sapiente esempio di reportage destinato a presentare una chiara immagine della regione Abruzzo di ieri, un’immagine legata ad un motto che ancora oggi ci identifica.
La gentilezza, dunque, che si mischia alla forza, dove per forza si intende la resilienza, la capacità di resistere ai destini avversi. Alla base di questa forza c’è la tenacia, unita a qualcosa che sa muovere oltre le tacite forme di rassegnazione, ovvero il coraggio. È così che Primo Levi ci ha descritti ed è così che noi abruzzesi ci definiamo tutt’oggi. Conservare questa espressione nella nostra memoria non è un ritorno al passato o una forma di esasperato campanilismo, ma è uno dei più autentici modi che abbiamo per continuare a far vivere quanto di più onesto e vero resiste ancora nella nostra terra, nei nostri paesi, tra le nostre strade e in mezzo alla nostra gente, forte e gentile.
17 marzo 2025
Abruzzo Ulteriore e Citeriore - tratta dalle Carte del signor Rizzi Zannoni (1783).
7 marzo 2025
Pasquale Celommi, La Profuga, 1919.
1 marzo 2025
Il Sodalizio degli Abruzzesi “San Camillo de’ Lellis” compie 80 anni.
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Chiesa della Maddalena - Roma |
Il Sodalizio degli Abruzzesi "San Camillo de' Lellis" celebra nel 2025 ottant'anni con una messa presieduta dal cardinale Coccopalmerio sabato 1 marzo, a Roma, nella Chiesa di Santa Maria Maddalena
di Fausto D'Addario | 01 Marzo 2025 - laquilablog.it
Il Sodalizio degli Abruzzesi “San Camillo de’ Lellis” celebra nel 2025 ottant’anni con una messa presieduta dal cardinale Francesco Coccopalmerio sabato 1 marzo, a Roma, nella Chiesa di Santa Maria Maddalena, che accoglie i resti mortali di San Camillo. Il prelato, pur essendo nato a San Giuliano Milanese il 6 marzo 1938, ha però origini abruzzesi da parte di padre, originario di Scontrone (L’Aquila).
Il Sodalizio, fondato nel settembre 1943 durante i drammatici giorni della Seconda Guerra Mondiale, vide la luce per assistere i numerosi abruzzesi sfollati a Roma. Ancora oggi è un’associazione fra persone di fede cattolica che siano abruzzesi di nascita o di origine o che si sentano legati da speciali vincoli alla terra d’Abruzzo. Tra i principali scopi, il perfezionamento della vita cristiana degli associati, una particolare venerazione per i santi che hanno dato lustro alla terra d’Abruzzo e il compimento di opere spirituali e di carità a favore dei conterranei bisognosi. Il cardinale Francesco Coccopalmerio, Presidente emerito del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, ne è attualmente Alto Patrono.
Un gruppo di conterranei residenti nella capitale, tra cui l’avvocato Lucio Luciani, Raffaello Biordi e Alberto Sciolari, si riuniva in via Firenze presso lo studio dell’avvocato Lucio Luciani, originario di Ortona, per dar vita al “Comitato di Assistenza per gli Sfollati d’Abruzzo”. Figura centrale fu quella di un giovane sacerdote aquilano, Mons. Corradino Bafile, che all’epoca prestava servizio presso la Segreteria di Stato del Vaticano, che fece di tutto per procurare pasti, alloggi e lavoro ai suoi conterranei. Quando, dopo un paio di mesi di esistenza, il governo italiano sciolse tutti i Comitati regionali di assistenza ai profughi, Mons. Bafile si adoperò per porre il Comitato sotto la protezione “estera” dello Stato del Vaticano, costituendo la Conferenza S. Camillo de’ Lellis degli Abruzzesi. Così il santo di Bucchianico, eroe della carità, ne diventava patrono e la sede della Conferenza fu provvisoriamente fissata in un locale della Chiesa di Santa Maria in Via, (alle spalle della Galleria Alberto Sordi).
Il ’43 fu un anno molto difficile per l’Abruzzo, attraversato dalla Linea Gustav che stanziò per lunghi mesi lungo i fiumi Sangro ed Aventino; un varco fu aperto durante la battaglia di Ortona, definita da alcuni “la Stalingrado d’Italia”, ma la linea venne sfondata solo nel maggio di 1944. Quando il fronte si spostò a Nord, gli sfollati abruzzesi ebbero la possibilità di tornare in patria; ma non tutti lo fecero, sia perché nel frattempo alcuni avevano trovato lavoro a Roma, sia perché molte case e paesi in Abruzzo erano ridotti a semplici ruderi; insomma, la vasta colonia abruzzese presente a Roma aveva sempre bisogni e necessità d’ogni genere da soddisfare.
Fu così che si pensò all’opportunità di rendere più ampia e stabile l’attività della neonata Conferenza e si arriva al 4 febbraio 1945, data che segna la fondazione ufficiale del Pio Sodalizio degli Abruzzesi San Camillo de’ Lellis – sul modello di altri Pii Sodalizi che esistevano dai tempi della Roma dei Papi – con una cerimonia nell’Aula Capitolare dei Religiosi Ministri degli Infermi e una messa celebrata dal Cardinale Federico Tedeschini, primo Alto Patrono. Lo statuto fu redatto dal giurista e filosofo abruzzese Prof. Giuseppe Capograssi e approvato e il 1 marzo del 1945 fu approvato anche dal Vicariato di Roma. Il 3 marzo si procedette all’elezione delle cariche sociali e ne divenne Segretario Mons. Corradino Bafile. L’atto costitutivo veniva sottoscritto, primo fra tutti, dal Cardinale Tedeschini, da Mons. Bafile e da tutti gli abruzzesi presenti nell’aula. Fu sempre l’aquilano Bafile a delinare i tre obiettivi dell’associazione: rafforzare la fede tra i conterranei a Roma, sostenere i bisognosi e onorare i santi abruzzesi. Il nome di San Camillo, simbolo della carità abruzzese, rifletteva perfettamente quella vocazione assistenziale. Il 20 dicembre 1946 il Prefetto Generale dei Ministri degli Infermi (Camilliani) concedette al Pio Sodalizio l’Aggregazione Spirituale, ossia la partecipazione alle grazie ed ai privilegi dell’Ordine ed ai meriti delle buone opere compiute dai Religiosi.
Gli anni successivi videro uno spostamento della sede: prima in via della Scrofa n. 70, in tre piccole stanze al piano terreno dell’immobile di proprietà della Santa Sede e date in uso alla Società Antischiavista d’Italia, associazione di cui il Cardinale Tedeschini era protettore; poi nel 1956 il Sodalizio poté avere in affitto un vasto appartamento al secondo piano di un fabbricato in Via di Santa Maria dell’Anima, al n. 45 (dietro Piazza Navona), che il socio-fondatore Mons. Bosio Federici aveva lasciato in eredità al Seminario Diocesano de L’Aquila. Gli ampi locali ospitarono anche il “Centro Universitario Abruzzese” che si proponeva di assistere gli studenti abruzzesi iscritti nell’università di Roma.
27 febbraio 2025
Andrea R. Staffa, I Longobardi nell’Abruzzo adriatico fra VI ed VIII secolo.
26 febbraio 2025
Andrea Casaboni, La presenza ebraica negli Abruzzi medievali.
13 febbraio 2025
Raffaele Colapietra, L'articolazione feudale di Abruzzo, Molise e Capitanata in età moderna in rapporto al sistema della Dogana.
7 febbraio 2025
Discoteca Tuttitalia, Introduzione all'Abruzzo-Molise. Documentario sonoro LP, 1968.
3 febbraio 2025
Riccardo Celommi, "Lancetta all' alba".
1 febbraio 2025
Raffaello Celommi, Una buona pesca.
Raffaello Celommi (Firenze, 1881 – Roseto degli Abruzzi, 1957)
“Una buona pesca”
Olio su tela, cm 61,5x91,5
Collezione privata.
29 gennaio 2025
Loris Di Giovanni, Appunti sulla storia della sollevazione d'Abruzzo e del contributo dato dalla Carboneria.
23 gennaio 2025
Raffaello Celommi, La famiglia del pescatore.
Raffaello Celommi, (Firenze, 19.04.1881 - Roseto degli Abruzzi, 03.03.1957)