8 aprile 2024
Penne e il Gran Sasso d'Italia - Le cento città d'Italia illustrate, fasc. 298.
7 aprile 2024
Annalisa D'Ascenzo, Dalle montagne al mare. Il confine come rifugio, alternativa economica, via di fuga e riscatto sociale, 2010.
26 marzo 2024
A.R. Staffa, Traffici, commerci, popolamento costiero in Abruzzo e Molise fra XI e XIII secolo, in Il Molise Medievale. Archeologia e Arte, 2010.
20 marzo 2024
A. R. Staffa, "La transumanza in Abruzzo tra Tarda Antichità e Medioevo", in PCA - Post Classical Archaeologies, 10 (2020), pp. 401-448.
13 febbraio 2024
Lucia Serafini, Alla periferia del Neoclassicismo. Nicola Maria Pietrocola architetto vastese (1794 - 1865).
Da: unich.it.
18 dicembre 2023
Raffaele Mattioli, Il banchiere della modernità - La formazione dei giovani talenti: una vera missione. "Il Sole 24 Ore" 17.12.2023.
Raffaele Mattioli è stato un economista capace di stimolare lo sviluppo economico e civile dell’Italia durante tutto il Novecento. È ricordato come il banchiere umanista nel libro edito dal Mulino e scritto da Francesca Pino, consigliere dell’International Council on Archives dell’UNESCO. Il suo ritratto nel nostro longform domenicale
Economista di formazione, Raffaele Mattioli resse dal 1933 al 1972 la Banca Commerciale Italiana, da lui salvata al tempo della Grande crisi e rilanciata verso una nuova espansione con criteri manageriali d’avanguardia. A partire da documenti, scritti e carteggi in gran parte inediti, Francesca Pino ne compone la biografia intellettuale, evidenziandone la grande capacità di stimolare lo sviluppo economico e civile dell’Italia, e di favorirne l’apertura internazionale. A emergere è il costante impegno sociale e culturale come un filo rosso che collega lo studente Raffaele Mattioli, attento a far propri gli insegnamenti di maestri quali Attilio Cabiati, Luigi Einaudi e Benedetto Croce, al convinto antifascista e promotore della vita economica e intellettuale del nostro paese. Un estratto (pp. 375 ss.) da Raffaele Mattioli. Una biografia intellettuale, Bologna, Il Mulino, 2023.
Mentre l’Italia andava migliorando la propria situazione economica, non era mutata nella diagnosi di Mattioli la valutazione del problema storico della carenza di uomini competenti e responsabili, per «la gestione degli affari del paese» nei vari campi. Il banchiere aveva allevato nuove leve non solo nella Banca Commerciale, ma anche nei campi del giornalismo e della politica, muovendosi nella prospettiva dell’alta formazione, con l’Istituto Croce in primis e con il sostegno dato ad altri centri di formazione come l’Ispi di Milano, la Sioi e vari istituti universitari. Un canale importante per l’educazione alla politica e alla democrazia fu quello delle riviste militanti da lui promosse («La Cultura», tra il 1929 e il 1934, «La Nuova Europa», 1944-1946, e «Lo Spettatore italiano», 1948-1956). Una chiara manifestazione del suo pensiero si trova espressa nel 1955, quando Mattioli si sentì tentato di rispondere a un’indagine della rivista fondata da Giulio Andreotti «Concretezza», sui problemi della pubblica amministrazione: pletorica e inefficiente, costituiva (e costituisce) un annoso problema. Preparò una bozza che probabilmente non venne spedita, nella quale di proposito non si soffermava sull’ipotesi di una razionalizzazione organizzativa (che pure, date le dimensioni della azienda-stato, avrebbe permesso «soluzioni più audaci, più drastiche e più economiche»), ma si concentrava piuttosto sugli aspetti politici della questione, mettendo in evidenza le motivazioni che lo Stato aveva per «creare dei posti di lavoro»: «nel suo interesse di amministratore per poter effettuare la selezione dei migliori su una massa più vasta, nel suo interesse di politica economica per ridurre la disoccupazione, e nell’interesse della stabilità sociale per assorbire, fissare ed imborghesire un certo numero di intellettuali più o meno mancati». Restando nel quadro dell’ideologia liberal-democratica, non mancavano «esempi flagranti di sprechi, di abusi, di ingerenze che sarebbero ridicoli se non si giustificassero con una finalità fiscale, con un residuo di mentalità poliziesca o con la necessità di far fare qualcosa a qualcuno». Era vano sperare di estirpare questi mali così radicati, senza una rigorosa riaffermazione degli ideali della nostra res publica, ossia senza una vera e propria riforma morale che riaccenda in tutti i cittadini la coscienza della loro solidarietà con lo stato. Finché c’è l’amministrazione da una parte e gli amministrati dall’altra, il fisco da un lato e dall’altro il contribuente, il governo e i governati, il tutore dell’ordine e della moralità e il minorenne da guidare e correggere, – le riforme dell’amministrazione resteranno benefici parziali o effimeri omaggi a questa o quella ideologia. (Archivio storico di Intesa Sanpaolo, patrimonio BCI, Carte Mattioli, cart. 218, fasc. Note, n. 35).
Raffaele Mattioli. Ritratto realizzato in studio fotografico a New York durante la missione economica italiana negli Stati Uniti, novembre 1944 – marzo 1945.
Lo statuto dell’Associazione per lo studio della formazione della classe dirigente nell’Italia unita
A casa tra i libri, primi anni Sessanta, (articolo di Antonello Gerbi, Una sedia vuota a Milano, in «Il Mondo», 18 luglio 1974, p. 29).
Lo spettro delle ricerche si configurava come molto ampio, perché nel termine di classe dirigente erano inclusi tutti coloro che, al governo o all’opposizione, nel parlamento o fuori di esso, muovendosi in una sfera ufficiale ovvero entro spazi propri ed autonomi o addirittura alternativi, abbiano svolto, svolgano, o si preparino a svolgere compiti che vanno al di là del puro esercizio d’un mestiere, d’una professione, d’una funzione, per contribuire invece, nelle forme e nei settori propri ad ognuno (politico, economico, amministrativo, militare, religioso, culturale, sindacale…) a quella che è, di periodo in periodo e ai diversi livelli, la «gestione degli affari del paese». Mattioli era interessato alla finalità «politica» del progetto, per studiare come incanalare verso riforme utili al paese le agitazioni innescate dal Sessantotto. Dopo la sua scomparsa, avvenuta il 27 luglio 1973, il progettò si arenò.
«Mattioli, il volto inatteso della banca ironicamente umana» Così Guido Piovene lo qualificò, congedandosi dalla tappa milanese del suo Viaggio in Italia: «Qui, nella rigorosa difesa dell’interesse e del lucro, le muse attorniano Mercurio». E a proposito della Banca Commerciale osservava: «se è in parte il prodotto dell’ambiente, in parte non minore questo ambiente è stato modellato e animato da lui». La Comit aveva contribuito a formare alcuni tra gli uomini politici più in vista, Malagodi, Merzagora, La Malfa, «egualmente nutriti di spiriti laici e progressistici, aperti alle idee e non pavidi dei fatti». La loro impronta comune era l’ultima eredità del Risorgimento. […] Non senza qualche accento, in taluni, di un radicalismo paradossale in una banca: la sempre risorgente querela contro le scarse capacità di riforma, in senso politico e religioso, della società italiana. Che però in Mattioli si vela di umanesimo e di ironia. Proprio quest’ultima caratteristica, l’ironia, contraddistingueva il banchiere: «un’irriverenza che ricorda Galiani (o, come egli preferisce dire, “di stampo galianeo”), tanto più esplicita quando travolge la sua stessa persona» (citazioni da G. Piovene, Viaggio in Italia, Milano, Mondadori, 1957, p. 79). […] È sorprendente – in un civil servant che sentiva profondamente il valore delle istituzioni – la presenza tanto spiccata di un côté iconoclasta, di un’ironia dionisiaca e carnale, molto abruzzese nel buon senso paesano, napoletana e meridionale nella fantasia, negli esorcismi e nella fedeltà alle radici. Il riserbo da banchiere che si tramutava nel suo contrario, l’impertinenza, era un espediente per sciogliere la tensione e per contenere una natura calda di affetti e di generosità, partecipe delle disgrazie civili della «patria» e orientata sempre alla difesa della parte sana della società: i lavoratori di ogni ordine e grado e, come si legge nella biografia appena edita dal Mulino, gli oppressi da ingiustizie e persecuzioni.
Da: startupitalia.eu
16 dicembre 2023
Alessandro Aresu, "I mondi di Raffaele Mattioli", da Pandora Rivista, 2023.
I mondi di Raffaele Mattioli
di Alessandro AresuUna volta
Marcello De Cecco, geniale conoscitore della storia e dell’anima dell’economia,
sempre fortemente legato alla sua identità abruzzese, ha raccontato il suo
incontro col conterraneo Raffaele Mattioli, storica guida della Banca
Commerciale Italiana. L’intervento del banchiere di Vasto fu essenziale per
permettere al giovane De Cecco (non senza evitare di rimarcare, con ironia, che
non si trattava di “quello della pasta”) di studiare a Cambridge[1],
nel percorso di ricerca che ha poi portato a classici internazionali come Moneta e
Impero.
È solo uno dei
cento rivoli del fiume impetuoso di Raffaele Mattioli nella storia d’Italia,
nella storia delle idee e delle classi dirigenti. Il profilo di Mattioli
restituisce una figura di prima grandezza tra gli attori della ricostruzione
italiana. Il suo ricordo continua ad alimentare attenzione pubblica a
cinquant’anni dalla morte avvenuta il 27 luglio 1973. Ancora oggi ci sorprende
l’originalità del suo esempio italiano ed europeo, come ha ricordato di recente
Ferruccio De Bortoli sulle pagine del Corriere della Sera[2].
E questo avviene perché vari mondi s’intersecano nel banchiere nato nel 1895 a
Vasto, oltre alla sua impronta nella storia della Banca Commerciale Italiana.
Il mondo dei
libri, senz’altro. Apriamo anzitutto l’opera in due volumi Cinquant’anni
di vita intellettuale italiana, che Mattioli cura con Carlo Antoni,
studioso di Hegel e della filosofia tedesca, per gli ottant’anni di Benedetto
Croce. Mattioli, che ci tiene personalmente a fare il curatore, convoca per
quell’impresa editoriale personalità che comprendono Bruno Nardi per gli studi
medievali, Arnaldo Momigliano per la storia antica, Mario Praz per la
letteratura inglese, Giovanni Macchia per la letteratura francese, Luigi
Einaudi per la scienza economica, e molti altri.
Il volume dedicato
a Mattioli nel 1970, Un augurio a Raffaele Mattioli, e aperto da un suo
ritratto realizzato da Renato Guttuso, contiene tra l’altro testi di Riccardo
Bacchelli (che ricorderà Mattioli dopo la morte in una commemorazione
all’Istituto Italiano per gli Studi Storici), Elena e Alda Croce, Roberto
Longhi, Gianfranco Contini, oltre a Eugenio Montale e Carlo Emilio Gadda. Già
con questi brevi cenni prende forma quella colonna di libri, di riferimenti
culturali di cui Mattioli parlava con Palmiro Togliatti: i libri come
precondizione dell’azione politica, della cultura politica, di ogni progetto
per il futuro dell’Italia.
Mattioli aveva
l’ossessione di sviluppare la cultura italiana, di imprimere il suo segno al
suo allargamento, all’inclusione di nuove prospettive. Il primo mondo di
Mattioli è questa vitalità editoriale. Leggere libri, suggerire libri,
scoprirli, riscoprirli e salvarli (come per i Quaderni di Gramsci con l’amico Piero
Sraffa), discuterne, pubblicarli. I libri in grado di abbattere le barriere, il
linguaggio dei libri che ti fa dare del tu ai maestri, che alimenta l’amicizia
davanti a una bottega dell’usato. Nella vita di Mattioli, da aiuto
bibliotecario della Bocconi a braccio destro del banchiere Toeplitz, ci sono
sempre i libri di mezzo, i riferimenti ai libri, le conversazioni sui libri.
Fino al sogno, ma più che altro la necessità, di fare libri. Plasmare imprese
editoriali come Ricciardi, sostenere riviste e altri editori. Una vita di
libri, impressionante nella sua estensione e nella sua ambizione. Una vita
“libresca”? Di sicuro, mai noiosa. Perché l’ironia è un tratto costante di
Mattioli, anche nel parlare della sua stessa cultura. Sempre pronto alla battuta,
al richiamo della leggerezza prima dell’allargamento popolare di questa
categoria in Calvino.
12 dicembre 2023
Raffaele Liberatore (Lanciano, 22 ottobre 1787 – Napoli, 11 giugno 1843), storico e filologo italiano. Situazione culturale della Vasto di inizio 1800, denominata l'Atene degli Abruzzi.
15 settembre 2023
18 agosto 2023
Associazione di Promozione Sociale “Massimo Lelj”, Tione degli Abruzzi. Iniziative culturali e valorizzazione degli scrittori Massimo Lelj e di Giovanni Titta Rosa.
Associazione di Promozione Sociale “Massimo Lelj” - Facebook
13 agosto 2023
6 agosto 2023
L’Album pittorico letterario abruzzese.
di Angelo Iocco