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25 luglio 2024

Deo Bozzelli (1912-1999) musicista sentimentale abruzzese della sua San Vito.

Deo Bozzelli 

Deo Bozzelli (1912-1999) musicista sentimentale abruzzese della sua San Vito

di Angelo Iocco

1 – Biografia

Deo Bozzelli nacque in una casetta di via Orientale a San Vito Chietino[1], l’11 agosto 1912, fratello di Ismaele, anche lui muratore di una impresa, nonno di Emiliano Bozzelli. Nel registro dei battesimi della parrocchia dell’Immacolata Concezione è chiamato “Amedeo”, tuttavia nel registro civile dei nati del Comune, figura come “Deo”. Sarebbe, secondo la figlia, una deformazione di “Diego”. Era chiamato da piccolo “Diucce”. Dalla maestra e memoria storica di San Vito Maria Di Clemente, è sempre ricordato affettuosamente come “zio Amedeo”. La sua era una famiglia che di generazione in generazione tramandava il lavoro edile, come muratori.

Casa natale di Deo Bozzelli a San Vito, vico Orientale, 6.


Non si sa molto della sua infanzia, frequentò le elementari a San Vito, sin da bambino ebbe una forte passione per la musica. Non si hanno documenti su eventuali frequentazioni di corsi di musica, che tra l’altro in questa area d’Abruzzo scarseggiavano. Si imparava “a orecchio”, e di fatti le figlie di Deo, Franca e Concetta, ricordano che il padre dichiarava di aver imparato da autodidatta. Non bisogna dimenticare che in quei tempi erano assai famose per le loro esecuzioni alle feste patronali, alle cerimonie, alle commemorazioni, le bande di Lanciano e Sant’Apollinare chietino (quest’ultima tra le più antiche dell’Abruzzo, fondata nel 1814). C’è un’altra fonte, che tuttavia necessiterebbe di documenti per essere certificata, si racconta che Bozzelli seguì molto le rappresentazioni canore e le canzoni che scriveva il compositore, anche lui pare autodidatta, Vito Olivieri (1865-1941), della Marina, che partecipò come direttore dell’orchestra alle rassegne delle Feste del Mare del 1923-26. Sicuramente Bozzelli rimase affascinato da queste esecuzioni sullo sfondo dell’Adriatico, facendosi cullare dalle note di Serenatella a lu mare, Care amore, o Lu viagge.

Raggiunta la maggiore età, Deo Bozzelli deve viaggiare dall’Abruzzo, per andare a fare il militare nella Val Pusteria. Dalle fotografie conservate dalle eredi, apprendiamo che suonava, a 20 anni, il clarinetto nella Banda della Marina Militare. Quando fu richiamato alle armi durante la guerra, tornò a suonare nella Banda, certamente apprezzato per le sue qualità.

Dopo il termine della seconda guerra mondiale, Bozzelli tornò a San Vito, e si mise a lavorare nell’impresa edile familiare, acquistò una storica casetta di gusto liberty, affacciata sul mare, in via XXIII luglio 1943, alle porte del paese. Alternava il lavoro alla passione per la musica, partecipando a diversi concorsi canori. Infatti nel 1946, sulla scia delle storiche Feste del mare già citate, l’amministrazione comunale bandisce il concorso canoro “Cuscì cante lu core nostre”[2], con varie canzoni, principalmente riproponendo i successi delle precedenti Feste del Mare. Nel 1947 un nuovo concorso canoro: la III Festa della Canzone, in cui Bozzelli è maestro direttore e concertatore del Coro, partecipando con canzoni scritte in collaborazione con l’amico poeta e giornalista Oliviero Di Clemente, padre della maestra Maria che gelosamente conserva il suo archivio di documenti, e Rocco Verì, di cui si ricordano le bellissime La canzone de lu marinare, Serenata d’amore, A la lune.

6 marzo 2024

Vita e opere del M° Francesco Paolo Santacroce di Lanciano.


Nato l’11 ottobre 1937 e residente a Lanciano (CH), Francesco Paolo Santacroce è un personaggio di rilievo nel panorama culturale abruzzese nella duplice attività di docente di filosofia e storia nelle scuole superiori di Stato e musicista.
Francesco Paolo Santacroce
Come pianista ha tenuto numerosi concerti con prestigiosi cantanti italiani ed esteri, tra cui oltre ai conterranei Luigi Fontana, Lorella Palumbi, Mariangela La Palombara, Ersilia Di Fonzo, Mariangela Stella, Ennio Del Grosso, il soprano bolognese Ilaria Mancino, il soprano giapponese Kyoko Tsukada e il tenore Oslavio Di Credico, di chiara fama internazionale del quale è stato a lungo collaboratore.
Si è esibito in Germania, Svizzera e in Italia, oltre che in Abruzzo, a Milano, Bari, Capri, Bologna, Catanzaro (Stagione concertistica internazionale 1986-87), Assisi, spesso nel repertorio del grande musical americano.
Vanta una lunga esperienza corale, avendo diretto i Cori” G. Sigismondi” di San Vito Chietino, Treglio e in particolare dal 1986 al 2000 “I Cantori di Ortona”, con cui ha partecipato a varie esibizioni televisive (ospite nell’agosto 1999 a “Uno Mattina” di Rai 1), e rassegne di polifonia sacra in Italia e all’etero.
Nel luglio 1993, su invito del M° Donato Renzetti, ha rappresentato la canzone abruzzese ai Corsi Musicali Internazionali Estivi di Lanciano.

Francesco Paolo Santacroce

È autore di pregevoli canzoni abruzzesi, tra cui Vicin’ a la scianne su versi di Virgilio Sigismondi, Nin mi fè murì su versi di Alessandro Dommarco (vincitrice nel 1995 del Premio Abruzzo alla 38ma edizione della Settembrata abruzzese di Pescara), e Ugne cose su versi di Camillo Coccione (vincitrice del 1° premio concorso Vernaprile 2015 di Teramo).
In collaborazione con Oslavio Di Credico ha fondato il Concorso Internazionale di Canto lirico “C. De Nardis” e di Corno “D. Ceccarossi” di Orsogna (settembre 2001). Ha diretto l’opera Cavalleria rusticana al teatro comunale di Orsogna (17 aprile 2001), La serva padrona al teatro comunale “F. Fenaroli” di Lanciano (settembre 2002).
Ha inciso il disco LP ‘O core ‘è Napule con il tenore Sandro Di Martino (1983), e il cd Vola vola….dall’Abruzzo a Napoli di romanze tostiane e canzoni classiche napoletane con il tenore Di Credico (2005).

Francesco Paolo Santacroce

Ha composto musiche dell’operetta Lu fuculare su testo di Italino Giancristofaro rappresentata sotto la sua direzione orchestrale al teatro Fenaroli di Lanciano il 28 e il 29 febbraio 2012, e a grande richiesta riproposta il 14 dicembre dello stesso anno. Viene invitato frequentemente a far parte di giurie di concorsi nazionali.
Già docente presso la Scuola civica musicale di Vasto e di filosofia e storia presso il Liceo classico di Ortona, oltre all’attività di compositore e concertista, svolge intensa opera di ricerca sul folklore abruzzese.
Il M° Santacroce gode di notorietà anche in campo internazionale. La sua composizione per fisarmonica Nostalgie viene eseguita e inclusa nel repertorio della celebre orchestra polacca “Camerata Vistula”, interpretata dal solista Jerzy Lucasiewicz.



14 febbraio 2024

Canzoni abruzzesi. Coro folkloristico Giulio Sigismondi, 1980.


RASSEGNA DI CANZONI ABRUZZESI, CONCERTO DEL CORO "GIULIO SIGISMONDI" DI SAN VITO CHIETINO, 1980, direttore artistico Virgilio Sigismondi.

CANZUNA NUSTRE
canzone vincitrice alla Festa delle Canzoni di Lanciano del 1922
di Giulio Sigismondi - Giuseppe Garagrella

'EME VULATE
canzone di Virgilio Sigismondi - Antonio Di Jorio

J'ABBRUZZU
canzone della Maggiolata di Ortona 1948
di Carlo Perrone - Nazzareno De Angelis

ALL'ORTE
popolare, elaboraz. Giuseppe Di Pasquale

AMORE AMORE 
popolare, elab. Di Pasquale

VULESSE
canzone presentata alla Festa di Lanciano 1922
di Giulio Sigismondi - Giuseppe Gagarella

CANTO DELLE LAVANDAIE
popolare, elab. Di Pasquale

LA SALDARELLE
di Giulio Sigismondi - Arturo De Cecco

LA SEMENE
di Giulio Sigismondi - Arturo De Cecco

LA JERVE A LU CANNETE
popolare

L'ARIE DE LU METERE
popolare, elab. don Ottavio de Caesaris

L'ARTA CCHIU' PRELIBBATE
alla Festa delle canzoni di San Vito del 1947
di Giulio Sigismondi

LAMENTO DELLA VEDOVA
popolare, elab. Ennio Vetuschi

MO VE'...MO VA'
popolare

TUTTE LE FUNTANELLE
popolare

PAESE ME'
scritto nel 1949 da Antonio Di Jorio

LUCENACAPPELLE
presentata alla Festa di Lanciano del 1922
di Giulio Sigismondi - Giuseppe Gargarella

QUANDE LA FIJA ME'
popolare

VUCCUCCIA D'ORO
presentata alla Maggiolata del 1920
di Cesare De Titta - Antonio Di Jorio

S'UCCHIE
presentata alla Festa di Lanciano del 2922
di Pier Andrea Brasile

LA TRESCHE
scritta negli anni '20 per Orsonga
di Giulio Sigismondi - Gaetano Silvery

26 gennaio 2024

Ludovico Teodoro, figlio del celebre Donato Teodoro di Chieti, le sue opere nel Duomo di San Leucio e altri Artisti abruzzesi di interesse nelle Chiese di Atessa.

Ludovico Teodoro, San Leucio nelle vesti di vescovo, con ai piedi il Dragone, Duomo di Atessa

Ludovico Teodoro, figlio del celebre Donato Teodoro di Chieti, le sue opere nel Duomo di San Leucio e altri Artisti abruzzesi di interesse nelle Chiese di Atessa

Prima Puntata

di Angelo Iocco

Poco si conosce di questo artista, figlio del celebre Donato Teodoro di Chieti[1], uno dei migliori che fu attivo nell’Abruzzo chietino e nel Molise, ma anche nell’area di San Benedetto del Tronto e del teramano (dipinse il soffitto della Collegiata di Campli), dagli anni ’30 agli anni ’50 del ‘700. Per vent’anni dominò la scena con altri colleghi spesso napoletani, come Ludovico De Majo, Francesco Solimena, Giovan Battista Spinelli. Fu sepolto a Chieti nella chiesa di San Domenico, andata demolita nel 1914 per costruire il palazzo della Provincia di Chieti. La lezione del Teodoro pare essere stata recepita anche in Atessa, benché non siano attestate sue opere nelle chiese. Un esempio è l’affresco della volta della sala grande del palazzo De Marco-Giannico, ex casa di riposo, in Largo Castello, la cui scena illustra al primo piano Ercole che combatte l’Idra di Lerna, e al centro il Giudizio di Paride con Giunone, Minerva e Venere con l’Amorino, e attorno nelle nuvole dell’Olimpo, figure femminili e Grazie. La scena, ripresa anche dalle stampe che circolavano in quei tempi, ricorda per la divisione in due scomparti,. Le due tele del Teodoro di Chieti (chiesa di Santa Maria della  Civitella) e Guardiagrele (chiesa di Santa Chiara) con il tema della Cacciata del Demonio e degli Angeli ribelli dal Paradiso.

Dal volume A. e D. Jovacchini, Per una storia di Atessa, Cassa di Risparmio, Atessa, 1993

Ludovico figlio di Donato, attivo nella seconda metà del Settecento, fu ugualmente pittore, e non dimenticò l’insegnamento paterno, apprezzava le grandi scene corali, spesso rintracciabili nei dipinti di Luca Giordano a Napoli, dove andò a formarsi, come fece suo padre; e non mancava sicuramente di avere una personale collezione di stampe, da cui traeva ispirazione per i suoi affreschi di ampio respiro. Al momento, pienamente attribuibile a Ludovico, sono la tela di San Leucio vescovo col dragone, presente nell’altare maggiore del Duomo di Atessa, firmato e datato 1779. Benché non firmate, mi sento di attribuirli anche le due tele laterali del coro dei Canonici, che ritraggono la Natività con la Sacra Famiglia, e l’Adorazione dei Pastori. Opere  un di gusto teodoriano per la ben costruita scenografia, anche se con le immancabili grossolane superfetazioni del Bravo, e i fondi oscuri tipici dell’ultimo Donato, di chiara derivazione tardo caravaggesca[2].

Anonimo, Annunciazione, chiesa della Santissima Annunziata, Civitaluparella, 1790.

il ciclo di pitture sulla volta centrale della stessa chiesa collegiata di Atessa, con scene bibliche del Vecchio Testamento. Purtroppo a causa di danneggiamenti, le pitture sono state rifatte in più punti di scadenti restauratori, rovinando completamente l’opera ad esempio nella prima scena:“Battaglia e Giuditta con la testa di Oloferne”, dove si vedono i pesanti ritocchi del Bravo. I tondi laterali la controfacciata con i Santi Principi Pietro e Paolo, pure sono di Ludovico Teodoro.

Il secondo riquadro: “David accoglie Saul vincitore contro Golia” è molto simile al quadro dipinto dal padre Donato che mostra la scena di “Davide con la testa di Golia davanti a Saul”, oggi conservata nel palazzo Martinetti-Bianchi di Chieti, oppure allo stesso soggetto per la volta della chiesa madre di Colledimezzo. La composizione del soggetto ha la stessa matrice, ma il risultato di Ludovico è più scadente. In parte è dovuto ai restauri di Ennio Bravo, che ha cambiato alcuni volti, in parte alla stanca ripetizione dei modelli, come il barbuto Saul sul trono che è impaurito dalla scena macabra, e il giovane David, che con la sua smorfia di sofferenza esprime quel mansuetismo, quasi senso di colpa per i propri trionfi, che accomuna diverse opere di Donato che abbiano questa peculiarità del Trionfo del Bene sul Male, quasi uno strizzare l’occhio al Davide con la testa di Golia del Caravaggio. Ma appunto, ciò non riguarda tutte le opere del Donato, basta riferirsi ai volti trionfanti di Giuditta con la testa di Oloferne nella chiesa di Sant’Agata di Chieti, o ad altri soggetti simili, come lo stesso tema nella cupoletta del santuario dell’Assunta di Castelfrentano, et similia.

Donato Teodoro, Incontro tra Salomone e la Regina di Saba, Museo d’arte “C. Barbella”, Chieti, foto M. Vaccaro per gentile concessione

La scena “Saul placato dall’arpa di David e l’Arca dell’Alleanza” si divide in tre momenti, sulla sinistra il coro di cantatrici con strumenti musicali, al centro Saul che suona l’arpa, a destra i sacerdoti e l’Arca.

Navata del Duomo di Atessa


Osserviamo le fotografie delle pitture della volta del Duomo.

1° dipinto: L. Teodoro, Giuditta e Oloferne, particolare

2° dipinto, Saul e David con la testa di Golia, particolare di David

3° dipinto: David suona l’arpa con l’Arca dell’Alleanza, veduta d’insieme e particolare


4° dipinto: Salomone e la Regina di Saba.

L’ultima scena “La Regina di Saba” ha moltissime somiglianze con il dipinto di Giacinto Diano che realizzerà nel 1788 ca. nella Basilica cattedrale di Lanciano, la matrice della stampa da cui i due pittori hanno attinto è la stessa. Anche qui notiamo l’esasperazione dei volti, l’abbruttimento dei tratto somatici dei sacerdoti e delle cariche ebraiche, nonché i lunghi nasi, gli occhi strabuzzati, i pizzetti appuntiti, i turbanti delle figure di religione islamica contro cui si scontrano gli ebrei. Le pennellate sono molto chiare, seppur Ludovico non riesca a eguagliare la grandezza paterna. Osservando queste pitture, ci viene in mente il primo Donato Teodoro, non ancora trentenne, che fu attivo nel cantiere del santuario dell’Assunta di Castel Frentano, con la controfacciata della “Cacciata dei mercanti dal Tempio”; le pennellate simili, i colori leggermente sbiaditi, l’affresco orale di personaggi che si intrecciano in un turbinio di azioni, di giravolte, di scene concitate che inducono al movimento, a riguardare più volte la scena per adocchiarne i particolari.

Ludovico nel Duomo dipinse anche i tondi laterali con le figure degli Apostoli, e delle tele applicate ai pilastri della navata maggiore del Duomo, con le scene della Via Crucis.

 

Altre opere d’arte a San Leucio

Nel Duomo. Il pulpito in legno è della bottega Mascio di Atessa.

NAVATA DI SINISTRA, altare di San Michele che sconfigge Lucifero, è brutta copia di Francesco De Benedictis[3] del quadro di Guido Reni (sia De Benedictis che il suo predecessore Giuliano Crognale di Castelfrentano ne sfornarono di queste orride copie del quadro di Guido Reni per le chiese del chietino!), che però forse avrà copiato dal suo maestro Nicola Ranieri, per il san Michele presente nell’altare maggiore della chiesa di sant’Antonio di Lanciano, o da una stampa del quadro di Reni che circolava molto facilmente tra i disegnatori dei suoi tempi.

2° altare: Santa Lucia martire, quadro moderno di Ennio Bravo[4]

A seguire. Statua di san Pietro seduto, del XVI secolo, in pietra, dall’atteggiamento meditativo.

3° altare di San Giuseppe in cammino col Bambino, dell’800, autore locale, della scuola di Giacomo Falcucci

4° altare di San Bartolomeo martirizzato, opera dello stesso autore del precedente San Giuseppe col Bambino

CAPOALTARE NAVATA SINISTRA A CAPPELLA:  nicchie con statue del Sacro Cuore, San Donato e Madonna Immacolata, bottega locale. Il soffitto è stato rifatto da Bravo con i soliti cassettoni e fioroni.

Nella nicchia di controfacciata della seconda navata di sinistra, c’è il busto di San Leucio in argento di scuola napoletana datato 1857, e la costola del drago.

Ritratto del Prevosto Giandomenico Maccafani, presso la Sagrestia

NAVATA DESTRA: a muro in controfacciata, tela dell’Ultima Cena, autore ignoto, ma forse Giacomo Falcucci o di un suo seguace.

Altari laterali:

1° altare di Sant’Anna con Maria Bambina, tela di F. De Benedictis, di poco interesse.

2° altare con Martirio di San Sebastiano, con ex voto, forse di Giacomo Falcucci[5], è classificato come di anonimo dell’800.

3° altare di San Martino in gloria, con i putti che reggono le spighe. Ignoto, forse questo è un altro dipinto ignoto di Ludovico Teodoro; la postura è identica alla tela di san Leucio nell’altare maggiore. Il Santo con il braccio destro benedice, con l’altro regge il Vangelo e il pastorale. Accanto due angeli che reggono fasci di spighe. Quasi sempre Martino vescovo ha in mano un grappolo d’uva e un fascio di spighe di grano, per ricordare il suo protettorato sulle messi. A san Martino si rivolgevano preghiere per un raccolto prospero di grano, uva ed altro. Questa iconografia è presente in diverse opere pittoriche e scultoree che ritraggono il Santo. I due angeli hanno i volti tipici delle figure di Donato Teodoro, che riutilizzò questi modelli per diverse altre sue pitture, specialmente quello dell’angelo di destra che è di profilo, riutilizzato nei servitori delle pitture di Castelfrentano, Lanciano, Chieti. Interessante è anche la veduta in prospettiva di Atessa, dietro il santo, dal lato di Vallaspra, sulla destra vediamo il Duomo, con parte della facciata antica, privata nel 1935 delle volute laterali baroccheggianti, un restauro che forse ha restituito un aspetto troppo “razionalista” all’antica facciata gotica, a giudicare il periodo storico in cui venne recuperata. Sulla sinistra vediamo le mura di Porta Sant’Antonio, con il chiostro dell’antico convento dei Cappuccini e poi delle Clarisse di San Giacinto, demolito negli anni ’60, di cui resta una porzione con degli archi, e la torre massiccia della chiesa di Santa Croce.

 

Ludovico Teodoro (?), San Martino in gloria, con paesaggio, Duomo di Atessa

31 agosto 2023

Vito Olivieri, un musicista abruzzese delle Maggiolate.

 

VITO OLIVIERI (1865-1941) di San Vito chietino, le Canzoni abruzzesi

Vito Olivieri, un musicista abruzzese delle Maggiolate

di Angelo Iocco

Nella storia della musica abruzzese d’autore, occorre necessariamente parlare di Vito Olivieri di San Vito chietino (1865-1941). Poco si sa delle sue origini, e molte notizie, come mi ha confidato il ricercatore delle sue memorie, lo storico Pietro Cupido di San Vito recentemente scomparso, sono di tradizione orale. Ad esempio chi lo conobbe ricorda che svolgeva in gioventù la professione di calzolaio, e che si dilettava di musica. Non si sa come studiò e dove perfezionò i suoi rudimenti musica, dato che, come possiamo vedere dagli spartiti manoscritti conservatisi di alcune sue canzoni, il nostro Olivieri era ben ferrato nel contrappunto. Resta un mistero, sicché non giungano in futuro documenti a supporto delle nostre ipotesi; una situazione analoga dicasi per il musicista Arturo Colizzi (1885-1964) di Rocca San Giovanni, che lavorò nelle canzoni abruzzesi con il sanvitese Giulio Sigismondi e altri, e scrisse la celebre Voga voghe (1922) per il Concorso delle canzoni di Lanciano. Grazie alle informazioni raccolte da Cupido sull’Olivieri, che si spera siano in fururo pubblicate, e sono lettere, corrispondenze, documenti, fotografie, tra cui il ritratto del musicista, sono riuscito a trarre queste poche righe.

L’Olivieri sicuramente, come dimostrano le ricerche di Cupido, fu influenzato nelle sue compoisizioni dai canti popolari del paese, dato che,  scrisse una ballata di Sant’Antonio abate. Sant’Antonio è celeberrimo in Abruzzo, non c’è paese che non lo festeggi il 17 gennaio, e che non abbia un repertorio di canti popolari o d’autore a lui dedicati. In effetti il Sant’Antonio sanvitese, ancora oggi eseguito da qualche compagnia spontanea, ha molto a che fare con i testi delle varie versioni che il 17 gennaio sono cantate da compagnie allegre a Mozzagrogna, Treglio, Torre Sansone di Lanciano, Castelfrentano, Ortona ecc.

Anche in questa versione sanvitese, il cui testo era ben noto all’Olivieri già negli anni ‘20, ad esempio abbiamo il simpatico ritornello:

S.Antonio

Ecco il vostro S.Antonio,

fier nemico del demonio,

son venuto in mezzo a voi,

ma da lontano un’ombra

vedo ancor.

Son venuto in mezzo a voi

A benedirvi e poi partir.

Coro

È venuto in mezzo a noi

a benedir e poi partir.

S.Antonio

Col cilicio intorno al fianco

sono giunto tanto stanco

per fuggire li da Satana

che non mi lascia riposar.

Coro

Col cilicio intorno al fianco

Lui è giunto tanto stanco

per fuggir li da Satana

che non lo lascia riposar.

S.Antonio

Mi disturba nel mangiare,

mi tormenta nel pregare,

mi si ficca sotto il letto,

e non mi lascia riposar.

Coro

Lo disturba nel mangiare,

lo tormenta nel pregare,

gli si ficca sotto il letto,

e non lo lascia riposar.

S.Antonio

È perciò son qui scappato

per non essere più tentato

da quel mostro scellerato

che dal cielo fu scacciato.

Oltre al Sant’Antonio, Cupido ha rintracciato altre musiche della tradizione popolare trascritte dall’Olivieri, vale a dire un Canto della Passione, un canto del resto molto popolare, eseguito dalle compagnie solitamente il Giovedì santo, di casa in casa, o per le strade, per annunciare l’avvenuta cattura di Gesù dopo la Cena. Leggendo le note dell’Olivieri e il testo tradito, notiamo che si tratta della classica Passione al modo frentano, che con qualche leggera modifica nelle note o in qualche parola, ricorre in tutte le zone circonvicine San Vito, a Lanciano, Castelfrentano, Chieti, Ortona, ecc., e inizia con il celebre: O bona gente state a sentire / la passione di Gesù vi voglio contare!

Olivieri seppe trasmettere nelle sue melodie, come i suoi colleghi Liberati, De Cecco, Montanaro, quel sapore popolare abruzzese di cui non poteva fare a meno, pur realizzando delle composizioni originali con testo d’autore, a discapito di qualcuno che vorrebbe una netta linea di demarcazione tra canzone abruzzese d’autore, e canto popolare, come se non ci sia una perfetta simbiosi tra l’una e l’altra! E invece ce n’è eccome! Basta dare uno sguardo alla Ninna nanna su versi di Giulio igismondi e musica di Arturo De Cecco, e confrontarla con i vari testi delle Ninne nanne popolare abruzzesi raccolte dagli etnologi Finamore, Giancristofaro, De Nino, Lupinetti, oppure le varie Ninne nanne scritte dal De Titta, dallo Zimarino, dal Dommarco!

Eduardo Di Loreto

Come molti altri poeti e musicisti locali, l’Olivieri ebbe modo di farsi valere in occasione della nascita delle Maggiolate a Ortona. Nella IV edizione del 1923 l’Olivieri finalmente partecipa con una canzone scritta dal dott. Eduardo Di Loreto di Castelfrentano (1897-1958), Vola canzone!, seguita da vari altri successi. Leggendo gli articoli di giornale dell’epoca, preziose fonti per reperire notizie altrimenti sconosciute, come L’Idea abruzzese di Zopito Valentini, Il Corriere Frentano, I 3 Abruzzi, Il Fuoco, ecc., scopriamo che quando il Valentini col suo giornale nell’agosto 1922 indisse un Bando delle Canzoni Abruzzesi a Pescara nell’Hotel Verrocchio (all’epoca nell’area di Castellammare Adriatico), l’Olivieri partecipò con una canzone, di cui non si conosce il titolo, insieme a vari altri poeti locali, quali Sigismondi, l’Albanese, il Colizzi, il Mariani, il Renzetti, il Di Loreto. Questa canzone tuttavia non venne selezionata dalla giuria fra le migliori, perché non compare nel libretto delle Canzoni eseguite dai Cori. Successivamente sfogliando gli articoli, leggiamo che nella successiva grande festa della Settimana abruzzese di Pescara dell’agosto 1923, rimasta memorabile nel suo allestimento, soprattutto per la contrastata messa in scena dialettale della tragedia dannunziana La figlia di Jorio su versi di Cesare de Titta, Vito Olivieri partecipò con un’altra canzone; le canzoni per regolamento dei concorsi, erano senza nome e senza autore, e venivano presentate con un motto. Ad esempio il primo premio fu vinto dalla canzone Tuppe e tuppe di Eduardo Di Loreto e Pierino Liberati, col motto “versi miei, musica di lui”.  Dunque notiamo come l’Olivieri fosse tenuto in buona considerazione, almeno per quanto riguarda il clima elettrizzante dell’organizzazione di questi festival canori, mentre se dobbiamo attenerci alle fonti, in seno al piccolo paese dove viveva, riceveva solo fischi e scarso successo da parte del popolino. Un sarto che si mette a fare della musica? E che? Modesto Della Porta di Guardiagrele non era forse sarto? Ed oggi è ritenuto il maggior poeta rappresentante d’Abruzzo! Ma “nemo propheta in patria est”, e pure Modesto subì le critiche e le angherie, addirittura, permettendoci una piccola deviazione del discorso, nel Concorso delle canzoni di Lanciano del 1922 con presidente l’illustre musicista Camillo de Nardis di Orsogna, Modesto vinse il primo premio con la canzone Carufine (Garofani), con musica di Carlo Massangioli (altro musicista di cui purtroppo si è perso quasi tutto); e suscitò l’ira funesta dei vari poeti dell’intellighentia locale, quali Sigismondi, Marcolongo, Mola, Renzetti, Brasile, che facevano il tifo per l’illustre sacerdote e linguista Cesare de Titta, che ebbe il secondo posto.

27 agosto 2023

Rai, Linea Verde Estate. La costa dell'Abruzzo: da Ortona a Vasto - 27/08/2023


Da Ortona a Vasto: prosegue il viaggio di Linea Verde Estate lungo le coste dell'Abruzzo. Partenza nel segno delle gabbie aperte alla creatività: ad Ortona, la nuova vita del vecchio zoo divenuto, grazie ad un'associazione culturale visionaria, "Zooart", un favoloso viaggio tra realtà, illusione, storia, arte e musica che creano fantastiche emozioni per chi guarda e ascolta. Quindi i "Giganti del Mare" di Vasto: in una zona dove si susseguono scogliere, baie e calette, la secolare traduzione dei trabocchi, antichi congegni di pesca diffusi lungo la costa. Poi la scalinata di Terravecchia, la spiaggia della Ritorna, il Castello Aragonese, l'anziano liutaio: in bicicletta, i luoghi simbolo ed i personaggi di Ortona, uno dei porti più importanti di tutto l'Adriatico e il principale dell'Abruzzo per bacino, fondale e movimento. Spazio anche per le tradizioni gastronomiche, con il prelibato frutto di una preziosa alleanza tra allevatori, contadini e trasformatori: a Scerni, con i fratelli Antonio e Luigi, per la produzione e il processo di stagionatura della ventricina, salume tipico abruzzese e presidio Slow Food dal 1998, e a Guardiagrele, meraviglioso borgo che fa da cornice all'imponente massiccio della Majella, per gustare le prelibate "sise delle monache", dolce tipico locale. Poi, il fascino della riserva di Punta Aderci, la prima area protetta d'Abruzzo, istituita nel 1998: un'estensione di circa 285 ettari, un paesaggio agricolo di tipo tradizionale, con ampi vigneti, oliveti e appezzamenti coltivati, un anfiteatro marino che ospita numerose essenze vegetali, il promontorio che domina tutto intorno, nella zona compresa tra la spiaggia di Punta Penna e la foce del fiume Sinello. Infine, l'arrivo a Vasto per la raccolta dei pomodori mezzo tempo: di forma rotonda e leggermente allungata, con un sapore pronunciato con un retrogusto dolciastro e una consistenza tenera e carnosa, sono l'ingrediente indispensabile per la preparazione del mitico brodetto.

17 maggio 2023

Oliviero Di Clemente, il poeta, il cantore della sua San Vito Chietino.


di Angelo Iocco

Per la composizione di questo scritto, ringraziamo di cuore la figlia Maria Di Clemente, che gelosamente custodisce l’archivio con le carte dell’amato padre, prematuramente scomparso.

Fu consigliere comunale di San Vito, divenne in seguito, negli anni ’40, Dirigente d’Ufficio comunale, fu corrispondente del Messaggero, dove scrisse vari articoli che trattavano di storia e cultura di San Vito, redasse negli anni ’30 il volume della sua Città nella collana delle Città d’Abruzzo diretta da Alfredo Bontempi e Federico Mola. Molto pittoresche, in questo volumetto, le descrizioni della Marina e dell’eremo dannunziano, ricche di fascino; scriveva spesso come ricorda la figlia Maria con un acronimo: Livio Montecèlere, e partecipò come giurato a varie gare canore abruzzesi, e fu naturalmente poeta. Rimane memorabile la sua Serenata d’amore con musica di Amedeo ”Deo” Bozzelli, ancora oggi riproposta nei cori, e canticchiata dagli anziani sanvitesi. Partecipa alla Festa speciale per il Patrono San Vito martire nel 1937 a San Vito nella rassegna canora: “Cuscì cante lu Core nostre” (seguita da un’altra edizione nel 1947), con le canzoni Stu cante è pe’ te, con musica di Amedeo “Deo” Bozzelli, Core di stu core, con musiche di Pagliari, Scappe ‘nche mme, sempre con musica di Bozzelli, Amore perdute, Damme nu fiore, Suspire d’amore, tutte musicate da Bozzelli. Per la III Festa della Canzone a San Vito scrive La canzone de lu marinare con musica del sanvitese Amedeo “Deo” Bozzelli, a seguire Tu mi vuo’?; con musiche di Liberati segue Sta mode, poi Rimpiante d’amore con musica di Marrocco; con musiche del Maestro Rocco Jarlori, che fu anche direttore del Coro “Vito Olivieri”, scrisse Marì fammi cuntente!. Per la II Festa delle Canzoni di Crecchio del 1948 scrive con musica del Bozzelli Malencunije. Per la Festa delle Canzoni di Sant’Apollinare del 1948, presenta Piove e fère lu sole, su musica dell’Olivieri, ormai morto da 7 anni a L’Aquila dimenticato e negletto; una canzone dal sapore detittiano, il cui titoli riprende chiaramente una poesia del suo Canzoniere abruzzese. Alla IV festa dell’Uva di Caldari del ’46 scrive Cante nche mè su musica dell’amico Bozzelli. Un infarto lo stroncò appena cinquantenne, impedendogli di comporre nuovi capolavori.

Segue

27 aprile 2023

Cuscì cante lu Core nostre, Canzoni abruzzesi, Coro folkloristico Vito Olivieri, San Vito Chietino, 1977.


Cuscì cante lu Core nostre, Canzoni abruzzesi, Coro folkloristico Vito Olivieri, San Vito Chietino, 1977.
Da: Abruzzo Forte e Gentile 95

CORO FOLK "VITO OLIVIERI" DI SAN VITO CHIETINO diretto dal M° Rocco Jarlori, 1977 Concerto CUSCI' CANTE LU CORE NOSTRE, le canzoni abruzzesi di San Vito L'AVEMMARIJE di Eduardo Di Loreto - Vito Olivieri ADDIJE ADDIJE MUNTAGNE di Ottaviano Giannangeli - Antonio Di Jorio LU COLLE DI SANTE VITE di Piero Bruno D'Intino - Rocco Jarlori A LU MOLE di Cesare Fagiani - Vito Olivieri ARVE' LA PRIMAVERE di Luigi Dommarco - Cristo Sorrentino
VU' SAPE'... di Eduardo Di Loreto - Vito Olivieri COME LU GRANE di Camillo Di Benedetto - Mario Lanci LU FUCULARE di Guido Giuliante - Aniello Polsi MARE NOSTRE di Luigi Illuminati - Antonio Di Jorio SERENATA D'AMORE di Oliviero Di Clemente - Deo Bozzelli VOLA VOLA VOLA... di Luigi Dommarco - Guido Albanese

24 aprile 2023

Canti e suoni d'Abruzzo, MI TE' SETE, canzoni abruzzesi.



CORALE "SANT'ANDREA " - PESCARA, CORO CANTORI DI ORTONA, CORO DI LETTOMANOPPELLO, CORO GIOVANI VOCI DIJORIANE - ATESSA,  CORO "VITO OLIVIERI" SAN VITO CHIETINO.

ALL'ORTE popolare 

VOLA VOLA VOLA di Luigi Dommarco - Guido Albanese 

A CCOR' A CCORE di Eduardo Di Loreto - Pierino Liberati 

MI TE' SETE di Nino Saraceni - Antonio Di Jorio 

DIN DON di Cesare de Titta - Antonio Di Jorio 

LA CANZONE DE LU GRANE di Nicola Mattucci - Antonio Di Jorio 

L'AMORE ME' CHE VO' di Emilio Spensieri - Lino Tabasso 

QUANDE LA FIJA ME' popolare 

VIVA VIVA VIVA di Espedito Ferrara - Aniello Polsi, dall'operetta CORE ME' 

A LU CANNETE di Nino Saraceni - Antonio Di Jorio 

MARE NOSTRE di Luigi Illuminati - Antonio Di Jorio 

TANTE SALUTE! di Eduardo Di Loreto - Vito Olivieri 

PAESE ME'di Antonio Di Jorio.

10 ottobre 2022

Lu Barraccone, Canti folk abruzzesi.




CANZONI ABRUZZESI gruppo LU BARRACCONE di San Vito Chietino LU BARRACCONE, sigla della trasmissione tv
GLUCK GLUCK GLUCK
T'ASPETTE CUNCETTI' di Antonio Gileno - Andrea Verrocchio AMORE ECCI ECCI ECCI di Roberto Mancinoni ITALIANA TARANTELLA VIENI IN ABRUZZO SALTARELLA "NDRECC-E-BRUJJE" di Raffaele Fraticelli-Cesare de Cesaris VALZERINO
A RUOTA LIBERA
MADRIO
ABRUZZO FOLK E' FESTA
VAI SEMPRE!

7 settembre 2022

Abruzzo dai Monti al Mare,Coro folkloristico Vito Olivieri , San Vito Chietino.




Coro diretto da Remo Vinciguerra

LATO A ME PIZZICA ME MOZZICA di L. Colacicchi VOLA VOLA VOLA di Luigi Dommarco, Guido Albanese CIME D'ABRUZZE di Gianfranco Spitilli, Liana Luise VUCCUCCIA D'ORO di Cesare de Titta, Antonio Di Jorio SERENATELLA STUNATE di Evandro Marcolongo, Antonio Di Jorio L'AVE MARIJE di Eduardo Di Loreto, Vito Olivieri LATO B LU NDRUVARELLE di Nino Saraceni, Attilio Fuggetta E' BELLE LA MUNTAGNE di Ottaviano Giannangeli, Giuseppe Di Pasquale CUNCETTINELLA ME' di Cesare Fagiani, Lino Crognale LA CANZONE DE LU MARINARE di Oliviero Di Clemente, Deo Bozzelli LA MUNTAGNA NOSTRE di Giuseppino Mincione, Antonio Piovano A LU MOLE di Cesare Fagiani, Vito Olivieri VOLA VOLA VOLA versione musicale.