La Torre di Cerrano, 2000
Olio su tela, cm 100x200
Collezione privata.
Alfredo Bontempi (1893-1983), Pierino Liberati (1893-1963), Eduardo Di Loreto (1897-1958), in una fotografia a Castel Frentano del 1922
di Angelo Iocco
Il piccolo paese di Castelfrentano vanta i natali di tre illustri castellini che furono attivi nel campo poetico, musicale e teatrale, Eduardo Di Loreto, Pierino Liberati e Camillo Di Benedetto. Di Loreto nacque in una modesta casa lungo via Nazionale, poi corso Roma, nel 1897, vicino la chiesa dell’Immacolata Concezione; fu avviato dal padre all’attività medica, dopo il diploma al Liceo classico di Lanciano, studiando a Napoli, dove si laurea nel 1924. Ma la passione del giovane Di Loreto era la poesia e lo spettacolo, non di rado doveva vedere delle brevi farse che si inscenavano al cinematografo del Corso, e poi alla scuola elementare. Castelfrentano all’epoca non aveva un vero e proprio teatro stabile, le recite molto brevi si improvvisavano nei luoghi di fortuna. Così Di Loreto e l’amico inseparabile Pierino Liberati, di qualche anno più anziano di lui, iniziarono, crebbero in questo contesto ancora folkloristico, affascinati soprattutto da varie situazioni paesane, della provincia, e dai tipi castellini, che ispireranno a breve i loro più grandi successi, sapendo con gusto rielaborarli per le loro canzoni e storie. Nel 1917 l’Italia dopo la sconfitta di Caporetto, cercava faticosamente di guadagnarsi un degno rilievo nell’ambito della Grande Guerra, concludendola nel 1918 con la “Vittoria mutilata”, citando d’Annunzio.
Tra le sue ultime pubblicazioni si ricordano:
Le glorie francescane illuminano la storia del Convento della Santissima Annunziata del Poggio in Orsogna, sin dal XV secolo, quando fu fondato da S. Giovanni di Capestrano nel 1448.
Da un dattiloscritto inedito dell’orsognese
Vincenzo Simeoni (1904-1994), appassionato di storia patria, leggiamo degli
estratti che illustrano le biografie dei personaggi più illustri.
I Canti del Sant’Antonio in Abruzzo
quante
ne séte déntre e fore,
quante
ne séte déntre e avanti,
bona
sére a tutti quanti!
AREA FRENTANA 1 (Lanciano, Ortona, Treglio, San Vito,
Rocca San Giovanni, Castelfrentano contrada Crocetta, Mozzagrogna)
AREA FRENTANA 2 (Orsogna, Sant’Eusanio del Sangro,
Civitaluparella)
AREA FRENTANA – AVENTINO (Archi, Lama dei Peligni,
Colledimacine, Civitella Messer Raimondo, Villa Santa Maria).
Come approfondiremo più avanti, differenti sono le
versioni del Sant’Antonio di paese in paese, a distanza di pochi km l’uno
dall’altro: abbiamo riscontrato che gran parte di canti hanno una base che
affonda le radici nella tradizione orale, naturalmente di anonimo, e sono molto
brevi, anche se ipotizziamo che purtuttavia questi canti siano stati ispirati
dale letture delle agiografie del Santo di tradizione medievale. Torniamo a
noi. C’è la compagnia con gli strumenti che canta, di casa in casa, o per le
strade e le piazza, e non sempre si rappresenta la pantomima teatrale con i
personaggi Sant’Antonio, il Demonio e l’Angelo che interagiscono.
In alcune varianti i personaggi che mimano la scena
parlano, ma con brevi interventi, come nel canto di Civitaluparella. Gli
antropologi locali, come la Gandolfi, preferiscono questi Canti brevi eseguiti
in coro, che sono più scarni, essenziali, concentrate sulla resa pantomimica
dei personaggi, senza contaminazioni operettistiche. Il secondo ciclo di questi
Canti infatti, come ha ben scritto anche Padre Lupinetti (che nella sua opera
cita anche una rappresentazione degli anni ’30 eseguita al Teatro di Chieti), è
quello dei Canti Teatrali, cioè le sceneggiate che a volte durano anche
mezz’ora, o di più, arrivando a stancare il pubblico. Sulla base del testo
popolare, ovvero:
INTRODUZIONE EREMITI + ANNUNCIO EREMITI DI SANT’ANTONIO +
ARRIVO E ASSOLO DI SANT’ANTONIO + ARRIVO DEL DIAVOLO (a volte arriva prima la
Femmina bella, come si vedrà nei Canti) + DIALOGO-SCONTRO TRA SANT’ANTONIO E IL
DIAVOLO + ASSOLO II DI SANT’ANTONIO (specialmente questa parte nei Canti di
Lama) + RITORNO DEL DIAVOLO + INVOCAZIONE E ARRIVO DELL’ANGELO SALVATORE +
USCITA DI SCENA DEL DIAVOLO, COMMIATO FINALE DEGLI EREMITI.
Come abbiamo voluto riportare in questa Appendice, e in Appendice II, questi Canti recitati teatrali sono frutto di elaborazioni del poeta locale, oppure del parroco, in sostanza di qualcuno che mastica un po’ di musica, e che è in grado di farne anche parodie, citando un brano teatrale famoso o un pezzo di lirica. Ma a volte il brano d’operetta è utilizzato per carattere sacro, modificato per il gusto del popolo! E per questo campo, anche se non ne parleremo, citiamo le Sette Novene Cantate a Sant’Antonio in Fara Filiorum Petri, nei 6 giorni che precedono il 16 gennaio, e il giorno stesso di Sant’Antonio[1].