Filippo Palizzi (Vasto, 16 giugno 1818 – Napoli, 10 settembre 1899)
“Il giovane capraio”, 1852
Olio su tela, cm 37x52
Collezione privata.
Da: Vasto Gallery
Filippo Palizzi (Vasto, 16 giugno 1818 – Napoli, 10 settembre 1899)
“Il giovane capraio”, 1852
Olio su tela, cm 37x52
Collezione privata.
Da: Vasto Gallery
Filippo Palizzi (Vasto, 16 giugno 1818 – Napoli, 10 settembre 1899)
“La fermata al lago di Bolsena”, 1877
Olio su tela, cm 55,5x76,5
Collezione privata.
Da: Vasto Gallery
P.
DOMENICO MARIA D’AMICO DA S. EUFEMIA O.F.M. – NEL 50° ANNIVERSARIO DEL TRANSITO
(1943-1993) – IL SANTO COSTRUTTORE DI CHIESE
di
Angelo Iocco
Nella
Biblioteca del Convento dell’Osservanza della Santissima Annunziata del Poggio
a Orsogna, si conserva un dattiloscritto inedito dal titolo Storia del Convento della Ssma Annunziata di
Orsogna, a firma di Vincenzo Simeoni. Fratello maggiore del sindaco Tommaso
Simeoni (1904-1994) che ricostruì Orsogna, Vincenzo si occupò da subito di
studi classici e religiosi, e condivise il Collegio col celebre storico P.
Aniceto Chiappini di Lucoli, come riporta in questi appunti, e si adoperò per
la pubblicazione di diversi articoli su riviste romane e umbre sui francescani
abruzzesi e le figure di spicco di Orsogna. Memorabile il suo intervento sulla
festa dei Talami a Orsogna, letto al VII Convegno Internazionale delle Tradizioni
popolari tenutosi a Chieti nel 1957 per volere del prof. Ernesto Giammarco e
Francesco Verlengia.
In
questo capitolo, leggiamo la storia del francescano Padre Domenico Maria
D’Amico da Sant’Eufemia a Maiella (1886-1943), dell’Ordine Osservante, che si
adoperò con pochissimi mezzi e con tanta Fede, per la ricostruzione di diverse
chiese abruzzesi in abbandono, e la fondazione di nuovi Conventi
dell’Osservanza nel chietino e nel pescarese. Molte notizie sono tratte dal
Simeoni, dal volume di P. Donatangelo Lupinetti: P. DOMENICO MARIA D’AMICO IL
FRATE MATTONARO, Pescara 1993.
Ecco
il testo del dattiloscritto inedito:
Questa attraente Figura d’Apostolo francescano, nacque il 25 agosto 1864 da Ercole D’Amico e Filomena Tonto a S. Eufemia a Maiella, dove crebbe come un Giglio profumato. Circondato dall’affetto dei genitori, del fratello Giocondino e dalla sorella Maria Giustina, passò la sua innocente fanciullezza e casta gioventù nell’aiutare suo padre sacrestano. A 12 anni ebbe il primo incontro con Gesù, che con il lavorio della sua grazia man mano lo preparò alla sua futura missione. Gli fu di valido aiuto il buon Arciprete d. Gioacchino Cerretani il quale, conoscendone la bontà, la vivida intelligenza e le disposizioni, prese a coltivarne la mente e il cuore, quasi presago del suo avvenire. Domenico si prestava a quel provvidenziale insegnamento anche quando l’Arciprete fu trasferito a Villa Reale[1], facendo chilometri a piedi, e spesso vi rimaneva per apprendere lezioni di Religione, cultura generale e latino. E per non essere in aggravio al suo benefattore, la sera studiava alla fioca luce del Sacramento, davanti al quale poi profondeva dolci colloqui d’amore.
In
quella favorevole atmosfera, nacque in lui la vocazione sacerdotale, nonostante
i continui richiami del mondo fallace e ingannatore e la propaganda
anticlericale che allora si propagava nella nostra Penisola. Il suo sogno
andava man mano maturando nel suo animo tra quei monti suggestivi, risonanti
del murmure delle acque e degli alberi secolari, anzi fu forse quell’ambiente
mistico che gli suggerì di chiudersi in un Convento per meglio servire il
Signore nel silenzio del chiostro. Nell’anno 1866 i Conventi erano stati chiusi
per legge, e i poveri Religiosi dispersi come fuscelli al vento, non sapendo quindi
come realizzare il sogno tanto caro, egli si raccomandò alla sua cara Madonna
la quale venne preso in suo aiuto.
Fortunatamente
il 13 luglio 1885 si riaprì il Ritiro di Orsogna ed allora il giovane decise di
lasciare il suo paese per seguire la voce di Dio. non l’attrasse il vicino
Convento di Tocco Casauria, posto come sentinella avanzata del francescanesimo
allo sbocco della valle che divide l’imponente Maiella dal Morrone, santificato
da S. Pietro Celestino e dai suoi Monaci.
Eppure, un mistico come lui avrebbe dovuto preferire quel baluardo
serafico che dalle falde del Morrone domina un vasto orizzonte che si estende
dalla sottostante Gola di Popoli sino all’azzurro Adriatico, e oltre il superbo
Gran Sasso, ai cui piedi il 27 febbraio 1862 era morto Gabriele
dell’Addolorata, il Santo del sorriso “Stella dell’eternità senza fine”.
Fondato nel 1470 dal Comune di Tocco in onore di S. Francesco e di S. Giovanni da Capestrano che si era spento il 23 ottobre 1456 a Ilok dopo la sua splendida vittoria di Belgrado sui Musulmani, vantava un glorioso passato ed era la Sede capitolare dei Francescani d’Abruzzo. Chiuso nel 1811, ma riaperto il 13 marzo 1816, era rimasto a svolgere fortunatamente la sua piena attività anche dopo il 1866, nonostante avesse subìto la dispersione della ricca biblioteca. Certamente l’aveva salvato il potente mistico nome di S. Maria del Paradiso! Potenza della Madre di Dio!
A
21 anni, il giovane Domenico lasciò i suoi cari monti, testimoni della sua
ascesi mistica, per dirigersi verso il lontano Ritiro di Orsogna fondato nel
1448 da S. Giovanni da Capestrano. Era stato chiuso improvvisamente dal Delegato
di pubblica sicurezza il 14 gennaio 1864, l’anno di nascita di Domenico, ma
riaperto il 13 luglio di quel fatidico anno 1885, che segnava l’inizio di una
nuova vita per il Missionario. Che meravigliosa coincidenza! In quell’arco di
tempo egli aveva maturato il suo bellissimo sogno che doveva rivelarsi radiosa
realtà. Superando i meravigliosi Monti della Maiella, giunse a Caramanico per
rifocillarsi di un boccone. Quel giorno era venerdì, ed egli senza rispetto
umano, chiese al locandiere cibo di magro, tra le beffe di alcuni giovinastri
che vomitarono ingiurie contro il Papa e tutto ciò che vi era di veramente
bello e sacro.
Padre Marcellino Cervone da Lanciano e la ricostituzione della Provincia Serafica Abruzzese dopo l’Unità d’Italia
di Angelo Iocco
Il
29 settembre 1839 a Lanciano nasceva Raffaele Cervone. Sin da piccolo manifestò
la sua vocazione si farsi frate, e seguiva i seminari e le prediche dei Minori
Osservanti del convento di S. Angelo della Pace, poi S. Antonio di Padova,
nella sua Lanciano. Dopo un periodo di prova nel Noviziato del Ritiro di
Orsogna, nel 1856 ricevette l’abito serafico, e infine fu ordinato sacerdote il
5 ottobre 1862. Nel 1866 una crudele legge dello Stato piemontese, come
vedremo, soppresso gli Ordini monastici, e chiuse tutti i Conventi d’Italia.
Padre Marcellino da Lanciano come tanti altri monaci, si trovò sperduto. Ma non
demorse, e si dette da fare per ricostituire la Provincia Serafica Abruzzese di
S. Bernardino, dopo il violento passaggio del movimento liberale. Ma come fece?
Ce lo racconta un articolo inedito di Vincenzo Simeoni di Orsogna del 1993
circa, che compone una voluminosa monografia sulla Storia del Convento
dell’Annunziata del Poggio, nella di cui biblioteca si conserva.
Strali
velenosi si scagliarono anche contro il nostro caro Ritiro, ma il primo strale
ufficiale fu lanciato il 29 aprile 1862 con mano empia e felpata da un arco
vibrante di odio e di livore sacrilego di un anonimo cittadino di Filetto.
Quella freccia avvelenata raggiunse lugubremente il bersaglio con effetto
micidiale, anche se in ritardo, e l’eco si ripercosse sinistramente di luogo in
luogo fra le risate beffarde della palude pestifera.
Filippo
Palizzi, schizzo del Convento di Orsogna, 1874 – fotoriproduzione dall’archivio
del Convento della Santissima Annunziata, Orsogna.
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Filippo Palizzi, "La fanciulla sulla roccia a Sorrento”, 1871, olio su tela, cm 55x80, Fondazione Internazionale Balzan, Milano. |
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Filippo Palizzi, "La fanciulla sulla roccia a Sorrento”, 1871, olio su tela, cm 55x80, Fondazione Internazionale Balzan, Milano. |
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Particolare |
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Filippo Palizzi, “I piccoli caprai”, 1871 olio su tela, cm 65x95, collezione privata. |
Filippo Palizzi (Vasto, 16 giugno 1818 – Napoli, 10 settembre 1899)
“I piccoli caprai”, 1871
Olio su tela, cm 65x95
Collezione privata.
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Filippo Palizzi, “I piccoli caprai”, 1871 olio su tela, cm 65x95, collezione privata. |