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30 ottobre 2025

Cultura d’Abruzzo – Il Centro Studi Abruzzesi e Attraverso l’Abruzzo di Pescara. Una rivista abruzzese nata nel dopoguerra (1952-1978).

Copertina di Luigi Dommarco, “Nu ‘ccone di tutte”, edizioni Attraverso l’Abruzzo, Pescara

Cultura d’Abruzzo – Il Centro Studi AbruzzesiAttraverso l’Abruzzo di Pescara. Una rivista abruzzese nata nel dopoguerra (1952-1978)

di Angelo Iocco

Fondata dal giornalista e cultore di studi patrii Francesco Amoroso (San Severo, 1901 – Pescara, 1978)[1], aveva la sua redazione in viale N. Fabrizi, nel centro pescarese. La rivista, che a seguire pubblicò anche dei volumetti o “quaderni” di ricerche, nacque in seno alla Rivista Abruzzese di Chieti del 1948 con redattore Francesco Verlengia, nei primi anni ’50, precisamente nel 1953[2]. Il compito era appunto quello di pubblicare periodici con saggi di studi sulla storia, sul dialetto, sulla poesia, sulle arti e le curiosità varie d’Abruzzo, e l’intento specialmente, nella centrale Pescara, era quello di riunire gli scrittori regionali in una sola famiglia, per “attraversare” l’Abruzzo.

 I collaboratori e poeti

Raduno dei poeti d’Abruzzo al convento di Collecorvino (provincia di Pescara) nel 1964. Tra i convenuti si riconoscono, il terzo da sinistra, in piedi e basso di statura, il prof. Federico Mola di Orsogna (1887-1978), il quinto Mario Salvitti, l’ottavo con il plico in mano è il dott. Guido Giuliante (1912-1976). Foto archivio privato Mario Salvitti


Fotografie di Francesco Amoroso e Antonio Del Pizzo, metà anni ’70 – da Antonio Del Pizzo – Tutte le poesie, a cura di Giuseppe Del Pizzo, 2012


Tra i collaboratori in effetti vediamo in primis l’instancabile Verlengia, che con una serie di saggi di folklore, devozione popolare e note d’arte, riempì le pagine della rivista, a partire dal 1955. Gli indici pubblicati nel quaderno Francesco Verlengia – Scritti (1910-1966), Rivista Abruzzese, 2007, indicano i vari argomenti di cui trattò, la festa di San Cetteo di Pescara, la favola del cavallo di Atri, presenza di Ferdinando II di Borbone a Chieti, il sor Paolo di Teramo, la festa di San Martino sulla Majella, la statua di Sant’Anna metterza di Chieti, e tanto altro. Per  “Attraverso l’Abruzzo”, Verlengia curò anche un pregiato volumetto dal titolo “Tradizioni e leggende sacre Abruzzesi”, 1958. Non fu l’unico, spinto dall’Amoroso, a scrivere di tradizioni popolari. 


Attraverso vari articoli, riuniti poi in un pregevole volumetto, da servire negli studi attuali come “introduzione generale” alla ricerca nel campo, anche padre Donatangelo Lupinetti da Castilenti (1909-2000) produsse un bel volumetto dal titolo “Canto popolare abruzzese di genere sacro”, 1973. Fu allegato nella collana del Centro Studi Abruzzesi di viale Fabrizi; nel piccolo saggio Lupinetti deplora lo scarso studio serio del canto d’Abruzzo nell’epoca presente, e si richiama all’infaticabile opera di Gennaro Finamore di Gessopalena (1836-1923) edita a Lanciano, deplora la negligenza di certi studiosi improvvisati, i quali non si servono delle moderne tecnologie di registrazione, ma si limitano a citare quanto già scritto, e fa appello ad esempio al grande lavoro di Ettore Montanaro di Francavilla, che nei primi del ‘900 raccolse in 2  volumi di “Canti della Terra d’Abruzzo”, Milano, Curci (1924-28), diverse arie popolari della nostra zona, come ad esempio “A la Lancianese”, “A la Francavillese” (che oggi è più nota come “Maria Nicola”), il Lamento della vedova, il Coro delle mietitrici, il Canto dei boscaioli, Tutte le funtanelle e tante altre; sebbene nello studio presente, Lupinetti abbia posto a confronto varie arie del canto religioso, come i lamenti e le nenie per la Settimana Santa, o le arie dei pifferi per la Novena dell’Immacolata, o canti che si recitano in chiesa alla Madonna.

Un altro grande saggio degno di nota, di questa collana, il quarto della serie del Centro Studi Abruzzesi, è “Antologia dei poeti dialettali Abruzzesi” di Ernesto Giammarco. In queste pagine egli raccoglie liriche inedite di vari poeti contemporanei, quali Merciaro, Mola, Giuliante, D’Aristotile, De Carolis, Polsi, Giannangeli e altri.


L’opera fa una cernita dei poeti abruzzesi che si susseguirono dall’epoca più antica, ossia il Medioevo, sino a oggi, e quindi sono passati in rassegna Buccio di Ranallo, Antonio di Buccio, cronista aquilano, Serafino de’ Cimminelli aquilano, Giovanni Quatrario di Sulmona, poi Romualdo Parente, Giuseppe Paparella di Tocco Casauria col suo brindisi del cafone, Modesto Della Porta, Giulio Sigismondi, Cesare de Titta, Luigi Dommarco, insomma tutto il campionario. Giammarco stava infatti lavorando a un’opera più corposa, che vedrà la luce qualche anno più tardi, la “Storia della Letteratura Abruzzese”, voluminoso testo ancora oggi fondamentale per gli studi sui nostri scrittori, non solo dialettali!

L’attività di questa Collana di Studi vide uscire anche piccoli quaderni sui poeti d’Abruzzo, poeti viventi che volevano pubblicare nuove raccolte di poesie, come ad esempio Antonino Di Donato, Nicola Del Casale, Francesco Brasile o Luigi Dommarco, oppure saggi su poeti defunti, come Della Porta, Sigismondi, De Titta e altri.


Il primo pubblicò un’opera di A. Di Donato, il secondo una scenetta teatrale di Cesare Fagiani di Lanciano con un’appendice dell’Amoroso su Della Porta, il terzo una raccolta di Cosimo Savastano con un’appendice sulla poesia di don Evandro Marcolongo, il quarto Giovanni Chiola, con un’appendice sulla poesia di Cesare De Titta, il quinto un’opera di Francesco Brasile di Lanciano, con in appendice un suo saggio sulla raccolta “Acqua, foco e vento” di De Titta, il sesto Benedetto Ventura, con appendice di Mario Morelli sul poeta aquilano emigrante Giovanni De Paulis, poi un’opera di Italo Bomba di Lanciano con un saggio su Cesare Fagiani, che era scomparso nel 1964, a seguire un’opera di Ilaria Garzarelli, con appendice sul poeta vastese Luigi Anelli, poi Vincenzo De Meis, con un’appendice dell’Amoroso sul poeta raianese Umberto Postiglione, poi un’opera di Nicola Del Casale con un’appendice del Brasile su Giulio Sigismondi, e via dicendo. Anche l’orsognese, ma residente a Roma, Pio Costantini, fratello del celebre Beniamino, illustre storico orsognese prematuramente scomparso, ebbe a scrivere della sua patria, e trattò del Risorgimento, tema carissimo a questi studiosi, con un saggio su Silvio Spaventa, e un altro sulla presa francese di Guardiagrele nei moti del 1799; Alfredo Sacchetti scrisse di Giuseppe Romualdi, Angelo Vasconi scrisse di Corrado Gizzi, Giorgio Morelli scrisse dell’arte della tintoria abruzzese, sul costume antico di Scanno, sull’arte dell’oreficeria regionale, Pasquale Di Cicco fece un cenno sul prelato e illustre storico abruzzese Anton Ludovico Antinori, Felice Menna scrisse sulla storica Banda “B. D’Annunzio” di Casalanguida; il prof. Enrico Pappacena, che insegnò negli anni ’30 al liceo classico di Lanciano, scrisse sulla poesia dell’abruzzese dimenticato Nicola Moscardelli, Galeazzo Valentinetti sulla rivolta popolare di Ortona del 1885, Antonino Fiori sul celebre monastero di San Clemente a Casauria.

Lo spoglio sarebbe lunghissimo! La rivista si conserva nella Biblioteca provinciale “G. D’Annunzio” di Pescara e nella biblioteca “A.C. De Meis” di Chieti. Nel 1963 uscì parzialmente un volume che riuniva tutti gli articoli scritti dal 1952 di Francesco Amoroso, estratti dai vari numeri.


I Quaderni di Poesia dialettale del Centro Studi Abruzzesi



1)    Antonino Di Donato, Lu vetelle, prefazione di Ottaviano Giannangeli – in appendice: Giuseppe Paparella, di Francesco Verlengia, 1964

2)    Cesare Fagiani, Lu pijatòre de le feste, prefazione di Francesco Amoroso – in appendice: Modesto Della Porta, di Francesco Amoroso, 1965[3]

3)    Cosimo Savastano, Che sarrà, prefazione di Rino Panza – in appendice: Evandro Marcolongo, di Hilde Mammarella[4], 1965

4)    Giovanni Chiola, La feste de lu Prutettore, prefazione di Francesco Amoroso – in appendice: Cesare De Titta, di Peppino Bellano, 1966

5)    Francesco Brasile, Da Venezie a Lanciane, prefazione di Maria Teresa Gentile – in appendice: Acqua, foco e vento di Cesare De Titta, di F. Brasile, 1967

6)    Benedetto Ventura, Ddu’ solde de povesia paiesàne, prefazione di Lello Sartorelli – in appendice Giovanni De Paulis di Mario Morelli, 1967

7)    Italo Bomba, Come parlé mamma mé, prefazione di Francesco Amoroso – in appendice: Cesare Fagiani di Francesco Paolo Giancristofaro, 1968

8)    Valeria Garzarelli, Nuvele e serene, prefazione di Francesco Brasile- in appendice: Luigi Anelli, di Francesco Amoroso[5], 1968

9)    Vincenzo De Meis, Vallescùre, prefazione di Francesco Amoroso – in appendice: Umberto Postiglione, di Francesco Amoroso, 1969

10)                      Antonio D’Ercole, Lu ritorne, presentazione di Francesco Amoroso – in appendice: La poesia dialettale frentana, di F. Amoroso, 1970

11)                      Luigia Garzarelli, L’anime siempre cante, prefazione di Luigi De Giorgio – in appendice: Alfredo Polsoni di Rino De Ritis, 1971

12)                      Nicola Del Casale, Lu Vuaste dumane, prefazione di Giuseppe Perrozzi – in appendice: La poesia di Giulio Sigismondi, di Francesco Brasile, 1971

13)                      Antonio Del Pizzo, Trombone e la Grotta del Cavallone – in appendice: Romualdo Parente, di Giorgio Morelli, 1971

14)                      P. Donatangelo A. Lupinetti, Li femmine de lu paese me – in appendice: Fiore d’Amico, di P. Donatangelo Lupinetti, 1973

15)                      Oberdan Merciaro[6], Pescara me…. – in appendice, La poesia dialettale vestina di Francesco Amoroso, Pescara 1974

16)                      Dario Di Gravio……………………………………………………….…?

17)                      Ermando Magazzeni…………………………………………………..…?

18)                      Luigi Dommarco, Nu ‘ccone di tutte[7], a cura di Alessandro Dommarco, 1975

19)                      Rino Panza, La scale – in appendice: Fecchia e Petrucci poeti dialettali peligni di R. Panza, 1975

20)                      Francesco Amoroso, Autori diversi della zona linguistica teramana – in appendice: Natale Cavatassi, Luigi Illuminati, Giuseppino Mincione, Fedele Romani, 1975.

 

 

Altri Quaderni di studi abruzzesi

1)    AA.VV., Nozze d'oro del poeta Antonio del Pizzo : Lama dei Peligni, 16 agosto 1972 / a cura del Centro Studi Abruzzesi. Pescara: Tipografia Giannini, [1972?]

2)    Francesco Brasile, Voce d'Abruzzo : componimenti dialettali abruzzesi con versione in lingua, prefazione di Raffaele Paolucci di Valmaggiore – illustrazioni Elio D’Epifanio, Pescara, Attraverso l’Abruzzo, 1955

3)    Ernesto Giammarco, Antologia dei poeti dialettali abruzzesi : dalle origini ai nostri giorni con profilo storico, studio ortografico e illustrazioni di artisti abruzzesi, prefazione di Gino Bottiglioni. - Pescara : Ediz. "Attraverso l'Abruzzo", 1958

4)    Francesco Brasile, Saggi, prefazione di Raffaello Biordi ; edizione a cura del Centro studi abruzzesi. - Pescara : Attraverso l'Abruzzo, 1969

5)    Vito Giovannelli, L' antico volto di Pescara, con note di O. Giannangeli, R. Panza, G. Rosato ; a cura del Centro studi abruzzesi e con la collaborazione dell'amministrazione provinciale, del Comune e dell'Azienda di soggiorno di Pescara. - Pescara : Istituto artigianelli abruzzesi, 1973

6)    Donatangelo Lupinetti, Il carnevale nelle tradizioni popolari abruzzesi - Pescara : stab. tip. ed. Amoroso, 1958

7)    Quinto Matricardi, Note su alcuni pittori abruzzesi e altri scritti. - Pescara : A cura del Centro studi abruzzesi, 1971

 

Bibliografia essenziale di Francesco Amoroso e della rivista Attraverso l’Abruzzo – Centro Studi Abruzzesi

* Il Centro Studi Abruzzesi non esiste più, Pescara, Centro Studi Abruzzesi, 1959

*Attraverso l’Abruzzo: saggi critici, bibliografici e storici, Pescara, edizioni Attraverso l’Abruzzo

* Federico Mola vessillifero dell’ideale, Chieti, Solfanelli, 1963

*Modesto Della Porta – Il poeta della gente d’Abruzzo, prefazione di Ottaviano Giannangeli, Pescara, edizioni Attraverso l’Abruzzo, 1966

* La mano di sangue : tragedia dell'epoca masanelliana : atto unico in due quadri con saggio introduttivo dell'Autore; prefazione di Raffaello Biordi, Pescara, Centro Studi Abruzzesi, 1967

* Note storiche sul Convento di Isola del Gran Sasso, Pescara, Centro Studi Abruzzesi, 1967

* La strega del Cavallone : leggenda della montagna abruzzese : tragedia pastorale in tre atti; prefazione di Maria Teresa Gentile, Pescara, Centro Studi Abruzzesi, 1967

*”La fratte” di Cesare De Titta – “Il discorso della siepe” di Gabriele d’Annunzio, traduzione dal dialetto di Ottaviano Giannangeli, Pescara, edizioni Attraverso l’Abruzzo, 1969

* Ceneri e faville: 70 anni di lotte, Pescara, Centro Studi Abruzzi, 1971

* Modesto della Porta – Ricostruzione dell’uomo e del poeta, prefazione di Vittorio Clemente, versioni metriche di Ottaviano Giannangeli, Pescara, Centro Studi Abruzzesi, 1971

* Il dramma della croce, oggi : con una lettera di Achille Fiocco, Pescara, Centro Studi Abruzzesi, 1973

* (a cura): Bibliografia delle opere risorgimentali abruzzesi pubblicate in occasione delle celebrazioni centenarie dell'unita d'Italia, Pescara : Attraverso l'Abruzzo, 1975

* La transumanza in Capitanata e i suoi riflessi economici e sociali, Pescara, Centro Studi Abruzzesi, 1977

 

Bibliografia delle pubblicazioni di Attraverso l’Abruzzo – Centro Studi Abruzzesi

·        Attraverso l'Abruzzo : rassegna mensile di cultura e di vita regionale organo del Centro Studi Abruzzesi. - [S. l. : s. n., 1975- (Pescara : tip. abruzzese).

·        AA.VV., Prospettive per il teatro abruzzese : convegno dell'11 giugno 1962 a Loreto Aprutino, Pescara, Centro Studi Abruzzesi, 1967

·        Antonio Del Pizzo[8], Tra le botte de martielle – Centro Studi Abruzzesi – Poeti dialettali di oggi, n. 1, introduzione di Francesco Amoroso, Pescara 1971

·        Francesco Brasile, Canti della selva dell'Orinoco : tradotti in dialetto abruzzese, Pescara, Centro Sturi Abruzzesi, 1972

 

Le prospettive sul teatro dialettale abruzzese e conclusione

L’Amoroso, insieme al Giuliante, e ad amici come Di Donato, Merciaro e il poeta Giulio Sigismondi, nel 1959 parteciparono a un convegno sul teatro abruzzese a Chieti. Si propose una commissione culturale per organizzare una rassegna periodica di teatro dialettale abruzzese, ma l’iniziativa non ebbe seguito. Nel 1962, come pubblicato in un quaderno di atti, a Loreto Aprutino si tenne un ulteriore convegno sul valore del teatro abruzzese e sulle prospettive per avviare una rassegna ufficiale e in pianta stabile di lavori da presentare nei teatri regionali[9]. Addirittura furono proposte 4 commissioni per le 4 province regionali, il che già rese, come osserva il Moretti, macchinoso l’avvio di questo progetto, che di fatto si arenò immediatamente.

Traendo le nostre conclusioni, su questa prospettiva a Loreto, Giuliante prese una sua personale strada per la composizione di lavori teatrali, alternando produzione in lingua, produzione favolistica per bambini e produzione dialettale, come L’Emigrante e Giovannella di Scanno, o sacra, come Le tre primavere d’amore su musica di Ottavio de Caesaris. Non sta qui commentare il suo lavoro, magari in altra sede. Merciaro, Sigismondi & colleghi lavorarono ad altri copioni teatrali, presentati a varie rassegne, comprese le Settembrate pescaresi.

L’intento tuttavia, da sempre agognato dagli abruzzesi, di “costruire” un teatro identitario e soprattutto unitario, rimane tutt’ora una chimera. Forse per la stessa “pluri-identità” degli abruzzesi, siamo destinati a non avere una pièce teatrale, una storia, una leggenda, che possa accontentare tutte le micro-realtà regionali, una storia che funziona a Pescara, a L’Aquila non verrà accolta con lo stesso entusiasmo, gli abitanti non si riconosceranno in quei personaggi, così come una leggenda sacra, più congeniale alla cultura tradizionale aquilana, verrebbe presa dalla fascia adriatica come una “medievalata di costume”.

Da sempre in Abruzzo si è cercato, con dibattiti, fiumi di inchiostro sui giornali, polemiche tra autori quali Evandro Marcolongo, Luigi Antonelli, Cesare De Titta ed Eduardo Di Loreto, di fornire alla regione una identità teatrale. Nel 1923 ci si è provato allestendo la versione in vernacolo detittiana de La figlia di Jorio di D’Annunzio, alla Settimana abruzzese di Pescara, con la regia di Antonelli. Il risultato fu deludente per mala organizzazione e per “macchinosità” del progetto. Ma questi autori pur avevano già composto e continuarono a comporre farse, sketch, operette musicali in abruzzese, e in lingua, così come la seconda generazione dell’epoca del Centro Studi Abruzzesi produsse i suoi lavori, alcuni sulla falsa riga del “mito dell’età dell’oro” cantato nel Trittico di Terra d’oro di Dommarco e Albanese alle Maggiolate ortonesi. E così anche la terza e quarta generazione dagli anni ’80 ad oggi ha continuato e continua a proporre i propri lavori abruzzesi.

La peculiarità forse, sta proprio nel fatto che in Abruzzo, retaggio degli storici “Abruzzi” divisi dalla Pescara e dai confini montani, abbiamo molteplici micro-realtà culturali, ciascuna delle quali ha una propria identità. E questo tessuto connettivo molto labile, che sembra trovare l’ostacolo proprio negli incontri/sconti tra le varie culture nella stessa provincia, nella stessa macro-area, hanno generato grandissimi lavori, collegati in un certo senso da un fil-rouge per la ripetitività della storia, dell’intreccio, quasi sempre di gusto agreste, con situazioni paesane. Ma siamo assai lontani, e forse è inutile, affannarsi a proporre la ricerca e il conseguimento di partorire una “grande opera” di stampo regionale abruzzese.

Negli archivi delle associazioni culturali e teatrali abbiamo fin troppe pagine di copioni già dimenticati, già abbandonati, che però ogni tanto “risorgono” grazie all’interesse di qualcuno, come per il caso di Nu marite pe’ Catarine di Virgilio Sigismondi, figlio del celebre Giulio. Forse quanto a “larga distribuzione” e “reclàme” questa è la commedia abruzzese contemporanea meglio riuscita, portata un turnè per tutta la regione. Ne abbiamo certamente altre, insieme a drammi, operette e altro.

La ricerca è ancora in essere!


Quanto al Centro Studi Abruzzesi, con la morte di Francesco Amoroso nel 1978, cessarono i lavori, cessò la ricerca. Esso tuttavia, insieme alla rivista Attraverso l’Abruzzo, si pose in prima linea nel campo culturale regionale, nell’ambito di un ventennio, quando l’identità dell’Abruzzo era ancora da riformare, quando predominavano ancora gli scontri politici e culturali per trarre acqua al mulino di questa o quella provincia, quando nel 1949 ancora si lottava affinché la regione avesse un capoluogo, e L’Aquila e Pescara si contendevano il primato, dibattito reso ancora più aspro nel 1971, quando l’Abruzzo, prima del 1963 era ancora legato amministrativamente al Molise, quando l’Abruzzo-Molise non aveva ancora una Università statale degli Studi, e lo stesso Raffaele Paolucci, con Giuliante, se ne lagnava con articoli e discorsi pubblici. E immancabilmente L’Aquila faceva la voce grossa, Chieti per la sua “centralità” territoriale ambiva al riconoscimento dovuto, perché Teramo era troppo fuori mano.

Problemi orografici, che per scontri politici e forze centrifughe sociali, alimentate da ideali di comodo, ancora oggi attanagliano la regione. Il Centro Studi Abruzzesi ebbe l’onere di valorizzare la nostra regione, che usciva gravemente martoriata dalla Seconda guerra mondiale, i poeti della vecchia guardia, che appoggiarono il fascismo, come Marcolongo, Sigismondi, Merciaro, Dommarco, ebbero modo di avere una “rivalsa sociale e culturale”; il dibattito continuava, i nuovi poeti ebbero modo di farsi sentire ed essere bravamente apprezzati, come il Brasile, ma ancor più il poeta ciabattino Antonio Del Pizzo. Il nostro ricordo sarà sempre ad essi presente, col cuore, e la riconoscenza.



[1] Per le informazioni biografiche, ringrazio Andrea Giampietro, custode dell’Archivio “Ottaviano Giannangeli” di Raiano, il quale ha fornito informazioni biografiche sull’Amoroso, nel suo Studi di letteratura abruzzese, Ortona, edizioni D’Abruzzo, 2021

[2] La Rivista fu una delle più longeve del secondo novecento in Abruzzo, dal 1953 fino al 1978. Vita a parte ebbe il Centro Studi Abruzzesi di Chieti-Pescara, chiuso nel 1959, come si vedrà.

[3] Postumo, Fagiani morì nel 1964.

[4] La stessa curerà il volume di tutte le poesie di Evandro Marcolongo: A chiuse ciglia.

[5] Già edito nell’an. VIII de Attraverso l’Abruzzo.

[6] Postumo, Merciaro era nato nel 1892 a Pescara.

[7] Postumo, Dommarco morì nel 1969.

[8] Del Pizzo pubblicò anche Lu Palazzo de le Fate, ossia La Grotta del Cavallone, con relazione storica e introduttiva di Giampietro Tabassi, tenuta nel Congresso speleologico di Chieti del 4, 5, 6, 7, 8 agosto 1946, litografia Pascucci, Guardiagrele, 1978

[9] Ne parla anche Vito Moretti nella prefazione a Guido Giuliante, Teatro, Chieti, Solfanelli, 2023.

13 settembre 2025

"Vola vola vola" primo classificato al 3° Festival de la Chanson Italienne di Parigi del 1953.

IL PRIMO POSTO DI "VOLA VOLA VOLA" al 3° FESTIVAL DE LA CHANSON ITALIENNE DI PARIGI DEL 1953
del prof.  Elso Simone Serpentini

Didascalie delle immagini: 
1. Locandina del Festival de la chanson Italienne del 1953, che si tenne a Parigi nella prestigiosa Salle Pleyel da venerdì 29 maggio a domenica 31 maggio. 
2. Tra le 60 canzoni italiane in gara la canzone abruzzese "Vola Vola Vola" di Dommarco e Albanese, venne cantata venerdì 29 maggio da Carla Boni e Gino Latilla (che erano sposati), con l'orchestra di Nello Segurini. Tra gli altri artisti che si esibirono quel giorno: Gabriele Vanorio, Giacomo Rondinella, Katyna Ranieri, Maria Paris, Mimì Ferrari, Nicla Di Bruno, Paolo Sardisco. Sabato 30 maggio si esibirono anche tra gli altri Laura Barbieri e Mimì Ferrari 
3. La Salle Pleyel, sala per concerti sinfonici sita nell'VIII'arrondissement di Parigi, in rue du Faubourg-Saint-Honoré, inaugurata nel 1927, oggi, interno. 
4. La Salle Pleyel oggi esterno. 
5. "Vola vola vola" si classificò prima tra le 60 canzoni in gara e venne replicata domenica 31 maggio. Venne poi incisa su disco con l'accompagnamento dell'orchestra del M° Cinico Angelini e su etichetta della Cetra. 
6. Esisteva già una canzonetta napoletana intitolata "Vola vola", napoletana, scritta da De Cristofaro e cantata dal baritono Pasquale Amato con accompagnamento di mandolino e pianoforte e incisa su disco con etichetta Società Italiana di Fonotipia- Milano.

8 aprile 2024

Mare Nostre. Coro Majella di Ortona, diretto dal M° Mario Marincola. Raccolta di canzoni abruzzesi.

Mare Nostre. Coro Majella di Ortona, diretto dal M° Mario Marincola. Canzoni abruzzesi.

LATO A
PIENZ' A CAMPA' di Cuccionitti-Marincola
TUTTE LE FUNTANELLE popolare
SALTARELLE di Lazzarini-Puca
MARE NOSTRE di Illuminati-Di Jorio
FATTE NA RISATELLE di Albanese
STU MUTIVETTE di Marincola

LATO B
VOLA VOLA VOLA di Dommarco-Albanese
MI TE' SETE di Saraceni-DI Jorio
SERENATA SPASSOSE di Marcolongo-Di Jorio
L'AMORE MUDERNE
LU NDRUVARELLE di Saraceni-Fuggetta
AMORE ME!  di Ciampella

30 marzo 2024

Guido Albanese e i suoi canti d'Abruzzo.


Pronipote di Francesco Paolo Tosti, nacque a Ortona da Pietro ed Emilia Primavera. Nel suo paese compì gli studi liceali manifestando forte interesse per la musica. Quindi si trasferì a Roma per studiare composizione, ma allo scoppio della prima guerra mondiale interruppe gli studi e raggiunse il fronte come ufficiale dei bersaglieri. Al termine della guerra si recò a Bologna dove, allievo di Franco Alfano, conseguì il diploma in composizione al Liceo musicale "G. B. Martini" nel 1921. Quindi si dedicò alla composizione e alla tradizione musicale della sua terra abruzzese.
Nel 1920, in qualità di direttore del coro, Guido Albanese partecipò all'organizzazione della prima Maggiolata Abruzzese di Ortona, manifestazione di canzoni dialettali che sarebbe andata avanti con successo fino al 1976 (nonostante le diverse interruzioni nel corso degli anni). Alla Maggiolata presentò alcune tra le sue migliori composizioni, come il trittico Terra d'ore (comprendente La Smarroccatura, Quand'arvè le prime rose e La Villigne), su versi di Luigi Dommarco, Lu piante de le fojje e L'Acquabbelle, entrambe su versi di Cesare De Titta, Core mé e Ci manche all'Adriatiche na perle, di cui egli stesso scrisse le parole.
Nel 1922 compose la celebre Vola vola vola, su versi di Luigi Dommarco, canzone che assurse a tale celebrità da venire considerata l'inno musicale dell'Abruzzo. Il brano avrebbe vinto il "Festival internazionale della canzone italiana" di Parigi nel 1953.
Dal 1929 al '31 tenne la critica musicale sul quotidiano "L'Impero" di Mario Carli. Agli inizi degli anni Trenta fu collaboratore dell'Istituto Luce, realizzando i commenti musicali per i primi cinegiornali sonori. Inoltre collaborò col regista Mario Camerini, per la colonna sonora dei film Giallo (1933) e Cento di questi giorni (1933).
Fu attratto dal teatro dannunziano e compose le musiche per la rappresentazione della Figlia di Iorio, realizzata nel 1931 con la regia di Luigi Antonelli a Pescara, e replicata nel 1935 al Teatro Argentina di Roma.
Fu autore di colonne sonore per documentari cinematografici e televisivi, musiche per la rivista, musica sacra, musiche di scena, romanze, liriche corali, inni patriottici, musica leggera, brani bandistici. Sue liriche furono pubblicate a Bologna dall'editore Bongiovanni e presso l'editore Pizzi & C.
Nel 1999 è stato pubblicato il catalogo delle sue opere, ad opera di Gianfranco Miscia, Francesco Sanvitale e Gianluca Sulli, comprendente 238 composizioni conservate nell'Archivio dell'Istituto Nazionale Tostiano di Ortona.
Il comune di Ortona gli ha dedicato una strada, e apposto una targa commemorativa presso la sua casa in Ortona, in corso Vittorio Emanuele.

13 novembre 2023

Vola Vola... dall'Abruzzo a Napoli. Canta Oslavio Di Credico, al piano Francesco Paolo Santacroce.


Le più belle canzoni italiane cantate dal baritono Oslavio Di Credico, accompagnato al pianoforte da Francesco Paolo Santacroce.
le canzoni:
LUNA D'ESTATE di Francesco Paolo Tosti
SOGNO di F.P. Tosti
CANTA LA SERENATA di F.P.Tosti
OH QUANTO IO T'AMEREI di F.P.Tosti
L'ALBA SEPARA LA LUCE E L'OMBRA di Gabriele d'Annunzio, F.P.Tosti
MARECHIARE di F.P.Tosti
SERENATA ALLEGRA di F.P.Tosti
POUR UN BAISER di F.P.Tosti
FIRST WALTZ di F.P.Tosti
SO...di Alfonso Cipollone
VOLA VOLA VOLA di Luigi Dommarco, Guido Albanese
PESCATORE E' PUSIELLECO di Ernesto Murolo
DICITINCELLO VUJE di E. Fusco, R. Falvo
GUAPPARIA di L. Bovio, R. Falvo
VOCE 'E NOTTE di E. Nicolardi, E. De Curtis
O SURDATO NNAMMURATO di A. Califano
ERA DE MAGGIO di S. Di Giacomo
SILENZIO CANTATORE di L. Bovio, G. Lama
O PAESE D'O SOLE di V. D'Anniballe
NA VOCE, NA CHITARRA di U. Calise
SERENATELLA A MEZZOGIORNO di O. Di Credico, F.P. Santacroce
NA MUSECA LUNTANA

12 agosto 2023

Vola Vola Vola..., canzone abruzzese di Luigi Dommarco e Guido Albanese, 1922, versione integrale di 4 strofe e spartito musicale.


Vola Vola Vola ...testo e musica, collezione Filippo Marino


Vola Vola Vola, 1922, 
canzone abruzzese di Luigi Dommarco e Guido Albanese, 
versione integrale di 4 strofe.

Vola vola vola... canzone abruzzese della III Maggiolata ortonese del 1922 versi di Luigi Dommarco, musica di Guido Albanese esegue il Coro Voci delle Ville di Ortona del M° Rosanna Meletti, versione integrale con le 4 strofe. 

«E vola vola vola vola
e vola lu cardille
nu vasce a pizzichille
ne me le può negà.»

(ritornello della quarta strofa) 


Vola vola vola allude a un semplice gioco infantile abruzzese nel quale alcuni ragazzi raccolti intorno a un compagno poggiano l'indice sul ginocchio di questi: il ragazzo che comanda il gioco pronuncia rapido le parole «Vola vola vola...» e il nome di un animale. 
Se si tratta di un animale volante, gli altri devono «volare», sollevando il dito, altrimenti no.
Chi sbaglia è costretto a pagare pegno. 
In realtà, è una canzone d'amore che ambienta il corteggiamento nell'età infantile, in modo vuoi nostalgico e delicato, vuoi malizioso. 
Nel testo di Dommarco risiede probabilmente una delle chiavi del successo del brano, ma buona parte si deve anche alla scrittura musicale di Albanese, semplice e popolare: un tempo di mazurca che alterna una strofa a due ritornelli (ABB) e richiama la struttura del canto agreste, ove le strofe si intendono corali e il ritornello solistico. 
Ciascun ritornello, proprio come nel gioco, inizia con le parole «E vola vola vola vola...» e prosegue nominando un volatile: specialmente noto è il verso «E vola lu cardille», al punto di confondersi con il titolo del brano, anche mercé i riferimenti al cardellino nella poesia o nella canzone napoletana, o citazioni come quelle presenti nel Cardillo addolorato (1993) di Anna Maria Ortese.

I

Vulesse fa' 'rmenì pe' n'ora sole, 

lu tempe belle de la cuntentezze. 

Quande pazziavame, amore, amore! 

E vasceuprì de vasce e de carezze. 

(Rit.)

E vola, vola, vola, vola, vola 

E vola lu pavone 

Si tiè lu core bbone 

Mo' fammece arrepruvà!


II

'Na vote pe' spegnà lu fazzulette 

So' state cundannate de vasciarte. 

Tu te scì fatte rosce e mi scì ditte. 

Di 'nginucchiarme prima e d'abbracciarte. 

(Rit.)

E vola, vola, vola, vola 

Vola la ciamarelle 

pe' n'ora cuscì belle 

m'ulèsse sprufunnà! 


III

Allor'i pupuccia capricciose, 

purté la trecc'appese a lu fruntine. 

Mo ti scì fatte serie e vrevugnose, 

ma ss'uocchie me turmente e mi trascine. 

(Rit.)

E vola, vola, vola, vola 

Vola lu gallinacce 

Mo' se te guarde 'n facce

Me pare di sugnà.

IV

Come li fiure nasce a primavere 

L'amore nasce da la citilanze 

Guagliò, si mi vuò bbene accome jere 

Né mi luvà stù sonne e sta speranze 

(Rit.)

E vola, vola, vola, vola 

E vola lu cardille 

Nu vasce a pizzichille 

Né me lo può negà 

E vola, vola, vola, vola

E vola lu cardille 

Nu vasce a pizzichille

Né me lo può negà!».





Per approfondimenti:
https://vastoabruzzo.blogspot.com/search?q=vola+vola+vola