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12 agosto 2023

Vola Vola Vola, canzone abruzzese di Luigi Dommarco e Guido Albanese, 1922, versione integrale di 4 strofe.


Vola vola vola... canzone abruzzese della III Maggiolata ortonese del 1922 versi di Luigi Dommarco, musica di Guido Albanese esegue il Coro Voci delle Ville di Ortona del M° Rosanna Meletti, versione integrale con le 4 strofe. 

«E vola vola vola vola
e vola lu cardille
nu vasce a pizzichille
ne me le può negà.»

(ritornello della quarta strofa) 


Vola vola vola allude a un semplice gioco infantile abruzzese nel quale alcuni ragazzi raccolti intorno a un compagno poggiano l'indice sul ginocchio di questi: il ragazzo che comanda il gioco pronuncia rapido le parole «Vola vola vola...» e il nome di un animale. 
Se si tratta di un animale volante, gli altri devono «volare», sollevando il dito, altrimenti no.
Chi sbaglia è costretto a pagare pegno. 
In realtà, è una canzone d'amore che ambienta il corteggiamento nell'età infantile, in modo vuoi nostalgico e delicato, vuoi malizioso. 
Nel testo di Dommarco risiede probabilmente una delle chiavi del successo del brano, ma buona parte si deve anche alla scrittura musicale di Albanese, semplice e popolare: un tempo di mazurca che alterna una strofa a due ritornelli (ABB) e richiama la struttura del canto agreste, ove le strofe si intendono corali e il ritornello solistico. 
Ciascun ritornello, proprio come nel gioco, inizia con le parole «E vola vola vola vola...» e prosegue nominando un volatile: specialmente noto è il verso «E vola lu cardille», al punto di confondersi con il titolo del brano, anche mercé i riferimenti al cardellino nella poesia o nella canzone napoletana, o citazioni come quelle presenti nel Cardillo addolorato (1993) di Anna Maria Ortese.

I

Vulesse fa' 'rmenì pe' n'ora sole, 

lu tempe belle de la cuntentezze. 

Quande pazziavame, amore, amore! 

E vasceuprì de vasce e de carezze. 

(Rit.)

E vola, vola, vola, vola, vola 

E vola lu pavone 

Si tiè lu core bbone 

Mo' fammece arrepruvà!


II

'Na vote pe' spegnà lu fazzulette 

So' state cundannate de vasciarte. 

Tu te scì fatte rosce e mi scì ditte. 

Di 'nginucchiarme prima e d'abbracciarte. 

(Rit.)

E vola, vola, vola, vola 

Vola la ciamarelle 

pe' n'ora cuscì belle 

m'ulèsse sprufunnà! 


III

Allor'i pupuccia capricciose, 

purté la trecc'appese a lu fruntine. 

Mo ti scì fatte serie e vrevugnose, 

ma ss'uocchie me turmente e mi trascine. 

(Rit.)

E vola, vola, vola, vola 

Vola lu gallinacce 

Mo' se te guarde 'n facce

Me pare di sugnà.

IV

Come li fiure nasce a primavere 

L'amore nasce da la citilanze 

Guagliò, si mi vuò bbene accome jere 

Né mi luvà stù sonne e sta speranze 

(Rit.)

E vola, vola, vola, vola 

E vola lu cardille 

Nu vasce a pizzichille 

Né me lo può negà 

E vola, vola, vola, vola

E vola lu cardille 

Nu vasce a pizzichille

Né me lo può negà!».



Per approfondimenti:
https://vastoabruzzo.blogspot.com/search?q=vola+vola+vola

22 gennaio 2022

Camillo Berardi, Il testo della canzone “Vola, vola, vola...” non è conosciuto integralmente dagli abruzzesi e dalla maggior parte dei cori della nostra regione.


IL COMPONIMENTO “VOLA, VOLA, VOLA” NON E’ CONOSCIUTO ESATTAMENTE DAGLI ABRUZZESI E DALLA MAGGIOR PARTE DEI CORI DELLA NOSTRA REGIONE.

di Camillo Berardi

Il canto Vola, vola, vola con versi di Luigi Dommarco e musica di Guido Albanese, è considerato l’Inno d’Abruzzo, anche se esistono altre canzoni abruzzesi che avrebbero titolo per esserlo. Ne è un patente esempio “J’Abbruzzu” che con incisiva efficacia poetica descrive “Ju Gran Sassu” dalla cui sommità si osservano “j’unu e j’atru mare”, la “Maiella” madre del popolo abruzzese,  che è anche la montagna più fiorita d’Europa, la “Marina” con le vele colorate, i “pastori”, la “malia della ciaramella”, ecc…

In questo splendido quadro poetico-musicale è dipinto e racchiuso tutto l’Abruzzo, ma riconosco che Vola, vola, vola rappresenta l’Inno regionale, nato peraltro nel territorio che da sempre è la   culla del folklore abruzzese.

Carla Boni e Gino Latilla - Vola vola vola


Alla celebrità del canto ispirato a un gioco fanciullesco che facevano i nostri avi, hanno contribuito - in maniera determinante - il successo discografico avuto con Carla Boni, Gino Latilla e l’Orchestra diretta dal M° Cinico Angelini in un 78 giri della Cetra, il 1° Premio Assoluto vinto al Festival Internazionale della Canzone Italiana a Parigi nel 1953 e l’essere stato inserito - il componimento - nel repertorio dei canti alpini eseguiti dal celeberrimo Coro trentino della SAT. (Società Alpinisti Tridentini), il più celebre tra i cori alpini italiani. I fratelli Pedrotti, direttori di detto coro, nell’attività di ricerca di significativi canti popolari nel territorio nazionale, nella prima metà del secolo scorso s’incontrarono con il M° Guido Albanese, instaurando con lui una stretta amicizia e un’intensa attività musicale: questa significativa e proficua collaborazione non è nota agli abruzzesi. Il risultato che ne derivò, fu che nel repertorio dei canti popolari del Coro della SAT, furono inseriti tre canti d’ispirazione popolare abruzzese, d’autore, tutti musicati dal grande compositore Albanese: oltre a “Vola, vola, vola”, anche “L’accquabbèlle” e “Lu piante de le fojie”. E’ opportuno rilevare che tutti gli altri canti del Coro SAT, sono di autori ignoti. Questo Coro celeberrimo si è esibito nei teatri più prestigiosi d’Italia, e ha tenuto moltissimi concerti in Europa, in America, in Asia e in Australia, facendo conoscere nel mondo anche i tre canti significativi della nostra terra.

 

Coro della Sat - Vola vola vola

Il M° Patrizio Paci, Direttore del prestigioso Coro alpino “La Cordata” di Montalto delle Marche (AP), nello studio “Il canto di ispirazione popolare”, nella parte dedicata alle canzoni abruzzesi, sottolinea la collaborazione musicale del M° Guido Albanese con i fratelli Pedrotti del Coro della SAT e al riguardo riporta quanto segue: <<Silvio Pedrotti, richiamato nel 1940 sul fronte occidentale, con incarico di formare il Coro del Battaglione “Val di Fassa”, risponde con fermezza ad un maggiore che gli chiede informazioni sullo stato del Coro: “Il nostro repertorio è di 24 canzoni, signor maggiore! C’è dentro tutto il repertorio della SAT, le più belle canzoni, quelle nate in trincea, le canzoni del nostro Trentino e anche due motivi abruzzesi”(1).

Non è difficile intuire che i due motivi abruzzesi sono “L’Acquabbelle” e “Vola, vola”. Nel 1953 il Coro della SAT vince il prestigioso Concorso Polifonico Internazionale di Arezzo e il M° Luigi Pigarelli, storico e illustre armonizzatore della maggior parte dei brani eseguiti dal coro trentino, si congratula così con Silvio Pedrotti per la prestigiosa vittoria: “I putei non stanno nella pelle per il riconoscimento conquistato. Hanno ragione e io godo con voi. Per quando tornerai, ti trascriverò nitidamente ‘Lu piante de le fojie’ di Guido Albanese” (2). La nota trascrizione pigarelliana fu elaborata per coro virile a sei voci>>.

(1) tratto da Mauro Pedrotti - Note in Paradiso - Capitolo IV - I due sergenti

(2) tratto da Mauro Pedrotti - Note in Paradiso - Capitolo III - Luigi Pigarelli e Antonio Pedrotti

Ma su Vola, vola, vola devo riconoscere che gli abruzzesi non conoscono esattamente il loro Inno, infatti, sono a loro note soltanto tre strofe, e quattro ritornelli che fanno volare “Lu pavone”, “Lu gallinacce”, “Lu cardille” e “La ciamarelle”, termine - quest’ultimo - che assai spesso viene sostituito impropriamente da “ciaramelle” o “ciarammelle” che peraltro è un oggetto che “non può volare”.  In verità, “La ciamarelle”, che non rappresenta neanche la “ciammarica”, è una deliziosa farfallina che viene così chiamata nel territorio dove è nata la canzone; denominata anche “ciarmarelle”, viene facilmente confusa con “ciaramelle” o “ciarammelle”.

Fatte queste prime precisazioni, rimarco che la (quasi) totalità dei cori abruzzesi, conoscendo come già detto soltanto  tre strofe  e  quattro ritornelli, nell’eseguire il brano è costretta ad eliminare un ritornello, sacrificando il pavone, il gallinaccio o la “ciamarelle”, salvaguardando soltanto il cardellino.

Come si spiega questa patente anomalia?

L’ho scoperto nell’adolescenza, quando durante la mia frequentazione delle Alpi,  nella città di Udine ascoltai per la prima volta il celeberrimo Coro della SAT che nel programma del concerto di “canti alpini” aveva inserito anche Vola, vola, vola, eseguendo il brano nella versione completa di quattro strofe e quattro ritornelli.

30 agosto 2022

I 100 anni di Vola vola vola, la canzone inno d’Abruzzo (1922-2022).


I 100 anni di Vola vola vola, la canzone inno d’Abruzzo (1922-2022)
di Angelo Iocco

Ci aspettavamo che i 100 anni della canzone più celebrata, e anche più sfruttata d’Abruzzo, venisse celebrata con maggiore partecipazione e interesse delle istituzioni. L’8 maggio 2022 è passato da un pezzo, così come quell’8 maggio 1922 quando la canzone scritta da Guido Albanese e Luigi Dommarco fu presentata dapprima al Festival delle Canzoni abruzzesi di Lanciano del 18-19 aprile, e dopo la bocciatura alla Maggiolata di Ortona. Andiamo con ordine.


Per chi si accinge a leggere queste righe, e poco o nulla sa delle canzoni abruzzesi, deve innanzitutto distinguere due, o meglio tre filoni della canzone d’Abruzzo, quella popolare di tradizione orale, che da anni e anni i contadini e i buontemponi si passano di bocca in bocca nel lavoro dei campi, nelle battute di pesca in mare, nelle scarpinate su monti, ecc., che hanno vari temi, il lavoro, la mietitura, la raccolta delle olive, il lamento funebre, il lamento della partenza del marito, la gioia della serenata, la ninna nanna ai piccini; poi il filone delle canzoni di questua, ricorrenze festive o sacre, come quelle del Sant’Antonio, della Pasquetta d’Epifania, le canzoni della Novena dell’Immacolata, le canzoni dal sapore di lauda medievale del Giovedì e Venerdì Santo, ecc. ecc. Materia per etnologi; a seguire vediamo il secondo filone delle canzoni popolari che però sono diventate ormai materia anche per i Cori folk, poiché sono state eseguite a inizio ‘900 delle elaborazioni personali da parte dei maestri, e tra i primi di costo, annoveriamo, per rimanere in ambito ortonese, anche il grande Francesco Paolo Tosti. Tosti trascrisse e rielaborò 15 Canti Abruzzesi, un suo coetaneo di Francavilla, Ettore Monatnaro fece la stessa cosa con più canti e con più criterio scientifico nell’avvicinarsi al vero, mancando allora strumenti di registrazione, e pubblicò 2 volumi dei “Canti della Terra d’Abruzzo”, che comprendono anche il celebre Lamento della vedova, o “Alla Francavillese”, oggi nota anche come “Amore amore” e “A la Lancianese”.
Questi canti, insomma, rielaborati da vari maestri come Paolo Mantini di L’Aquila, Giuseppe Di Pasquale di Pescara, il Montanaro, Antonio Piovano di Pescara e altri, sono quelli che oggi forse molti conoscono, come “Tutte le fontanelle – All’orte – So ite a fa la jerve a lu cannete – Mo ve mo va – Amore amore – Canto delle lavandaie – L’arie de lu metere – Ti li so ditte, Mariucce – Maria Nicola” e vari altri.
Infine giungiamo al terzo filone della canzone abruzzese, ci siamo permessi di fare questa ampia premessa in modo da rendere abbastanza chiaro, in forma piuttosto stringata per quanto possibile, al lettore, quali siano le differenze dei generi della canzone abruzzese. Ovvero il terzo punto è quello della canzone abruzzese d’autore, nata già nel 1888 con Tommaso Bruni e Francesco Paolo Tosti, che musicarono “La viuletta” a Francavilla; ma nel 1920 con Guido Albanese, Antonio Di Jorio, padre Settimio Zimarino, Guido Ricci e altri nacque la vera e proprio Canzone Abruzzese a Ortona, con l’avvio di festival canori, inizialmente noti come Piedigrotte, per rifarsi ai festival napoletani; ma già con la II Maggiolata di Ortona, nel 1921, questo termine “maggiolata” verrà ufficialmente adottato, dato che le feste con i Cori e gli autori si celebravano in città nel maggio, il mese della “rinascita” della natura e dell’agricoltura, e il mese delle feste patronali di Ortona. Già nel 1920, sfogliando le canzoni del libretto, possiamo vede come comunque l’Albanese, nipote del Tosti, cercasse di mantenere comunque un cordone ombelicale con la tradizione popolare delle canzoni, malgrado i testi fossero nuovi, ovvero scritti e presentati da vari poeti della zone, come Cesare De Titta, Luigi Dommarco, Nino Saraceni, Eduardo Di Loreto. Un esempio è dato dal tema della raccolta delle olive in autunno, come non commuoversi davanti ai motivi cantilenanti, tristi, lenti, bigi d’autunno che ascoltiamo nella canzone “Lu piante de le fojje” su versi del De Titta? E consideriamo che i cori rappresentavano con queste canzoni anche scenette, mimavano il tema delle canzoni, dunque il pathos era ancora più sentito e partecipato dal pubblico!


L’Albanese voleva fare della Maggiolata qualcosa di veramente grande, tanto che negli anni ’50 presso la Rai a Roma cercò anche di istituzionalizzare e nazionalizzare il festival della Maggiolata, per portarlo all’attenzione del grande pubblico del nostro Paese, provando anche a far entrare alcune canzoni abruzzesi al famoso festival di Sanremo! Quanto amore dette l’Albanese per la sua terra, come così poco fu ripagato da gente miope… di poche vedute!
Veniamo alla III Maggiolata di Ortona del 1922 con la canzone “Vola vola vola”. L’Albanese e il suo amico Luigi Dommarco; la coppia era affiatatissima, il pubblico esultava quando venivano presentate le loro canzoni e nel 1922 avevano ancora tutto da dare, visto che già dall’anno seguente aumentarono il tiro, proponendo delle scenette agresti recitate, il primo quadro del cosiddetto Trittico di Terra d’Oro: “La smarroccatura”. Avevano già avuto dei successi alle prime due Maggiolata; l’Albanese però si avvide che un gruppo di intellettuali capitanati dal grande Camillo De Nardis di Orsogna, insegnante al Conservatorio di Napoli, aveva indetto nell’aprile 1922 un Concorso di canzoni a Lanciano. Il Concorso fu molto controverso nella selezione delle canzoni dei cosiddetti favoriti, come De Titta, Di Jorio, Giulio Sigismondi di San Vito, Luigi Illuminati illustre linguista di Atri, don Evandro Marcolongo da Atessa, che esercitava il parrocato al duomo di Ortona. Infatti varie canzoni oggi repertorio fisso di molti Cori, come “Din don” (De Titta-Di Jorio) furono scartate al posto di altre; anche “Vola vola vola” fu scartata, dopo essere stata relegate tra le 24 canzoni presentate, nella categoria “dilettanti”, con la motivazione che queste canzoni rispecchiavano troppo l’andamento già divenuto “sorpassato” delle Maggiolate di Ortona, mentre a Lanciano si chiedeva qualcosa di nuovo che rappresentasse il sentimento abruzzese, a detta dei giurati.


Vola vola vola allude a un semplice gioco infantile abruzzese nel quale alcuni ragazzi raccolti intorno a un compagno poggiano l'indice sul ginocchio di questi: il ragazzo che comanda il gioco pronuncia rapido le parole «Vola vola vola...» e il nome di un animale. Se si tratta di un animale volante, gli altri devono «volare», sollevando il dito, altrimenti no. Chi sbaglia è costretto a pagare pegno.
In realtà, è una canzone d'amore che ambienta il corteggiamento nell'età infantile, in modo vuoi nostalgico e delicato, vuoi malizioso. Nel testo di Dommarco risiede probabilmente una delle chiavi del successo del brano, ma buona parte si deve anche alla scrittura musicale di Albanese, semplice e popolare: un tempo di mazurca che alterna una strofa a due ritornelli (ABB) e richiama la struttura del canto agreste, ove le strofe si intendono corali e il ritornello solistico.
Ciascun ritornello, proprio come nel gioco, inizia con le parole «E vola vola vola vola...» e prosegue nominando un volatile: specialmente noto è il verso «E vola lu cardille», al punto di confondersi con il titolo del brano, anche mercé i riferimenti al cardellino nella poesia o nella canzone napoletana, o citazioni come quelle presenti nel Cardillo addolorato (1993) di Anna Maria Ortese.
Pochi sanno che il testo completo del Dommarco, cui occorre riconoscere l’attività versatile di poeta schietto e dalla facile improvvisazione sentimentale, è di 4 strofe, e non solo 3, come riproposto quasi sempre dai Cori. La terza strofa è un omaggio alle canzoni a dispetto abruzzesi, cioè una critica all’innamorata che si ritira dal corteggiamento, facendo troppo la “preziosa”, e il ritornello del “vola vola vola”, tira in ballo lo strumento che accompagna il suono dello zampognaro, la ciaramella; a seguire viene la 4° strofa che inizia con “Come li fiure nasce a primavere / l’amore nasce da la citilanze”, ecc.


L’Albanese, tornando al discorso della bocciatura del 1922, ne fu punto, e scrisse che la sua canzone “avrebbe spiccato il volo fuori dall’Abruzzo”, e le sue parole furono profetiche, non solo perché vinse la Maggiolata dell’8 maggio 1922, secondi furono ad esempio due giovani molto promettenti di Castelfrentano: Eduardo Di Loreto e Pierino Liberati; ma perché la canzone, curata amorevolmente dall’Albanese fino alla fine, a discapito di molte altre canzoni abruzzesi finite nel dimenticatoio dopo la seconda guerra mondiale, fu rappresentate altre volte. Innanzitutto nel 1927 l’Albanese la pubblicò ufficialmente insieme ad altri suoi brani nei “Nuovi Canti d’Abruzzo”, a seguire furono diverse le incisioni su disco.
Numerosi artisti hanno interpretato Vola vola vola fin dal suo esordio. Dopo l'incisione del coro delle Maggiolate ortonesi (Complesso corale e strumentale Eden) si ricordano le versioni di Carla Boni e Gino Latilla, Licia Morosini e Vittorio Paltrinieri, Claudio Villa, Vittorio Tognarelli, Wolmer Beltrami e di svariate formazioni folk abruzzesi come il Coro Gran Sasso (L'Aquila) e la Corale Verdi (Teramo). Altre versioni si devono a Gigliola Cinquetti, a Rosanna Fratello, a Mina (in un medley di canzoni popolari incluso nell'album Signori... Mina! vol. 3), alla cantante Ines Taddio (1962) in tedesco (testo di Joachim Relin) ed inserita nell'album "Carusello Italiano" https://www.discogs.com/Ines-Taddio-Carusello-Italiano/release/3679942 al Piccolo Coro dell'Antoniano. Alla cantante Antonella Ruggiero si deve l'esecuzione dal vivo al Teatro Sociale di Bellinzona (Svizzera) con Paolo Di Sabatino (pianoforte), Roberto Colombo (vocoder e basso synth) e Renzo Ruggieri (fisarmonica). Il brano è contenuto nell'album "Quando facevo la cantante" (2018) - CD 1 "La canzone dialettale e popolare".
Al festival delle Canzoni della Russia, l’Albanese ricorda un aneddoto, che tra i vari canti italiani fu proposto “L’acquabbelle”, la sua prima canzone presentata alla Prima Maggiolata del 1920, su versi del De Titta, già pubblicata nel “Canzoniere abruzzese” a Lanciano nel 1919; soltanto che nella presentazione c’era la nota “canzone di anonimo”, dunque canzone popolare. L’Albanese recepì il messaggio, aveva raggiunto la perfezione con quella canzone, al punto da far sembrare che fosse di tradizione orale; intendiamoci, non lo sapeva, l’intenzione dei presentatori non fu malevola, ma non disse niente comunque, perché comprese che aveva agito bene, che adoperava quel sapore, quel sentimento di generazioni e generazioni di abruzzesi, che erano entrati nella sua vena musicale, permettendogli di confezionare simili capolavori.
Qualcosa che oggi invece, nell’ambito della musica e del canto abruzzese, si è trasformato in pressapochismo, lassismo o addirittura plagio! Vediamo, nel trattare delle canzoni e della musica abruzzese, confusione e superficialità da parte di chi spesso ne tratta, soprattutto abruzzesi. Esistono, come abbiamo riportato, fonti di riferimento, libretti, archivi, documenti, ritagli di giornale d’epoca, importantissimi per comprendere quale periodo fu questo di cui trattiamo, conservati nelle apposite biblioteche regionali. Ma chi oggi va a fare studi in biblioteca? E così assistiamo impotenti a chi va cianciando che “Vola vola vola” è una canzone popolare di anonimo, a chi non sa nemmeno cosa furono le Maggiolate di Ortona, a chi si affanna di decifrare lo pseudonimo C. D’Evrano, non sapendo che fu usato da don Evandro Marcolongo per partecipare, prete quale era, alle rassegne canore; oppure a chi plagia le canzoni delle Maggiolate, come nel caso di Eduardo Di Loreto e Pierino Liberati, pubblicando nei CD o nei libretti che le loro musiche sono di anonimo e che sono state riscoperte e rielaborate da tal gruppo o da tal coro, oppure orchestrine e gruppetti rockettari che improvvisano a orecchio, senza saper nemmeno leggere uno spartito musicale, le varie canzoni della tradizione, stravolgendole completamente, riproponendo ad esempio come ci è capitato di ascoltare “Lu piante de le fojje” alla maniera di un concerto metal, orrore!
O ancora chi non sapendo nemmeno leggere uno spartito, come da loro stessi dichiaratoci, si appropriano di canzoni registrate regolarmente, e le facciano proprie, ne cambiano il testo, oppure propongano, senza ricordare da dove hanno attinto, o meglio rubato il testo, versioni fantasiose di canzoni o di poesie al grande pubblico, in alcuni casi perfino a trasmissioni Rai, spacciandole come “antiche canzoni abruzzesi scoperte e rielaborate da loro”. Il pubblico, specialmente quello nazionale, che purtroppo immagino sia ancora digiuno, specialisti e cultori a parte, della tradizione delle canzoni abruzzesi e della loro storia, non potrà rimanerne che confuso, con una idea falsata ed errata della canzone abruzzese, la disinformazione dilaga, e poi produce altri falsi, specialmente con gli strumenti di internet quali i social, facebook, telegram, tiktok; ed è un peccato perché i cultori delle materia dovrebbero fare di più per promuovere invece la vera storia della canzone abruzzese, e far “volare”, la nostra “Vola vola vola” inno d’Abruzzo! Ma purtroppo, come ci è capitato di osservare, anche se con un sorriso sì, ma dal retrogusto amaro, le politiche e le istituzioni culturali abruzzesi non riescono da anni a propagandare la vera cultura della nostra Regione, una cultura ormai commerciale, da marketing, riduttiva, errata e sbagliata… e in certi casi con degli spot pubblicitari al limite dell’offesa alla nostra intelligenza… e per ora tornando a Bomba, Vola vola vola, se conosciuta, è conosciuta fuori Abruzzo per le parole fatte da Maurizio Crozza nelle sue puntate dedicate al senatore “abruzzesissimo” Antonio Razzi.

                                                              Vola vola vola


Per approfondimenti:
https://vastoabruzzo.blogspot.com/search?q=vola+vola+vola

21 novembre 2020

Angelo Iocco, Ricordo della Maggiolata abruzzese di Ortona.


Ricordo della Maggiolata abruzzese di Ortona

di Angelo Iocco.


La Maggiolata nasce come festa canora il 3 maggio 1920 a Ortona, nel cosiddetto "lunedì del Perdono" per le feste in onore del patrono San Tommaso apostolo, col nome di "Piedigrotta Abruzzese"; nel 1921 è nota come "maggiolata", perché il festival nacque in maggio.

I suoi rappresentanti, Luigi DommarcoGuido AlbaneseLuigi IlluminatiAntonio Di Jorio, Settimio Zimarino e altri, componevano già prima della nascita del festival, dei piccoli festival agricoli dal sapore carnascialesco, a Ortona si tenevano da prima ed erano noti come "Festa dell'uva".

Il 6 maggio 1929 nella conferenza presso la Sala Eden (la sede storica era sulla Passeggiata Orientale) nacque l'organigramma del festival di maggio, per volere di Annunciata Spinelli Dommarco. 

Molte canzoni, che allora erano composte da Luigi Dommarco, Guido Albanese, Antonio Di Jorio, Luigi Illuminati e Cesare De Titta erano rielaborazioni di stornelli e canzonette popolari anonime già esistenti (ad esempio So’ ite a fa la jerve o Mo ve’ mo va’ o ancora la più celebre Tutte le funntanelle), altre invece erano composizioni originali scritte da poeti, e in alcuni casi dagli stessi maestri di coro, come lo stesso Albanese, e grazie alla perfetta simbiosi tra lui e Dommarco, che abbiamo avuto il nostro inno regionale “Vola vola vola”.


Il fine della maggiolata era dunque quello di conservare le tradizioni popolari creative da una parte, dall'altra di migliorare e rinnovare, senza troppe variazioni, queste canzoni popolari per filoni, quello della serenata, quello malinconico, quello scherzoso degli stornelli, quello celebrativo ed evocativo. 


6 settembre 2023

La Notte dei Serpenti 31.08.2023 - Il M° Enrico Melozzi porta i canti popolari d'Abruzzo su Rai 1.


 

La Notte dei Serpenti 31.08.2023 Rai 1 - YouTube Melox

00:00 Introduzione di Monica Giandotti e il M° Melozzi 02:55 Mr Rain canta Nu Seme Nu (Supereroi) 06:12 Intervista a Mr.Rain 09:48 Lettera di Ennio Flaiano 11:06 Marrocche e Frusce 14:14 coro finale di Marrocche e Frusce 16:13 come nasce la Notte dei Serpenti 18:36 La Fija Me 22:23 Enrico Melozzi canta l'ultima strofa de La Fija Me 24:20 La chitarra del Nonno 25:26 Giusy Ferreri canta Mare Maje (Scura Maje) ovvero "il lamento della vedova" 29:53 Intervista a Giusy Ferreri 32:25 Marattè 37:53 Assolo di Alberto Barsi (chitarra elettrica) 38:25 So jite a à la jerva a lu cannete 42:23 Enrico Melozzi ringrazia gli artisti e le istituzioni 44:18 La Capamarite 47:33 Enrico Melozzi canta l'ultima strofa de "La Capamarite" 49:30 Il Maestro Melozzi riceve il Premio di Confimi Industria - Abruzzo 51:18 Vola Vola Vola 55:36 Assolo di chitarra elettrica di Nicola Costa e coro finale di "Vola Vola Vola" 58:56 Entra Gianluca Grignani 59:17 Quando ti manca il fiato di Gianluca Grignani 01:04:42 Gianluca Grignani canta "Destinazione Paradiso"
















13 novembre 2023

Vola Vola... dall'Abruzzo a Napoli. Canta Oslavio Di Credico, al piano Francesco Paolo Santacroce.


Le più belle canzoni italiane cantate dal baritono Oslavio Di Credico, accompagnato al pianoforte da Francesco Paolo Santacroce.
le canzoni:
LUNA D'ESTATE di Francesco Paolo Tosti
SOGNO di F.P. Tosti
CANTA LA SERENATA di F.P.Tosti
OH QUANTO IO T'AMEREI di F.P.Tosti
L'ALBA SEPARA LA LUCE E L'OMBRA di Gabriele d'Annunzio, F.P.Tosti
MARECHIARE di F.P.Tosti
SERENATA ALLEGRA di F.P.Tosti
POUR UN BAISER di F.P.Tosti
FIRST WALTZ di F.P.Tosti
SO...di Alfonso Cipollone
VOLA VOLA VOLA di Luigi Dommarco, Guido Albanese
PESCATORE E' PUSIELLECO di Ernesto Murolo
DICITINCELLO VUJE di E. Fusco, R. Falvo
GUAPPARIA di L. Bovio, R. Falvo
VOCE 'E NOTTE di E. Nicolardi, E. De Curtis
O SURDATO NNAMMURATO di A. Califano
ERA DE MAGGIO di S. Di Giacomo
SILENZIO CANTATORE di L. Bovio, G. Lama
O PAESE D'O SOLE di V. D'Anniballe
NA VOCE, NA CHITARRA di U. Calise
SERENATELLA A MEZZOGIORNO di O. Di Credico, F.P. Santacroce
NA MUSECA LUNTANA

13 dicembre 2023

La poesia del pescarese Oberdan Merciaro.

La poesia del pescarese Oberdan Merciaro
di Angelo Iocco

Grande abruzzese nativo di Pescara, vi nacque nel 1892, fu Presidente della Sezione Giovanile Autori Abruzzesi, fondò varie riviste, come “Giovani Faville” nel 1912, e “Ars Nova” con la casa editrice omonima pescarese. Nel 1921 pubblicava “Le novelle del mio Paese”, nel ’22 “Sogghigni – Versi”, poi sulla base dei versi Carducciani, compose la raccolta poetica “Juvenilia”, e più avanti negli anni pubblicherà la raccolta “Parlature paesane – Antologia di poeti abruzzesi”, ediz. Attraverso l’Abruzzo, Pescara, 1954; fu redattore capo delle riviste “Eccomi” di Roma, e “La Fonte” di Siena, rivista nata nel 1947. Con diversi altri giornali italiani in voga, Merciaro collaborò, corrispondente fu di “Voce Adriatica” di Ancona, de “Il Momento Sera” di Chieti dove scrisse numerosi articoli anche l’abruzzese Francesco Verlengia. Fondò il settimanale umoristico “Ficcanaso”.

Spartito musicale, per gentile concessione del M° Loretta D’Intino





Versione “giuliese” della canzone “Oh, Francaville!”, archivio Sandro Galantini 


Il Coro di Giulianova, archivio Sandro Galantini 


Prima Festa delle Canzoni di Giulianova, archivio Sandro Galantini





A parte il curriculum di scrittore e giornalista, Merciaro oggi è noto per aver dato vita alle prime maggiolate abruzzesi, in un certo senso fu l’antesignano della Maggiolata di Ortona, quando nel 1911 insieme a Tommaso Bruni, organizzava una Rassegna di canzoni, dove trionfò “Oh Francaville!”, musicatagli dall’amico inseparabile Francesco Tancredi di Francavilla al mare. I versi ancora oggi sono cantati dai cori locali: “Oh Francaville, nen te se scorde! Chet’aria doce e chistu ‘ddore, a tutte ci fa nnammurà!”. La canzone ebbe talmente successo, che una decina d’anni più tardi alle Feste della Canzone di Giulianova, avviate nel 1927, il M° Tancredi ne rielaborò il ritornello per trasformarla in “Oh Giulianove!”.

               

Le origini delle canzone abruzzese d’autore nella provincia di Chieti

In merito, desideriamo pubblicare uno stralcio di un articolo esauriente di Vito Moretti dal Catalogo del Premio Nazionale di Lettere, Arte e Scienze - Premio di Poesia G. Porto, Ed. 2017.

“Nella cittadina frentana [Lanciano] – e più esattamente nella contrada di Santa Liberata – la prima domenica di maggio del 1896 il poeta Luigi Renzetti aveva promosso, in omaggio ad una giovane maestrina di cui era innamorato, un raduno di poeti e un’audizione di canti dialettali inediti, scritti per l’occasione ed eseguiti dal coro locale con l’accompagnamento della banda di Lanciano. La «Festa campestre» di Santa Liberata si protrasse per alcune edizioni e si impose – per il successo che registrò – a “modello” delle altre iniziative canore, sorte a cavallo di secolo e nei primi anni del Novecento, come quella promossa a Francavilla a Mare nel 1911 dal Maestro Francesco Tancredi. E ancora a Francavilla, dopo la parentesi della guerra europea, operò con vasta eco anche il gruppo corale che Arturo De Cecco aveva costituito nel 1919 per la diffusione dei canti abruzzesi, sia popolari che d’autore, con testi della tradizione contadina ed altri nuovi, soprattutto di Antonio Di Iorio.

Ma l’impulso più consistente venne forse dal primo concorso di canti indetto a Lanciano nell’aprile del 1922 (presieduto da Camillo De Nardis, il quale scartò clamorosamente – oltre che Lucenacappèlle di Giulio Sigismondi e Giuseppe Gargarella – la canzone poi divenuta la più celebre d’Abruzzo, «Vola, vola, vola», di Luigi Dommarco e Guido Albanese) e dalla «Maggiolata» di Ortona, organizzata in forma di concorso il 22 maggio 1922 (e vinta proprio da «Vola, vola vola», su «Mare nostre» di De Titta-Di Iorio, composta, pare, come attesta l’autorità di Antonio Piovano (Storia del canto popolare abruzzese, Pescara, Editrice Emblema, 1968, p. 19), sul trenino della «Sangritana», in prossimità della costa di San Vito). Ad Ortona, del resto, fin dalle iniziative del ’20 (che recavano la dicitura di «Piedigrotta abruzzese» in omaggio alle parentele culturali con Napoli), era presente il sanvitese Vito Olivieri, autore fecondo di canti come «Vola, canzone», «Famme na fatture», «Ci po’ vinì…», «Tante salute», eccetera, su versi di poeti coetanei di area per lo più frentana.

Nel medesimo periodo, mentre le feste canore trovavano fioritura anche a Castellamare (odierna Pescara), ad Atri, a Guardiagrele e in altre località dell’entroterra, i nomi di una pattuglia di giovani musicisti (Camillo Renzetti, Pier Andrea Brasile, Pierino Liberati, Alvise D’Anniballe, Cesiano De Archangelis, Fanuccio Fiorentino) si imposero accanto a quelli di maestri già riconosciuti; ed erano nomi, peraltro, di coloro che avrebbero svolto un ruolo da protagonista alla I e alla II edizione della «Festa del mare» (organizzate a San Vito nel 1923 e nel 1926) e che avrebbero contribuito non poco a sottrarre la canzone abruzzese ai clichés e ai moduli della canzone partenopea, consolidando i tratti più propri ed originali dei nostri testi. Infatti, a differenza della canzone napoletana, monodica e disegnata sul genere della romanza d’opera o da camera, alla maniera percorsa – ad esempio – da Francesco Paolo Tosti (che, comunque, aveva ben grande personalità e sconfinato estro per un’operazione del genere), la canzone abruzzese venne da subito concepita come composizione “corale”, che scaturiva – al pari dei brani anonimi – dalla vita concreta dei suoi interpreti e dalla realtà di un racconto destinato non solo all’ascolto, quanto, e soprattutto, alla partecipazione, in una cornice che non era generalmente il salotto di casa ma i luoghi della stessa natura (il mare, la campagna, l’habitat della fatica quotidiana e dei sentimenti più spontanei ed autentici).

La Festa delle Canzoni a Francavilla dunque, sponsorizzata dal poeta e giornalista Tommaso Bruni di Francavilla, ebbe una sola edizione, purtroppo rimase una meteora, ripetuta nel 1919 dal Coro di De Cecco. Occorrerà aspettare poi la celebre Maggiolata di Albanese a Ortona del 1920 per vedere un certo avvio della Tradizione della canzone abruzzese d’autore. Fortunatamente di questo esperimento francavillese resta la canzone citata “Oh, Francaville!”, conservatasi, e oggi eseguita dal Coro “Francesco Paolo Tosti” diretto dal M° Loretta D’Intino, che con tata premura la conserva per i posteri!

Altre canzoni presentate furono “A lu tempe de lu ‘rane” e “Me voje fa cummare”, sempre del duo Merciaro-Tancredi. Merciaro partecipò nel 1922 anche alla Gara delle Canzoni di Pescara, e l’anno seguente in agosto alla Settimana abruzzese di Pescara, promossa dall’Idea abruzzese, periodico creato da Zopito Valentini. Merciaro portava da Pescara una ventata di freschezza e spirito vivace, se nel chietino noi abbiamo un Nino Saraceni (1894-1970) fossacesiano, che scrisse fiumi di canzonette spiritose con Attilio Fuggetta ed Ettore Montanaro, Pescara può vantare il duo Merciaro-Tancredi, che naturalmente parteciparono alle Maggiolate ortonesi con varie canzoni, tra cui la bellissima “Ssa risatelle”, riproposta alla Prima edizione della Settembrata Abruzzese di Pescara, istituita da Merciaro, Giannangeli, Tancredi, Fabiano, De Laurentiis, Fiorentino e altri come nuovo richiamo per i Cori abruzzesi, dopo i successi della Maggiolata di Ortona. Pescara allora risorgeva dalle ceneri della distruzione bellica, e così anche il canto abruzzese riprendeva il suo volo. Merciaro ebbe anche un altro valido collaboratore, Stefano “Fanuccio” Fiorentino, con cui scrisse diverse canzoni per le Settembrate. Fu amico del redattore Francesco Amoroso, con cui avviò una collana di quaderni di Poeti d’Abruzzo, scomparsi e viventi, con articoli commemorativi e saggi di studi per Giulio Sigismondi, Cesare de Titta, Italo Testa, Giuseppe Perrozzi, Modesto Della Porta e vari altri. A metà strada tra lo studio del folklore, dell’arte abruzzese, e delle raccolte di poesie dialettali, Merciaro pubblicò con le edizioni “Attraverso l’Abruzzo” dell’Amoroso la raccolta “Parlature paesane”, con poesie scritte da Federico Mola, Francesco Gileno, Merciaro stesso, Antonino Di Donato, Nino Saraceni, Antonio Misantoni, Luigi Illuminati, Evandro Marcolongo. Glorie insomma della poesia abruzzese, per chi è intenditore!

Scrisse anche commedie, come “La vedovella Gisile”, in abruzzese, e un’antologia di poesie dedicate alla sua Città: “Pescare me”. Ormai ultraottantenne, concluse i suoi giorni a Pescara confortato dal fatto che la sua creatura migliore, la Settembrata abruzzese, aveva preso definitivamente il timone del veliero dei Canti d’Abruzzo. Il Coro ACLI di Chieti di recente ha eseguito una canzone del Merciaro: “La sciannavelle”, ovvero “l’altalena”, su musica di Andrea Verrocchio, presentata alle Settembrate di Pescara, un’allegoria della vita, fatta di alti e bassi, come il movimento dell’altalena, e una volta anziani, non restano i ricordi, e i rimpianti per ciò che si è concluso, e ciò che si sarebbe potuto fare. Fortuna che anche questa canzone stata ripresa da qualche coro della valle pescarese, nonché dal Coro ACLI “F. D’Urbano” di Chieti-Fara Filiorum Petri, che di recente l’ha fatta riascoltare in diverse manifestazioni folkloristiche. Merciaro dopo una lunga vita attiva, morì a Pescara nel 1970.