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13 febbraio 2024

La canzone abruzzese a Poggiofiorito – Dalle Feste dell’Uva alla Prima festa della canzone fascista abruzzese (1929-1939).


La canzone abruzzese a Poggiofiorito – Dalle Feste dell’Uva alla Prima festa della canzone fascista abruzzese (1929-1939)
di Angelo Iocco

Per questo articoli, si ringrazia l’Associazione culturale “Tommaso Coccione” di Poggiofiorito, e in particolare Vincenzo Coccione, per avermi concesso l’accesso all’archivio e alle fotografie.

Dedico questo pezzo alla Memoria

Per una storia della canzone folk Abruzzese, del periodo classico che va dalla fine dell’800 sino agli anni ’50, vogliamo quo ricordare il decennio d’oro della Canzone abruzzese nel paesino di Poggiofiorito, vicino Ortona. La città definita “perla dell’Adriatico” da G. D’Annunzio, proprio nel 1920 avviava la stagione delle Maggiolate abruzzesi con l’Albanese, il Di Jorio, lo Zimarino, e altri, con rassegne e concorsi di Cori dei paesi d’Abruzzo, dei loro maestri e dei loro autori di canzoni da esibire per la premiazione. Gli altri paesi dei dintorni non stettero inerti a guardare la città che proprio in quel tempo diventava la sede ufficiale della Canzone d’Abruzzo, sicché già negli anni immediatamente successivi, a Castelfrentano, Orsogna, Lanciano, Pescara, San Vito ecc. nacquero delle rassegne con dei propri autori e poeti, che cercarono di imitare la famosa Maggiolata ortonese. Poggiofiorito ebbe un ruolo di grande rilievo, poiché nel 1929, nacquero le Feste dell’Uva. Si racconta che il celebre poeta Cesare de Titta venisse a passare le estati in compagnia dell’amico Antonio Di Jorio proprio nella villeggiatura di Poggio, e che propose qui, visti i numerosi e ampli campi di vigneti, di istituire una festa dedicata all’uva. Mai parola più profetica quella del De Titta, dato che anche dopo la guerra, l’area di Ortona echeggiò dei canti, intendiamoci i canti d’autore presentati alle varie rassegne di Caldari, Rogatti, Frisa, Crecchio, Tollo ecc., che prendevano l’ideale, ma appunto soltanto l’ideale, e non sempre l’andamento ritmico della tradizione, dei canti antichi che le massaie e le mondine o i viandanti solitari, o le allegri brigate di giochi e di serenate intonavano da anni e anni, repertorio di una enciclopedia popolare di tradizione orale, che per fortuna un gruppo di etnologi abruzzesi come il De Nino, il Pansa, il Finamore, il Ciampoli, ebbero la cura di raccogliere e trascrivere.

Articolo de Il Messaggero, del 1939 – copia presso Centro di Documentazione Teatrale di Castelfrentano


La Storia della Sagra dell’Uva di Poggiofiorito

Tornando a Poggiofiorito, nel 1929 il M° Ercole Zazzini, grande animatore delle feste, organizzò la prima edizione, cui partecipò anche Cesare De Titta con l’inseparabile Antonio Di Jorio, fornendo alcune canzoni. Le canzoni erano sponsorizzate dall’Ente OND di Chieti; in quegli anni era tornato per la convalescenza nell’ariosa terra natia, dall’America, il giovane poggese Tommaso Coccione, reduce da grandi successi e da incisioni dei suoi ballabili per fisarmonica. Il Coccione darà forte impulso alle maggiolate, esibendosi con la fisarmonica, strumento allora quasi sconosciuto e non facente parte del corollario degli strumenti d’orchestra per queste feste canore. Altri animatori delle feste furono il poeta poggese Tommaso Di Martino, che scriveva le canzoni, e il chietino Antonio Ambrosini, coetaneo di Modesto Della Porta da Guardiagrele, che come lui morirà appena 50enne per un brutto male. I poeti concorrenti, insieme ai musicisti, erano dell’area frentana, vediamo un giovane Cesare Fagiani di Lanciano, che negli anni ’40 e ’50 sarà molto conosciuto con le due commedie al teatro Fenaroli di Lanciano, vediamo Ugo Di Santo, originario del Molise, che ugualmente diventerà famosissimo nel musicare operette teatrali, come “Lulù aiutami tu” di Eduardo Di Loreto; vediamo Di Loreto stesso da Castelfrentano con l’amico Pierino Liberati, reduci dai grandi successi delle Maggiolate del 1922 e 1il 23, poi l’anziano Vito Olivieri di San Vito, che nel 1923 e il 1926 era stato grande animatore delle Feste del Mare nel suo paese marinaro, e che con Di Loreto aveva scritto varie canzoni per le Maggiolate e varie commedie teatrali, di cui purtroppo quasi tutti gli spartiti, testi a pare, sono andati persi; poi Attilio Fuggetta da Sulmona, capostazione a Fossacesia appassionato di musica, grande concorrente alle Maggiolate con l’amico fossacesiano Nino Saraceni. E poi la grande rosa dei rappresentanti della musica Abruzzese classica, Antonio Di Jorio, Guido Albanese, Giulio Sigismondi, Luigi Dommarco, Olindo Jannucci da Città Sant’Angelo, grande animatore delle Maggiolate dopo la morte dell’Albanese, che con l’Albanese vinceva quasi sempre alle Maggiolate della sua città, poi ancora Cesare de Titta, Antonio Ambrosii, Tommaso Di Martino e il fisarmonicista poggese tanto amato, che figurava in testa a ogni libretto delle Feste dell’uva, Tommaso Coccione.
Purtroppo, come dettoci dallo stesso figlio Vincenzo Coccione, a causa dei danni della guerra a Poggio, e degli spartiti del padre che andarono dispersi per non curanza, accadde che varie partiture delle Feste dell’Uva andarono perse, ancora oggi irrintracciabili; per cui Vincenzo, per l’amore così grande che lo ha portato a fondare una associazione dedicata a suo padre, alla raccolta di quanto si era salvato dell’amato genitore, volle rimusicare, avvalendosi dello stile che aveva Tommaso, quelle canzoni che erano rimaste “mute” a causa della distruzione delle partiture. Infatti, come detto altrove, i libretti servivano più che altro per stampare i testi delle canzoni, e non erano inclusi gli spartiti; nella metà degli anni ’20, Guido Albanese ebbe l’accortezza di far stampare in accluso ai testi, anche gli spartiti delle canzoni presentate, in modo da impedirne la dispersione.
Come possiamo vedere, leggendo i libretti e i testi, le canzoni hanno per tema la vendemmia, l’uva, non a caso le feste si facevano a settembre, nei palchi inghirlandati con tralci di vite e di succosi grappoli, si celebrava la prosperità e la fertilità delle campagne poggesi, perfino l’ultima canzone del De Titta scritta prima di morire, è un inno alla ricchezza e alla floridezza di queste contrade, così come la canzone del Di Martino “Poggefiurite”. Le feste successivamente, nel 1939, evolvettero per così dire, nella “Festa della canzone fascista abruzzese”, promossa dall’OND Chieti, nella quale molti sono i riferimenti al fascismo, così come scritto testualmente nella presentazione del libretto; quello era proprio ‘intento, magnificare le glorie e i successi della guerra, della spedizione in Etiopia, della ricchezza del Paese grazie alle riforme di Mussolini e al patto con Hitler, e via dicendo. E dunque, leggendo questi testi, che farebbero arrossire qualsiasi estimatore della canzone popolare abruzzese, dell’Albanese autore della notissima Vola vola vola, del mite Fagiani autore della celebre poesia “La squijje di Natale”, del Di Jorio così tanto portatore di quell’idea di abruzzesità, insomma comprendiamo che i tempi erano quelli che erano, e occorreva adattarsi per queste rassegne di folklore, verso le quali specialmente la propaganda di Regime voleva imporsi, per penetrare nelle menti degli spettatori. Così vediamo ad esempio una magnifica “Ninna nanna” postuma di Cesare de Titta, musicata dall’orsognese Camillo de Nardis (il quale musicherà altri testi di ispirazione fascista, ad esempio una canzone del marinaio su versi del concittadino Raffaele Paolucci), che vede “ingabbiati” quei versi così soavi e andanti, cullati dalle note, nei riferimenti all’accendere un cero alla Madonna (uso abruzzese) per ricordare il figlio in guerra, o nella madre che è orgogliosa del gagliardetto del proprio figlio combattente, o nella preghiera a Mussolini e la speranza di una nuova Roma imperante simbolo di civiltà e progresso come nell’Impero. Insomma una canzone che trasuda fascismo da tutti i porti, per non parlare della “Savitarella fasciste” del Di Martino, dove i cantori si fanno beffe dell’Inghilterra e della Francia dello storico impero coloniale, per lodare invece l’opera conquistatrice dell’Etiopia da parte dell’Italia. Tornando alla Ninna nanna detittiana, pochi sanno che oggi la canzone è ancora riproposta, insieme a “Suonne” di Marcolongo-DI Jorio, soltanto che sono state epurate, ripulite delle incrostazioni fasciste; Ennio Vetuschi della Corale Verdi di Teramo, ne ripropose soltanto la prima strofa, poiché le ultime due sono quelle più rigurgitanti di sentimento patriottico. Altri Cori ne hanno proposto solo 2 strofe, ma oggi tendenzialmente si usa proporre la versione del Vetuschi. Possiamo solo dire che questa bellissima canzone di don Cesare fu sporcata dai tempi che corsero, poiché nelle melodie, riecheggia esattamente, benché elaborati, quei motivi popolari che cantavano le mamme ai loro bambini per farli addormentare.
Dopo questa Sagra della canzone fascista, Poggiofiorito non ebbe fino alla guerra altre rassegne canore. I tempi erano cambiati, la guerra imperversava. Dal 1947 in poi con Mario d’Angelo da Villa Romagnoli, giunto a Poggiofiorito per dirigere il coro, inizieranno nuove rassegne, e verrà creata quella canzone che ancora oggi è l’inno del paese: L’Uve di Poggifiurite.

17 ottobre 2023

Olindo Jannucci alla conquista delle Maggiolate abruzzesi.

Olindo Jannucci alla conquista delle Maggiolate abruzzesi
di Angelo Iocco

Nacque a Città Sant’Angelo il 17 novembre 1891, e morì a Pesaro il 22 marzo 1977.
Studiò musica con Bozzi e Ildebrando Pizzetti, si diplomò al Conservatorio di Pesaro in strumentazione per banda. Tornato nel suo paese, diresse per vari anni la locale banda civica, esibendosi in turnè. Insegnò contrappunto e musica presso il Conservatorio “Luisa d’Annunzio” di Pescara, e negli ultimi anni tornò al Conservatorio di Pesaro, fino al ritiro per raggiunti limiti di età e alla morte.
Scrisse anche musica da camera, per canto e per pianoforte. Purtroppo al momento, a parte queste brevi notizie desunte da alcuni giornali e dalla biografia scritta da Ottaviano Giannangeli per il volume “Canzuna nustre” a cura di Virgilio Sigismondi, che raccoglie l’opera omnia del padre Giulio (1893-1966), non siamo in grado ancora di fornire ulteriori ragguagli sull’attività musicale di Jannucci, specialmente sui pezzi per banda che scrisse, o i brani di musica da camera. Suo figlio fu presidente della provincia di Pescara per vari anni, ma non si occupò di scrivere qualcosa sul padre, così come attualmente non esiste un articolo che succintamente raccolga materiali sulla sua vita e produzione artistica. I libretti e gli articoli di giornale parlano attualmente per Olindo, insieme a qualcuno che lo ha conosciuto personalmente, come il M° Antonio Piovano e il M° Francesco Paolo Santacroce.
Piovano ricorda di averlo conosciuto personalmente alle Settembrate abruzzesi di Pescara degli anni ’60, così come Santacroce ricorda che nel 1957 circa Jannucci era presente con Antonio Di Jorio, celeberrimo musicista e suo amico, a un convegno sulla canzone a Lanciano, e ricorda il fare molto gentile ed elegante di questo personaggio, sempre ben vestito e molto in avanti nel vedere il futuro della canzone, rispetto a vari altri che si limitavano a proporre le solite canzonette per i vari concorsi. Jannucci iniziò la sua carriera nel mondo delle Maggiolate abruzzesi di Ortona. Alla 10° edizione del 1929, scrisse la canzone “‘N ti pozze vidè” su versi di Nicola Farinelli. Farinelli scriverà altre canzoni con Jannucci, nel 1930 pubblica “Li guè che mi de’ mojeme”, nel 1933 la canzone “Funtanella chiuse”. La seconda canzone di questo elenco è stata ripresentata varie volte dal Coro di Crecchio, sotto la direzione del M° Rosanna Meletti, ed è stata anche registrata su audiocassetta. Fa parte di quel filone delle canzone “di gusto fascista”, sulla scia di “Vivere senza malinconia” di Carlo Buti, in cui il marito cerca di evadere dalla monotonia di casa, ma la moglie riesce sempre a beccarlo e fargliela passare male! Jannucci sarà sempre molto vicino al M° Guido Albanese, l’anima vera delle Maggiolate, comparirà spesso tra i membri della commissione, e nel secondo dopoguerra, dopo la parentesi della direzione di Siro Garzarelli nei primissimi anni ’50, anche lui collaboratore dell’Albanese e compositore di varie canzoni alle Maggiolate, Jannucci dal 1955 prenderà in mano il timone delle famose Maggiolate, le quali purtroppo in quel periodo stavano attraversando una grave decadenza. Gli autori dei periodi d’oro degli anni ’20 e ’30 iniziavano a morire, non c’erano più Eduardo Di Loreto, don Evandro Marcolongo, le “anime” della Maggiolata; tuttavia entrarono nuove leve, come Cristo Sorrentino, Antonio Del Pizzo, Aniello Polsi, Domenico Ceccarossi, Plinio Silverii, a cercare di dare una ventata fresca ai vuoti che la morte aveva lasciato….vuoti che troppo spesso, come nell’edizione del 1958, venivano riempiti da riproposizioni e omaggi di varie altre canzoni che ebbero successo nelle prime edizioni. L’edizione del 1958 si ricorderà per il grande omaggio di pezzi che furono scritti da Di Loreto e Liberati, De Titta e Di Jorio, Marcolongo e Di Jorio, De Titta e Albanese, Dommarco e Albanese, e via dicendo. Questo fu il compito di Jannucci fino al 1966, quando diresse l’ultima volta la Maggiolata, che definitivamente, anche per contrasti con il comitato organizzatore, cadde inesorabilmente dopo oltre 40 anni di onorata attività; un’ultima edizione ci sarà nel 1976, ma il canto di Ortona era già morto da un pezzo.


12 giugno 2023

Compositori abruzzesi: Antonio Ricchiuti, il musicista di Palombaro.

Caricatura di Ricchiuti, dal Giornale d’Italia, 24 settembre 1936, 
articolo inerente la Sagra dell’Uva di Poggiofiorito.

Compositori abruzzesi: Antonio Ricchiuti, il musicista di Palombaro
di Angelo Iocco

Antonio Ricchiuti nacque in Palombaro nel 1888 da Giuseppe e Maria Natale, un piccolo paese della ridente provincia di Chieti, e vi morì. Alle soglie del secolo scorso aperse gli occhi alla immensa mole della Majella. Palombaro è terra rinomata di bandisti, tra cui ricordiamo Giandonato Giosaffatto (1882-1968); il Ricchiuti visse nel sobborgo di San Carlo, nel colle che digrada in frana verso Pennapiedimonte; nella piccola casa visse sino alla morte, e così il fratello Pietro e il figlio Ermete, che ne custodì la memoria e le carte. Compositore versatile, del tutto sconosciuto, se non nell’ambito locale, scrisse non solo canzoni abruzzesi per le famose Maggiolate di Ortona, ma anche pièces teatrali, suite da camera, canzoni in lingua, e anche un Miserere per Palombaro. Ricordiamo una “Scena del villaggio” operetta musicale agreste in 3 atti, le romanze “Se non torni – Fuggiamo – Quando miro la natura”, i poemetti sinfonici “Dalle falde della Majella – Forte e gentil Abruzzo – Alba primaverile – Abruzzo”, gli inni patriottici “Sempre avanti, Savoia! - Inno della Vittoria – Vieni in Africa – XXI Aprile – La nuova Italia”, dal chiaro sapore propagandistico per le imprese del Fascismo, delle belle pastorali abruzzesi, la Ninna nanna di Natale, dei tango e delle canzonette napoletane. Notiamo da un catalogo scritto dal figlio Ermete, un repertorio di ben 351 titoli, non tutti facilmente reperibili, ma su cui promettiamo di continuare a interessarci per custodire la memoria dell’insigne musicista palombarese. Maggior fortuna hanno avuto la diffusione delle canzoni abruzzesi. Come detto, il Ricchiuti partecipò alle Maggiolate di Ortona, vediamo le canzoni “Gne na farfalle” su testo di Nino Saraceni di Fossacesia, graziosa descrizione allegoria dell’amore a farfallina, che si posa sul fiore, e trova il compagno ideale, poi “L’Amore cante”, un bel duetto di festosità tra le spume del mare e le verde campagne delle colline, un’altra canzone d’amore: “Lu ramajette”, che fiorito, fa germogliare l’amore tra gli appassionati.


Non solo Saraceni scrisse canzoni con lui, nelle Maggiolate, ma notiamo anche nel 1927 la canzone “La mostre” con Luigi Dommarco, poi “Rusine”, scritta con Antonio Ambrosini di Chieti nel 1924, e una canzone, tratta dal Canzoniere abruzzese di Cesare de Titta, uscita dopo la morte di costui, nel 1939: “Nen te vojje ‘ngannà”.


Il Ricchiuti partecipò anche a un altro importante festiva canoro, che si teneva nella vicina Poggiofiorito, la Sagra delle Canzoni dell’Uva; scrisse canzoni nell’edizione del 1938: “Paranzelle” con il Tenente Tommaso Di Martino, dedicata alle graziose barchette che vanno a pesca in mare, e poi con Nino Saraceni “La fonte di la Fate”. Questa canzonetta è considerata come una delle meglio riuscite dalla felice coppia Saraceni-Ricchiuti, narra in tre strofe, più i ritornelli, di una ragazza-fata che va a prendere l’acqua con la conca a una sorgente della Majella, e che lì incontra l’amore. Una immagina clichè che abbiamo imparato a conoscere della tipica ragazza abruzzese in abito variopinto che si aggira per i monti. Eppure la canzone ebbe un grandissimo successo, e fu riproposta dal Coro di Poggiofiorito col M° Tommaso Coccione, a Roma per la festa solenne per la venuta del Fuhrer; e nei giornali dell’epoca, tra cui un articolo del dott. Eduardo Di Loreto di Castelfrentano sul “Messaggero”, la canzone fu salutata come una delle più belle mai scritte in abruzzese.


Il Ricchiuti dopo questo felicissimo periodo con i cori folkloristici, tornò a Palombaro, a insegnare musica, come fece per tutta la vita. Partecipò anche alla 4° edizione del Festival della Canzone Abruzzese e Molisana di Vasto, con una canzone scritta dall’amico Nino Saraceni. Non si sa, al momento, molto altro della sua vita, visse fino a tarda età negli anni ’60, quando la morte lo colse nella sua casa che guarda verso la Montagna Madre.

24 novembre 2022

Canzoni del Folklore Abruzzese, 1987, Coro Tommaso Coccione di Poggiofiorito.

Canzoni del Folklore Abruzzese, 1987, Coro Tommaso Coccione di Poggiofiorito.
Da: Abruzzo Forte e Gentile 95



CANZONI FOLK ABRUZZESI del Coro "Tommaso Coccione" di Poggiofiorito, esibizione del 1987, Archivio Vincenzo Coccione.

JAMME BELLE di Camillo e Vincenzo Coccione

LA CAMPAGNOLE popolare, elaborazione Antonio Piovano

LA BUSTARELLE di Ottaviano Giannangeli e Antonio Di Jorio
LU FUSARE NNAMMURATE di Giulio e Mirella Sigismondi MINTAGNE di Lino Crognale

LA CUJJETURE DE LA 'LIVE di Giulio Sigismondi e Tommaso Coccione LUCENACAPPELLE di Giulio Sigismondi e Giuseppe Gargarella A CORE A CCORE di Eduardo Di Loreto e Pierino Liberati LA CANZONE DE LU GRANE di Nicola Mattucci e Antonio Di Jorio

SSA VUCCUCE di Camillo e Vincenzo Coccione
DIMME PICCHE' vincitrice a La Viuletta d'oro di Francavilla al mare 1985, di Luciano Flamminio e Vincenzo Coccione

MARIA NICOLA popolare

LA MAMMA E LA FIJJE popolare, elaborazione Vincenzo Coccione

SALTARELLA PAISANE di Antonio Ambrosini e Tommaso Coccione.

23 settembre 2022

Mario Bosco, il cantore di Lancianovecchia.

Mario Bosco, il cantore di Lancianovecchia
di Angelo Iocco

Se Lanciano ha nella sua schiera di poeti Cesare Fagiani con suo padre Alfonso, Francesco Brasile e Giuseppe Rosato, tra i più popolari, tra quelli più intimi e più schietti e pimpanti, conoscerà certamente il maestro Mario Bosco. 
Nacque a Lancianovecchia, in via dei Frentani, dove visse, presso il palazzo De Crecchio. Giovanissimo, assistette ai fatti luttuosi della seconda guerra mondiale, e al sacrificio dei giovani Martiri Ottobrini del 5 e 6 ottobre 1943; in una intervista Rai del 1996 per un documentario sulla guerra in Abruzzo, infatti Mario Bosco ricorda di come ad esempio un ragazzo dei Martiri disse alla madre, dopo aver preso la comunione: “mamma, sento che oggi c’è necessità di dare il sangue! Devo andare anche io!”. Bosco successivamente partecipò insieme a vari altri civili a quelle operazioni di sabotaggio contro l’oppressione tedesca, e fu decorato a guerra finita. 
Studiò, e andò a fare il maestro in varie località, finendo la sua attività a Lanciano col pensionamento negli anni ’80. 
Da sempre appassionato di poesia e arte, nel 1986 fu nominato presidente onorario dalla nascente Associazione culturale “Amici di Lancianovecchia”, ancora oggi in attività. 
Con questa associazione, Bosco cercò di dare impulso alle varie attività culturali della città, valorizzando i monumenti e le chiese. Amico della maestra Concetta Tritapepe di Lanciano, partecipò con lei a vari concorsi di poesia della città e dintorni; memorabili quelli di Poggiofiorito e di Castelfrentano, dove più volte ebbe lodi per le sue liriche organizzati dall’Associazione culturale Di Loreto-Liberati con a capo Peppino Di Battista, e l’Associazione corale “T. Coccione” con Vincenzo e Camillo! 
Non solo, Bosco fu amico di vari musicisti con cui scrisse delle bellissime canzoni che parteciparono al Festival del Trabocco d’Oro di Fossacesia, alla Viuletta d’Oro di Francavilla al mare, alle Settembrate Abruzzesi di Pescara, e via dicendo.
Sono le canzoni Chi ssi cojje? con musica di Aniello Polsi, A lu trabbocche con musica di Mario Lanci, una canzone che non a caso vinse il primo premio a Fossacesia. Con Lanci suo amico fraterno e grande mente della musica a Lanciano, il Bosco scrisse varie canzoni. Questa che ha per tema il trabocco e l’amore, i panorami marini di San Giovanni in Venere, è seconda solo alla canzone di Sigismondi e Albanese Lu pescatore (1927) per finezza, senza fronzoli, senza parole banali, ma solo piena di vivo sentimento, andante come se si sia cullati dalle onde del mare.
                               
Le altre liriche sparse del Bosco riguardano principalmente le attività artigianali dell’antica Lanciano, e ovviamente la celebrazione dei bellissimi monumenti, il ricordo delle tradizioni e delle feste.
Vediamo la lirica dedicata al Dono che si celebra a Lanciano l’8 settembre:

Lu done a la Madonne de lu Ponte

Gn'attacche la ciambotte chelu sone
cumenze ccamminà lu Cumitate,
lu Schineche e na morre di scacchiate
che ttè li bandirelle di lu done

Dapò ... Passe dapò la divuzione:
conche di grane cariche 'nfiurate,
figure di Madonne, uve 'ndurate,
quatrine che ha ricotte ugne frazione,

'na voce che mmi cante dentre ancore ...
E mentrre scoppie attorne l'allegrie,
fra bombe, bande e ssone di campane,

la fede che si sbusciche a lu core,
smove le labbre a tante Avemmarie
pè salutà la Mamme di Langiane.

Oppure come non ricordare l’inno al rione Lancianovecchia, che inizia con “Palazze, arcate, chiese e campanile”, o la poesia della Squilla di Natale, su cui ci si sono cimentati anche Fagiani e Rosato, o la poesia della tradizione del Sant’Antonio, o la poesia per bambini sull’albero di Natale?
Bosco è il cantore dell’innocenza, mostra la figura dell’anziano mite e schietto che con facilità e amore ricorda, come una biblioteca spalancata, le antiche memorie di un popolo di mastri e artigiani che operò nei secoli a Lancianovecchia, la sua terra.
C’è un’altra poesia sul suo quartiere, che inizia con:

Lancianoevecchie, core di Lanciane,
che custodisce usanze e tradiziune,
tu spenne all’arie l’utime pallune
pe’ culurà nu sone di campane.

In cima a tutto sta “la mazza de lu Campanile”, ovvero il campanile della Cattedrale, il simbolo protettore della città, baluardo della fede e delle tradizioni. 
La sua memoria è custodita dai nipoti e dalla figlia Paola Bosco, la Città gli ha intitolato una scuola elementare nel rione Cappuccini; si auspica che un giorno si riesca ad avere una pubblicazione integrale delle sue liriche, a completamento della rosa degli artisti che hanno fatto grande, nel loro piccolo, la letteratura della città di Lanciano.

                                                    A lu trabbocche (1969)

 A lu trabbocche (1969) 
Canzone abruzzese (versi Mario Bosco musica Mario Lanci ) Corale Guido Albanese

7 settembre 2022

Canzoni Folk Abruzzesi, Coro Tommaso Coccione di Poggiofiorito, 1987.

Da: Abruzzo Forte e Gentile 95


LE CANZONI DEL FOLKLORE ABRUZZESE del Coro "Tommaso Coccione" di Poggiofiorito. Digitalizzazione della prima audiocassetta pubblicata dal Coro con le canzoni registrate, Montesilvano, 1987. LATO A A CORE A CORE (canzone del 1922 di Eduardo Di Loreto e Pierino Liberati) LA CANZONE DE LU GRANE del 1921 di Nicola Mattucci - Antonio Di Jorio solista Luciano Flamminio SSA VUCCUCCIA di Camillo e Vincenzo Coccione MARIA NICOLA popolare, elab. Vincenzo Coccione ADDIJE ADDIJE AMORE popolare, elab. V. Coccione
DIMME PICCHE'! canzone vincitrice a La Viuletta d'Oro di Francavilla al mare, 1985 di Luciano Flamminio - Vincenzo Coccione LA MAMMA E LA FIJJE popolare, elab. V. Coccione SALTARELLA PAISANE, canzone del 1939 di Antonio Ambrosini - Tommaso Coccione
LATO B JAMME BELLE! di Camillo e Vincenzo Coccione FUSARE NNAMMURATE per la Maggiolata di Ortona, 1952 versi Giulio Sigismondi - musica Mirella Sigismondi LA BUSTARELLE, canzone del 1951 di Ottaviano Giannangeli - Antonio Di Jorio MUNTAGNE di Lino Crognale LUCENACAPPELLE, canzone del 1922 di Giulio Sigismondi - Giuseppe Gargarella LA CUJJETURE DE LA 'LIVE, per le Feste dell'Uva di Poggiofiorito di Giulio Sigismondi - Tommaso Coccione LA CAMPAGNOLE popolare, elab. Antonio Piovano solista Luciano Flamminio

4 giugno 2022

Le composizioni musicali di Filippo Marino e il Premio nazionale di Fisarmonica "Tommaso Coccione" di Poggiofiorito (CH).


Elenco dei brani partecipanti al premio nazionale di fisarmonica "Tommaso Coccione", 1993 - 2002.






















































  
Poggiofiorito - 2° Concorso nazionale per fisarmonica "T. Coccione" - 1994 (1 e 2 parte)

     
Poggiofiorito - 4° Concorso nazionale per fisarmonica "Coccione", 1996 (1 , 2 e 3 parte)



Brani di Filippo Marino:



Farfallina

Il Banderese
Bell’Abruzzo

Cristina

Divagando

Paisanella

Papatango

Vecchi Ricordi
Vita Serena
La Matta
Fattile passà

Inno (Polizia di Stato):




***

Cristina, (valzer musette) di Filippo Marino

arrangiamento del russo Nikolaj Litvinov (spartito)











23 gennaio 2022

"Abruzzesina bella" - Raccolta di canzoni abruzzesi - Corale "Tommaso Coccione", Poggiofiorito.

 

Raccolta canzoni: 1- L'UVE DI POGGEFIURITE di F. Zircone, A. Di Girolamo 2 - ABRUZZE ME' di I. D'Onofrio, F.P. Martinicchio 3 - LA VIULETTE di Tommaso Bruni, Francesco Paolo Tosti 4 - ABRUZZESINA BELLA di Lucio Cancelleri, Vincenzo Coccione 5 - NA VOCE D'AMMONTE di Ottaviano Giannangeli, Giuseppe Di Pasquale 6- MI DICON TUTTI MONTAGNOLA elaborazione di Francesco Paolo Tosti 7 - LUCE D'AMORE di Camillo e Vincenzo Coccione 8 - MO VE MO VA di anomimo, elaborazione Giuseppe Di Pasquale 9 - LU PAZZIARELLE SFASCIATE di Guido Giuliante, Antonio Di Jorio 10 - VOGA VOGHE di C. Mariani, Arturo Colizzi 11 - ALL'ORTE di anonimo, elaborazione G. Di Pasquale 12 - QUANDE L'AMORE CHIAME di Camillo Coccione 13 - PAESE BBELLE ME di Luciano Flamminio e Vincenzo Coccione 14- SO ITE A FA LA JERVE A LU CANNETE di anonimo 15 - ADDIJE AMORE elaborazione A. Gialloreto 16 - DAMMI UN RICCOLO DEI CAPELLI elaborazione Francesco Paolo Tosti 17 - QUANDE MAMME MI DICE' di don Evandro Marcolongo, Antonio Di Jorio 18 - L'AMORE ME CHE VVO' di E. SPensieri, L. Tabassi 19 - SS'UCCHIE di Pier Andrea Brasile 20 - SALTARELLA PAESANA di Tommaso Coccione, A. Ambrosini