Tommaso Ciampella di
Miglianico, compositore abruzzese delle Maggiolate, musicologo e autore di
musiche sacre.
di Angelo Iocco
Nacque a Miglianico nel 1893, lo stesso anno del famoso compositore abruzzese Guido Albanese a Ortona. Apprese i rudimenti della musica con la banda locale, poi continuò gli studi, insegnando infine musica privatamente. Si sposò nel 1922; apprezzato musicista si trasferì a Chieti, dove nel 1930 fu chiamato a dirigere l’orchestra al Teatro Marrucino di Chieti per un Galà fascista, dove si erano riunite le delegazioni degli Squadristi provinciali. Pubblicò in questi anni a Ortona, per la tip. Bonanni, delle raccolte di studio per musica. Dopo la guerra continuò a fornire le lezioni di musica, e pubblicò: Il canto nella scuola : 15 composizioni didattiche per le scuole elementari e ad uso degli Istituti magistrali, scuole di tirocinio, scuole di avviamento. Con aggiunta di 3 quadri sinottici tonali per esercizi teorico-pratici. Parte I Firenze : Tip. G. E P. Mignani, [1947]. Collaboratore della Rivista Abruzzese a Chieti, che poi si trasferirà a Lanciano, il Ciampella pubblicò due scritti di musica abruzzese: La personalita e l'arte di F. Paolo Tosti, e Venerdi Santo e il Miserere di F. S. Selecchi . Quest’ultimo uno dei primi studi moderni critici, che si svincolava dalle estetiche esagerazioni degli scrittori di Chieti, come Francesco Vicoli, e riportava un’analisi musicale del celebre Miserere. Partecipe alle Maggiolate di Ortona, risorte dalle devastazioni belliche, nel 1947 si presentò con la canzone Amore me’, amore me!, forse la più famosa della sua produzione, tanto da essere adottata dal Coro folk “Antonio Di Jorio” di Atri, incisa nel cd “Venticelle d’Abruzze” a cura del M° Concezio Leonzi. E’ una canzone che è simbolica nel periodo in cui fu scritta, un periodo di un Abruzzo in macerie, la piccola Miglianico era in macerie, così come Ortona e Francavilla, ricordate nel programma finale dalla canzone dell’Albanese: Ci manche all’Adriatiche na perle, presentata nella Maggiolata del ’47. Il canto di Ciampella invece invoca l’amore, la felicità, la gioia di continuare a vivere, quasi volesse esorcizzare lo spettro della devastazione ancora tangibile.
Per Miglianico,
Ciampella scrisse anche un suggestivo Miserere, ancora oggi eseguito, sui versi
dei Salmo 50; una composizione per banda che per tonalità ascendente, in certi
punti ha delle affinità con il Miserere del Selecchy di Chieti, ma ovviamente
il colto Ciampella lo reinterpreta e ne fa un pezzo originale. Acute le voci al
v. “secundum magnam misercordiam tuam”, per poi ridiscendere in tonalità, nella
conclusiva “Miserere, miserere mei Deus!”.
A Miglianico si
eseguono da parte della Confraternita S. Pantaleone le musiche del Miserere di
Ciampella, dal Salmo 50, che comprende le strofe del “Misere mei Deus – Et
secundum multitudinem miserationem tuarum – Amplius lava me”; mentre del
Maestro di Banda Ettore Paolini, storica figura miglianichese, la Marcia funebre. Il testo è tratto dalle Sette ultime parole (Le tre ore di Agonia di
Nostro Signore) di Saverio Mercadante, mov. 1: Già trafitto, andante mosso. È uno spettacolo ancora oggi,
ascoltare queste due musiche nella chiesa madre di Miglianico suonate dalla
Corale, e poi partecipare al commovente corteo della processione del Cristo
morto per le strade del paese, seguendo il Feretro e la Banda.
Ecco le canzoni
presentate dal Ciampella alle Maggiolate di Ortona
Amore me, amore me!
(1947)
La fije e lu core di
tatà (1948)
Villanelle annamurate
(1950)
Mare e sonne (1952)
AMORE ME’ AMORE ME!
Na bardasce
nghe cert’aria sbarazzine,
nghe nu
sguarde penetrante, assaj carine,
quande li vide
che ti fa ncantà,
è creature che
nzi po’ scurdà.
Te’ na voce,
quande cante, cristalline,
che trasporte
addò la vite è senza spine;
è na
bbellezze, è tale rarità,
che pi stu
monne nen zi po’ truvà.
Vijate a te,
vijate a te,
tu ti nu
sguarde chi ci fa sunnà;
a ogne core tu
fi suspirà:
Amore mè!
Amore mè!
È dilizie, a
rimirarle, senza fine,
che rapisce e
ogni cose fa divine,
che gioja maje
accuscì ‘nti po’ dà,
si une ‘nciele
ni li va a cercà..
Nu cuntente tu
ti siente, gne na feste
l’arie spire,
e la nature sa riveste
di tutte
quante che ‘nzi po’ truvà
addò stu sole
si che nen ci sta.
Vijate a te,
vijate a te,
tu ti nu
sguarde chi ci fa sunnà;
a ogne core tu
fi suspirà:
Amore mè! Amore mè! Ecc.
Presso l’archivio dell’Associazione culturale T. Coccione di Poggiofiorito, il compianto poeta e ricercatore Camillo Coccione (1941-2022) ha conservato diverse cartelle ordinate in ordine alfabetico, con delle musiche di autori abruzzesi. Nella Cartella Ciampella, sono presenti:
1)
Lu fiore de magge, canzone popolare
abruzzese a 4 voci miste, rielaborata da E. D’Amato, scritta a Miglianico nel
1946
2)
Na Madonne, canzone abruzzese a 4 voci
miste, di E. D’Amato
3)
La tessitrice, canzone su versi di Antonio
Ambrosini di Chieti (1881-1934)
4)
Vocca belle, canzone presentata alle
Maggiolate di Ortona, insieme alle copie delle varie canzoni delle Maggiolate.
Antonio Ambrosini di Chieti (1881 – 1938), orologiaio in via degli Orefici, con grande passione per la poesia e la canzone. L’Ambrosini a partire dalle primissime Maggiolate di Ortona, creò un sodalizio coi musicisti Attilio Fuggetta di Sulmona, Carlo Massangioli di Lanciano, Giuseppe Paparella, Tommaso Ciampella e altri, con cui presentare le sue canzoni. I libretti d’epoca ce lo testimoniano; l’Ambrosini partecipò anche alle Feste del Mare di San Vito, e negli anni ’30 soprattutto alle Feste dell’Uva di Poggiofiorito stringendo amicizia col M° Tommaso Coccione, valente fisarmonicista.
Le sue canzoni sono
Con Carlo Massangioli di Chieti
(1880-1940)[1]:
*Quanta sì belle (1923)
*L’Amore quande cante (1924)
*Cuncè (1925)
*Ucchiune bille (1926)
*Funiculà…funiculì (1927)
*Foot-ball! (1927), alla VIII
Maggiolata
Con Antonio Ricchiuti di Palombaro:
*Rusine (1924), alla V Maggiolata[2]
*La tessitrice, scritta con Tommaso
Ciampella per la Maggiolata di Ortona del 1950 (postuma)
Alle Feste dell’Uva di Poggiofiorito,
l’Ambrosini scrisse le seguenti canzoni:
1) FESTA DELL’UVE (1° Festa dell’Uva 1929) di A. Ambrosini, T. Coccione, testo
perduto
2)
GGIOJA ME’ (5° Festa dlel’Uva 1934), musica di A. Ricchiuti[3]
3)
FENESTRA (6° Festa dell’Uva 1935), musica di T. Coccione
4)
SALTARELLA PAISANA (1° Sagra della canzone fasciata abruzzese di
Poggiofiorito, 1939)
La Saltarella paisana è ancora oggi il pezzo di
successo della Corale di Poggiofiorito, da sempre eseguita con balli e salti d’allegria,
incisa in diversi dischi e audiocassette, e portata con successo ancora oggi
dalle corali abruzzesi.
SALTARELLA PAJSANE
Na bbella saltarella pajsane
vuleme fa’ nche ccente
ggiuvenette:
sta pronte calascione e
urganette,
avante coppie coppie
p’abballà!
Isce
Terese,
dajje
Giuvanne,
jtte
le panne,
forz’a
bballà’!
Zumpe Carmele,
‘ttacche Martine,
vute la schjìne
dajj’a zumpà’!
Schiuppe
lu pede,
sbatte
li mane,
fin’a
dumane
dajj’a
cantà’!
Stasere le cchiù bbelle ggiuvenette
s’hanna sfrenà’ pe’
ffa’ la saltarelle:
fra tutte po’ capeme la
cchiù bbelle,
dentr’a nu mese
sùbbet’a spusà’!
Isce
Terese,
.
. . . . . . . . . .
Ve vojje fa’ ‘mbazzì’
pe’ l’allegrije,
ve vojje fa’ menì’ lu
capeggire,
chi ‘bballe e chi li
jette nu suspire
è segne ca se vo’ ndra’
maretà’!
Isce
Terese,
.
. . . . . . . . .
Antonio Ambrosini
APPENDICE: LE CANZONI ABRUZZESI DI TOMMASO
CIAMPELLA
[1] Il Massangioli nativo di Chieti, partecipò anche a rassegne canore diverse da Ortona, come alla Festa delle canzoni per la Madonna del Ponte di Lanciano del 1921, con la canzone Amore vecchie, amore nove su versi di Modesto Della Porta. Essendo perduta la partitura originale, Vincenzo Coccione ne ha ricostruito una nuova. Massangioli partecipò anche alla Prima Gara Canora d’Abruzzo o Festa delle Canzoni a Pescara nel 1922. Fu anche direttore di Banda e ridusse le partiture delle musiche del Miserere di Selecchy e di Lanciano di F.P. Masciangelo.
[2] Questa canzone, eseguita dal Coro della Maiella di Palombaro diretto dal M° Ricchiuti, vinse la V Maggiolata, e fu stampata in figlio a 4 facciate; se ne conserva una copia nel Museo etnografico di Bomba. Ancora oggi la canzone viene seguita a memoria dal Coro di Palombaro, ed è ricordata dagli anziani.
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