Per operare questa trasformazione, occorreva, invece di un emissario che, nelle migliori condizioni, non poteva far passare più di dodici o quindici metri cubi d’acqua al secondo, costruirne uno che potesse farne scorrere sessantotto nella stessa unità di tempo.
Le condizioni in cui si eseguirono questi lavori furono senza dubbio tra le più difficili che si possano incontrare.
L’emissario, sostenuto da armature provvisorie durante lo sgombero del 1835, crollava da ogni parte nel 1853.
Frane considerevoli lo avevano spezzato in più tronconi; i resti delle murature romane, staccati dalle acque sotterranee che affluivano nel canale, lo ingombravano per quasi tutta la sua lunghezza e crollavano ad ogni istante sotto l’enorme pressione di cento metri di terra.
Infine, lo stesso lago sembrava voler lottare contro l’impresa. Dal 1835 non aveva smesso di innalzarsi e, dal solo inizio dei lavori, era cresciuto di quasi sei metri.
Tutta la parte superiore del canale era invasa, e le acque, trattenute da una frana che bisognava attraversare, esercitavano un’enorme pressione equivalente a ventidue metri di colonna, contro la quale occorreva resistere e avanzare.
Tutti questi ostacoli furono tuttavia vinti, grazie all’abilità e alla perseveranza degli ingegneri Bermont e Brisse, che, come direttore e vicedirettore dei lavori, continuarono l’opera dell’infelice de Montricher, strappato improvvisamente alla sua brillante carriera.
Ma, superate queste difficoltà, l’abbondanza delle acque ne creava di nuove man mano che i lavori si avvicinavano al lago.
4.300 metri della nuova costruzione erano completamente ultimati; diventava impossibile completare i 4.400 che restavano senza dare al lago un deflusso che, abbassandone il livello, ne ritraesse le sponde.
Ma per poter ottenere questo primo deflusso, quanti grandi lavori bisognava ancora eseguire! Scavare un canale, aprire una galleria, restaurare la parte dell’emissario che non si poteva completare.
Eppure tutto fu fatto, ed è l’apertura di questo canale provvisorio che costituiva l’oggetto dell’inaugurazione del 9 agosto, rappresentata dalla nostra incisione.
Non si potrebbe precisare il tempo necessario al completo prosciugamento del Fucino; quando il livello del lago sarà abbassato di alcuni metri, occorrerà riprendere i 1.400 metri di galleria incompiuti e dar loro le stesse proporzioni dei 4.300 già terminati; poi, essendo la durata del prosciugamento subordinata alle stagioni più o meno piovose, si stima che occorreranno in media dai sei agli otto anni per vedere questo bacino trasformato in una vasta pianura la cui fertilità, soprattutto nei primi anni, sarà davvero fenomenale.
I lavori eseguiti fino a oggi possono, con alcune cifre, dare meglio delle parole un’idea della grandezza di questa impresa.