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7 dicembre 2020

Elisabetta Mancinelli, Il presepio, la sua storia e il culto dei santi bambini in Abruzzo.

di Elisabetta Mancinelli

La storia

Il presepio o presepe (= davanti alla siepe che racchiudeva le bestie, quindi stazzo, stalla) è la figurazione scenica della nascita di Gesù. Questa tradizione ha un’origine antichissima e si rifà alle drammatizzazioni liturgiche come le sequenze e le laudi che già nel Medioevo arricchivano le celebrazioni natalizie. L’introduzione del presepe, come tradizione natalizia ufficiale, si fa risalire a San Francesco d’Assisi il quale, dopo essere stato in Terra Santa e aver visto coi propri occhi la grotta di Betlemme, giunto a Greccio chiese ed ottenne dal papa Onorio III l’autorizzazione a celebrare la messa di Natale in una grotta e con l’aiuto del nobile signore di Greccio Giovanni Velta regalò all'umanità il primo presepe della storia. Era il Natale del 1223. I Frati minori diffusero dovunque per il mondo questa sacra rappresentazione.

Il presepio in terra d'Abruzzo

In Abruzzo la figurazione scenica della natività di Cristo, arricchita da centinaia di figure che si ambientano in località tipiche, probabilmente trae origine dai culti preromani, soprattutto etruschi, come il culto della “grotta” che rientra nelle “civiltà della madre”. Nelle caratteristiche costruzioni dei presepi che avvengono non solo nei luoghi religiosi ma anche nelle case singole, i personaggi non sono soltanto il Bambinello, la Vergine, San Giuseppe, i Magi, il bue, l’asino, gli angeli, ma anche quelli che rappresentano il mondo agro-pastorale della regione e gli antichi mestieri.
In Abruzzo la tradizione presepiale ha messo profonde radici. E’ difficile rintracciarne le origini ma i documenti più antichi risalgono al XV secolo. Nella regione questa antica rappresentazione scenica della nascita di Gesù ha messo radici profonde probabilmente per la particolare conformazione del territorio che, con i suoi monti, le sue valli, le sue tradizioni pastorali e i centri abitati spesso arroccati sulle montagne e sulle colline, appare esso stesso come un presepe.
Dove non si poteva realizzare il presepio con i personaggi principali ,ci si limitava all'immagine del Santo Bambino posta nel punto più visibile. Ogni chiesa anche la più sperduta e povera aveva il suo Bambinello lavorato in cera o col gesso o scolpito in legno. Un Natale senza l’effigie di Gesù bambino non sarebbe stato più Natale per gli abruzzesi, perciò sull'altare maggiore di ogni chiesa c’era una cuna in cui giaceva tra luci e fiori il Bambino o del tutto ignudo o rivestito di seriche vesti. 

Il Santo Bambino e la devozione in Abruzzo


Particolarmente legate al culto del Bambino Gesù sono delle statuette che lo raffigurano in fasce, con tessuti pregiati, talvolta disteso, altre volte in piedi e benedicente con la corona. Si tratta di effigi dei Santi Bambini che i missionari in Terra Santa riportavano da lì al ritorno nei luoghi d'origine. Esse divennero subito immagini veneratissime dalla popolazione, alle quali si attribuivano speciali poteri taumaturgici e il ruolo di protettori della comunità, proprio per la loro provenienza Gerusalemme e Betlemme. 
Il più famoso è il Bambino della chiesa di Santa Maria d'Aracoeli a Roma del XV secolo, che tuttavia è una copia, essendo stato rubato l'originale dal 1994, il cui legno proverrebbe addirittura dal Getsemani. Molti altri se ne diffusero nel periodo compreso tra Seicento e Ottocento, e proprio al XVIII secolo si datano i "Santi Bambini" abruzzesi.
Fra i tanti Bambinelli che venivano esposti nel corso degli anni a Natale all’adorazione dei fedeli nelle chiese della regione, ne rimangono solo quattro che si distinguono per origine, fattura e grande valore storico-artistico. Essi sono il Santo Bambino di Calascio conservato nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie, il Santo Bambino di Lama dei Peligni nella chiesa di San Nicola, il Bambino di Palena venerato nella Chiesa di Sant’Antonio e il Bambino di Bisenti conservato nella Parrocchiale. 
Le quattro statuine hanno una caratteristica in comune: provengono, secondo antichi documenti, direttamente dalla Terra Santa.