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21 maggio 2025

Il culto dei Santi Patroni in Abruzzo.

IL CULTO DEI SANTI PATRONI IN ABRUZZO

 Si può parlare di identità regionale dell’Abruzzo solo a partire dal sec. XVIII; precedentemente si preferisce parlare di una “identità sfuggente” 1, dovuta alla sua conformazione policentrica, in cui ogni città ha difeso il suo peso politico, la sua presenza sul territorio. Ancora oggi c’è un forte campanilismo tra comuni e anche tra subregioni.

La storia ecclesiastica abruzzese ci documenta che lo spazio cittadino è profondamente segnato dalla presenza dell‘elemento religioso che si ritrova non solo nella agiografia e toponomastica, ma anche del paesaggio stesso costellato di chiese, monasteri, abbazie dal passato più o meno potente, e anche da piccoli luoghi di culto rupestri, cappelle tratturali, edicole votive. Più di tutti il Santo Patrono ha costituito il nucleo aggregante della identità municipale, segnando profondamente la cultura antropologica dei luoghi. Il culto per il santo patrono cittadino è l’espressione più antica e persistente del rapporto fra il santo e il luogo in cui ha versato il suo sangue e di cui spesso è stato anche vescovo, o che ha onorato con la sua vita esemplare e ha protetto dai pericoli spirituali e materiali.

Ci sono molti studi sulle cause e gli effetti del culto del Santo Patrono e su chi era, nel pensiero protocristiano, un Santo e come nasce e si sviluppa il relativo culto. Ne cito solamente due.
Uno studio a carattere generale:
Peter Brown, Il culto dei santi. L’origine e la diffusione di una nuova religiosità, Einaudi, Torino 2002.
Un altro studio in 5 volumi, specificatamente sui comuni abruzzesi:
Maria Concetta Nicolai, Un Santo per ogni campanile. Il culto dei Santi Patroni in Abruzzo
Volume I – Gesù e la sua Famiglia, gli Arcangeli, gli Apostoli ed Evangelisti
Volume II – I Martiri
Volume III – Papi , Vescovi e Patriarchi
Volume IV – Abati monaci, eremiti, eremitani, pellegrini e santi ausiliatori
Volume V – I taumaturghi. Due predicatori dell’osservanza. Tre santi della controriforma

Scrive I. Silone nella presentazione dell’Abruzzo sul Tourin Club 1948 (tutto il testo):

Nel quadro severo delle sue montagne e nelle difficili condizioni di esistenza da esse determinate, il profilo spirituale dell’Abruzzo è stato modellato dal cristianesimo: l’Abruzzo è stato, attraverso i secoli, prevalentemente una creazione di santi e di lavoratori.

Dopo averne capito le montagne, che sono il corpo, per scoprire l’interna struttura morale dell’Abruzzo bisogna dunque conoscerne i santi e la povera gente.

Si può infatti dire che manchino nella storia locale glorie civili e militari paragonabili a quelle della maggior parte delle altre regioni d’Italia; mentre, durante tutto il medioevo, che fu l’epoca di formazione dell’Abruzzo, e fino al secolo scorso, le anime elette non vi trovarono altro scampo e non vi conobbero altre forme di sublimazione e di genialità all’infuori di quelle religiose. E questo si rivela, a prima vista, anche al forestiero più distratto, per l’assoluta inferiorità costruttiva dell’architettura civile rispetto a quella religiosa: non sono infatti pochi i luoghi d’Abruzzo, tanto urbani che rurali dove, a chiunque abbia gusto ed interesse per le creazioni dell’arte, dopo aver visitato le chiese e i conventi, resta poco o nulla da vedere.

L’Abruzzo è pertanto fra le regioni più cristiane d’Italia. Questa regione che in tutta la sua storia, per i suoi duri valichi ed il carattere chiuso, aspro e diffidente dei suoi abitanti, è sempre stata di difficile accesso alle nuove credenze, fu invece tra le prime ad aprirsi al cristianesimo; erano ancora i tempi apostolici e il territorio si chiamava tuttavia provincia Valeria, quando vi arrivò e fu accolto il Vangelo. La nuova religione vi fu professata subito da uomini che l’accolsero in tutto il suo rigore, alieni dalle facilitazioni costantiniane, secondo attesta la memoria di un monachesimo autoctono, diverso da quello farfense e vulturnense e anteriore a San Benedetto.

Fino al Decretum super electione sanctorum in patronos di papa Urbano VIII (23 marzo 1630) la scelta dei santi patroni dei luoghi era operata indistintamente dalla Chiesa e dalle istituzioni civili, talvolta eleggendosi al patronato finanche i santi non canonizzati. Col decreto il pontefice pose fine agli arbitri fino ad allora perpetrati ed impose regole severe per l’elezione dei santi tutori, rendendo obbligatoria l’approvazione pontificia e imponendo un iter che prevedeva il voto ufficiale dell’ordinario diocesano, del clero secolare, di quello regolare e della popolazione del luogo interessato dal patrocinio, per poi trasmettersi l’incartamento alla Congregazione dei riti per una meticolosa analisi dello stesso.
Il decreto del 1630 è restato in vigore fino alla comparsa delle Normae de patronis constituendis promulgate il 19 marzo 1973 da papa Paolo VI. Le nuove norme stabiliscono una riduzione del numero dei santi patroni ad uno solo per snellire i calendari liturgici delle Chiese particolari, ma soprattutto confermano che la scelta del patrono spetta a coloro che godono della sua protezione, e quindi non solo al vescovo e al clero ma anche e soprattutto al popolo che è esplicitamente chiamato a esprimersi mediante pubbliche consultazioni.

In Italia tradizionalmente è consuetudine festeggiare il santo che ha il ruolo di patrono in una comunità. Nella città patrocinata, la giornata dedicata al santo è celebrata come un giorno festivo (il suo fondamento è nei contratti collettivi ). Il festeggiamento tradizionale prevede alcune cerimonie pubbliche, processioni, fuochi d’artificio e momenti conviviali. Il giorno festivo varia da comune a comune, a volte anche per uno stesso santo. Diversi comuni hanno fissato una doppia data; altri non hanno fissato una precisa data ricorrente ma una giornata relativa (per esempio ultima domenica di luglio, ecc.). In Abruzzo questa tradizione è ancora molto sentita e la festa del santo patrono continua ad essere la festa delle feste; è diventata molto più laica ma sempre identificante ed aggregante per le comunità, in modo particolare per i paesi soggetti nel tempo a forte emigrazione.

Il culto del Santo Patrono è comunque collegato alla storia delle diocesi abruzzesi, di cui si parla in un altro articolo.

Elenco cronologico culto dei Santi Patroni in Abruzzo

Ecco in ordine cronologico e raggruppati per mesi i Santi Patroni dei comuni abruzzesi. Per curiosità diciamo che i Santi titolari del patronato sono 173 (tra i più frequenti: la Madre di Dio 24, San Nicola di Myra 18, San Rocco 15, San Giovanni Battista 11). Per le feste che hanno come riferimento a Pasqua o in Albis occorre tenere in considerazione la data annuale della Pasqua.

Gennaio

5 settembre 2020

Maria Concetta Nicolai, "Un santo per ogni campanile. Il culto dei santi patroni in Abruzzo", voll.1 - 2 - 3 - 4 - 5.

Maria Concetta Nicolai, "Un santo per ogni campanile.
Il culto dei santi patroni in Abruzzo"
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Maria Concetta Nicolai, "Un santo per ogni campanile.
Il culto dei santi patroni in Abruzzo"
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Maria Concetta Nicolai, "Un santo per ogni campanile.
Il culto dei santi patroni in Abruzzo"
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Maria Concetta Nicolai, "Un santo per ogni campanile.
Il culto dei santi patroni in Abruzzo"
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Maria Concetta Nicolai, "Un santo per ogni campanile.
Il culto dei santi patroni in Abruzzo"
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Maria Concetta Nicolai, "Un santo per ogni campanile. Il culto dei santi patroni in Abruzzo", 5 voll.

Da: www.Academia.edu