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13 settembre 2020

Viaggi in Abruzzo: Estella Canziani e Maurits Cornelis Escher.

Viaggi in Abruzzo: Estella Canziani e Maurits Cornelis Escher.


Estella Canziani: “Attraverso gli Appennini e le Terre degli Abruzzi. Paesaggi e vita paesana”, 1928.

      La riedizione del volume di Estella Canziani: "Attraverso gli Appennini e le Terre degli Abruzzi. Paesaggi e vita paesana" a quasi un secolo dal viaggio che l’autrice compì in Abruzzo insieme al padre, è un occasione preziosa per rileggere, o leggere per la prima volta, - considerata la scarsa diffusione del testo pubblicato in Inghilterra nel 1928 e tradotto in Italiano solo molti anni più tardi - un libro che ci restituisce un Abruzzo che non c’è più. Un mondo irrimediabilmente e definitivamente scomparso con la fine del mondo contadino e silvo-pastorale.

    E’ la stessa autrice che nella prefazione dichiara esplicitamente il suo intendo: “Questo libro – con 24 immagini a colori e disegni in bianco e nero – vuole essere soprattutto una descrizione del paese e della vita di pastori e contadini nelle quasi sconosciute province italiane degli Abruzzi, nell’Appennino centrale, come essi erano immediatamente prima della guerra (I guerra mondiale).”
    La pittrice inglese, appassionata di folclore, arriva in Abruzzo con l’idea precisa di ricercare un mondo lontano dalla “civiltà”, dove è più facile ritrovare paesaggi, vita, tradizioni e credenze popolari che la interessano, incuriosiscono e affascinano. Depurato dagli elementi più inverosimili - una terra pericolosa e infestata dai briganti - alla quale era stata erroneamente preparata, trova un mondo nel quale “contadini e pastori, sebbene primitivi e molto spesso impulsivi, mostravano agli stranieri che sapevano comprenderli genuina simpatia e non di rado eccezionale gentilezza”.

    Nel resoconto del viaggio la Canziani descrive, senza particolari mediazioni o interpretazioni, quello che vede e che riesce a raccogliere nei comuni – quasi esclusivamente dell’Aquilano e della Valle Peligna - che visita. Pratiche religiose, canzoni, modi di dire, poesie, rituali magico-religiosi, la vita di ogni giorno, i paesaggi e i ritratti dei propri dipinti e i tanti disegni in bianco e nero. Tutto contribuisce a documentare l’Abruzzo dei primi anni del secolo scorso.

    Oggi più che mai, quando anche gli elementi materiali della nostra storia e della nostra cultura sono venuti meno per gli effetti di un disastroso terremoto, abbiamo bisogno di ritrovare il filo di collegamento con un passato che ha contribuito a determinare fortemente la nostra identità. Il libro della Canziani, da questo punto di vista, è una piacevole ed utile lettura.

    “Colgo l’occasione per ringraziare coloro che si sono impegnati a conservare gli antichi monumenti e le tradizioni di quello che è uno dei più bei paesi del mondo”. Così si esprime l’autrice nella prefazione.

    Monumenti e tradizioni. Ai quali aggiungerei il paesaggio, di quello che continua ad essere uno dei più bei paesi al mondo. Anche oggi, che molti dei monumenti sono da restaurare, il paesaggio deve essere salvaguardato da attacchi continui e le tradizioni, che non sono bizzarrie folcloristiche, devono essere, per quel che ancora permane, conservate.
    Sono le cose da fare in un “programma” che ci viene da chi un secolo fa visitò “gli Abruzzi” e ci restituisce oggi l’essenziale che dà senso al nostro stare negli stessi luoghi, in quella montagna abruzzese che l’autrice collegò in qualche modo alle Alpi del Piemonte, della Savoia e della Val d’Aosta che erano state in precedenza meta dei suoi viaggi.

Da: http://tabacus.ilcannocchiale.it/2009/12/12/il_libro_di_estella_canziani.html


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Alcune opere della Canziani:


Estella Canziani, “Cooking near Sulmona, Abruzzi, 1913-28”, watercolour and bodycolour on brown paper, 27.6 x 18.9 cm., Birmingham Museums Trust, United Kingdom.



Estella Canziani, “Bride in Old Costume, Abruzzi, 1910-28”, watercolour with touches of bodycolour, 29.3 x 21.1 cm., Birmingham Museums Trust, United Kingdom.




Estella Canziani, “Gold Jewellery, 1913-28”, watercolour and bodycolour on blue-grey paper, 12.5 x 17.6 cm., Birmingham Museums Trust, United Kingdom.



Estella Canziani, “Evil Eye Amulets, Abruzzi, 1910-28”, watercolour on blue paper, 17.9 x 12.7 cm., Birmingham Museums Trust, United Kingdom.




Estella Canziani, “On the Way to Pian de'Emparatore, Abruzzi, 1913-28”,
watercolour and bodycolour, 19.2 x 27.8 cm., Birmingham Museums Trust, United Kingdom
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Estella Canziani, “Procession of S. Domenico, Abruzzi, 1913-28”,
 watercolour and bodycolour on grey-brown paper, laid onto card, 35.4 x 25.4 cm., Birmingham Museums Trust, United Kingdom.



Estella Canziani, “Widow And Bride, Scanno , Abruzzi, 1910-28”,
watercolour and bodycolour, 23.6 x 19.9 cm., Birmingham Museums Trust, United Kingdom.


Estella Canziani, “Corona, Lent Doll and Harness, Abruzzi, 1920-28”,
watercolour and bodycolour on blue-grey paper, 17.8 x 12.6 cm., Birmingham Museums Trust, United Kingdom.


Estella Canziani, “The Grandmother, Mascione, Abruzzi, 1920-28”, watercolour & touches of bodycolour on grey paper, 27.8 x 18.2 cm., Birmingham Museums Trust, United Kingdom.



Estella Canziani, “Tying on Charm against Evil Eye, Scanno, Abruzzi, 1913-28”, watercolour and bodycolour on grey-brown paper (folded edge), 27.7 x 19.2 cm., Birmingham Museums Trust, United Kingdom.



Estella Canziani, “Castel del Monte, Abruzzi, 1913”, watercolour over pencil with bodycolour, 25.3 x 35.4 cm., Birmingham Museums Trust, United Kingdom.





Estella Canziani, “Castelvecchio, Abruzzi, 1913-28”, watercolour and bodycolour on brown paper, 27.9 x 18.9 cm., Birmingham Museums Trust, United Kingdom.



Estella Canziani, “Maria with cooking pots, Mascione, Abruzzi, 1913-28”, watercolour and bodycolour, 39.5 x 36.2 cm., Birmingham Museums Trust, United Kingdom.


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Escher e l’Abruzzo: una storia da riscoprire.

Escher, autoritratto

Maurits Cornelis Escher è stato un incisore e grafico olandese, vissuto tra la fine dell’ottocento e i primi anni ’70 del novecento. La sua arte è ancora oggi amatissima, non tutti sanno, però, che è legata indissolubilmente all’Abruzzo.
Nel 1922 Escher si trasferì in Italia e dopo aver vissuto brevemente in Toscana, si trasferì dapprima sulla Costiera Amalfitana, per poi stabilirsi definitivamente a Roma. Durante la sua permanenza nella capitale, che abbandonerà nel 1935, si dice per evitare che suo figlio George diventasse un piccolo Balilla, Escher prende l’abitudine di passare l’estate viaggiando per l’entroterra dell’Italia centro meridionale; i suoi sono veri e propri viaggi avventura ante litteram, a dorso d’asino, mangiando quello che ci si riusciva a procurare e passando la notte spesso all’aperto. Ecco quello che dice l’artista in una lettera all’amico Bas Kist: “Mi sono abituato a fare questo tipo di viaggi ogni primavera, mi restituiscono vigore nel corpo e nell’anima e poi raccolgo del materiale per i mesi successivi. Non conosco altra gioia che vagabondare per le colline e attraverso le valli, da paese a paese, sentire gli effetti della natura incontaminata.”
Dopo aver visitato la Calabria, tra il 1928 e il ’35 Escher visitò per tre volte l’Abruzzo.
L’incisore olandese rimase stupefatto dalla natura lussureggiante della nostra regione; abituato ai paesaggi dell’Olanda è colpito dalle gole, le montagne e soprattutto dagli incantevoli borghi aggrappati ai monti. Tanto colpito che progetta di dedicare all’Abruzzo un volume illustrato, un libro che non vedrà mai la luce ma di cui ci rimangono 28 bellissime incisioni, tra le migliori del periodo paesaggista di Escher.
L’olandese coltiva quasi un’ossessione soprattutto per l’antico borgo di Castrovalva, minuscola frazione di Anversa degli Abruzzi, posto a 820 metri sul livello del mare. Castrovalva è un borgo difficilmente raggiungibile, fuori da strade di passaggio e per questo fuori da grandi giri turistici, ma per chi vi arriva, lo spettacolo che offre è unico. Per recarsi a Castrovalva si deve percorrere la statale 479 verso Scanno e poi arrampicarsi, tornante dopo tornante, per la ripida strada che porta al borgo, fino all’ultima curva a gomito, denominato “Girone Escher” proprio in onore del soggiorno dell’incisore, dove è posta una lapide a ricordo. Il paesino, che sorge nelle Gole del Sagittario, è composto da poche, antiche case, che si raccolgono attorno alla chiesa di Santa Maria della neve, in piazza Risorgimento, e dall’arco medievale che sorge a poche decine di metri. Le incisioni che ritraggono Castrovalva sono tra le più apprezzate e conosciute di Escher, sono apparse in decine di mostre nei più prestigiosi musei del mondo; ma un altro fatto, più avventuroso e in linea coi tempi, lega il nome di Escher al borgo. Durante una delle sue visite, infatti, l’incisore, stanco per la lunga arrampicata, decise di fermarsi a trascorrere la notte nella casa del maestro elementare Don Vito, posta prima dell’ingresso al paese. Fu qui che all’alba venne arrestato dalle forze dell’ordine, accusato di aver preso parte all’attentato a Vittorio Emanuele III, che aveva avuto luogo a Milano poco tempo prima. L’accusa, che fu in breve smontata, era partita da una donna del paese, insospettita dallo sguardo “malvagio” dello straniero Escher e, soprattutto, dal fatto che la sera prima non avesse preso parte alla processione del Corpus Domini.
Ma le incisioni del grande artista olandese che ritraggono l’Abruzzo sono numerose e non sono ambientate solo a Castrovalva; Escher esplorò altri borghi nei dintorni di Sulmona e nell’entroterra della regione, ecco così splendide opere su Goriano Sicoli, Scanno, Opi e Anversa degli Abruzzi.


Escher, Castovalva, incisione



Dopo il 1935 Escher lasciò l’Italia continuando a evolversi nella sua arte, il famoso “Belvedere” del 1958 tuttavia presenta una sorta di “tributo” alla regione che gli era rimasta nel cuore e negli occhi; il paesaggio ritratto è infatti una sorta di Gran Sasso visto in modo speculare. La fortuna dell’incisore olandese, un po’ come tutta la sua arte, si contrassegnò per la bizzarria; infatti ebbe grande successo dapprima tra matematici e scienziati, che vedevano ritratte nelle sue opere teorie cui Escher era giunto per induzione, essendo, per sua stessa ammissione, piuttosto scarso in matematica e non proprio brillante nell’afferrare alcuni concetti scientifici. Più tardi arrivò anche la consacrazione nel mondo dell’arte, tanto che Escher poté godere di grande fama ancora in vita. Ma l’incisore, che aveva tratto forte ispirazione dall’italiano Giovanbattista Piranesi, di cui era grande ammiratore e collezionista, rimase sempre un personaggio peculiare, schivo e riservato ma consapevole della propria unicità, tanto che si raccontano vari aneddoti sulla sua persona. Alla fine degli anni ’60 Mick Jagger gli scrisse una lettera, chiedendo il permesso di utilizzare una sua opera per la copertina di un disco dei suoi celebri Rolling Stones. Jagger, in modo assai informale, e forse non conoscendo la personalità di Escher, esordì con un “Ciao Maurits” che non andò giù al maestro, il quale, gelido, rispose “Sono il signor Escher” e che non aveva tempo per simili sciocchezze. Tuttavia, anche se dopo la sua morte, una sua immagine fu comunque utilizzata per una cover di un disco dei Pink Floyd.
Ma qual è l’eredità di Escher? Le sue opere continuano a essere ammirate e studiate, anche da scienziati, in tutto il mondo, per non parlare degli utilizzi commerciali in spot e merchandising. E con esse, continua a essere ammirato in tutto il mondo anche il nostro Abruzzo più selvaggio e ancestrale, proprio quello che aveva conquistato l’artista olandese e che è ancora ben presente tra i nostri monti.


 


 Andrea La Rovere, da: PescaraPescara.it


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M.C. Escher (sulla sinistra), in viaggio tra Scanno e Villetta Barrea, nel maggio del 1929.




M.C. Escher, Opi.



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