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13 novembre 2024

La Guerra degli Antò (1999), di Riccardo Milani. Film girato a Montesilvano.


La guerra degli Antò è un film del 1999 diretto da Riccardo Milani.

Il film, tratto dal romanzo omonimo di Silvia Ballestra, è ambientato tra la fine del 1990 e l'estate successiva e racconta delle vicende d'un gruppo di quattro giovani punk abruzzesi originari di Montesilvano in provincia di Pescara.


Trama:
Montesilvano, ottobre del 1990. Quattro amici condividono il nome proprio e l'appartenenza alla subcultura punk; per distinguerli tra di loro vengono soprannominati, aggiungendo al diminutivo dialettale "Antò", l'epiteto, rispettivamente, di "Lu Malatu" (infermiere presso una clinica del luogo), "Lu Zombi" (postino in un paese della provincia pescarese), "Lu Zorru" (giornalista freelance per il quotidiano abruzzese Il Centro) e "Lu Purk". I quattro ragazzi sono nauseati dalla vita di provincia e dal servilismo dei loro concittadini verso l'ingegnere Treves, potente speculatore edile della zona, in particolar modo Lu Purk che decide di trasferirsi come studente al DAMS dell'Università di Bologna. Inizia così a frequentare l'ambiente culturale alternativo locale, insieme alla compaesana Sballestrera, ma presto le sue aspettative sono deluse, a causa delle difficoltà riscontrate negli studi, ma soprattutto della dolorosa rottura di una breve relazione amorosa con una studentessa. Convinto ormai di essere stato amato in tutta la sua vita solo da sua nonna, da tempo defunta, per reazione decide di partire alla volta della tanto idealizzata Amsterdam, città di riferimento per il mondo punk; per finanziarsi il viaggio si fa assumere presso un cantiere edile del capoluogo emiliano ma un infortunio sul lavoro, e conseguente degenza ospedaliera, sembrerebbero inizialmente impedire la sua partenza. La prospettiva di essere costretto a tornare come pietoso storpio al paese, per vivere con la famiglia, è l'impulso decisivo che gli fa decidere di fuggire dall'Italia, grazie al supporto fornitogli dagli altri Antò e da Sballestrera. Poco tempo dopo Lu Zorru, datosi alla macchia per evitare il servizio di leva nella Marina Militare, conseguenza dello scoppio della guerra del Golfo (chiamata alle armi in realtà fittizia), raggiunge nella città olandese Lu Purk. I famigliari de Lu Purk, non avendo più sue notizie da diverso tempo, decidono di rivolgersi a Chi l'ha visto?, con la speranza di ottenere maggiori informazioni sulla sorte del giovane, durante cui si aggiungerà la notizia della scomparsa di Lu Zorru. Ai parenti dell'amico, si aggiungono come testimoni pure Lu Malatu e Lu Zombi, a conoscenza della vera identità degli autori dell'inganno subito da Lu Zorru: la loro partecipazione al programma, condotto da Donatella Raffai, si trasforma però in un atto di denuncia, urlato in diretta televisiva, nei confronti del sistema di potere che regge Montesilvano, e contro lo stile di vita dell'intera società occidentale, con conseguente allontanamento forzato da parte del servizio di sicurezza della trasmissione. Intanto tra i due fuggiaschi scoppia un diverbio, con esito disastroso quasi immediato, a causa del quale saranno rimpatriati coercitivamente dalla polizia olandese, finendo amaramente per ricongiungersi con gli altri Antò nel loro paese natale.
Da: Wikipedia

26 aprile 2024

Festival nazionale Canti della Montagna - Montesilvano, 1993.



CANTI ABRUZZESI ARCHIVIO VINCENZO COCCIONE - POGGIOFIORITO FESTIVAL NAZIONALE "CANTI DELLA MONTAGNA" 1993 CENTRO ABRUZZESO EST - MONTESILVANO 


J'ABBRUZZU canzone abruzzese del 1948 di Carlo Perrone-Nazzareno de Angelis 

Rassegna canti sacri a 4 voci 

SALVE REGINA 

RESTA CON NOI, O SIGNORE 

MUNTAGNA CARA 

LA MUNTAGNA E' UNE di Eldo Verzellini - Gino Piastrelloni 

MADONNA ME' di Fausto de S. 

QUANDO SI PUO', CADE LA NEVE di Errico Gizoni 

LA MUNTAGNA di Mario D'Arcangelo - Argentino Montanaro 

MUNTAGNA DOCE E CARE di Camillo Coccione - Vincenzo Coccione 

LA PASTORELLA di Italo Luciani 

MAJELLA ME' di Camillo Di Benedetto - Vincenzo Polidoro 

DIMMELE TU di Rocco Granata - Aldo Nicolini 

INNO ALLA MONTAGNA di Donato Ricci 

BORGA DE ROMA di Gino Bonanni 

NINNA NANNA A LA MUNTAGNE di Nicola Stivaletta 

CANTE DE MUNTAGNE di Gino Piastrelloni.

17° Festival nazionale Canti della Montagna - Montesilvano, 1993.


ARCHIVIO VINCENZO COCCIONE - POGGIOFIORITO 17° FESTIVAL NAZIONALE CANTI DELLA MONTAGNA CENTO ABRUZZO EST - MONTESILVANO 1993 

LATO A 

MUNTAGNA ME' di A. Di Biase 

MUNTAGNE NOSTRE, MUNTAGNE CARE 

CHE LUCIA STRANE di Aldo Aimola Francesco Lorenzi 

FONTE D'ANTICHE MUNTAGNE di Bonanni 

LA VOCE DELLA NEVE di Eldo Verzellini Gino Piastrelloni 

SUL SENTIERO di Enrico Zanini 

SUL MONTE (?) 


LATO B 

SALTARELLA  

canti vincitori 

LA MUNTAGNA ME' di Di Biase 

CCHIU' SSU di Mario Bosco Lino Crognale 

PE' LA MUNTAGNE di Mario D'Arcangelo Argentino Montanaro 

CIME D'INCANTE di Camillo Coccione Vincenzo Coccione 

E NA SPOSA LA MAJELLE di Nicola Stivaletta 

PAESE DI MUNTAGNE di F. Pincelli.

11 marzo 2024

18° Festival Nazionale Canti della Montagna, Roccaraso, 1994.



Canzoni:

LATO A

DOLCE MONTAGNA

MUNTAGNA ME' di A. Basile

INNO ALLA STAZIONE AQUILANA DEL CAI di Mariano Nicolucci

A MMETE di G. Augelli, Francesca Petroni

ALTIPIANI di Antonio Gentile

MONTE SACRO

canzone?

CIMA DI MONTAGNA di Gaetano Gnagnarella

LATO B

LA SERENATA DE LU PASTORE

GRAN SASSU ME' di I. Luciani

STU MONTE VOGLIE CANTA'

RECURDE DE MUNTAGNE di Argentino Montanaro

CIMA DI MONTAGNA di E. Verzellini - Gino Piastrelloni

SUNEME

CHE PACE A LA MAJELLE di Nicola Stivaletta

TRA CIME E VALLE di Camillo e Vincenzo Coccione

10 ottobre 2023

Artisti Abruzzesi - La bottega dei Conti di Sulmona alla fine dell’800.

Artisti Abruzzesi - La bottega dei Conti di Sulmona alla fine dell’800
di Angelo Iocco


In questa piccola ricerca, desidero far qualche luce su questa bottega sulmonese di scultore e pittori di opere sacre, attiva tra la metà e la fine dell’800, che come i Falcucci di Atessa e i Salvini e Tenaglia di Orsogna, cercarono di riportare una ventata di freschezza neobarocca nel panorama pittorico abruzzese e nelle sue province.
Ringrazio degli amici, e in particolare la pagina ARTISTICO ABRUZZO per alcune notizie e le attribuzioni delle opere.
Non sappiamo molto sulle origini della famiglia Conti. Alcune fonti indicano un busto a Città Sant'Angelo, nella Chiesa collegiata, di un certo Andrea Conti, una statua di una Madonna del Carmine di un certo Raffaele Conti vicino L'Aquila e il quadro della Santissima Trinità di Taranta Peligna indicata come di Vincenzo Conti del 1892 (anche se è un dato impossibile dato che tutte le sue altre opere sono dell'inizio del secolo).

Il Quadro di Taranta Peligna

Molto ricordato, tra gli artisti di questa famiglia fu Vincenzo Conti, di lui Vincenzo Bindi scrisse alcune note biografiche nella relativa voce nel suo Dizionario degli Artisti Abruzzesi, ma non di particolare aiuto per l’attribuzione delle sue opere.

Vincenzo Conti, San Michele Arcangelo

Vincenzo Conti, San Giovanni Evangelista, chiesa parrocchiale di Campana di Fagnano, 1817

2 dicembre 2022

Paul Scheuermeier e Gerhard Rohlfs, Ricordi dell’Abruzzo rurale, 1923-30.


















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Visitareabruzzo.it

Paul Scheuermeier: il racconto dell’Abruzzo di ieri
Un viaggio in un tempo non troppo lontano
 Francesca Liberatore


Paul Scheuermeier è il protagonista della storia di oggi… o meglio, è proprio lui a raccontarcene una.

Paul Scheuermeier
Paul Scheuermeier

Eppure, il nostro Paul non è uno scrittore, ma una storia ce l’ha saputa ugualmente narrare, utilizzando uno dei mezzi più efficaci di cui disponiamo: l’immagine.

Non sarebbe giusto nemmeno definirlo semplicemente un fotografo, perché il suo viaggio in Italia non è mosso dal puro desiderio di immortalare contadini e artigiani alle prese con le loro faccende.

E allora è giusto spiegarvi chi è davvero Paul Scheuermeier e perché è così importante per l’Abruzzo.

Paul Scheuermeier nasce a Zurigo nel 1888 e per tutta la vita svolgerà il mestiere di linguista.

Sarà proprio questo il motivo per cui lo vedremo in Italia tra il 1920 e il 1925, e successivamente nel 1930, accompagnato dal glottologo e filologo tedesco Gerhard Rohlfs, alle prese con una ricerca sul campo nell’Italia centrosettentrionale per conto di Karl Jaberg e Jakob Jud, interessati alla compilazione dell’Atlante linguistico ed etnografico dell’Italia e della Svizzera meridionale (AIS).

Ebbene, il lavoro permise di raccogliere un preziosissimo materiale documentario, che venne pubblicato dal solo Scheuermeier nel 1943 con il titolo “Bauernwerk in Italien”, di cui l’edizione in lingua italiana dal titolo “Il lavoro dei contadini. Cultura materiale e artigianato rurale in Italia e nella Svizzera italiana e retoromanza”, risale al 1980.

Foto Paul Scheuermeier
Foto Paul Scheuermeier

I suoi viaggi ci hanno lasciato l’archivio più ricco e completo di dati sulla lingua e sul dialetto ma anche sulle tecniche di lavoro agricolo. Di ogni regione italiana vengono visitati i centri ritenuti più significativi dal punto di vista linguistico e i dati sono raccolti attraverso dettagliati questionari suddivisi in base ai differenti oggetti. Tra il 1923 e il 1930, essi fecero tappa in 16 località abruzzesi, comprese alcune oggi appartenenti al Lazio e al Molise.

Nel 1925 Scheuermeier toccò, in successione, Leonessa, Amatrice, Sassa, Capestrano, Montesilvano, Castelli, Bellante; dal Teramano risalì poi verso le Marche.

L’Abruzzo nell’opera di Paul Scheuermeier
L’Abruzzo nell’opera di Paul Scheuermeier

Gerhard Rohlfs svolse, invece, una prima indagine già nel settembre del 1923 a Scanno e Morrone del Sannio; nell’autunno del 1924 fu a Roccasicura, in quello del 1925 a Tagliacozzo, Fara San Martino, Crecchio e Palmoli. Ad agosto del 1926, si fermò a Trasacco.

Infine, nel 1930 Scheuermeier si recò a Palmoli e a Civitaquana per proseguire con i suoi approfondimenti etnografici.

Foto Paul Scheuermeier
Foto Paul Scheuermeier

Entrambi intervistarono contadini, pastori, artigiani; annotarono minuziosamente i dati linguistici, raccolsero notizie su caratteristiche e uso degli utensili relativi ai diversi mestieri agricoli e alle attività casalinghe; effettuarono una sistematica rilevazione fotografica degli oggetti, degli informatori nell’atto di mostrare le tecniche di lavoro, degli ambienti rurali e domestici, delle abitazioni; corredarono ogni foto con una dettagliata scheda descrittiva; registrarono sintetiche informazioni sulle località e sui soggetti intervistati. E a tutto questo si aggiunsero i disegni di Paul Boesch, il diario di campo di Paul Scheuermeier e la sua corrispondenza – lettere e cartoline – con i “maestri” Karl Jaberg e Jakob Jud che dalla Svizzera seguivano costantemente l’andamento delle inchieste.

Oltre alle descrizioni linguistiche, dunque, viene fissato con la macchina fotografica tutto quanto appariva utile e interessante. Lo stesso Scheuermeier racconta: “È nota l’importanza capitale della conoscenza delle cose. Il raccoglitore deve vedere e descrivere gli oggetti di cui gli parlano. Egli studierà la casa rurale, la cucina, la stalla, l’allevamento del bestiame, la lavorazione del latte; si farà un’idea, almeno sommaria, dei principali lavori agricoli. Nessun questionario gli potrà servire dappertutto. Il miglior metodo sarà sempre di andare a vedere sul posto gli oggetti e i lavori e di fissarne l’immagine in fotografie e disegni accompagnati da descrizioni particolareggiate”.

Scheuermeier, dunque, non ci lascia solo il risultato della sua acuta ricerca linguistica, ma l’aspetto davvero interessante riguarda la preziosità e l’unicità delle immagini da lui scattate, che riescono ad immortalare la vita dei contadini di allora, il valore autentico di quella faticosa vita e di quei luoghi dove le parole, le cose e i volti si sovrappongono, tracciando un ritratto del tutto inedito dell’Abruzzo.

Le foto e i disegni originali sono di proprietà dell’Archivio AIS Dell’Università di Berna dove sono conservati ma è possibile all’ interno del Museo della Civiltà Contadina nel Castello Marchesale di Palmoli, visitare un’intera area dedicata al lavoro di Paul.

Le stesse foto, inoltre, sono protagoniste di un libro a cura di Francesco Avolio e Anna Rita Severini, dal titolo “Paul Scheuermeier, Gerhard Rohlfs. Gli Abruzzi dei contadini, 1923-1930”.

Da: Visitareabruzzo.it

18 agosto 2022

5° Festival Abruzzese Canti della Montagna di Montesilvano.

Canzoni abruzzesi 
Lato A 
NINNA NANNA A UNA PICCOLA MONTANARA di G. D'Andrea
LA SERA SUI MONTI di E. Zardini 
SUL SENTIERO di E. Zardini 
SULLA CIMA DEL COL DI LANA di E. Zardini 
MONTAGNE NOSTRE, MONTAGNE CARE di R. e A. Gentile 
LA VOCE DELLA NEVE di E. Verzellini, G. Piastrelloni 
LA NEVE di A. Olivieri 
MUNNE D'ANTICHE MUNTAGNE di Cosimo Savastano, G. Buonandi 
LASSU' di S. Stellino, Camillo Berardi 
VIVI ANCORA, GIOVANE ALPINO di Mario d'Arcangelo, Argentino Montanaro 

Lato B 
LA PASTORELLA di P. Ferretti, I. Luciani 
MAJELLA ME di Camillo Di Benedetto, Vincenzo Polidoro 
DIMMELE TU di A. Granata, A. Nicolini 
MORGA DE LUNA di C. Savastano, G. Buonandi 
MUNTAGNE DOCE E CARE di Camillo e Vincenzo Coccione 
NINNA NANNA ALLA MONTAGNA di Nicola Stivaletta 
SULLE CIME di A. Olivieri 
INNO ALLA MONTAGNA di Donato Ricci, fuori concorso 
SALITE ALLA MONTAGNA di G. Vannicola, F. Colombano 
AMICO MIO di Donato Stella a Giovanni Paolo II 
CHE PACE di Ottaviano Giannangeli, Benedetto Bianchi


26 giugno 2022

Canzoni Abruzzesi, 1° Festival I Canti della Montagna, Montesilvano 1990.

 


Canzoni Abruzzesi, 1 Festival Canti della Montagna, Montesilvano 1990.


Cantano i Cori  "Sant'Andrea" di Pescara e "Tommaso Coccione" di Poggiofiorito

Lato 1 
MONTAGNE DI STU CORE di P. Ferretti, V. Pallozzi Lavorante 
LA MUNTAGNA NOSTRE di Giuseppino Mincione, Antonio Piovano 
MUNTAGNE MUNTAGNE di Lino Crognale 
VOCE DE MUNTAGNE di Camillo e Vincenzo Coccione 
MUNTAGNA ME di R. Granata, G. Lanci 
FUNTANELLE DE MUNTAGNE di Camillo Di Benedetto, Vincenzo Polidoro 

Lato 2 
LU GIGANTE CHE DORME di F. Bonaventura, Francesco Pincelli 
VIVA LA MONTAGNE di Nicola Stivaletta 
MONTAGNA AMORE E VITA di Bruno Manzitti 
MONTAGNA MIA di N. Ovale, I. D'Onofrio 
LA PURRUARE di R. e A. Gentile 
AMORE AMORE elab. di O. De Cesaris

Da: Abruzzo Forte e Gentile 95