26 giugno 2024
Anton Ludovico Antinori e un suo manoscritto inedito sulla Storia di Lanciano.
Ritratto di A.L.Antinori |
Anton Ludovico Antinori e un suo manoscritto inedito sulla Storia di Lanciano
di Angelo Iocco
Questo articolo è estratto da un capitolo del volume Omaggio a Uomobono Bocache nel bicentenario
della morte (1824-2024), Lanciano 2024, a cura dello scrivente. Uomobono
Bocache (1745-1824) lancianese, scrisse come sappiamo, i suoi manoscritti del
Saggio istorico critico della Città di Lanciano, oggi conservato in 14 volumi
nella Biblioteca comunale di Lanciano. quali furono le sue fonti? Nei suoi
Manoscritti egli fa riferimento a diversi storiografi abruzzesi e lancianesi,
come Giacomo Fella, Pietro Polidori o Domenico Romanelli. Ma lo storiografo
maggiormente preferito e sempre lodato dal Bocache è assolutamente Anton
Ludovico Antinori (1704-1778), che fu arcivescovo di Lanciano dal 1745 al 1754,
per andare successivamente a Matera. L’Antinori, appassionato e infaticabile
ricercatore di memorie storiche abruzzesi, fedele seguace del nuovo metodo
muratoriano, la ricerca capillare delle fonti ovverosia, inedite ed edite, lo
spoglio degli archivi ecclesiastici, civili e privati, sappiamo che desiderava
stendere una Storia critica di Lanciano “città doppiamente a lui cara”, come
scriveva in una lettera all’amico canonico Silvestro Cinerini. Purtroppo questi
suoi appunti rimasero abbozzati, manoscritti, e per varie vicende di passaggi
familiari, giunsero presso gli eredi Maranca di Lanciano; il giurista Antonio
Maranca (1773-1858) ad esempio ampiamente attinse agli appunti di Antinori, ed
acconsentì all’abate Domenico Romanelli da Fossacesia (1756-1819) di servirsene
per le sue ricerche. Purtroppo Romanelli, con il suo carattere arrivista e
anche “confusionario”, si lasciò suggestionare dalle ricerche delle Antiquitates Frentanorum redatte qualche
decennio prima della sua nascita dall’abate Pietro Polidori da Fossacesia
(1687-1748), le quali molte invenzioni e sciocchezze gettavano sulle antichità
italiche e romane dei Frentani, e delle città della Frentania, che gravitavano
da Aterno-Pescara fino a Larino, per non parlare delle varie lapidi false o
male interpretate di Anxanum-Lanciano, Ortona, Histonium e altre.
Desideriamo qui trattare di un manoscritto antinoriano ancora inedito,
citato diverse volte nei vari studi e ricerche sull’Antinori, ad esempio nel I
volume dell’Antinoriana, L’Aquila,
1978, ma non abbastanza analizzato criticamente. Vale a dire il volume dell’Istoria critica ovvero Memorie ragionate
della Città di Lanciano di Antonio Antinori, ad uso della famiglia
Liberatore, 1788, conservato presso la Biblioteca nazionale di Napoli. Già la
data postuma lascia molto a desiderare sulla genuinità di questi appunti
ricopiati posticciamente su quanto aveva raccolto il dotto prelato su Lanciano!
Ma torniamo per un momento al Romanelli. Egli attinse ampiamente al I fascicolo
di queste memorie antinoriane per pubblicare nel 1790 le sue Antichità storico critiche sacre e profane
esaminate nella regione dei Frentani, aggiungendo, come chiosa nelle note,
varie sue osservazioni, in gran parte però “tradotte” dal latino di alcune
dissertazioni del già citato Polidori, rendendo dunque una meschina
manipolazione alle congetture del manoscritto antinoriano, su di cui purtroppo
gravitando dubbi di genuinità in diversi passaggi; per non parlare delle vere e
proprie aggiunte postume per descrivere alcuni fatti avvenuti nell’ultimo
decennio del ‘700, come ad esempio annotare la morte del Padre cappuccino
Bernardo Maria Valera, poeta e amico dell’Antinori, oppure segnalazioni di
“scovrimenti” di pavimenti a mosaico o di lapidi qui e lì per Lanciano ad opera
del Bocache o del Romanelli, con tanto di data di rinvenimento! Ciò purtroppo
la dice lunga sul senso di valorizzare delle ricerche inedite in Lanciano,
anche se questa pratica era abbastanza comune fra gli eruditi delle varie città
d’Italia, cioè aggiungere qualcosa di proprio a ricerche manoscritte già
compilate; pratica del resto disdicevole e abbastanza criticabile secondo gli
occhi della moderna critica filologica.
Anche il Maranca, come detto, per le sue ricerche, attinse ampiamente a
questo manoscritto antinoriano, che puntualmente cita nella sua Istoria diplomatica di Lanciano, o nell’Istoria Frentana, o ancora nella Biografia di uomini illustri di Lanciano,
tutti manoscritti ancora inediti conservati nella Biblioteca comunale di
Lanciano, eccettuato l’ultimo citato, nella Biblioteca Provinciale di Pescara. Sarebbe da fare un’analisi critica
anche sul modo in cui Maranca citava il suo avo Antinori, poiché spesso e
volentieri citava passi non antinoriani, ma frutto delle interpolazioni di
Romanelli & Co., o ancora confondeva gli appunti antinoriani con altri
appunti dello stesso fascicolo redatti però dal giurista Pasquale Maria
Liberatore, anche lui lancianese e collega di Maranca nelle ricerche di storia,
il quale sulla scorta di tali notizie, redasse un fascicolo di Elenco di
famiglie nobili lancianesi, ripartite attraverso i 4 Quartieri di Lanciano, e
allegato a questo fascicolo conservato a Napoli. Nonostante ciò, nelle note del
Maranca si fa riferimento anche a manoscritti di storia lancianese redatti dal
Liberatore. Quali sono? Le chiose aggiunte all’Antinori nel 5° to fascicolo del
manoscritto? La ricerca è ancora aperta. Una fotocopia di questo manoscritto è
conservata oggi nella Biblioteca diocesana della Curia di Lanciano.
12 maggio 2024
Pietro Polidori, Uomobono Bocache e le antiche iscrizioni su Anxanum – Lanciano.
Ritratto di Pietro Polidori, foto presa dal Dizionario biografico della Gente d’Abruzzo di Raffaele Aurini, ripubblicato nella copertina di G. Natale, Vita, opere e alcune dissertazioni inediti delle Antiquitates Frentanorum dell’abate Pietro Polidori di Fossacesia, Lanciano 2010
Pietro Polidori, Uomobono Bocache e le antiche iscrizioni su Anxanum – Lanciano
di Angelo Iocco
Questo lavoro è un abstract dal libro di prossima pubblicazione Omaggio a Uomobono Bocache nel bicentario della morte (1824-2024), di Angelo Iocco, Bibliografica, Castelfrentano, 2024.
Pietro Polidori o Pollidori (morto nel 1748) di Fossacesia, è ancora
oggi assai citato (nel bene e nel male) da tutti gli scrittori di cose
abruzzesi per i suoi manoscritti Antiquitates
Frentanorum. Fu dotto ricercatore a Roma e Nardò presso diversi archivi, il
che gli aprì le porte a una vasta gamma di documenti, anche originali, che non
era possibile reperire in Abruzzo. Peccato che la sua ricerca storiografica,
insieme a quella del fratello Giambattista, risenta, nelle sue dissertazioni,
come diversi scrittori hanno dimostrato, di inserti fraudolenti, completamente
inventati dai due fratelli, che per secoli hanno “contaminato” le ricerche di
diversi altri scrittori, pur dal corretto rigore della ricerca, come lo Zecca o
il Savini o il Priori.
I Polidori opeerarono nei tempi dell’abate Berardino Tafuri, che fece
addirittura pubblicare al Muratori il falso Chronicon
Northmannicum, o di Francesco Maria Pratilli, che pubblicò diverse
iscrizioni antiche, bollate postume dal Mommsen, e documenti come il Chronicon Cavense, fabbricato a
ispirazione degli Annales Cavenses.
Eppure all’epoca, per l’assensa dei moderni criteri di scientificità degli
studi, queste ricerche provenienti “dalla provincia”, suscitavano appunto
l’interesse vivo di scrittori di chiara fama nazionale come il Muratori, che
anzi lodavano il lavoro infaticabile di questi ricercatori d’archivio, e
inserivano il materiale nei loro tomi.
Polidori lasciò manoscritte le Antiquitates
Frentanorum. Non sto qui a ripetere le varie vicende di questo manoscritto,
di cui Polidori redasse più copie, sia in brutta che in bella, ora aggiungendo
a una dissertazione maggiori notizie, ora espungendole; e da esse altri copisti
trassero copie, finite in varie biblioteche abruzzesi, nonché a Roma, Avellino
nel Fondo Tafuri, Napoli. Su questo discorso ampiamente ha lavorato il Prof.
Gianfranco Natale nella sua Vita, opere e
alcune dissertazioni inedite di Pietro Polidori, Lanciano, Rivista
abruzzese, 2010.
Parliamo delle lodi che il Bocache riserva al Polidori in ogni parte dei
suoi scritti, chiamandolo sempre “eruditissimo, chiarissimo, accuratissimo”,
ecc.. Questi complimenti sono riservati alle sue ricerche su Lanciano, e ai
passi dove si riportano le varie iscrizioni antiche che rinveniva. In analisi
nei suoi capitoli sulle iscrizioni di Anxanum, il Bocache illustra specialmente
la dissertazione polidoriana Anxanum,
ma nei suoi Volumi vi sono estratti ricopiati da altre dissertazioni, come De portubus et emporiis Frentanorum,
oppure il De Templo, Situ et Promontorio
S. Johannis in Venere. Non steremo qui ad analizzare ogni singola frase
della dissertazione polidoriana, per non rendere noioso il lavoro, ma anche
perché ciò sarebbe di competenza di studiosi più esperti. Riportiamo che
Bocache seguiva ciecamente ogni informazione presa da Polidori, e lo difende
strenuamente ogni volta che ce ne sia bisogno nella trattazione di un tempio o
di un frammento di epigrafe, prendendosela contro chi ha pubblicato in maniera
errata le sue iscrizioni, o chi ne ha fatte malamente le copie cartacee,
oppure, nemmeno a dirlo, contro il Romanelli che “per l’inesperienza da giovine
scrittore e per la fretta”, pubblicò senza revisione i manoscritti antinoriani.
Sul fatto che le Antichità storico
critiche dei Frentani furono pubblicate effettivamente senza revisione, con
le date sbagliate o invertite, e la numerazione di pagina sballata, diamo
ragione al Bocache. Ma c’è di più, come possiamo immaginare, l’invidia del
sacerdote per un altro ricercatore a lui vicino che prima di lui riuscì ad
avere tra le mani le carte antinoriane e
polidoriane, quando era a Napoli, che riuscì a pubblicare per primo!
Eppure il Bocache, ogni tanto, è costretto a citare obtorto collo ciò che
Romanelli riporta nelle Scoverte Patrie.
Anche perché il Romanelli, copiando, cita bene dal Polidori, salvo qualche
errore. Ma sono “quegli errori” a dar licenza al Bocache di inserire nei suoi
capitoli infinite trattazioni, con citazioni e analisi delle fonti dei vari
Sigonio, Grimaldi, Maffei e Mazzocchi di cui abbiamo prima trattato.
Polidori, seguito dal Bocache, afferma che nonostante Lanciano avesse il
suo centro antico in Lanciano vecchio, ai tempi antichi la Città di Anxanum
abbracciava tutto il perimetro murario dei suoi tempi. Ciò gli serve per
confermare i suoi rinvenimenti, come ad esempio l’iscrizione di Giunone al
Borgo. Dipoi afferma che sopra tutti gli antichi templi furono erette le
chiese; da ciò il Bocache cerca di argomentare, anche se non con tanta
convinzione, una primitiva presenza di queste chiese coi santi dedicatari, che
vennero dopo la presenza longobarda nuovamente ricostruite, come S. Martino, S.
Giovanni, S. Maurizio, S. Lorenzo, S. Biagio.
9 aprile 2024
Luigi Renzetti, Notizie istoriche sulla Città di Lanciano raccolte da Luigi Renzetti con la scorta dei Manoscritti di Omobono Bocache e dei volumi di altri Patrii Scrittori, Lanciano, Tip. R. Carabba, 1878.
10 ottobre 2022
Le misteriose lapidi antiche di Anxanum.
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I manoscritti di Bocache, presso la biblioteca comunale di Lanciano |
Le misteriose lapidi antiche di Anxanum