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Bominaco: La "Cappella Sistina d'Abruzzo". S.Maria Assunta, Oratorio di S.Pellegrino.
Bominaco: un po’ di storia del piccolo borgo
I signori di Bominaco che erano feudatari, insieme a quelli della vicina Caporciano, nel 1428 ottennero il diritto da papa Martino V di eleggere loro stessi gli abati di Santa Maria Assunta; nel 1506 il monastero, indebolitosi sempre di più, divenne commenda di signori e vescovi vari.
Il complesso abbaziale rimase integro con le mura, gli orti, le case dei monaci, sino al XVIII secolo, quando il terremoto del 1703 danneggiò in parte l’abbazia che verrà restaurata negli interni in stile tardo barocco con beveroni di stucchil ripuliti poi, su suggerimento dal soprintendente Ignazio Carlo Gavini, nel 1934 dall’architetto De Dominicis.
Nel frattempo Bominaco era divenuto un villaggio a sé, che nel 1808 fu incluso nel comune di Caporciano, nel distretto dell’Aquila. La parrocchia era da tempo sotto la giurisdizione diocesana dell’Aquila.
Nel 1927 fu definitivamente incluso nella provincia dell’Aquila. Malgrado il lento spopolamento iniziato dagli anni del boom economico, aumentato anche da alcuni danni conseguentemente al terremoto del 6 aprile 2009, Bominaco ha rivisto la rinascita economica proprio nei suoi antichi manufatti del castello fortificato e del complesso abbaziale di Santa Maria, con gli affreschi duecenteschi dell’oratorio.
Bominaco e l’oratorio di San Pellegrino: la Cappella Sistina d’Abruzzo
L’oratorio di San Pellegrino è una piccola cappella completamente affrescata nel XIII secolo grazie al contributo dell’imperatore Carlo Magno. Un capolavoro assoluto che la furia distruttrice del terremoto del 2009 ha risparmiato.
La chiamano la “Cappella Sistina d’Abruzzo”. Date le dimensioni, c’è chi la paragona alla Cappella degli Scrovegni a Padova. Pochi ne conoscono l’esistenza, eppure è di grandissima importanza, per diversi motivi.
Questa splendida chiesetta che domina l’altopiano di Navelli e che si nasconde tra i monti di Bominaco, nasconde un vero e proprio tesoro.
È ciò che resta di un complesso monastico medievale che comprendeva anche un castello, iniziato a costruire nel XII secolo, e una torre cilindrica, oggi ancora visibile.
L’Oratorio offre un incredibile contrasto tra la struttura esterna piuttosto anonima e l’interno, caratterizzato da un’esplosione di colori data dagli affreschi che ancora conserva e che sono stati restaurati proprio di recente. Secondo alcune ipotesi sarebbe addirittura legata al passaggio, da questa parti, di Carlo Magno. Fu comunque rifatta dall’abate Teodino nel 1263.
Un luogo magico e mistico ce lascia a bocca aperta. Le pareti e le volte sono completamente affrescate con episodi tratti dal Vangelo, l’infanzia di Cristo, la Passione, il Giudizio Finale e alcuni episodi della vita di San Pellegrino.
Gli affreschi rappresentano uno dei più antichi calendari monastici, con le personificazioni dei mesi.
A ogni mese sono dedicate due vignette in cui sono riportati il segno zodiacale, la corrispondente fase lunare, una figura allegorica che rappresenta il mese e i giorni contrassegnati dalle lettere dell’alfabeto (e non da numeri).
A separare la zona destinata ai pellegrini da quella dei monaci sono due transenne di marmo scolpite con l’immagine di un drago e di un grifone e l’iscrizione che ricorda Teodino e la data del 1263. Questi affreschi di scuola abruzzese risalenti al XIII secolo sono fra i più vasti e integri complessi pittorici dell’epoca.
Bominaco: non solo l’Oratorio
L’Oratorio di San Pellegrino è solo uno dei luoghi religiosi che si possono visitare a Bominaco.
C’è anche l’Abbazia, la Chiesa del tratturo L’Aquila-Foggia, costruita nel XVI secolo in stile rurale. Si trova al centro dell’altopiano, tra Caporciano, Navelli e San Pio delle Camere. E, infine, anche l’Eremo di San Michele, situato a poca distanza dal paese, costituito da una grotta, all’interno della quale si trova un altare e alcuni resti delle strutture necessarie per poter vivere in isolamento.
Poi c’è il castello del XIII secolo e la torre di avvistamento del XV secolo che fu ricavata da una torre preesistente normanna, che fungeva da maschio di controllo al recinto fortificato, di cui si conservano tracce di mura, che dividevano i vani e le stanze dei soldati e della servitù, e l’arsenale.
Il castello recinto, alla stessa maniera dei vicini castelli di San Benedetto in Perillis, Collepietro, Barisciano e Rocca Calascio, serviva da riparo alla popolazione durante gli assedi. Dopo l’attacco di Braccio da Montone del 1423 divenne inservibile, ma la torre continuò ad essere usata.
Da: Il Capoluogo