16 novembre 2025
Vasto: Fontana in piazza L.V. Pudente.
14 novembre 2025
Vasto, Piazza Rossetti: Stemma con Pegaso, scudo e la scritta Frentrei, cioè Frentani in lingua osca.
9 novembre 2025
Il Vampiro (1819) di John William Polidori, cognato del poeta vastese Gabriele Rossetti.
Figlio maggiore di Gaetano Polidori, un letterato italiano originario di Bientina, in provincia di Pisa (segretario personale di Vittorio Alfieri), e di Anna Maria Pierce, una istitutrice britannica, aveva tre fratelli e quattro sorelle, una della quali, Francesca sposò il poeta vastese Gabriele Rossetti.
Polidori era uno dei primi della sua classe all'Ampleforth College dopo aver iniziato gli studi nel 1804 presso i frati di Ampleforth. Nel 1810 si trasferì all'Università di Edimburgo dove scrisse una tesi sul sonnambulismo, laureandosi in Medicina nel 1815 alla precoce età di diciannove anni. Nel 1816 entrò al servizio di Lord Byron come suo medico personale e lo accompagnò nei suoi viaggi attraverso l'Europa.
A Villa Diodati, la casa che Byron affittò presso il lago Lemano in Svizzera, i due incontrarono Mary Wollstonecraft Godwin, il futuro marito di Mary, Percy Bysshe Shelley, e la sorellastra di Mary (nonché amante di Byron) Claire Clairmont. Fu proprio in quella casa che, in una serata di giugno, lessero ad alta voce alcuni brani dall'antologia di racconti tedeschi dell'orrore Fantasmagoriana. A causa di una tempesta i cinque scrittori furono costretti a rimanere in casa, così Byron suggerì di scrivere ciascuno una storia di fantasmi, per passare il tempo sino alla sera successiva: nacquero così Frankenstein, scritto dalla Shelley, e qualche anno dopo Il vampiro di Polidori, quest'ultimo ricalcato sulla figura dello stesso Byron.
Evitando il personaggio crudele e sanguinario delle tradizioni popolari, Polidori modellò il proprio vampiro sul modello byroniano dell'eroe tenebroso e maledetto, e lo chiamò "Lord Ruthven" come omaggio all'amico poeta (il nome, infatti, era originariamente usato nel romanzo Glenarvon di Lady Caroline Lamb per un personaggio che era chiaramente l'alter ego di Byron stesso). Lord Ruthven non fu solo il primo vampiro della letteratura inglese, ma anche il primo vampiro del tipo più in voga nel mondo contemporaneo: aristocratico, inserito nell'alta società e dotato di un perverso fascino nero. Il racconto venne pubblicato nel 1819 sul New Monthly Magazine erroneamente a nome dello stesso Byron, che successivamente pubblicò anche il frammento da cui Polidori aveva tratto ispirazione, senza riuscire a far giustamente attribuire all'amico il racconto compiuto.
Cessato il suo lavoro con Byron, Polidori tornò in Inghilterra e nel 1820 scrisse al priore di Ampleforth con l'intenzione di intraprendere la carriera ecclesiastica, ma l'uomo gli rispose con sdegno rifiutandolo a causa della sua scandalosa attività letteraria. Nel 1821, dopo aver scritto l'ambizioso poema religioso The Fall of the Angels, Polidori cadde in depressione e morì, in circostanze misteriose, probabilmente suicida.
I diari di Polidori, contenenti numerosi aneddoti tratti dai suoi viaggi con Byron, vennero pubblicati collettivamente con il titolo The Diary of John Polidori a cura del nipote William Michael Rossetti, che nel 1911 si appoggiò all'editore Elkin Mathews di Londra. Una ristampa di questo libro, con il titolo The diary of Dr. John William Polidori, 1816, relating to Byron, Shelley, etc venne ripubblicato dalle Folcroft Library Editions nel 1975 e successivamente nel 1978 per le Norwood Editions.
Il vampiro (The Vampyre) è un racconto breve scritto da John Polidori pubblicato nel 1819.
Genesi della storia
Nel maggio del 1816, ricordato come l'anno senza estate, in quel di Ginevra Lord Byron, accompagnato dal medico Polidori, invitò a Villa Diodati Percy Bysshe Shelley, la sua compagna nonché futura moglie Mary Wollstonecraft Godwin e Claire Clairmont, sorellastra di Mary e all'epoca amante di Byron. A causa della pioggia incessante passano il tempo leggendo storie di fantasmi, come le Fantasmagoriana o il romanzo Vathek di William Beckford, finché Byron propone di fare una gara a chi riuscirà a scrivere il racconto di paura più bello. Soltanto due riescono a portare a termine la sfida: Mary scriverà il suo celebre romanzo Frankenstein e Polidori, partendo da un frammento di una storia di Byron, porterà a termine Il Vampiro.
Trama
Aubrey, un giovane inglese di buona famiglia, incontra Lord Ruthven, un uomo di origini misteriose che si fa strada nella società londinese. Aubrey accompagna Ruthven a Roma, ma lo abbandona dopo che questi seduce la figlia di una comune conoscenza. Aubrey si reca quindi in Grecia, dove incontra Ianthe, la figlia di un oste, la quale parla ad Aubrey delle leggende del vampiro. Poco dopo Ruthven arriva nel paesino greco e Ianthe viene uccisa da quello che sembra essere un vampiro. Aubrey non collega assolutamente Ruthven con l'omicidio e si unisce a lui per il seguito dei suoi viaggi. I due vengono attaccati dai banditi, nello scontro Ruthven viene ferito a morte, e prima di morire, fa giurare a Aubrey che non menzionerà la sua morte o qualsiasi altra cosa inerente a lui per il periodo di un anno e un giorno.
Aubrey torna a Londra e rimane stupito nell'incontrare Lord Ruthven, vivo e vegeto, sotto il nome di Conte di Marsden. Ruthven ricorda allora ad Aubrey del suo giuramento. È poco dopo quest'incontro che Ruthven conosce e fa la corte alla sorella di Aubrey mentre questi, impotente nel proteggere la sorella, cade in depressione, vittima di un esaurimento nervoso. La sorella di Aubrey e Lord Ruthven si fidanzano ufficialmente; la data delle nozze è fissata per il giorno in cui termina il giuramento. Poco prima del matrimonio, Aubrey scrive una lettera alla sorella, chiedendole di ritardare il matrimonio. La missiva però non arriva per colpa del medico di Aubrey ed i due si sposano. Scaduto il giuramento Aubrey rivela la verità ai Tutori e muore ma questi non riescono a salvare la sorella: durante la prima notte di nozze, la sorella di Aubrey viene scoperta morta, prosciugata dal suo sangue, mentre Ruthven è svanito nel nulla.
Personaggi
- Lord Ruthven, Conte di Marsden - un nobile inglese, il vampiro
- Aubrey - un giovane gentiluomo
- Ianthe - una giovane donna greca di cui Aubrey si innamora
- la sorella di Aubrey - futura sposa del Conte di Marsden (alias Lord Ruthven)
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Tiè! Un’indagine sulla superstizione nella cultura materiale.
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19 settembre 2025
La Cucina Vastese, a cura di Pino Jubatti.
Cucina Vastese: Piatti
La Cucina Vastese è a base soprattutto di Pesce dell'Adriatico
Tra le squisitezze autenticamente vastesi occorre segnalare:
Condimenti, sughi e intingoli:
-
Aglio, olio e peperoncino piccante in polvere;
-
Brodo di carne (gallina, gallinaccio, pollo o vitello);
-
Brodo di pesce fresco con pomodoro;
-
Brodo di pesce senza pomodoro;
-
Brodo vegetale;
-
Condimento alle erbe (peperoni, carote e zucchine a lische, in bianco);
-
Friarelli (peperoni verdi);
-
Intingolo di Zia Libbrate (al sugo nero di seppie);
-
Marinata composta detta tipo scapece;
-
Marinata semplice detta carpiselle;
-
Odori e peperoncino piccante conservati sott'olio;
-
Pomodori spezzati (trattati e con aggiunta di basilico) fatti bollire in
bottiglia ermetica;
- Ragù
di castrato;
- Ragù
di agnello e peperoni;
- Ragù
(lu rentrocele);
-
Salsa ristretta (al sole) di pomodoro fatta in casa;
-
Soffritto semplice di cipolla (o di aglio);
-
Soffritto di cipolla con guanciale (con o senza pomodoro);
- Sugo
al carciofo;
- Sugo
di carni assortite (majale, vitello, pollo) e pomodoro.
- Sugo
finto;
- Sugo
di frutti di mare (o di soli molluschi; di pesce; di crostacei); al pomodoro;
- Sugo
(ristretto) di pesce con pomodoro;
- Sugo
(umido) di pomodoro;
Antipasti e Contorni:
-
Acciughe al tartufo; crude al limone; in salsa piccante;
-
Acciughe all' abruzzese;
-
Acciughe crude al limone;
-
Acciughe in salsa piccante;
- Alici spinate a la carpiselle;
- Cannolicchi gratinati;
- Capesante brasate con leggera fonduta e tartufo bianco
-
Capesante gratinate;
-
Cicale (Panocchie) al Forno;
-
Cicale (Panocchie) con aglio, olio e limone;
-
Cicale (Panocchie) in salsa aromatica
-
Cozze al dragoncello;
-
Cozze al forno;
-
Cozze alla birra;
-
Cozze alla marinara;
-
Cozze con aglio e prezzemolo;
- Cozze
gratinate con guscio;
-
Cozze gratinate senza guscio;
-
Cozze ripiene;
-
Gamberoni e zucchine;
-
Lumache di mare in insalata;
-
Panocchie (Cicale) con aglio, olio e limone; al forno; in salsa aromatica;
ripiene;
-
Pilìuse (polpa) all'agro;
-
Polipi veraci in insalata;
-
Vongole al basilico; alla marinara;
-
Cestini di vongole all'arancia;
-
Coctail di scampi;
-
Crudo assortito di mare;
-
Friarelli (peperoni veri);
-
Giardiniera di moscardini e frutti di mare;
-
Insalata di frutti di mare;
-
L'Acqua - Sale (l'Accasále);
- Patè
di tonno;
-
Polpette al Purgatorio;
-
Scapàce di Vasto (sorta di pesce marinato allo zafferano), ."al verde";
- Scarpitelle di cannizze con prezzemolo e peperoncino piccante;
-
Sformato tricolore (peperoni - patate - pomodori);
- Spiedini
di Cozze;
-
Spiedini di gamberoni e zucchine
-
Tartine miste di pesce;
-
Timballini di melanzane ai frutti di mare;
-
Vongole al basilico;
-
Vongole alla marinara;
18 settembre 2025
19 agosto 2025
17 agosto 2025
16 agosto 2025
Benedetto Croce: Discorso pronunciato all'Assemblea Costituente il 24 luglio 1947, in occasione del Trattato di Pace del 10 febbraio 1947.
Qui raccontiamo questa pagina indimenticabile della vita pubblica del grande filosofo.
– Trattato di Pace: (Consta di Articoli 90, più 5 Allegati ).

Titolo : “L’Unione delle Repubbliche Sovietiche Socialiste, il Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord, gli Stati Uniti d’America, la Cina, la Francia, l’Australia, il Belgio, la Repubblica Sovietica Socialista di Bielorussia, il Brasile, il Canadà, la Cecoslovacchia, l’Etiopia, la Grecia, l’India, i Paesi Bassi, la Nuova Zelanda, la Polonia, la Repubblica Sovietica Socialista d’Ucraina, l’Unione del Sud Africa, la Repubblica Federale Popolare di Jugoslavia, in appresso designate “Le Potenze Alleate ed Associate” da una parte
Benedetto Croce ed Enrico De Nicola
– Benedetto Croce (biografia):
1) http://www.treccani.it/enciclopedia/benedetto-croce/;
2) http://www.treccani.it/enciclopedia/benedetto-croce_(Dizionario-Biografico)/;
3) http://www.treccani.it/scuola/tesine/filosofia_della_storia/2.html;
BENEDETTO CROCE: DISCORSO PRONUNCIATO ALL’ASSEMBLEA COSTITUENTE IN OCCASIONE DELLA RATIFICA DEL TRATTATO DI PACE, IL 24 LUGLIO 1947
“Io non pensavo che la sorte mi avrebbe negli ultimi miei anni riserbato un così trafiggente dolore come questo che provo nel vedermi dinanzi il documento che siamo chiamati ad esaminare, e nell’essere stretto dal dovere di prendere la parola intorno ad esso. Ma il dolore affina e rende più penetrante l’intelletto che cerca nella verità la sola conciliazione dell’interno tumulto passionale.
Noi italiani abbiamo perduto una guerra, e l’abbiamo perduta tutti, anche coloro che l’hanno deprecata con ogni loro potere, anche coloro che sono stati perseguitati dal regime che l’ha dichiarata, anche coloro che sono morti per l’opposizione a questo regime, consapevoli come eravamo tutti che la guerra sciagurata, impegnando la nostra patria, impegnava anche noi, senza eccezioni, noi che non possiamo distaccarci dal bene e dal male della nostra patria, né dalle sue vittorie né dalle sue sconfitte. Ciò è pacifico quanto evidente.
Senonché il documento che ci viene presentato non è solo la notificazione di quanto il vincitore, nella sua discrezione o indiscrezione, chiede e pretende da noi, ma un giudizio morale e giuridico sull’Italia e la pronunzia di un castigo che essa deve espiare per redimersi e innalzarsi o tornare a quella sfera superiore in cui, a quanto sembra, si trovano coi vincitori gli altri popoli, anche quelli del continente nero. E qui mi duole di dovere rammentare cosa troppo ovvia, cioè che la guerra è una legge eterna del mondo, che si attua di qua e di là da ogni ordinamento giuridico, e che in essa la ragion giuridica si tira indietro lasciando libero il campo ai combattenti dall’una e dall’altra parte intesi unicamente alla vittoria, dall’una e dall’altra parte biasimati o considerati traditori se si astengono da cosa alcuna che sia comandata come necessaria o conducente alla vittoria.
Segno inquietante di turbamento spirituale sono ai nostri giorni (bisogna pure avere il coraggio di confessarlo), i tribunali senza alcun fondamento di legge, che il vincitore ha istituiti per giudicare, condannare e impiccare, sotto nome di criminali di guerra, uomini politici e generali dei popoli vinti, abbandonando la diversa pratica, esente d’ipocrisia, onde un tempo non si dava quartiere ai vinti o ad alcuni dei loro uomini e se ne richiedeva la consegna per metterli a morte, proseguendo e concludendo con ciò la guerra. Giulio Cesare non mandò innanzi a un tribunale ordinario o straordinario l’eroico Vercingetorige, ma, esercitando vendetta o reputando pericolosa alla potenza di Roma la vita e l’esempio di lui, poiché gli si fu nobilmente arreso, lo trascinò per le strade di Roma dietro il suo carro trionfale e indi lo fece strozzare nel carcere.
….Si è preso oggi il vezzo, che sarebbe disumano se non avesse del tristemente ironico, di tentare di calpestare i popoli che hanno perduto una guerra, con l’entrare nelle loro coscienze e col sentenziare sulle loro colpe e pretendere che le riconoscano e promettano di emendarsi; che è tale pretesa che neppur Dio, il quale permette nei suoi ascosi consigli le guerre, rivendicherebbe a sé, perché egli non scruta le azioni dei popoli nell’ufficio che il destino o l’intreccio storico di volta in volta a loro assegna, ma unicamente i cuori e i reni, che non hanno segreti per lui, dei singoli individui. Un’infrazione della morale qui indubbiamente accade, ma non da parte dei vinti, sì piuttosto dei vincitori, non dei giudicati, ma degli illegittimi giudici.











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