Il film, tratto dal romanzo omonimo di Silvia Ballestra, è ambientato tra la fine del 1990 e l'estate successiva e racconta delle vicende d'un gruppo di quattro giovani punk abruzzesi originari di Montesilvano in provincia di Pescara.
Trama:
Montesilvano, ottobre del 1990. Quattro amici condividono il nome proprio e l'appartenenza alla subcultura punk; per distinguerli tra di loro vengono soprannominati, aggiungendo al diminutivo dialettale "Antò", l'epiteto, rispettivamente, di "Lu Malatu" (infermiere presso una clinica del luogo), "Lu Zombi" (postino in un paese della provincia pescarese), "Lu Zorru" (giornalista freelance per il quotidiano abruzzese Il Centro) e "Lu Purk". I quattro ragazzi sono nauseati dalla vita di provincia e dal servilismo dei loro concittadini verso l'ingegnere Treves, potente speculatore edile della zona, in particolar modo Lu Purk che decide di trasferirsi come studente al DAMS dell'Università di Bologna. Inizia così a frequentare l'ambiente culturale alternativo locale, insieme alla compaesana Sballestrera, ma presto le sue aspettative sono deluse, a causa delle difficoltà riscontrate negli studi, ma soprattutto della dolorosa rottura di una breve relazione amorosa con una studentessa. Convinto ormai di essere stato amato in tutta la sua vita solo da sua nonna, da tempo defunta, per reazione decide di partire alla volta della tanto idealizzata Amsterdam, città di riferimento per il mondo punk; per finanziarsi il viaggio si fa assumere presso un cantiere edile del capoluogo emiliano ma un infortunio sul lavoro, e conseguente degenza ospedaliera, sembrerebbero inizialmente impedire la sua partenza. La prospettiva di essere costretto a tornare come pietoso storpio al paese, per vivere con la famiglia, è l'impulso decisivo che gli fa decidere di fuggire dall'Italia, grazie al supporto fornitogli dagli altri Antò e da Sballestrera. Poco tempo dopo Lu Zorru, datosi alla macchia per evitare il servizio di leva nella Marina Militare, conseguenza dello scoppio della guerra del Golfo (chiamata alle armi in realtà fittizia), raggiunge nella città olandese Lu Purk. I famigliari de Lu Purk, non avendo più sue notizie da diverso tempo, decidono di rivolgersi a Chi l'ha visto?, con la speranza di ottenere maggiori informazioni sulla sorte del giovane, durante cui si aggiungerà la notizia della scomparsa di Lu Zorru. Ai parenti dell'amico, si aggiungono come testimoni pure Lu Malatu e Lu Zombi, a conoscenza della vera identità degli autori dell'inganno subito da Lu Zorru: la loro partecipazione al programma, condotto da Donatella Raffai, si trasforma però in un atto di denuncia, urlato in diretta televisiva, nei confronti del sistema di potere che regge Montesilvano, e contro lo stile di vita dell'intera società occidentale, con conseguente allontanamento forzato da parte del servizio di sicurezza della trasmissione. Intanto tra i due fuggiaschi scoppia un diverbio, con esito disastroso quasi immediato, a causa del quale saranno rimpatriati coercitivamente dalla polizia olandese, finendo amaramente per ricongiungersi con gli altri Antò nel loro paese natale.
Per il maestro elementare Michele Cortese sembra aprirsi una nuova vita.
Dopo 40 anni di insegnamento nella giungla romana, riesce a farsi assegnare all’Istituto Cesidio Gentile detto Jurico: una scuola composta da un’unica pluriclasse, con bambini dai 7 ai 10 anni, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo (Opi, Pescasseroli, Villetta Barrea).
Grazie all’aiuto della vicepreside Agnese e dei bambini, supera la sua inadeguatezza metropolitana e diventa uno di loro. Quando tutto sembra andare per il meglio però, arriva la notizia che la scuola, per mancanza di iscrizioni, a giugno chiuderà. Inizia così una corsa contro il tempo per evitarne la chiusura in qualsiasi modo.
Regia: Osvaldo Civirani, Sceneggiatura: Osvaldo Civirani, Cast: Carlo Bosco, Marcello Di Paolo, Giulio Dini (1969).
Basato su un episodio reale della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1944, in un piccolo paese dell'Appennino italiano, alcuni abitanti vengono giustiziati come rappresaglia per un attacco partigiano contro le truppe di occupazione tedesche. Il tenente responsabile dell'esecuzione diventa sacerdote e poi vescovo, e diversi anni dopo viene processato per gli omicidi.
Pane, amore e Abruzzo: la bersagliera Gina Lollobrigida nei panni di una bella abruzzese di Palena.
di Fausto D’Addario
Pane, amore e Abruzzo: verrebbe quasi da ribattezzare in questo modo Pane amore e fantasia, il capolavoro del 1953 di Luigi Comencini, che ha visto l’interpretazione della giovane Gina Lollobrigida nei panni dell’indimenticabile Pizzicarella la bersagliera. Il film è infatti ambientato inun immaginario borgo abruzzese, Sagliena, dove viene mandato da Sorrento il galante maresciallo dei carabinieri Antonio Carotenuto (Vittorio de Sica); il maresciallo rimane ammaliato dal fascino della giovane Maria, la procace bersagliera, che però a sua volta è innamorata di un timido carabiniere veneto. Alla fine il giovane carabiniere e Maria finalmente si fidanzano, mentre nella vita del maresciallo Carotenuto spunta all’improvviso la figura della levatrice Annarella. E così il complicato cerchio d’amore si chiude felicemente.
L’idea del film nacque per caso, da un incontro tra Luigi Comencini e lo scrittore Ettore Maria Margadonna, originario di Palena (in provincia di Chieti, in Abruzzo), che nel 1950 aveva dato alle stampe una raccolta di gustosi racconti popolari ambientata in Abruzzo, Dio semina gli uomini. Comencini e Margadonna si recarono anche Palena per capire se il film potesse essere ambientato in quel paese; ben presto però si resero conto che le riprese sarebbero state disturbate dai lavori di ricostruzione e di rimodernamento del paese. Nemmeno Civitella Messer Raimondo, a pochi chilometri da Palena, venne ritenuta adatta. Così si optò per girare il film a Castel San Pietro Romano, paesino laziale non troppo lontano da Roma, che dal 2018 ha come prima cittadina onoraria proprio Gina Lollobrigida.
Per il celebre copione di Pane, amore e fantasia Margadonna si ispirò ai ricordi degli uomini e delle donne di Palena: il prete, il sindaco, il maresciallo e un corteo di uomini curiosi e donne pettegole, tutte figure che ritornano nel film. Anche il personaggio della bersagliera, interpretato da una promettente Gina Lollobrigida, è veramente esistito: era “Lucietta bella”, ossia Lucia Travaglini, una bellissima giovane di Palena, che ammaliava tutti gli abitanti del paese. Lucia poi sposò un uomo di Palena ed insieme emigrarono, come tanti abruzzesi, in America; qui ha avuto un figlio, che è stato anche un celebre cantante americano, Perry (Pierino) Como.
Il film si rivelò da subito un vero successo, accolto trionfalmente dal pubblico e dalla critica. L’esperienza e la sensibilità del mondo contadino, l’incontro tra dialetti e realtà differenti, la miseria in cui viveva gran parte del popolo, tutto questo ha affascinato quell’Italia che, dopo il fascismo e la guerra, provava a fare i conti con una realtà tutta da ricostruire. E così in Gina Lollobrigida, nei suoi vestiti laceri e in quei piedi che correvano nudi sul terreno e sulle pietre, la società di allora poteva riconoscersi, soprattutto la parte femminile, che cominciava proprio in quel momento a prender in mano le sorti del proprio destino. Quel ruolo nel film la consacrò definitivamente come star indiscussa e da allora fino alla morte la Lollo, come veniva chiamata affettuosamente, sarebbe stata un’icona del neorealismo italiano che arrivò a conquistare Hollywood.
Documentario collezione Rai storia e Archivio Memoria Abruzzese, di filmati storici abruzzesi dagli anni '50 agli anni '70, filmati che mostrano lo sviluppo nel boom economico delle città come L'Aquila e Pescara, il turismo, il Parco Nazionale d'Abruzzo, e servizi su tradizioni popolari, come il matrimonio delle donne di Scanno.
Documentario collezione Rai storia e Archivio Memoria Abruzzese, di filmati storici abruzzesi dagli anni '50 agli anni '70, filmati che mostrano lo sviluppo nel boom economico delle città come L'Aquila e Pescara, il turismo, il Parco Nazionale d'Abruzzo, e servizi su tradizioni popolari, come il matrimonio delle donne di Scanno, il rito dei serpari di Cocullo.
Con la musica di "Mare Maje - Lamento di una vedova", suonata con la chitarra, saltarelli e il canto di "Tutte le funtanelle" nel finale.
Film per tv Rai diretto da Vincenzo Bozzi con protagonista Domenico Turchi e Tullio Bozzi. La storia di fantasia è stata realizzata in 3 puntate nel paese abruzzese di Gessopalena, storia basata su racconti popolari locali sul brigantaggio, ambientata nell'immediato dopo Unità d'Italia, al tempo delle scorrerie dei briganti, che per rivendicare l'onore perduto del Regno delle Sue Sicilie, per l'amore di fanciulle insidiate da signorotti, e per ribellarsi ell tasse sul macinato e alla povertà dilagante, combatterono e morirono per la nuova Italia.
Tratto dall’omonimo romanzo, Quo vadis? è un film muto del 1924 diretto da Gabriellino D'Annunzio e Georg Jacoby.
Nel ruolo di Poppea vi è l’attrice vastese Elena Sangro, nome d'arte di Maria Antonietta Bartoli Avveduti (Vasto, 5 settembre 1897 – Roma, 26 gennaio 1969), nota attrice e regista italiana dell'epoca.
Lo scrittore italoamericano Pietro Di Donato (1911 – 1992), di origini vastesi, è noto soprattutto per essere l’autore di “Christ in Concrete (Cristo fra i muratori)” scritto nel 1937.
Pubblicato inizialmente sulla rivista Esquire, come racconto breve, ebbe immediato riscontro tra i lettori e divenne subito opera narrativa nel 1939, affermandosi come principale romanzo proletario d’oltreoceano.
Rivista Esquire
Romanzo edito nel 1939 da Bobbs-Merrill
Nel 1949 fu tradotto in pellicola in Inghilterra nel film “Give us this day”, dal regista Edward Dmytryk.
Un capolavoro che ebbe immediato successo per la narrazione delle sofferenze e dello sfruttamento degli emigranti abruzzesi negli Stati Uniti, con la sventurata vicenda autobiografica di suo padre Geremia, muratore morto durante un incidente di lavoro il Venerdì Santo del 1923, lasciando otto figli e una moglie nella disperazione totale.
Little Italy, NYC, Mulberry Street, 1900 c.
La forte coscienza politica dell’autore venutasi a generare contro le ingiustizie della società statunitense nei confronti dei più deboli, lo avvicina a soli sedici anni al Partito Comunista.
La sua tormentata esperienza familiare, la religiosità conflittuale, la vicenda dell’uccisione degli italiani Sacco e Vanzetti (1927), l’interesse per la cultura operaia e sociale, l'iscrizione al sindacato degli edili, il dichiararsi obiettore di coscienza durante la Seconda Guerra Mondiale con relativa condanna in un campo, sono tutti elementi che lo identificano essere convintamente di sinistra e che lo penalizzerà, per via del Maccartismo, con l’ostracismo del mondo culturale americano.
Edizione italiana del romanzo, 1941.
Nel 1941 esce l’edizione italiana del suo primo romanzo “Cristo fra i muratori”, edito da Valentino Bompiani, tradotto da politici e intellettuali del mondo comunista come Bruno Maffi (tra i fondatori del PC internazionale) e la lituana Eva Kuhn, moglie di Giovanni Amendola e madre di Giorgio Amendola.
Scrisse altri romanzi ed articoli a tema sociale, autobiografico, religioso senza più raggiungere il successo iniziale.
Di Donato in Italia
Di Donato a Vasto
John Betti, Cristo fra i muratori, di Pietro Di Donato. Festa del Ritorno, Vasto, 1993, cartolina.
Paolo De Giosa, “Omaggio a Pietro Di Donato”,
2017, olio su giornali su legno, cm 25x25, Musei Civici di Palazzo d'Avalos, Vasto.
Curiosità: Pietro Di Donato e il Caso Moro.
La vicenda Moro nell’articolo Christ in Plastic, per la rivista Penthouse.
Nel 1978 Pietro Di Donato vinse il premio dell'Overseas Press Club con l’articolo Christ in Plastic (Cristo nella plastica), un’inchiesta sul misterioso rapimento e assassinio del Presidente On. Aldo Moro, avvenuto nella primavera di quell’anno.
Christ in Plastic viene pubblicato su Penthouse - la nota rivista erotica maschile dell’italoamericano Bob Guccione, molto diffusa negli USA - nel numero di dicembre 1978, dopo due mesi di interviste e frequentazioni a Roma per ricostruire l’accaduto.
Di Donato ripercorre il rapimento, la prigionia, fino alla morte dello statista democristiano grazie ad informazioni e contatti diretti avuti durante i viaggi in Italia. Un suo amico senatore del PCI lo avrebbe messo in contatto anni prima con un noto imprenditore rivoluzionario (l’editore Giangiacomo Feltrinelli?), che a sua volta gli avrebbe fornito altri contatti e fonti vicine alle Brigate Rosse (Igor Markevitch?) che gli avrebbero permesso di raccontare il Caso Moro.
Nonostante le inesattezze e le allusioni descritte nel dossier rispetto alla ricostruzione giudiziaria, subito la notizia dell’inchiesta di Penthouse ebbe risalto e venne commentata prima da Giuseppe Longo su Il Tempo del 15 novembre 1978, con l’articolo dal titolo “Uno scrittore americano «ricostruisce» il caso Moro” e a seguire su Panorama, con l’articolo “E Zucor disse a Moro” di Claudio Sabelli Fioretti nel numero del 5 dicembre 1978.
Si allegano gli articoli.
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Giuseppe Longo, Il Tempo, 15 novembre 1978.
“E Zucor disse a Moro” di Claudio Sabelli Fioretti, 5 dicembre 1978, Panorama.
La storia di una emigrata abruzzese, diretta dal maestro De Sica. “Anna di Brooklyn" è un film girato nel 1958 che narra la storia di una donna abruzzese, interpretata da Gina Lollobrigida, emigrata in America che dopo tanti anni sente il desiderio di tornare nel suo amato Abruzzo e ritrovare le persone che non ha mai dimenticato.