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10 luglio 2025

"Pesce belle...". Canzonetta popolare, canta Francescopaolo Gileno.



Testo, trascrizione di F.Marino:

Pesce belle ...

I

Se vulesse fa na cure,

Se vulesse dimagrì

Gli ha messe la paure

Ca lu pesce fa ngrassà.

 

Io ti do la garanzia

Ca mangiando semplice

Vi mettete in allegria

 

Rit.

Pesce belle, pesce rosce

Pesce tutte qualità

Pesce belle, pesce rosce

Pesce, stock e baccalà

Il pesce è sempre buono

Saperlo cucinà

Attenzione ca la resche (?)

te la resche(?) d’affunnà.


II

I li volle ogne sera

Pe t’ammette a cucinà

La ….    si dispera

Perchè senza pesce stà.

 

Non va a letto

Non si addorme

Non va a letto

Per riposar

 

Tutte quelle

Vo lu pesce

In quantità

 

Rit.

 

III

Sono stato a pescare

e ho visto Washington (?)

Mi so messe un po' a pensare

Se pescare o si o no


Non c'è pesce no padella 

Non c'è donna pe' sto forno

Non c'è donna che accucina (?)

Per poterlo cucinà.


Rit. 2 volte

8 luglio 2025

Padre Donatangelo Lupinetti (1909-2000): frate missionario, etnologo e studioso abruzzese.



Padre Donatangelo Lupinetti

Nato a Castilenti il 29/08/1909 è deceduto a Lanciano in data 12/12/2000.
Dopo aver preso i voti dell'Ordine francescano, che più si confaceva alla sua necessità di contatto umano, e dopo aver affinato i suoi studi linguistici (greco, latino, sanscrito), storici e teologici, previa l’accurata formazione universitaria, appositamente condotta presso il Pontificio Ateneo Antoniano di Roma, esercitò l’attività pastorale nei conventi francescani dell’Aquila, di Orsogna, Tocco Casauria e Lanciano. La sua vocazione missionaria lo condusse verso l’Africa e la Terra Santa..
Negli anni ’30, fu missionario in Somalia, al tempo appartenente all’Italia e non ancora convertita all’islam. Il contatto fraterno con le popolazioni indigene, specie dei Rahanuìn dell'interno e gli Ammarruìn della costa, gli diede il motivo e la possibilità di provare sul campo le teorie di etnografia, etnologia e missionologia precedentemente apprese. In seguito, venne trasferito a Mogadiscio, al fine di ricoprire ruoli direzionali e didattici presso collegi, convitti e scuole cattoliche. Fu allora che poté concentrare su alcuni settori specifici le sue ricerche etnologiche, comprensive anche dei canti dell'epica locale. Ma di tutto il materiale prodotto in Africa e inviato in Italia (monografie, relazioni, studi sui canti religiosi delle popolazioni conosciute e sulle peculiarità del loro modo di recepire l’evangelizzazione) si è conservato poco, così come delle pubblicazioni effettuate a Mogadiscio; ricordiamo alcuni articoli contenenti relazioni di viaggi e di eventi locali, nonché una coraggiosa polemica contro le leggi razziali del governo fascista. 
Tornato in patria, nel Dopoguerra, il religioso poté finalmente dedicarsi ad un campo a lui già noto, cioè quello della cultura popolare abruzzese, rivedendola, però, alla luce delle esperienze africane. Parallelamente all’attività canonica, egli effettuò un’approfondita ricognizione del materiale di ricerca folklorica e dialettologica già esistente. Così, le sue ricerche sul campo si tradussero in studi completi e rigorosi di letteratura popolare, puntualmente pubblicati e diffusi in Abruzzo e fuori regione. 
Tra articoli e volumetti, spiccano una completa trilogia di canti e tradizioni e una prima raccolta di Novellistica Sacra, interessante raccolta di novelle religiose abruzzesi anche inedite, presentate in dialetto e nella traduzione italiana. L’opera fu redatta in collaborazione con Ernesto Giammarco e pubblicata a Pescara nel 1958 per le edizioni di "Attraverso l'Abruzzo", di Francesco Amoroso. 
Lo stesso anno, in occasione del VII Congresso Nazionale delle Tradizioni Popolari, espresse il suo peculiare contributo tracciando il quadro fondamentale della letteratura religiosa abruzzese nel Medioevo. 
In questi anni, divenne amico di studiosi abruzzesi, tra i quali, oltre ai già citati Giammarco e Amoroso, ricordiamo Bruno Mosca, Francesco Verlengia, Domenico Priori, autori di opere e pubblicazioni che segnarono le tappe del progresso culturale abruzzese. Particolarmente viva fu la sua amicizia con Paolo Toschi, demologo di fama nazionale, docente di Storia delle Tradizioni Popolari presso l'Università di Roma. In particolare, l'amicizia intrattenuta con Cesare De Titta, illustre latinista e poeta dialettale, con il quale si dedicava a traduzioni ed esercitazioni di forma salmodica in dialetto, latino, greco antico ed ebraico, fece sì che Lupinetti desse anche vita a componimenti poetici propri, di ispirazione religiosa e popolare.
Tra questi si annoverano, pubblicati all'Aquila presso la Cattedra Bernardiniana dal 1962 al 1981, Lu Presépie di Natale, poemetto natalizio con versione in lingua ed introduzione storica sul presepio; La santità de la Live, antica leggenda natalizia abruzzese, versificata e annotata; Lu sandìssime Voldesande, poemetto sacro in dialetto abruzzese con note illustrative; Lu cante di Natale, poemetto dialettale; Lu cante di PasqueLu cante di la MadonneLu cante di S. Francesche, componimento in dialetto abruzzese in onore di S. Francesco, S. Chiara, S. Bernardino e S. Giovanni da Capestrano, stampato a Gerusalemme. 
La sua vocazione missionaria lo riportò, a fasi alterne, di nuovo in Africa, a Gerusalemme e a Betlemme, per oltre vent’anni. Qui, nonostante le difficoltà del conflitto ebraico-palestinese, trovò modo di approfondire e rifinire gli studi sulla canzone epico-lirica in Abruzzo, consegnando alla rivista di etnologia "Lares" i suoi utili contributi su La canzone di Rinaldo e il Testamento dell’avvelenato, pubblicati tra il 1958 e il 1963. Un'ultima serie di studi storici occasionali, di stampo agiografico e basata su ricerche archivistiche, riguardò la vita della Beata Antonia da Firenze, ricostruita tramite i manoscritti del Monastero di S. Chiara Povera de L'Aquila, e la vita di Padre A. Ronci da Atri, poeta e missionario di Terra Santa (1500-1504). 
Attraverso la storia locale approfondì le incidenze e le coincidenze di usi e costumi popolari tra varie zone dell'Abruzzo quali Lama dei Peligni, Castiglione Messer Raimondo, Castilenti, servendosi del metodo comparativo e dell’approccio multidisciplinare. Le sue opere rappresentano uno dei più vasti repertori della cultura abruzzese, dotta e popolare, costruito in oltre 50 anni di infaticabile ricerca. 
Padre Lupinetti rientrò definitivamente dalla Terra Santa negli anni ’80; dopo una permanenza a Pescara, trascorse i suoi ultimi anni a Lanciano, ospite dell'albergo per anziani del Convento Antoniano, amorevolmente accudito dai confratelli.

Tra le sue ultime pubblicazioni si ricordano:

- Castiglione Messer Raimondo e il suo tesoro. Breve studio monografico sul Paese e sulla devozione a San Donato, Tip. D. Ambrosini, Penne, 1950.
- Castilenti.Breve studio monografico di un tipico paese d'Abruzzo, Cooperativa Editoriale Tipografica, Lanciano  1973.
- Durantiniana frate missionario d'America. Studio bio-bibliografico sul francescano p. Antonio Maria Durantini OFM (1867-1940), Curia prov. frati minori d'Abruzzo-San Bernardino, L'Aquila 1989.

23 giugno 2025

Giorgio Pillon (1918 - 2003), giornalista, scrittore, critico d'arte ed esperto di intelligence. - Spie per l'Italia, 1968 - Gli "Ospiti" di Don Luigi Anelli, 1982.

Giorgio Pillon davanti ad un quadro di De Chirico

Giorgio Pillon  (1918 - 2003), giornalista, scrittore, critico d'arte ed esperto di intelligence. 
Spie per l'Italia, 1968  Gli "Ospiti" di Don Luigi Anelli, 1982.
 di Filippo Marino, 23.06.2025


Giorgio Pillon, nato nel 1918, è stato una figura poliedrica del panorama culturale e giornalistico italiano del Novecento.
Giornalista, scrittore, critico d’arte, esperto di intelligence, ha saputo attraversare epoche e continenti con uno sguardo acuto, pur mantenendo sempre saldo il legame con la città di Vasto, alla quale rimase affettivamente legato fino alla morte, avvenuta a Roma nel 2003.
Frequentando da giovane studente universitario la biblioteca di Vasto, allora diretta dal prof. Luigi Anelli, ebbe modo di incontrare casualmente intellettuali di alto profilo a cui era consentito di frequentare la biblioteca, in quanto internati politici presso l’allora Campo di Concentramento di Istonio Marina. 
Tra questi il prof. Mario Borsa, già corrispondente per l’Italia del Times e futuro direttore del Corriere della sera (cfr. Gli “Ospiti" di Don Luigi Anelli).
Laureatosi in Lettere all’Università di Torino con una tesi su Gabriele Rossetti, Pillon iniziò la sua carriera nel mondo dell’insegnamento in Abruzzo. Significativa fu anche l’esperienza del servizio militare, svolto in Liguria con il grado di capitano dell’esercito, durante un periodo cruciale per l’Italia e l’Europa intera.
Nel dopoguerra si dedicò al giornalismo, professione che avrebbe segnato profondamente la sua esistenza. 
Nel 1947 si trasferì in Argentina, a Buenos Aires, dove divenne redattore capo della rivista letteraria in lingua spagnola Histonium, fondata e sostenuta dall’imprenditore vastese Carlo Della Penna
Fu un’esperienza editoriale innovativa, che diede voce alla cultura italiana all'estero, contribuendo al dialogo tra intellettuali europei e latinoamericani.
L’anno successivo Pillon assunse l’incarico di corrispondente per il Corriere della Sera, ricoprendo anche il ruolo di inviato speciale per tutta l’America Latina. 
La sua penna raccontò i fermenti sociali, politici e culturali di un continente in piena trasformazione. 
Parallelamente, mantenne contatti costanti con l’Italia, dove collaborava con importanti testate come Il Messaggero (sotto lo pseudonimo di “Italo Marini”), Il Tempo, Il Gazzettino e Il Borghese.
Nel 1954 fece ritorno definitivo in patria e si stabilì a Roma. 
Qui intraprese una nuova fase della sua carriera, assumendo il ruolo di capo redazione del settimanale umoristico Candido, fondato da Giovannino Guareschi, ben noto per le avventure cinematografiche di Peppone e Don Camillo. 
La rivista fu un punto di riferimento per la stampa satirica e d’opinione dell’epoca, specie in chiave monarchica e anticomunista, contribuendo con lucidità e ironia ai dibattiti culturali e politici del tempo.
Scrittore eclettico e appassionato, Giorgio Pillon pubblicò migliaia di articoli su temi tra i più diversi: dalla politica all’arte, dal cinema al teatro. 
Nel 1958 gli fu conferito il prestigioso Premio Marzotto per la storia dell’arte, riconoscimento che ne consacrò la competenza critica in ambito artistico. 
Dodici anni dopo, nel 1970, ottenne anche il Premio Andersen per la letteratura d’infanzia, a testimonianza della sua capacità di rivolgersi con sensibilità anche ai più giovani.
La figura di Giorgio Pillon resta un esempio di intellettuale impegnato, capace di unire rigore analitico, curiosità umanistica e uno spirito cosmopolita. 
Un uomo di lettere e d’azione, che ha saputo attraversare il secolo con passione e lucidità, lasciando un’impronta profonda nella cultura italiana e internazionale.

Giorgio Pillon, caricatura di Pino Jubatti

Pubblicazioni:

Pillon G., I Savoia nella bufera, Il Borghese, 1972.

Pillon G., Racconti brevi, Serarcangeli, Roma, 1977.

Pillon G., De Chirico e il fascino di Rubens, Serarcangeli, Roma, 1991.

Pillon G., Floria un amore a Verona, Serarcangeli, 1992.

Pillon G., Segreti incontri. Confidenze indiscrete di noti personaggi,  Serarcangeli, 1996.

Pillon G., L’anfora di Re Gustavo, Serarcangeli, 1998.

Pillon G., Dodici bottiglie di champagne,  Serarcangeli, 2002.





17 giugno 2025

Omaggio al M° ENNIO VETUSCHI (1927-2021) della Corale "G. Verdi di Teramo. Canti Abruzzesi.


Omaggio al M° ENNIO VETUSCHI (1927-2021) della Corale "G. Verdi di Teramo con Canzoni abruzzesi da lui elaborate.
I grandi successi della canzone abruzzese popolare, come LAMENTO DI UNA VEDOVA, ARVI', ALL'ORTE, J'ABBRUZZU, LA JERVE A LU CANNETE, LU SANT'ANTONIE, MO VE MO VA.


Chi era il Maestro Ennio Vetuschi? Conosciamolo meglio dalla biografia tracciata da Carla Tarquini per la Corale Verdi. 
“Nato a Teramo nel 1927, Ennio Vetuschi si accosta alla musica da bambino influenzato dal padre musicista che suonava il flicorno e la chitarra. 
A 12 anni riceve in regalo un violino da un amico di famiglia che strappa al padre la promessa di far studiare musica al ragazzo. 
Si iscrive all’Istituto Musicale Pareggiato “G. Braga” e con la maestra Anna Maria De Petris scopre il canto. 
Contemporaneamente frequenta l’Istituto per geometri. 
Si diploma nel 1946 e nel 1948 vince un concorso al Genio Civile di Teramo dove rimarrà fino alla pensione. 
Nei primi anni del dopoguerra un episodio fu determinante per la sua futura carriera di direttore d’orchestra. 
Ospite a Roma di una zia paterna, entra in San Pietro e sente cantare il Coro della Cappella Sistina diretto dal maestro Lorenzo Perosi. 
Ne rimane folgorato. Creare un coro polifonico nella sua città diventa il suo sogno. 
Decide di studiare uno strumento che gli permetta di insegnare le parti ai cantori. 
Al Braga si iscrive al corso di pianoforte e in sette anni prende il diploma del decimo anno. 
Mentre è ancora studente dell’Istituto Musicale, nel 1948, a 21 anni, Ennio Vetuschi crea il primo nucleo di quello che qualche anno dopo diventerà ufficialmente l’Associazione corale teramana “Giuseppe Verdi”. 
Il documento relativo viene rogato con atto notarile il 14 maggio 1953. 
Le prime prove del giovane coro furono fatte in casa dell’insegnante di canto Anna Maria De Petris. 
Quando il numero degli cantori iniziò a crescere ci fu la necessità di cercare un locale più idoneo. 
La prima sede del nuovo Coro fu il Carminello, un tempietto neogotico vicino alla chiesa del Carmine che sarà abbattuto anni dopo quando fu aperta la via Savini. 
La ricerca di una sede stabile sarà un problema cronico per la Corale “Giuseppe Verdi” che anche attualmente è sistemata in una sede provvisoria. 
I primi repertori del Coro Verdi furono soprattutto di musica lirica e infatti in veste di Coro lirico esso partecipò alle due Stagioni teatrali organizzate a Teramo, al Teatro Apollo, nel corso del “Giugno teramano” 1957 e 1958. Ma nel frattempo, accanto alla lirica, il Maestro Vetuschi aveva introdotto nel repertorio del Coro brani di musica polifonica e, a rinsaldare il legame con l’Abruzzo, anche alcuni canti popolari trascritti ed elaborati da lui stesso “secondo un gusto corale polifonico”. 
Con questi due nuovi repertori il Coro teramano partecipò, nel 1955, all’importante Concorso Internazionale di Musica Polifonica “Guido D’Arezzo” ad Arezzo, dove tornerà l’anno successivo e ancora nel 1959, nel 1960 e infine nel 1987. 
Furono esperienze particolarmente importanti e formative. Ma la svolta decisiva nella carriera di Maestro concertatore ci sarà per Ennio Vetuschi nel 1973 quando, dopo avere superato una selezione severissima, è ammesso a un corso di direttore d’orchestra indetto dal Teatro Comunale di Bologna, tenuto dal severissimo Maestro Sergiu Celibidache di origini rumene. 
Quello di Celibidache fu un insegnamento prezioso. Ennio Vetuschi imparò da lui moltissimo, persino la gestualità che diventò più lieve e più misurata. 
L’anno dopo, per la stagione teatrale 1974/75, Vetuschi fu chiamato al Teatro di Bologna per una collaborazione annuale come Maestro Sostituto. 
Il contratto gli sarebbe stato rinnovato per l’anno successivo ma motivi di lavoro e familiari lo costrinsero a tornare a Teramo. 
Nel 1980, a cura dell’Ente Provinciale del Turismo di Teramo e della Cassa di Risparmio di Teramo, Ennio Vetuschi pubblica la raccolta di Canti Popolari Abruzzesi da lui trascritti ed elaborati. 
Al 1990 risale un’esperienza straordinaria nella carriera artistica di Ennio Vetuschi. In quell’anno fu chiamato dal Conservatorio “Rimski-Korsakov” di San Pietroburgo a tenere una “master class” sull’opera italiana. Vi rimase sei mesi. Le sue lezioni furono apprezzatissime. Le teneva in lingua russa che Vetuschi parlava correntemente. Fu colmato di attenzioni e di affetto. Alla sua partenza gli fu regalato il bozzetto in gesso del busto, ora nel Museo dell’Accademia delle Belle Arti di San Pietroburgo, commissionato per lui al noto scultore russo Michail K. Anikuschin. 
Rientrato a Teramo, Ennio Vetuschi tornò a dedicarsi con l’entusiasmo e la passione mai venuti meno al suo amato Coro che dirigerà fino al 2006 quando la bacchetta di direttore passerà nelle mani del Maestro Carmine Leonzi”.