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2 ottobre 2025

Giuseppe Dell’Orefice (Fara Filiorum Petri, 1848 – Napoli, 1889), compositore e direttore d'orchestra abruzzese.


Giuseppe Dell’Orefice (Fara Filiorum Petri, 21 agosto 1848 – Napoli, 4 gennaio 1889) compositore e direttore d'orchestra.
Nacque da Antonio e da Vienna De Matteis. Fu avviato agli studi musicali dallo zio frate Alessandro di Fara e dai fratelli Nicola e Biagio, insegnanti rispettivamente di clarinetto e tromba. Dal 1862 studiò composizione come allievo interno presso il conservatorio Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli.
Dopo aver iniziato come direttore di coro e d'orchestra in vari teatri napoletani, esordì al Teatro S. Carlo nel 1872 con il balletto I fantasmi, seguito l'anno successivo da Ilda, entrambi con coreografia di Federico Fusco.
Nel 1874 compose la sua prima opera teatrale in tre atti, Romilda de' Bardi, su libretto di Nunzio Federico Faraglia, rappresentata al Teatro Mercadante (già Teatro del Fondo) di Napoli e successivamente al Teatro Regio di Parma (1876) e al Teatro Fenaroli di Lanciano (1877). Nel 1875 compose il dramma in quattro atti Egmont, sempre su libretto di Faraglia con lo pseudonimo di Graziano Fulina, rappresentato nel 1878 al Teatro San Carlo con Giuseppe Capponi (tenore), Giuseppina De Giuli Borsi (soprano), Michele Medica (baritono). Entrambe le opere riscossero un notevole successo di pubblico e di critica favorendo anche la carriera di Dell'Orefice come direttore al San Carlo, incarico che ricoprì dal 1877 al 1882.
Compose inoltre l'opera comica Il segreto della duchessa, su libretto di Enrico Golisciani, rappresentata dal 1879 a Palazzo Cassano, sede della Società Filarmonica di Pizzofalcone, ma anche musica sacra, per orchestra, per pianoforte, per voce e pianoforte, oltre a romanze e canzoni napoletane, alcune su testi di Salvatore Di Giacomo e Roberto Bracco.
Ammalatosi gravemente dopo la morte della moglie, morì nel manicomio di San Francesco di Sales il 4 gennaio 1889, appena quarantenne.
La sua casa nativa di Fara Filiorum Petri è stata adibita a museo dedicato alla sua memoria, nonché sede della biblioteca comunale.



14 luglio 2024

Francesco D’Urbano (1920-1967), maestro, poeta e pittore di Fara Filiorum Petri.

Il M° D’Urbano negli anni ’50, dal cd Queste è lu Paese me’.

 Francesco D’Urbano (1920-1967), maestro, poeta e pittore di Fara Filiorum Petri

di Angelo Iocco

Nello stendere un ricordo del M° D’Urbano, desidero ringraziare il nipote Prof. Francesco D’Urbano, da sempre attento alla riscoperta delle tradizioni musicali abruzzesi, ella storia musicale del suo paese, e all’opera del nonno, di cui ha curato una pubblicazione su CD, con libretto biografico: Queste è lu Paese me’, 2015, con le canzoni abruzzesi del D’Urbano eseguite dal Coro di Fara.

Francesco Antonio D’Urbano nacque il 1 giugno 1920 a Fara Filiorum Petri, in una casa di Via Roma, quasi accanto la chiesa. Suo padre Achille era un falegname molto noto, nonché musicista, e fu lui ad avviare il piccolo Francesco alla passione per la musica, regalandogli una tromba, con cui esercitarsi e apprendere i primi rudimenti. Fara sin dall’Ottocento era rinomata per il suo Corpo bandistico, che si esibiva nelle festività principali del paese: durante la novena di Sant’Antonio abate, e anche nella festività delle Sante Reliquie.

Il giovane Francesco, si ritrovò catapultato in un mondo molto più grande di lui. Dalla piccola appartata Fara nella valle del Foro, dovrà andare al Fronte: nel 1939 scoppiò la guerra, l’anno seguente l’Italia entrò nel conflitto: Francesco fu chiamato alle armi, per tornare a casa solamente nel 1946. Fu inviato sul Fronte di Egitto, tra le cittadine di Sidi-El Barrani e Sollum, in Africa settentrionale. Tenne un diario di guerra, avviato l’11 giugno 1940, e interrotto il 12 dicembre dello stesso anno, a causa della cattura da parte degli Inglesi, che hanno fatto irruzione nell’accampamento nemico. 


D’Urbano fu prigioniero degli Inglesi sino alla fine del conflitto, fu trasferito tra l’ Inghilterra, Grecia, Cirenaica. Il Diario andò smarrito, D’Urbano non ebbe tempo nemmeno di terminare l’ultima frase, come visto. Fu sequestrato come bottino di guerra, e dopo varie peripezie, fu rinvenuto in Australia negli anni ’60 da un pastore, che lo donò all’Associazione Internazionale Emigranti Italiani, dove tutt’ora è conservato. L’allora responsabile Laura Mecca contattò la famiglia Di Giuseppe a Fara, e tramite anche la diplomazia del giovane Francesco D’Urbano, nipote del Nostro e di Margherita Di Giuseppe, fu spedita una fotocopia in alta risoluzione alla famiglia, accompagnato da una lettera della stessa responsabile della COASIT (Italian Historical Society di Melbourne, Carlton, Victoria, Australia). Nella lettera si riporta: