16 settembre 2025
15 settembre 2025
Pontificio Seminario Regionale Abruzzese-Molisano "S.Pio X" di Chieti. Brevi note storiche.
11 settembre 2025
21 agosto 2025
Pasquale Maria Liberatore, "Pensieri civili economici sul miglioramento della Provincia di Chieti umiliati al Regal Trono dall’Avvocato P. Liberatore", voll.1-2, Napoli, 1806.
5 agosto 2025
Angelo Iocco, Inventario - Fondo “CESARE FAGIANI – GIULIO SIGISMONDI”, Biblioteca comunale “Raffaele Liberatore”, Lanciano.
DESCRIZIONE
Il
versamento del Fondo Fagiani alla Biblioteca comunale, risale ai primi anni
2000, da parte della famiglia Fagiani-Volpe. Il tutto consiste in una decina di
buste d’archivio, contenenti faldoni e cartelle. Questo primo censimento sommario
ha ripartito il tutto in 7 buste d’archivio, con successiva suddivisione in
cartelle e faldoni, utilizzando la numerazione romana. Molti documenti sono
originali, pochi sono fotocopie, mentre si conservano diverse copie di
volantini e libretti.
Il
materiale non è sempre disposto in maniera ordinata, per cui, laddove
possibile, si è proceduto a un riordino delle carte, come per i manoscritti de Un marziano a Lanciano, e Saggio sulla poesia di Luigi Renzetti.
Il
fondo Fagiani-Sigismondi ha una prevalenza di documentazione relativa
l’attività letteraria e giornalistica di Cesare Fagiani, rispetto a quella di
Giulio Sigismondi, di cui il figlio Virgilio (classe 1942), ha incrementato il
patrimonio documentario con la donazione di fotografie, cd, e libretti di
poesie. Si attende, in futuro, un successivo versamento dell’archivio G.
Sigismondi, conservato presso lo stesso erede, alla biblioteca comunale.
Il
materiale attualmente è conservato presso la Biblioteca comunale “Raffaele
Liberatore” di Lanciano, nell’edificio di Villa Marciani, nell’area
dell’Ufficio 3.
15 luglio 2025
Panfilo De Laurentiis, le migliori canzoni abruzzesi.
12 luglio 2025
Angelo Iocco, Inventario dei documenti del Fondo "Corrado Marciani" presso la Biblioteca Comunale "Raffaele Liberatore" di Lanciano.
8 luglio 2025
Padre Donatangelo Lupinetti (1909-2000): frate missionario, etnologo e studioso abruzzese.
Padre Donatangelo Lupinetti
Tra le sue ultime pubblicazioni si ricordano:
26 giugno 2025
12 giugno 2025
Massimo Costantini, "Sottovento". I traffici veneziani con la sponda occidentale del medio-basso Adriatico.
10 giugno 2025
Nicola D’Agostino, Chieti e la sua provincia, prefazione di Raffaele Paolucci, Casalbordino, Casa Tip. Nicola De Arcangelis, 1928.
9 giugno 2025
Il poeta Giuseppe Di Tullio di Filetto.
di
Angelo Iocco
Giuseppe Di Tullio (4 settembre 1910 – 1 gennaio 1952) è uno di quei poeti abruzzesi che purtroppo sono scarsamente conosciuti, complice probabilmente la breve esistenza, stroncata da una brutta malattia a soli 42 anni. Pochi oggi lo ricordano, e fondamentale resta un saggio di Vittoriano Esposito nel suo Parnasso d’Abruzzo, alla relativa voce. Nativo della piccola Filetto, studiò al Liceo classico di Lanciano, successivamente proseguì gli studi universitari a Firenze, per poi tornare, imbevuto di toscanismo e patriottismo giolittiano, a Pescara, a insegnare. Seguì anche l’abilitazione musicale in violino presso il Conservatorio S. Pietro a Maiella di Napoli. scrisse su diversi giornali abruzzesi, come Il Messaggero, Il Tempo, Momento sera di Chieti, Rivista abruzzese. Oltre ai saggi sulla religione, Di Tullio si occupò anche di Gabriele d’Annunzio, Silvio Spaventa, Tommaso Campanella e umanisti abruzzesi. Nel 1933 pubblicò la silloge di poesie L’Eco delle fonti, e nel 1949 per l’editore Carabba di Lanciano, il poema Giano. Esso è ispirato alla figura mitica del dio della Creazione, e nel cantarlo, Di Tullio si riferisce a un’epoca felice, perduta, quello dei grandi classicisti dell’Ottocento, ma non solo, della letteratura italiana come Dante e Petrarca, celebra una società idilliaca felice, quella italiana, ancora non contaminata dagli orrori della guerra, che dal 1943 avrebbe martoriato l’Italia e la sua piccola patria quieta di Filetto, che ne uscì devastata, insieme alla vicina Orsogna. Il piccolo mondo fatto di cose semplici, rituali bucolici, per dirla alla Virgilio, è spazzato via per sempre dalla corrente della storia. Tra gli ultimi lavori di Di Tullio, figura una poesia in abruzzese, inedita, presentata al Concorso di poesia “Gennaro Finamore” di Lanciano del 1952, i di cui atti rimangono presso il Fondo “Cesare Fagiani” nella Biblioteca comunale di Lanciano.
“L’edificio sorgeva massiccio e quasi oscuro, simile a una vecchia roccaforte feudale. A quell’edificio mancavano i merli e il ballatoio per essere scambiato per una fortezza, ma bastava il campanile che sorgeva da un lato per dire subito che si trattava di una Chiesa. l’intera mole si ergeva superba sulla Rupe di San Rufino, dominando incontrastabilmente le case circostanti.
Ciò
che addolciva quell’aspetto severo, che lo rendeva umano e familiare, era la
presenza di colombi. Tutte le mura erano bucherellate di piccoli nidi, ed in ogni momento della giornata i mansueti
aligeri tubavano e volavano. A primavera poi la Chiesa sembrava rivestita a
festa, perché da ogni parte era fiorente di viole romane: coloriture
giallognole e rossastre, come lembi d’oro e di porpora, apparivano sul viso
rugginoso delle mura vetuste. Tutta la Chiesa era costituita da due parti,
l’una sovrapposta all’altra: nella prima, quella superiore, si officiava giornalmente,
nella seconda, quella inferiore, si adunava la Congrega del S. Rosario o il
Sodalizio della bella Sant’Agnese, ma si può dire che l’unica grande
celebrazione ivi avvenisse nei giorni della Passione.
Se
però nella parte superiore della Chiesa era dato cogliere qualche raro gioiello
umanistico, nella parte inferiore si poteva ammirare una tela riferibile alla
seconda metà del ‘500. Infatti nella parete di fondo della cripta, si vedeva
raffigurata la Madonna del Rosario: lavoro di un tardo seguace di Raffaello,
forse Luca Fornaci, che in quel tempo dipingeva a Chieti”[1]
20 maggio 2025
29 aprile 2025
Valentino Piva, La Frentania. Profilo storico, archeologico e topografico (VI-I sec. a.C.).

Da: Uniroma1
28 aprile 2025
MADRIGALE IN ABRUZZO L'antico Abruzzo e le musiche tra Ars Nova e Ottocento.
23 aprile 2025
Sciarretta A-L, "Colonie Slave (Schiavoni) nel XV - XVI sec. nell'Abruzzo e Molise Adriatico".
9 aprile 2025
Padre Marcellino Cervone da Lanciano e la ricostituzione della Provincia Serafica Abruzzese dopo l’Unità d’Italia.
Padre Marcellino Cervone da Lanciano e la ricostituzione della Provincia Serafica Abruzzese dopo l’Unità d’Italia
di Angelo Iocco
Il
29 settembre 1839 a Lanciano nasceva Raffaele Cervone. Sin da piccolo manifestò
la sua vocazione si farsi frate, e seguiva i seminari e le prediche dei Minori
Osservanti del convento di S. Angelo della Pace, poi S. Antonio di Padova,
nella sua Lanciano. Dopo un periodo di prova nel Noviziato del Ritiro di
Orsogna, nel 1856 ricevette l’abito serafico, e infine fu ordinato sacerdote il
5 ottobre 1862. Nel 1866 una crudele legge dello Stato piemontese, come
vedremo, soppresso gli Ordini monastici, e chiuse tutti i Conventi d’Italia.
Padre Marcellino da Lanciano come tanti altri monaci, si trovò sperduto. Ma non
demorse, e si dette da fare per ricostituire la Provincia Serafica Abruzzese di
S. Bernardino, dopo il violento passaggio del movimento liberale. Ma come fece?
Ce lo racconta un articolo inedito di Vincenzo Simeoni di Orsogna del 1993
circa, che compone una voluminosa monografia sulla Storia del Convento
dell’Annunziata del Poggio, nella di cui biblioteca si conserva.
Strali
velenosi si scagliarono anche contro il nostro caro Ritiro, ma il primo strale
ufficiale fu lanciato il 29 aprile 1862 con mano empia e felpata da un arco
vibrante di odio e di livore sacrilego di un anonimo cittadino di Filetto.
Quella freccia avvelenata raggiunse lugubremente il bersaglio con effetto
micidiale, anche se in ritardo, e l’eco si ripercosse sinistramente di luogo in
luogo fra le risate beffarde della palude pestifera.
Filippo
Palizzi, schizzo del Convento di Orsogna, 1874 – fotoriproduzione dall’archivio
del Convento della Santissima Annunziata, Orsogna.