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9 aprile 2024

#accaddeoggi 9 Aprile 1846 nasce a Ortona il musicista e compositore ๐…๐ซ๐š๐ง๐œ๐ž๐ฌ๐œ๐จ ๐๐š๐จ๐ฅ๐จ ๐“๐จ๐ฌ๐ญ๐ข.

 #accaddeoggi ๐Ÿ— ๐€๐ฉ๐ซ๐ข๐ฅ๐ž ๐Ÿ๐Ÿ–๐Ÿ’๐Ÿ” nasce a Ortona il musicista e compositore ๐…๐ซ๐š๐ง๐œ๐ž๐ฌ๐œ๐จ ๐๐š๐จ๐ฅ๐จ ๐“๐จ๐ฌ๐ญ๐ข.
La sua formazione inizia presso la scuola dei fratelli Paolini, ma grazie al suo talento viene iscritto al Conservatorio di Napoli; diplomandosi in violino nel 1866.
๐ŸŽค Dopo il diploma trascorre qualche anno a Ortona, ma nell’autunno del 1870 si trasferisce a ๐‘๐จ๐ฆ๐š, conosce Franz Liszt e Giovanni Sgambati che lo introducono nei salotti aristocratici romani, dove riesce subito ad affermarsi come ๐ฆ๐š๐ž๐ฌ๐ญ๐ซ๐จ ๐๐ข ๐œ๐š๐ง๐ญ๐จ, entrando a far parte della ๐œ๐จ๐ซ๐ญ๐ž ๐๐ข ๐Œ๐š๐ซ๐ ๐ก๐ž๐ซ๐ข๐ญ๐š ๐๐ข ๐’๐š๐ฏ๐จ๐ข๐š, consorte di Umberto I.
๐Ÿ’‚๐Ÿป‍♀️ Nel 1875 si trasferisce a ๐‹๐จ๐ง๐๐ซ๐š e le sue doti gli aprono le porte di ๐๐ฎ๐œ๐ค๐ข๐ง๐ ๐ก๐š๐ฆ ๐๐š๐ฅ๐š๐œ๐ž, diventando insegnante di canto di tutti i figli della ๐‘๐ž๐ ๐ข๐ง๐š ๐•๐ข๐ญ๐ญ๐จ๐ซ๐ข๐š. Ma la sua ascesa รจ solo agli inizi: fruttuosa รจ la sua collaborazione con l’editore londinese Chappell, per il quale firma un contratto di almeno 4 romanze all’anno; diviene docente presso le piรน prestigiose accademie londinesi e organizza le serate musicali della corte inglese. Egli diventa anche il punto di riferimento dei musicisti italiani di passaggio per Londra, come Puccini, Mascagni e Leoncavallo.
๐ŸŽผ Tosti non dimentica le sue origini abruzzesi; รจ tra i membri del “๐‚๐ž๐ง๐š๐œ๐จ๐ฅ๐จ ๐Œ๐ข๐œ๐ก๐ž๐ญ๐ญ๐ข๐š๐ง๐จ” di Francavilla al Mare fondato da ๐….๐. ๐Œ๐ข๐œ๐ก๐ž๐ญ๐ญ๐ข, luogo che รจ di grande ispirazione, in cui realizza diverse romanze e chansons, oltre a collaborare con un altro illustre componente, d’Annunzio.
In suo onore, a Ortona, presso ๐๐š๐ฅ๐š๐ณ๐ณ๐จ ๐‚๐จ๐ซ๐ฏ๐จ, รจ stato istituito il

๐Ÿ“ ๐Œ๐ฎ๐ฌ๐ž๐จ ๐Œ๐ฎ๐ฌ๐ข๐œ๐š๐ฅ๐ž ๐’๐€๐›๐ซ๐ฎ๐ณ๐ณ๐จ – ๐€๐ซ๐œ๐ก๐ข๐ฏ๐ข๐จ ๐…. ๐. ๐“๐จ๐ฌ๐ญ๐ข, sede dell’Istituto Nazionale Tostiano, si tratta del primo museo dedicato alla musica presente in Abruzzo.




1️⃣ Carlo Pellegrini, caricatura di Francesco Paolo Tosti, Vanity Fair, 1885;

2️⃣ Frontespizio di inizio Novecento di uno spartito musicale disegnato da Francesco Paolo Michetti per Tosti

3️⃣ F. P. Michetti, ritratto di F. P. Tosti, Museo Barbella, Chieti;

8 aprile 2024

Mare Nostre. Coro Majella di Ortona, diretto dal M° Mario Marincola. Raccolta di canzoni abruzzesi.

Mare Nostre. Coro Majella di Ortona, diretto dal M° Mario Marincola. Canzoni abruzzesi.

LATO A
PIENZ' A CAMPA' di Cuccionitti-Marincola
TUTTE LE FUNTANELLE popolare
SALTARELLE di Lazzarini-Puca
MARE NOSTRE di Illuminati-Di Jorio
FATTE NA RISATELLE di Albanese
STU MUTIVETTE di Marincola

LATO B
VOLA VOLA VOLA di Dommarco-Albanese
MI TE' SETE di Saraceni-DI Jorio
SERENATA SPASSOSE di Marcolongo-Di Jorio
L'AMORE MUDERNE
LU NDRUVARELLE di Saraceni-Fuggetta
AMORE ME!  di Ciampella

30 marzo 2024

Guido Albanese e i suoi canti d'Abruzzo.


Pronipote di Francesco Paolo Tosti, nacque a Ortona da Pietro ed Emilia Primavera. Nel suo paese compรฌ gli studi liceali manifestando forte interesse per la musica. Quindi si trasferรฌ a Roma per studiare composizione, ma allo scoppio della prima guerra mondiale interruppe gli studi e raggiunse il fronte come ufficiale dei bersaglieri. Al termine della guerra si recรฒ a Bologna dove, allievo di Franco Alfano, conseguรฌ il diploma in composizione al Liceo musicale "G. B. Martini" nel 1921. Quindi si dedicรฒ alla composizione e alla tradizione musicale della sua terra abruzzese.
Nel 1920, in qualitร  di direttore del coro, Guido Albanese partecipรฒ all'organizzazione della prima Maggiolata Abruzzese di Ortona, manifestazione di canzoni dialettali che sarebbe andata avanti con successo fino al 1976 (nonostante le diverse interruzioni nel corso degli anni). Alla Maggiolata presentรฒ alcune tra le sue migliori composizioni, come il trittico Terra d'ore (comprendente La Smarroccatura, Quand'arvรจ le prime rose e La Villigne), su versi di Luigi Dommarco, Lu piante de le fojje e L'Acquabbelle, entrambe su versi di Cesare De Titta, Core mรฉ e Ci manche all'Adriatiche na perle, di cui egli stesso scrisse le parole.
Nel 1922 compose la celebre Vola vola vola, su versi di Luigi Dommarco, canzone che assurse a tale celebritร  da venire considerata l'inno musicale dell'Abruzzo. Il brano avrebbe vinto il "Festival internazionale della canzone italiana" di Parigi nel 1953.
Dal 1929 al '31 tenne la critica musicale sul quotidiano "L'Impero" di Mario Carli. Agli inizi degli anni Trenta fu collaboratore dell'Istituto Luce, realizzando i commenti musicali per i primi cinegiornali sonori. Inoltre collaborรฒ col regista Mario Camerini, per la colonna sonora dei film Giallo (1933) e Cento di questi giorni (1933).
Fu attratto dal teatro dannunziano e compose le musiche per la rappresentazione della Figlia di Iorio, realizzata nel 1931 con la regia di Luigi Antonelli a Pescara, e replicata nel 1935 al Teatro Argentina di Roma.
Fu autore di colonne sonore per documentari cinematografici e televisivi, musiche per la rivista, musica sacra, musiche di scena, romanze, liriche corali, inni patriottici, musica leggera, brani bandistici. Sue liriche furono pubblicate a Bologna dall'editore Bongiovanni e presso l'editore Pizzi & C.
Nel 1999 รจ stato pubblicato il catalogo delle sue opere, ad opera di Gianfranco Miscia, Francesco Sanvitale e Gianluca Sulli, comprendente 238 composizioni conservate nell'Archivio dell'Istituto Nazionale Tostiano di Ortona.
Il comune di Ortona gli ha dedicato una strada, e apposto una targa commemorativa presso la sua casa in Ortona, in corso Vittorio Emanuele.

13 febbraio 2024

La canzone abruzzese a Poggiofiorito – Dalle Feste dell’Uva alla Prima festa della canzone fascista abruzzese (1929-1939).


La canzone abruzzese a Poggiofiorito – Dalle Feste dell’Uva alla Prima festa della canzone fascista abruzzese (1929-1939)
di Angelo Iocco

Per questo articoli, si ringrazia l’Associazione culturale “Tommaso Coccione” di Poggiofiorito, e in particolare Vincenzo Coccione, per avermi concesso l’accesso all’archivio e alle fotografie.

Dedico questo pezzo alla Memoria

Per una storia della canzone folk Abruzzese, del periodo classico che va dalla fine dell’800 sino agli anni ’50, vogliamo quo ricordare il decennio d’oro della Canzone abruzzese nel paesino di Poggiofiorito, vicino Ortona. La cittร  definita “perla dell’Adriatico” da G. D’Annunzio, proprio nel 1920 avviava la stagione delle Maggiolate abruzzesi con l’Albanese, il Di Jorio, lo Zimarino, e altri, con rassegne e concorsi di Cori dei paesi d’Abruzzo, dei loro maestri e dei loro autori di canzoni da esibire per la premiazione. Gli altri paesi dei dintorni non stettero inerti a guardare la cittร  che proprio in quel tempo diventava la sede ufficiale della Canzone d’Abruzzo, sicchรฉ giร  negli anni immediatamente successivi, a Castelfrentano, Orsogna, Lanciano, Pescara, San Vito ecc. nacquero delle rassegne con dei propri autori e poeti, che cercarono di imitare la famosa Maggiolata ortonese. Poggiofiorito ebbe un ruolo di grande rilievo, poichรฉ nel 1929, nacquero le Feste dell’Uva. Si racconta che il celebre poeta Cesare de Titta venisse a passare le estati in compagnia dell’amico Antonio Di Jorio proprio nella villeggiatura di Poggio, e che propose qui, visti i numerosi e ampli campi di vigneti, di istituire una festa dedicata all’uva. Mai parola piรน profetica quella del De Titta, dato che anche dopo la guerra, l’area di Ortona echeggiรฒ dei canti, intendiamoci i canti d’autore presentati alle varie rassegne di Caldari, Rogatti, Frisa, Crecchio, Tollo ecc., che prendevano l’ideale, ma appunto soltanto l’ideale, e non sempre l’andamento ritmico della tradizione, dei canti antichi che le massaie e le mondine o i viandanti solitari, o le allegri brigate di giochi e di serenate intonavano da anni e anni, repertorio di una enciclopedia popolare di tradizione orale, che per fortuna un gruppo di etnologi abruzzesi come il De Nino, il Pansa, il Finamore, il Ciampoli, ebbero la cura di raccogliere e trascrivere.

Articolo de Il Messaggero, del 1939 – copia presso Centro di Documentazione Teatrale di Castelfrentano


La Storia della Sagra dell’Uva di Poggiofiorito

Tornando a Poggiofiorito, nel 1929 il M° Ercole Zazzini, grande animatore delle feste, organizzรฒ la prima edizione, cui partecipรฒ anche Cesare De Titta con l’inseparabile Antonio Di Jorio, fornendo alcune canzoni. Le canzoni erano sponsorizzate dall’Ente OND di Chieti; in quegli anni era tornato per la convalescenza nell’ariosa terra natia, dall’America, il giovane poggese Tommaso Coccione, reduce da grandi successi e da incisioni dei suoi ballabili per fisarmonica. Il Coccione darร  forte impulso alle maggiolate, esibendosi con la fisarmonica, strumento allora quasi sconosciuto e non facente parte del corollario degli strumenti d’orchestra per queste feste canore. Altri animatori delle feste furono il poeta poggese Tommaso Di Martino, che scriveva le canzoni, e il chietino Antonio Ambrosini, coetaneo di Modesto Della Porta da Guardiagrele, che come lui morirร  appena 50enne per un brutto male. I poeti concorrenti, insieme ai musicisti, erano dell’area frentana, vediamo un giovane Cesare Fagiani di Lanciano, che negli anni ’40 e ’50 sarร  molto conosciuto con le due commedie al teatro Fenaroli di Lanciano, vediamo Ugo Di Santo, originario del Molise, che ugualmente diventerร  famosissimo nel musicare operette teatrali, come “Lulรน aiutami tu” di Eduardo Di Loreto; vediamo Di Loreto stesso da Castelfrentano con l’amico Pierino Liberati, reduci dai grandi successi delle Maggiolate del 1922 e 1il 23, poi l’anziano Vito Olivieri di San Vito, che nel 1923 e il 1926 era stato grande animatore delle Feste del Mare nel suo paese marinaro, e che con Di Loreto aveva scritto varie canzoni per le Maggiolate e varie commedie teatrali, di cui purtroppo quasi tutti gli spartiti, testi a pare, sono andati persi; poi Attilio Fuggetta da Sulmona, capostazione a Fossacesia appassionato di musica, grande concorrente alle Maggiolate con l’amico fossacesiano Nino Saraceni. E poi la grande rosa dei rappresentanti della musica Abruzzese classica, Antonio Di Jorio, Guido Albanese, Giulio Sigismondi, Luigi Dommarco, Olindo Jannucci da Cittร  Sant’Angelo, grande animatore delle Maggiolate dopo la morte dell’Albanese, che con l’Albanese vinceva quasi sempre alle Maggiolate della sua cittร , poi ancora Cesare de Titta, Antonio Ambrosii, Tommaso Di Martino e il fisarmonicista poggese tanto amato, che figurava in testa a ogni libretto delle Feste dell’uva, Tommaso Coccione.
Purtroppo, come dettoci dallo stesso figlio Vincenzo Coccione, a causa dei danni della guerra a Poggio, e degli spartiti del padre che andarono dispersi per non curanza, accadde che varie partiture delle Feste dell’Uva andarono perse, ancora oggi irrintracciabili; per cui Vincenzo, per l’amore cosรฌ grande che lo ha portato a fondare una associazione dedicata a suo padre, alla raccolta di quanto si era salvato dell’amato genitore, volle rimusicare, avvalendosi dello stile che aveva Tommaso, quelle canzoni che erano rimaste “mute” a causa della distruzione delle partiture. Infatti, come detto altrove, i libretti servivano piรน che altro per stampare i testi delle canzoni, e non erano inclusi gli spartiti; nella metร  degli anni ’20, Guido Albanese ebbe l’accortezza di far stampare in accluso ai testi, anche gli spartiti delle canzoni presentate, in modo da impedirne la dispersione.
Come possiamo vedere, leggendo i libretti e i testi, le canzoni hanno per tema la vendemmia, l’uva, non a caso le feste si facevano a settembre, nei palchi inghirlandati con tralci di vite e di succosi grappoli, si celebrava la prosperitร  e la fertilitร  delle campagne poggesi, perfino l’ultima canzone del De Titta scritta prima di morire, รจ un inno alla ricchezza e alla floridezza di queste contrade, cosรฌ come la canzone del Di Martino “Poggefiurite”. Le feste successivamente, nel 1939, evolvettero per cosรฌ dire, nella “Festa della canzone fascista abruzzese”, promossa dall’OND Chieti, nella quale molti sono i riferimenti al fascismo, cosรฌ come scritto testualmente nella presentazione del libretto; quello era proprio ‘intento, magnificare le glorie e i successi della guerra, della spedizione in Etiopia, della ricchezza del Paese grazie alle riforme di Mussolini e al patto con Hitler, e via dicendo. E dunque, leggendo questi testi, che farebbero arrossire qualsiasi estimatore della canzone popolare abruzzese, dell’Albanese autore della notissima Vola vola vola, del mite Fagiani autore della celebre poesia “La squijje di Natale”, del Di Jorio cosรฌ tanto portatore di quell’idea di abruzzesitร , insomma comprendiamo che i tempi erano quelli che erano, e occorreva adattarsi per queste rassegne di folklore, verso le quali specialmente la propaganda di Regime voleva imporsi, per penetrare nelle menti degli spettatori. Cosรฌ vediamo ad esempio una magnifica “Ninna nanna” postuma di Cesare de Titta, musicata dall’orsognese Camillo de Nardis (il quale musicherร  altri testi di ispirazione fascista, ad esempio una canzone del marinaio su versi del concittadino Raffaele Paolucci), che vede “ingabbiati” quei versi cosรฌ soavi e andanti, cullati dalle note, nei riferimenti all’accendere un cero alla Madonna (uso abruzzese) per ricordare il figlio in guerra, o nella madre che รจ orgogliosa del gagliardetto del proprio figlio combattente, o nella preghiera a Mussolini e la speranza di una nuova Roma imperante simbolo di civiltร  e progresso come nell’Impero. Insomma una canzone che trasuda fascismo da tutti i porti, per non parlare della “Savitarella fasciste” del Di Martino, dove i cantori si fanno beffe dell’Inghilterra e della Francia dello storico impero coloniale, per lodare invece l’opera conquistatrice dell’Etiopia da parte dell’Italia. Tornando alla Ninna nanna detittiana, pochi sanno che oggi la canzone รจ ancora riproposta, insieme a “Suonne” di Marcolongo-DI Jorio, soltanto che sono state epurate, ripulite delle incrostazioni fasciste; Ennio Vetuschi della Corale Verdi di Teramo, ne ripropose soltanto la prima strofa, poichรฉ le ultime due sono quelle piรน rigurgitanti di sentimento patriottico. Altri Cori ne hanno proposto solo 2 strofe, ma oggi tendenzialmente si usa proporre la versione del Vetuschi. Possiamo solo dire che questa bellissima canzone di don Cesare fu sporcata dai tempi che corsero, poichรฉ nelle melodie, riecheggia esattamente, benchรฉ elaborati, quei motivi popolari che cantavano le mamme ai loro bambini per farli addormentare.
Dopo questa Sagra della canzone fascista, Poggiofiorito non ebbe fino alla guerra altre rassegne canore. I tempi erano cambiati, la guerra imperversava. Dal 1947 in poi con Mario d’Angelo da Villa Romagnoli, giunto a Poggiofiorito per dirigere il coro, inizieranno nuove rassegne, e verrร  creata quella canzone che ancora oggi รจ l’inno del paese: L’Uve di Poggifiurite.

8 febbraio 2024

Pittura Abruzzese Manierista nel Chietino: il pittore “Dioaiutarร ” attivo alla fine del Cinquecento a Gessopalena.

Pittura Abruzzese Manierista nel Chietino: il pittore “Dioaiutarร ” attivo alla fine del Cinquecento a Gessopalena

di Angelo Iocco

Nella chiesa parrocchiale Madonna dei Raccomandati di Gessopalena, presso l’altare della Deposizione, si trovano due opere di uno sconosciuto pittore manierista, forse seguace di Pompeo Cesura, forse aquilano, che realizzรฒ la Pala d’altare, incassata nella cornice di legno, che ospita altri suoi piccoli dipinti, insieme a un’altra tela che raffigura la Pentecoste. Resta ignoto il suo nome, ne parla Luigi Cicchitti nel suo libro Abruzzo delle meraviglie – Gessopalena e il Trittico della Misericordia, Ianieri, Pescara 2017, soffermandosi brevemente sull’iscrizione posta in basso a sinistra, che indica “Dio-aiutarร  1587”, ossia “Dio (ti) aiuterร ”, una di quelle massime memento che costellano la pittura sacra. Ma chi fu questo pittore?








Difficile dirlo, in mancanza di documentazione. La sua Deposizione รจ simile, per certi canoni, a una Pietร  conservata all’Aquila; al centro, leggermente a sinistra, il Cristo morto, a cui un’ancella sorregge l’avambraccio sinistro per ungerlo, forse la Maddalena, dietro il Cristo, San Giovanni, un’altra delle Marie, e la Madonna addolorata col velo, che incrocia le mani, in una posizione tipicamente tardo-gotica della pittura aquilana, che ha chiare reminiscenze del Maestro di Beffi e di Saturnino Gatti, basti ricordare il ciclo di affreschi dell’abside della chiesa di San Silvestro all’Aquila; al centro della macchina scenica ben composta, in alto, la Croce, con due scale; la piรน grande sulla destra rompe la scena, e induce l’osservatore a guardare una delle guardie, che sta scendendo con in mano la corona di spine, un altro riferimento alla pittura fiorentina di tradizione manierista, impossibile non ricordarsi di Rosso Fiorentino e della sua Deposizione di Volterra. Il motivo scenico della scala sulla Croce, รจ presente anche nel dipinto cesuriano, ed รจ retta in questo quadro di Gessopalena, da un soldato romano dall’aspetto grottesco.


Giulio Cesare Bedeschini, Madonna incoronata Regina degli Angeli tra Santi, Chiesa dei Raccomandati, Gessopalena.

Questo pittore sconosciuto doveva far parte insieme a Giovanpaolo Cardone, a Giovanpaolo Donati e altri della cerchia manierista aquilana, che presto lascerร  il posto a Giulio Cesare Bedeschini, anche lui di formazione romana e fiorentina. E il Bedeschini lavorรฒ per Gessopalena, per conto della Confraternita della Madonna dei Raccomandati, consegnando una tela corale, con al centro la Madonna incoronata Regina dei Cieli dagli angeli, con ai lati in piedi San Carlo Borromeo e San Francesco d’Assisi, e in basso inginocchiati Sant’Antonio di Padova e Santa Rita da Cascia. Opera solenne, tra le piรน belle del Bedeschini, in uno scenario dorato che lascia immaginare l’Eterna Luce del Paradiso, ispirata probabilmente a un’altra tela del Bedeschini, per quanto riguarda il volto di San Carlo, presente nella Basilica della Madonna del Colle di Pescocostanzo.





Nel libro di Cicchitti, si segnalano altre opere, la citata Pentecoste, i due Santi Pietro e Paolo principi della Chiesa, collocati presso il catino absidale d’altare maggiore, dove si trova la Pala del Trittico della Madonna della Misericordia, della scuola di Pietro Alamanno, e ampiamente studiato dal Cicchitti. I due Santi hanno i loro attributi di riconoscimento, San Pietro, stempiato, anziano, con le chiavi del Paradiso e il Vangelo, San Paolo pelato, con la barba lunga e la spada della difesa della Chiesa…e del martirio!

Franco G. Maria Battistella, citato dal Cicchitti nella sua opera, si รจ occupato di questo pittore, citando altre opere da lui realizzate, come la tela della Deposizione nella chiesa di San Francesco a Loreto Aprutino. Nella chiesa di Gessopalena soffermiamoci ancora sulla tela della Pentecoste: la Madonna รจ al centro, attorniata dagli Apostoli, si riconoscono San Giacomo, San Pietro, San Filippo, le lingue di fuoco si sprigionano dal cielo, indorato, una lezione ancora aquilana che rimanda a Saturnino Gatti per la Pala del Rosario; i volti degli Apostoli sono leggermente allungati, come era solito fare il Cesura per le sue Madonne o Sacre Conversazioni, michelangioleschi e robusti i tratti degli zigomi, delle espressioni facciali, delle nodose dita, delle braccia tese e nerborute degli uomini, dolci i tratti femminili della Madonna.

Questo pittore pare che fu attivo anche a Ortona nella chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, dipingendo due opere conservate nel Museo diocesano, San Pietro Celestino (la chiesa era di fondazione Celestina), e San Benedetto abate. Le figure sono solenni, nelle vesti vescovili, San Pietro Celestino ha la mitra e il pastorale, l’espressione altera, San Benedetto con l’ispida barba si rifร  ad altri modelli utilizzati da questo Anonimo “Dioaiutarร ” per i volti dei Santi Pietro e Paolo a Gessopalena. Non si conoscono altre opere di questo pittore, resta comunque una bellissima traccia di manierismo aquilano al di qua dell’Abruzzo chietino.




13 novembre 2023

Vola Vola... dall'Abruzzo a Napoli. Canta Oslavio Di Credico, al piano Francesco Paolo Santacroce.


Le piรน belle canzoni italiane cantate dal baritono Oslavio Di Credico, accompagnato al pianoforte da Francesco Paolo Santacroce.
le canzoni:
LUNA D'ESTATE di Francesco Paolo Tosti
SOGNO di F.P. Tosti
CANTA LA SERENATA di F.P.Tosti
OH QUANTO IO T'AMEREI di F.P.Tosti
L'ALBA SEPARA LA LUCE E L'OMBRA di Gabriele d'Annunzio, F.P.Tosti
MARECHIARE di F.P.Tosti
SERENATA ALLEGRA di F.P.Tosti
POUR UN BAISER di F.P.Tosti
FIRST WALTZ di F.P.Tosti
SO...di Alfonso Cipollone
VOLA VOLA VOLA di Luigi Dommarco, Guido Albanese
PESCATORE E' PUSIELLECO di Ernesto Murolo
DICITINCELLO VUJE di E. Fusco, R. Falvo
GUAPPARIA di L. Bovio, R. Falvo
VOCE 'E NOTTE di E. Nicolardi, E. De Curtis
O SURDATO NNAMMURATO di A. Califano
ERA DE MAGGIO di S. Di Giacomo
SILENZIO CANTATORE di L. Bovio, G. Lama
O PAESE D'O SOLE di V. D'Anniballe
NA VOCE, NA CHITARRA di U. Calise
SERENATELLA A MEZZOGIORNO di O. Di Credico, F.P. Santacroce
NA MUSECA LUNTANA

31 ottobre 2023

La Ferrovia Adriatica, 1863 e la Valigia delle Indie, 1870-1914.

Stazione di Ortona
La dorsale adriatica, figlia dell’Unitร  d’Italia, divenne in pochi anni la rotta preferita dei commerci esteri. Il sapore romantico della Valigia delle Indie poi lasciรฒ spazio al turismo tipico delle linee costiere, rendendola una importante direttrice regionale e nazionale.

La storia

Il 13 maggio 1863, per la prima volta, una locomotiva raggiunse la stazione di Pescara (che all’epoca si trovava in una posizione diversa dall’attuale). A bordo c’era, tra gli altri, anche il principe Umberto I di Savoia. La sua presenza รจ fondamentale per capire le motivazioni alla base della nascita di questo primo collegamento ferroviario tra Ancona e Pescara, che poi sarร  successivamente prolungato fino a Lecce. Fino all’Unitร  d’Italia, infatti, nessuno degli stati preunitari aveva manifestato il bisogno di progettare un dorsale adriatica. Al Pontefice bastava il collegamento col porto di Ancona e l’Impero Austriaco si affacciava sull’Adriatico grazie a Venezia e Trieste. Per non parlare del Regno delle Due Sicilie, che sicuramente aveva nei propri programmi un collegamento con la Puglia, ma partendo da quanto giร  fatto sul Tirreno.

I Savoia furono fin dai primi momenti dell’Unitร  grandi sponsor degli interessi economici delle industrie di area piemontese e lombarda: ora la direttrice adriatica sembrava imprescindibile, tanto che dalla legge del 22 agosto 1862 (che autorizzava il prolungamento da Ancona fino a Brindisi) all’apertura al traffico del primo tratto fino a Pescara, passarono una manciata di mesi. Le difficoltร  del territorio e gli scarsi mezzi a disposizione furono messi in secondo piano dal grande impegno delle imprese private Sacerdoti e Talli & Gonzales, assegnatarie del compito di collegare il porto abruzzese alla Bologna-Ancona, che era stata aperta all'esercizio da poco, alla fine del 1861.

Il prosieguo dei lavori fu ancora piรน complicato: i terreni paludosi a sud di Pescara e la notevole presenza di bande di briganti (tanto che fu necessario l’esercito per consentire l’avanzata dei lavori) resero l’arrivo dei binari a Ortona prima (15 settembre 1863) e a Foggia poi (10 novembre dello stesso anno), molto arduo.

Per avere la meglio su un territorio affollato di corsi d’acqua nel minor tempo possibile gli operai lavorarono giorno e notte. Il solo attraversamento del fiume Sangro richiese la costruzione di un ponte lungo oltre 200 metri.
Ponte sul fiume Sangro

Bari fu raggiunta il 26 febbraio 1865 e il 24 maggio successivo toccรฒ a Brindisi. L’opera fu completata in due fasi: l’anno dopo con il collegamento con Lecce e quello con Otranto, inaugurato il 22 settembre 1872.

L’isolamento del meridione orientale poteva dirsi concluso e la nuova dorsale era pronta per accogliere quei trasporti internazionali che la resero indispensabile per il traffico passeggeri e merci di tutta Europa.

Nel febbraio del 1867 (anche se l’inaugurazione ufficiale avvenne due anni dopo) la prima nave attraversรฒ il canale di Suez, permettendo un comodo collegamento tra il Mediterraneo e l'Oceano Indiano, evitando la circumnavigazione dell'Africa. E ben presto i servizi diretti Bologna-Lecce furono affiancati da convogli internazionali, che congiungevano l'India alla Gran Bretagna, attraverso il canale di Suez in Egitto, l'Italia e la Francia.

Tra il 1872 ed il 1914 la Valigia delle Indie (che in Italia prese la denominazione Peninsular Express dal 1890) entrava nella nostra nazione attraverso il traforo del Frejus e percorreva i 1.210 km di distanza tra Bardonecchia e Brindisi in 27 ore, con una media oraria di circa 45 km/h. Dal porto pugliese era previsto l’imbarco verso Bombay: la Valigia partiva da Londra il venerdรฌ sera e arrivava a destinazione dopo ventidue giorni totali. Il servizio fu sospeso a causa della Prima guerra mondiale (poi riattivato nel 1919), ma giร  dal 1914 l’Italia aveva perso l’esclusiva. Il porto di Marsiglia era ormai ben piรน attrezzato di Brindisi e il tragitto Londra-Calais-Parigi-Marsiglia, fu ritenuto economicamente piรน vantaggioso del precedente Londra-Calais-Parigi-Milano-Brindisi.

Il percorso

Tra Pescara e Vasto si contano ben sette gallerie, alcune di lunghezza importante, mentre per il resto del tracciato ne abbiamo solamente due, tra Cattolica e Pesaro, e tra Ancona e Varano. Nel corso degli anni sono state apportate numerose varianti di tracciato, oltre all’elettrificazione conclusa su tutta la linea nel 1996, col completamento della tratta Bari-Lecce. Nel 1988 la variante Montesilvano-Pescara ha permesso l’attivazione della nuova stazione di Pescara, mentre nel 2003 รจ stato dismesso il tracciato tra Apricena e Lesina, che, grazie ad una nuova variante, ha garantito un incremento della velocitร  di percorrenza, eliminando il problema delle precedenze e accorciando il tracciato di oltre 2 km. Sempre nell’ottica di ottimizzare le percorrenze, nel 2005 sono state inaugurate due nuove varianti di tracciato: tra Ortona e Casalbordino e tra le stazioni di Porto di Vasto e Vasto-San Salvo. In questo caso gli interventi sono serviti anche per ovviare alla continua erosione della costa, a pochi metri dal sedime originario, al fine di proteggere l’armamento dai pericoli portati dalle mareggiate.

Nel settembre scorso รจ stato raggiunto l’accordo tra Rete Ferroviaria Italiana, il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilitร  Sostenibili, e i presidenti delle Regioni interessate, per gli interventi di ammodernamento e miglioramento dell’intera linea, che porteranno alla diminuzione di circa un’ora nei tempi di percorrenza tra Bologna e Bari. L’investimento complessivo sarร  pari a 8,5 miliardi di euro, di cui cinque previsti dalla Legge di bilancio per il 2022. I principali interventi in agenda prevederanno il quadruplicamento della linea tra Bologna e Imola, la variante di Pesaro e Fano, con l’arretramento della linea, due bypass tra Alba Adriatica e Roseto e a Ortona, un nuovo tracciato in arretramento a Bari Nord e la velocizzazione del tratto Brindisi-Taranto.

Bibliografia

Carillo, D.; Migliorini, C.; Vivarelli, J. La Ferrovia Adriatica «La Tecnica Professionale» Ottobre 2001

Cacozza, M. L’Adriatica «Tutto Treno» Dicembre 2001

Noya, A. La Valigia delle Indie «Voci della Rotaia» Febbraio 1984

RFI Linea Adriatica Bologna-Lecce. Nuovi interventi di potenziamento e velocizzazione. Settembre 2022



La valigia delle Indie, Peninsular Express, 1870-1914





Un’altra epoca, un’altra Castellammare. Una cittร  che correva e si espandeva. Castellammare Adriatico, dopo l’avvento della ferrovia nella seconda metร  dell’800, divenne un importante scalo ferroviario della tratta adriatica. Vi faceva sosta anche il famoso “Peninsular Express”, o “Valigia delle Indie”.
Era un convoglio ferroviario per il trasporto postale ma anche dei viaggiatori e di merci, tra Londra ed i possedimenti inglesi nelle Indie.
Inizialmente la tratta da Londra all’India prevedeva il periplo dell’Africa in nave, con un viaggio che durava circa 100 giorni. Un ex ufficiale della Royal Navy, Thomas Waghorn, ipotizzรฒ che, grazie all’uso delle ferrovie, i tempi si sarebbero potuti dimezzare. Si pensรฒ allora di utilizzare lo scalo di Marsiglia con imbarco dei vagoni su un Piroscafo, con sbarco ad Alessandria d’Egitto.
Ma con l’unitร  d’Italia, il nostro Governo propose al Governo di Sua Maestร  l’utilizzo del percorso italiano fino ad Ancona in treno e fino a Brindisi in nave, quindi Alessandria d’Egitto. Con la fine dei lavori della tratta ferroviaria Adriatica, da Ancona a Brindisi, si estese il tragitto fino al porto della cittร  pugliese anche perchรจ, con l’apertura del canale di Suez la parte di viaggio in mare veniva ridotta notevolmente. 
 Il viaggio durava complessivamente 22 giorni. Fu inaugurato il 25 ottobre 1870 per essere abbandonato nel 1914, alla vigilia dello scoppio della I Guerra Mondiale.
Il “Peninsular Express”, o “Valigia delle Indie”, partiva da Londra ogni Venerdรฌ alle ore 21 per trovarsi dopo 44/45 ore a Brindisi. Dopo Londra, il convoglio transitava per Calais, Parigi. Fino al 1871 un treno apposito valicava il Colle del Moncenisio da Saint Jeanne de Maurienne a Susa, attraverso una ferrovia a cremagliera (sistema Fell), Modane, (il 5 gennaio 1872 in Peninsular Express transitรฒ per la prima volta attraverso il traforo del Frejus) ed entrava nel territorio italiano toccando Torino, Piacenza, Bologna, Ancona, Castellammare, Foggia. A Brindisi i passeggeri si imbarcavano a bordo di piroscafi della societร  inglese “Peninsular and Oriental Steam Navigation Company” (P&O). 
Castellammare Adriatico era inserita, quindi, nelle fermate di scambio con una importanza notevole in termini di passeggeri. Castellammare e la sua stazione entravano di colpo nello scenario internazionale. Questa circostanza contribuรฌ non poco allo crescita della cittadina teramana. Uno sviluppo commerciale ed anche industriale che si irradiava proprio dalla stazione e che, qualche anno piรน tardi, verrร  consolidato e sostenuto dall’amministrazione di Leopoldo Muzii.
Il convoglio della “Valigia delle Indie” era composto da un locomotore a vapore FS 552 della Societร  delle Ferrovie Adriatiche, due bagagliai, una carrozza ristorante e due carrozze letto della Compagnie Internationale des Wagons-Lits (CIWL). Secondo alcuni storici il nome “Valigia delle Indie” si ricollegava ad un tipico contenitore cilindrico in cuoio, sempre ben chiuso con il lucchetto, usato per trasportare quanto necessario durante il viaggio.



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Claudio Pedrazzini - Idillio ferroviario ovvero quattro risate con la Valigia delle Indie- Mondo Ferroviario, n.342, pagg.14-19.