Luca da Penne (Penne, 1325 – ivi, 1390 circa) è stato un giurista italiano.
Scrisse un commentario ai 3 libri del Codice dell'imperatore Giustiniano, la cui editio princeps fu stampata nel 1509 col titolo Commentaria in tres posteriores libros Codicis.
Definito da Friedrich Carl von Savigny come uno dei più sconosciuti e ragguardevoli giureconsulti di tutto il XIV secolo, dopo essersi laureato a Napoli nel 1345, divenne giudice della Magna Curia ed autore delle glosse alle Costituzioni del regno di Sicilia e di un importante commentario agli ultimi tre libri del Codex giustinianeo. Quest'ultima opera approfondisce l'organizzazione amministrativa dell'Impero e fa di lui un giuspubblicista secondo solo a Bartolo da Sassoferrato. L'interesse della critica al Commento di Luca da Penne, è dovuto dal fatto che il giurista, stando a contatto con l'ambiente culturale pre-umanista, tra i quali Petrarca, inserì molti spunti riflessivi nelle sue osservazioni, risalenti a vari autori classici latini e greci, cosa insolita per l'aridità dei giuristi dell'epoca; citò Svetonio, Catone il Vecchio, Tucidide, Polibio, Varrone, Cicerone, Seneca, Tito Livio, Tacito, Valerio Massimo e molti altri.
Sostenne sempre fortemente la maggiore validità del diritto romano rispetto a quello longobardo.
Dal 1379 ritornò a Penne dove esercitò da avvocato. Morto presumibilmente nella città natale in Abruzzo, fu sepolto nel convento di San Domenico. Nei primi del '900 la lapide sepolcrale per sicurezza è stata trasferita nel Municipio, sorto accanto il convento. A Penne gli è dedicata anche la piazza principale, ex piazza di Mezzo, e una statua in bronzo, presso la fontana del moderno palazzo comunale.