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4 febbraio 2023

Domenico Ciampoli, Studi letterari, 1891.


Domenico Ciampoli

Domenico Ciampoli
Domenico Ciampoli (Atessa, 23 agosto 1852 – Roma, 21 marzo 1929) fece i primi studi ad Atessa, poi a Vasto e a Lanciano, concludendo il liceo a L'Aquila. 
Laureatosi in Lettere all'Università di Napoli, dal 1881 insegnò in diversi licei finché, trasferitosi a Roma e ottenuta la libera docenza in Lingua italiana e Letterature slave, dal 1884 insegnò nell'Università di Sassari e dal 1887 al 1891 in quella di Catania. 
Intanto aveva scritto diverse raccolte di novelle popolari d'impronta verista: Bianca del Sangro (1878), Fiori di monte (1878), Fiabe abruzzesi (1880), Racconti abruzzesi (1880), Trecce nere (1882), Cicuta (1884), Fra le selve (1891), alle quali seguirono, dal 1884 al 1897, cinque romanzi influenzati dal D'Annunzio: Diana, Roccamarina, Il Pinturicchio, L'invisibile e Il Barone di S. Giorgio. 
Oltre a curare diverse traduzioni di canti epici e popolari slavi e di racconti e romanzi di classici russi dell'Ottocento (di autori come Tolstoj, Gogol', Puškin, Lermontov e Turgenev), nel 1891 pubblicò gli Studi letterari e le Letterature slave, nel 1896 una ricerca erudita sull'opera poetica dell'Aleardi, Plagi aleardiani, e nel 1904 i Saggi critici di letterature straniere. 
Nel 1892 lasciò l'insegnamento per passare alla Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele II di Roma e poi alla Marciana di Venezia. 
Dal 1899 diresse diverse Biblioteche italiane: la Biblioteca Universitaria di Sassari, ancora la Biblioteca Nazionale di Roma, poi dal 1907 la Biblioteca Casanatense, la Biblioteca Lancisiana, l'Angelica e infine, dal 1918 ancora la Lancisiana: quest'attività gli consentì di studiare, tradurre e pubblicare diversi codici. 
Pensionato nel 1923, morì a Roma nel 1929.

8 settembre 2022

Domenico Ciampoli, Fra le selve - novelle, 1890.

Domenico Ciampoli, Fra le selve - novelle, 1890.
Da: GoogleLibri



Domenico Ciampoli
Domenico Ciampoli (Atessa, 23 agosto 1852 – Roma, 21 marzo 1929) fece i primi studi ad Atessa, poi a Vasto e a Lanciano, concludendo il liceo a L'Aquila. 
Laureatosi in Lettere all'Università di Napoli, dal 1881 insegnò in diversi licei finché, trasferitosi a Roma e ottenuta la libera docenza in Lingua italiana e Letterature slave, dal 1884 insegnò nell'Università di Sassari e dal 1887 al 1891 in quella di Catania. 
Intanto aveva scritto diverse raccolte di novelle popolari d'impronta verista: Bianca del Sangro (1878), Fiori di monte (1878), Fiabe abruzzesi (1880), Racconti abruzzesi (1880), Trecce nere (1882), Cicuta (1884), Fra le selve (1891), alle quali seguirono, dal 1884 al 1897, cinque romanzi influenzati dal D'Annunzio: Diana, Roccamarina, Il Pinturicchio, L'invisibile e Il Barone di S. Giorgio. 
Oltre a curare diverse traduzioni di canti epici e popolari slavi e di racconti e romanzi di classici russi dell'Ottocento (di autori come Tolstoj, Gogol', Puškin, Lermontov e Turgenev), nel 1891 pubblicò gli Studi letterari e le Letterature slave, nel 1896 una ricerca erudita sull'opera poetica dell'Aleardi, Plagi aleardiani, e nel 1904 i Saggi critici di letterature straniere. 
Nel 1892 lasciò l'insegnamento per passare alla Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele II di Roma e poi alla Marciana di Venezia. 
Dal 1899 diresse diverse Biblioteche italiane: la Biblioteca Universitaria di Sassari, ancora la Biblioteca Nazionale di Roma, poi dal 1907 la Biblioteca Casanatense, la Biblioteca Lancisiana, l'Angelica e infine, dal 1918 ancora la Lancisiana: quest'attività gli consentì di studiare, tradurre e pubblicare diversi codici. 
Pensionato nel 1923, morì a Roma nel 1929.

29 novembre 2021

Domenico Ciampoli, Favole e Novelle abruzzesi.

 



Domenico Ciampoli
Domenico Ciampoli (Atessa, 23 agosto 1852 – Roma, 21 marzo 1929) fece i primi studi ad Atessa, poi a Vasto e a Lanciano, concludendo il liceo a L'Aquila. 
Laureatosi in Lettere all'Università di Napoli, dal 1881 insegnò in diversi licei finché, trasferitosi a Roma e ottenuta la libera docenza in Lingua italiana e Letterature slave, dal 1884 insegnò nell'Università di Sassari e dal 1887 al 1891 in quella di Catania. 
Intanto aveva scritto diverse raccolte di novelle popolari d'impronta verista: Bianca del Sangro (1878), Fiori di monte (1878), Fiabe abruzzesi (1880), Racconti abruzzesi (1880), Trecce nere (1882), Cicuta (1884), Fra le selve (1891), alle quali seguirono, dal 1884 al 1897, cinque romanzi influenzati dal D'Annunzio: Diana, Roccamarina, Il Pinturicchio, L'invisibile e Il Barone di S. Giorgio. 
Oltre a curare diverse traduzioni di canti epici e popolari slavi e di racconti e romanzi di classici russi dell'Ottocento (di autori come Tolstoj, Gogol', Puškin, Lermontov e Turgenev), nel 1891 pubblicò gli Studi letterari e le Letterature slave, nel 1896 una ricerca erudita sull'opera poetica dell'Aleardi, Plagi aleardiani, e nel 1904 i Saggi critici di letterature straniere. 
Nel 1892 lasciò l'insegnamento per passare alla Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele II di Roma e poi alla Marciana di Venezia. 
Dal 1899 diresse diverse Biblioteche italiane: la Biblioteca Universitaria di Sassari, ancora la Biblioteca Nazionale di Roma, poi dal 1907 la Biblioteca Casanatense, la Biblioteca Lancisiana, l'Angelica e infine, dal 1918 ancora la Lancisiana: quest'attività gli consentì di studiare, tradurre e pubblicare diversi codici. 
Pensionato nel 1923, morì a Roma nel 1929.


 
                                   Il poema di Corradino di Svevia




3 maggio 2021

La strega, novella di Domenico Ciampoli.

 

La strega, novella di Domenico Ciampoli.


Domenico Ciampoli (Atessa, 1852 - Roma 1926)  narratore e saggista fu un fecondo scrittore di fiabe e racconti in stile verista ispirati alla tradizione folcloristica abruzzese e trascrisse leggende e credenze della vita popolare del proprio tempo. Nella sua raccolta “ Fiabe abruzzesi” descrive il mondo agropastorale , le celebrazioni votive del mese di maggio in onore della Madonna.

La sua novella “La strega” raccoglie tradizioni e usanze della "povera gente".

“I nostri giovani sposi le avevano provate tutte per avere un bambino: «avevano piantato un bravo corno di bue con la fettuccia rossa sul comignolo della capanna contro la iettatura; avevano fatto dire messe e litanie a sant’Anna benedetta; s’erano inzuppati di rugiada nella notte di S. Giovanni; ma egli era stato come domandar pomi ad un olmo. Alla fine, disperando della grazia dei santi paesani, se n’erano andati a piedi scalzi e a ventre vuoto dalla Madonna de’ Miracoli in Casalbordino....dove s’erano trascinati fino all’altar maggiore con le ginocchia nude e la lingua per terra, senza riprender fiato. Tornarono al villaggio più morti che vivi, ma finsero i bravacci, e parevano non toccar la terra co’ piedi dalla contentezza: oramai mettessero la lingua alla cicuta le comari, ch’essi avrebbero un figliuolo da far gola a tutte; vedrebbero fra qualche mese come crepa l’invidia e come la terra grassa dà buon grano».

E quando finalmente Graziella rimase incinta, per un intervento che di divino aveva ben poco, ecco altri rimedi: «stesse bene attenta ora, che la fortuna era venuta di passo e la disgrazia poteva venir di galoppo; facesse la faccia tosta di chiedere una briciola di ogni cosa che vedesse mangiare, se no, il bambino verrebbe con le voglie, e per chi negasse quella carità fiorita, si raccomandasse a Santa Lucia per l’orzaiolo; non si sedesse mai sulla pietra nuda, chè la creatura soffrirebbe poi della terzana; né desse calci ad asini od a porci, chè il fantolino avrebbe il raglio dell’uno ed il grugnire dell’altro; sopra tutto non si ponesse le mani a croce sul ventre, chè lo farebbe morto».

Ma i "buoni consigli" ci accompagnano in ogni momento della vita. Una volta nato il bimbo, le comari «badavano piuttosto che la puerpera avesse latte; doveva averne senza dubbio perché ogni anno alla festa di Sant’Agata ella si era bagnata il seno nell’acqua della fonte benedetta; e poi, avendone poco, è presto fatto a farlo sgorgare a zampilli; basta applicarle sulla schiena una cotica di maiale, cuocerla e fargliela mangiare; badasse intanto a non far cadere goccia di latte nel fuoco, e a non avere in casa gatte o cagne figliate, che per niente le si essiccherebbe il seno».

I guai tra i due giovani erano nati per l'intervento della strega del villaggio il giorno stesso del loro matrimonio, ed anche dopo la nascita del figlio non ha nessuna intenzione di mettersi da parte. I due poveri genitori iniziano a vedere il piccolo dimagrire a vista d' occhio La Strega succhia il sangue, a questo punto deve intervenire il padre: « bisognava afferrare la strega, bisognava fare le sette nottate, vale a dire vegliare sette notti per coglierla alla fine. D’allora non ebbe che questa sola idea, e si messe con tutta segretezza a preparare il gran colpo. Bisognava prima di tutto confessarsi e comunicarsi, poi bagnare la punta del bastone nell’acqua benedetta dove non avesse posto il dito alcuna donna. Non rivelare il segreto ad anima nata e tanto meno alla moglie; non rientrare mai in casa durante la veglia; aspettarla pazientemente ogni notte, ed anche vedendola non toccarla che alla settima; se no, ella gli sguscerebbe di mano come un’ombra e tornerebbe più terribile: alla settima notte, uccidere un cane o un gatto e metterne la carogna a traverso la porta perché ella prima di entrare dovendo contare tutti i peli della bestia, darebbe agio a lui di accorparla”.

Dalla  pagina Facebook di Elisabetta Mancinelli


2 agosto 2020

Domenico Ciampoli, Fiabe Abruzzesi, 1880: La Rupe della Zita, La Maggiorana, Asilo, Il Poema di Corradino, Il Duca zoppo.



- La Rupe della Zita
- La Maggiorana 
- Asilo
- Il Poema di Corradino
- Il Duca zoppo

Audiolibro

Da: LiberLiber.it




Domenico Ciampoli
Domenico Ciampoli 
(Atessa, 23 agosto 1852 – Roma, 21 marzo 1929) fece i primi studi ad Atessa, poi a Vasto e a Lanciano, concludendo il liceo a L'Aquila. 
Laureatosi in Lettere all'Università di Napoli, dal 1881 insegnò in diversi licei finché, trasferitosi a Roma e ottenuta la libera docenza in Lingua italiana e Letterature slave, dal 1884 insegnò nell'Università di Sassari e dal 1887 al 1891 in quella di Catania. 
Intanto aveva scritto diverse raccolte di novelle popolari d'impronta verista: Bianca del Sangro (1878), Fiori di monte (1878), Fiabe abruzzesi (1880), Racconti abruzzesi (1880), Trecce nere (1882), Cicuta (1884), Fra le selve (1891), alle quali seguirono, dal 1884 al 1897, cinque romanzi influenzati dal D'Annunzio: Diana, Roccamarina, Il Pinturicchio, L'invisibile e Il Barone di S. Giorgio. 
Oltre a curare diverse traduzioni di canti epici e popolari slavi e di racconti e romanzi di classici russi dell'Ottocento (di autori come Tolstoj, Gogol', Puškin, Lermontov e Turgenev), nel 1891 pubblicò gli Studi letterari e le Letterature slave, nel 1896 una ricerca erudita sull'opera poetica dell'Aleardi, Plagi aleardiani, e nel 1904 i Saggi critici di letterature straniere. 
Nel 1892 lasciò l'insegnamento per passare alla Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele II di Roma e poi alla Marciana di Venezia. 
Dal 1899 diresse diverse Biblioteche italiane: la Biblioteca Universitaria di Sassari, ancora la Biblioteca Nazionale di Roma, poi dal 1907 la Biblioteca Casanatense, la Biblioteca Lancisiana, l'Angelica e infine, dal 1918 ancora la Lancisiana: quest'attività gli consentì di studiare, tradurre e pubblicare diversi codici. 
Pensionato nel 1923, morì a Roma nel 1929.




17 giugno 2020

Domenico Ciampoli, favolista e novelliere abruzzese.


Domenico Ciampoli

 
      Domenico Ciampoli (Atessa, 1852 - Roma, 1929) vita e opere


 



Domenico Ciampoli
Domenico Ciampoli (Atessa, 23 agosto 1852 – Roma, 21 marzo 1929) fece i primi studi ad Atessa, poi a Vasto e a Lanciano, concludendo il liceo a L'Aquila. 
Laureatosi in Lettere all'Università di Napoli, dal 1881 insegnò in diversi licei finché, trasferitosi a Roma e ottenuta la libera docenza in Lingua italiana e Letterature slave, dal 1884 insegnò nell'Università di Sassari e dal 1887 al 1891 in quella di Catania. 
Intanto aveva scritto diverse raccolte di novelle popolari d'impronta verista: Bianca del Sangro (1878), Fiori di monte (1878), Fiabe abruzzesi (1880), Racconti abruzzesi (1880), Trecce nere (1882), Cicuta (1884), Fra le selve (1891), alle quali seguirono, dal 1884 al 1897, cinque romanzi influenzati dal D'Annunzio: Diana, Roccamarina, Il Pinturicchio, L'invisibile e Il Barone di S. Giorgio. 
Oltre a curare diverse traduzioni di canti epici e popolari slavi e di racconti e romanzi di classici russi dell'Ottocento (di autori come Tolstoj, Gogol', Puškin, Lermontov e Turgenev), nel 1891 pubblicò gli Studi letterari e le Letterature slave, nel 1896 una ricerca erudita sull'opera poetica dell'Aleardi, Plagi aleardiani, e nel 1904 i Saggi critici di letterature straniere. 
Nel 1892 lasciò l'insegnamento per passare alla Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele II di Roma e poi alla Marciana di Venezia. 
Dal 1899 diresse diverse Biblioteche italiane: la Biblioteca Universitaria di Sassari, ancora la Biblioteca Nazionale di Roma, poi dal 1907 la Biblioteca Casanatense, la Biblioteca Lancisiana, l'Angelica e infine, dal 1918 ancora la Lancisiana: quest'attività gli consentì di studiare, tradurre e pubblicare diversi codici. 
Pensionato nel 1923, morì a Roma nel 1929.


 
                                   Il poema di Corradino di Svevia



 
                                        La rupe della Zita