Silvino Olivieri patriota di Chieti nel Risorgimento
di Marino Valentini
Una delle strade più note di Chieti è via Silvino Olivieri ma pochi sanno in città chi mai fosse costui. Innanzitutto va detto che la famiglia Olivieri proveniva dal nord Italia, come tante altre che si trasferirono nella città teatina, dal Piemonte per l'esattezza, stabilendosi a Chieti sin dal '700.
La famiglia, ormai teatina d'adozione, negli anni seguenti fece diversi investimenti rilevando proprietà, soprattutto a Caramanico dove nella cittadina, all'epoca in provincia di Chieti, nacque nel 1828 Silvino Olivieri (altre fonti parlano erroneamente del 1827 o del 1829).
I primi studi Olivieri li compì nel Real Collegio di Chieti per poi proseguirli a Napoli presso la prestigiosa scuola militare della Nunziatella, da cui uscì col grado di sottotenente.
Gli ideali di chiara ispirazione liberale ereditati dal padre lo faranno però diventare antiborbonico e infatti, nel giorno del suo ventesimo compleanno, a Chieti giunse la notizia che il re di Napoli si accingeva ad accordare la Costituzione e Olivieri, insieme ai suoi fratelli, si mise alla testa di un corteo di cittadini, sbandierando il tricolore e inneggiando all'Italia e alla libertà.
Ma Silvino era un tipo sanguigno che preferiva non restarsene inoperoso nella tranquilla Chieti ed è così che, insieme al fratello Fileno, raggiunse la Lombardia partecipando, al fianco di Luciano Manara, alle cinque giornate di Milano e prendendo parte attiva, come volontario, alla prima guerra d'indipendenza contro il nemico austriaco.
Finita la guerra, ma non certo la voglia di combattere di Silvino, questi, saputo che re Ferdinando si preparava a riconquistare in armi la Sicilia, dopo che il parlamento dell'isola aveva autonomamente dichiarato decaduto dal trono il re napoletano, ripartì nuovamente da Chieti per raggiungere la Sicilia e dar man forte agli insorti entrando col grado di capitano nella formazione militare comandata dal generale francese Trobriand.
Il tentativo siciliano di ottenere l'indipendenza naufragò in seguito alla riconquista dell'isola da parte dell'esercito borbonico e alla promessa del re di concedere uno statuto per la Sicilia e l'amnistia per i rivoltosi.
Dalla grazia però venivano esclusi 43 patrioti e tra questi figurava Silvino Olivieri che, ricercato dalla polizia borbonica, riuscì a fuggire imbarcandosi su una nave che lo condusse a Marsiglia.