Pagine

Visualizzazione post con etichetta Lupinetti P.Donatangelo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Lupinetti P.Donatangelo. Mostra tutti i post

14 giugno 2023

Il Carnevale in Abruzzo: le varie tradizioni popolari e nuovi spunti di analisi delle varie Mascherate carnevalesche.

Carnevale a Castiglione Messer Marino - Foto Anna Marrama

Il Carnevale in Abruzzo: le varie tradizioni popolari e nuovi spunti di analisi delle varie Mascherate carnevalesche

di Angelo Iocco

Questo articolo vuole essere un ragguaglio, insieme a un mio prossimo scritto che si incentrerà sul Natale abruzzese, sulla Pasquetta, ovvero l’Epifania, e sulle tradizioni della Settimana santa e della Pasqua nella nostra terra d’Abruzzo. Ci si è spesso interrogati sulle origini e le peculiarità del Carnevale Abruzzese, ad esempio quali siano le sue Maschere tipiche, sul perché così poco si sappia di questa tradizione regionale. Nella mappatura delle Maschere tipiche della Commedia dell’Arte, con alcune illustrazioni reperibili anche sul web, purtroppo l’Abruzzo e il Molise o sono del tutto assenti, oppure, per la nostra regione viene riportata la Maschera del Fra’ Piglia di Guardiagrele, che trattasi di una realizzazione recente dell’attore Fabio Di Cocco, ispirata a un personaggio buontempone realmente esistito nel suo paese, come vedremo. Il Carnevale in Abruzzo è anche questo, citando l’esempio della più famosa Rassegna del Carnevale di Francavilla al mare: realizzare una Maschera buffonesca ispirata a un personaggio tipo realmente esistito, per esorcizzarne i difetti attraverso la risata, le azioni grottesche, per far divertire il pubblico.

Del Carnevale Abruzzese si occupò Padre Donatangelo Lupinetti in un suo scritto molto breve: Il Carnevale nelle tradizioni popolari abruzzesi, Pescara 1958, ricorda le probabili origini delle Carnevalate abruzzesi dalla tradizione napoletana, da cui ha tratto il personaggio trickster di Pulcinella. Lupinetti ricorda il periodo della Quaresima in cui si svolge il Carnevale, ne collega le origini alle sceneggiate del Sant’Antonio, che le compagnie vanno cantando di casa in casa il 17 gennaio. Opinione ancora oggi condivisa da diversi etnologi abruzzesi, dato che il copricapo molto allungato del Santo anacoreta, usato in alcune zone come Caramanico, Palena, Lama, somiglierebbe al grande copricapo conico allungato del Pulcinella abruzzese, e dato che sia il Pulcinella che il Sant’Antonio alla fine, nonostante il tema sacro trattato nelle rappresentazioni di quest’ultime, il povero protagonista si lascia andare a lazzi e buffonate, ora combattendo contro il Demonio, ora contro la Bella ragazza tentatrice, ora contro il riccone che gli offre la via della felicità, ora contro i diavoloni, finché gli angeli non vengono a salvarlo.

Lupinetti nel suo saggio ricorda due canti abruzzesi, che potrebbero esser collegati alla tradizione Carnevalesca: il Lamento della vedova o Scura maje, che si canta a Scanno e Vasto, canto trascritto dal poeta Romualdo Parente nel ‘700, e il Maramao perché sei morto. Il primo canto effettivamente, come ricorda Lupinetti, dopo le strofe ufficiali, spesso veniva deformato dalle compagnie, con strofe aggiuntive e con epiteti ingiuriosi e sessualmente allusivi, dato che come sappiamo, il tema è il pianto di una vedova, che ha appena perso il marito, e non sa più come vivere, ora si trascina dal compare per avere aiuto, e viene scacciata, è rifiutata dalla comunità, e si augura di morire. Specialmente ai versi:

So’ na pechera spirdiute,

lu muntone m’à lassate,

lu cacciùne sembr’abbaje,

pe’ la fame mo’ m’arraje!

 

Mare maje, mare maje,

scura maje, scura maje,

mo’ m’accide ‘ngolla a tte’!

 

Su questo filone del Carnevale in Abruzzo, ossia quello del Carnevale morto, differente dalle allegre brigate con le sfilate dei carri per il Carnevale allegro, il Lupinetti nel suo scritto riporta la filastrocca:

Carnevà, perché scì mortu?

La ‘nzalata c’avì nell’ortu,

pane e vinu nun te mancava,

drentu a la casa tutto ce stava!

 

28 novembre 2022

Canti Natalizi Abruzzesi, raccolta Zimarino, Di Pasquale, Lupinetti, Albanese.


Canti Natalizi Abruzzesi, raccolta Zimarino, Di Pasquale, Lupinetti, Albanese

RACCOLTA DI CANTI ABRUZZESI A TEMA NATALIZIO
di Padre Settimio Zimarino Guido Giuliante Padre Giuseppe Di Pasquale Guido Albanese Luigi Dommarco Padre Giancrisostomo d'Antonio Padre Donatangelo Lupinetti Corali:
EGIDIO CORBETTA, BERGAMO CORALE P. LIBERATI - CASTEL FRENTANO CORO FOLK ABRUZZESE

26 dicembre 2020

Angelo Iocco, La tradizione del Natale abruzzese nelle opere di Padre Donatangelo Lupinetti e Padre Settimio Zimarino.


 
La tradizione del Natale abruzzese nelle opere di Padre Donatangelo Lupinetti e Padre Settimio Zimarino

di Angelo Iocco.

Come scriveva nei suoi tre volumi delle Tradizioni socio-melodiche abruzzesi, pubblicate dalla Rivista Abruzzese di Lanciano nel 1983 (uno studio complessivo sul folklore abruzzese delle varie ricerche da egli svolte a partire dagli anni '30 in regione), Padre Donatangelo Arturo Lupinetti sentiva il bisogno di raccogliere e conservare i rimasugli della tradizione orale abruzzese, e di tramandarli ai posteri. E infatti nell'ultimo di questi volumi Padre Lupinetti trascrisse tutte le composizioni, canti questuanti, di Natale, di Sant'Antonio abate, della Passione, gli Inni ai Santi e alla Madonna ecc., cercando di ricostruire lo spartito con le note sul pentagramma.
E' stato rilevato che Padre Lupinetti insieme a Padre Settimio Zimarino da Casalbordino, ambedue religiosi (l'uno frate francescano osservante, l'altro cappuccino), da un lato ha contribuito enormemente a salvare dall'oblio gran parte del patrimonio orale abruzzese, non solo preghiere, motti, orazioni, ma come fecero Antonio De Nino e Gennaro Finamore, anche novelle popolari, in lingua e in dialetto. In questa sezione si parlerà del Natale, e nella tradizione abruzzese, gli usi che concernono le credenze del ciocco benedetto per il fuoco, della cenere da conservare e spargere, del calendario lunare ecc., sono stati già sufficientemente trattati da altri demologi abruzzesi e non. L'interesse particolare di Padre Lupinetti e Padre Zimarino è più semplice, più "popolare", mira alla schiettezza e alla immediata documentazione di un patrimonio ormai cristallizzatosi nei secoli in Abruzzo, Molise e Puglia, come la cantata dei pastori attorno al Presepe vivente, la Novena dell'Immacolata, la recita di una poesia sacra alla mangiatoia del Bambino nel Presepe.

Lupinetti infatti trascrisse e riscrisse lo spartito di una celebre novena natalizia, nota come ''Novena dell'Immacolata'', di recente riproposta in CD, in seguito fece conoscere un'altra canzone assai antica dell'Abruzzo (pare risalga al XVIII secolo), trascritta prima da Antonio De Nino negli ''Usi abruzzesi'' e poi nel 1916 da Gabriele d'Annunzio per le sue poesie sulle tradizioni popolari d'Abruzzo (il quale però copiò esattamente dal testo deniniano!); si tratta di ''Gesù Bambine nasce nghe tanta puvertà''. 

Gesù Bambine nasce

Nghe tanta puvertà.

Nen ha ne panne e fasce,

nnè foche p’ariscallà.

30 luglio 2020

Padre Donatangelo Arturo Lupinetti, OFM, Folklorista e studioso Abruzzese.



Donatangelo Lupinetti, missionario, nasce il 29 agosto 1908 a Castilenti, e muore a Lanciano il 12 dicembre 2000.
Dopo aver preso i voti dell'Ordine francescano, che più si confaceva alla sua necessità di contatto umano, e dopo aver affinato i suoi studi linguistici (greco, latino, sanscrito), storici e teologici, previa l’accurata formazione universitaria, appositamente condotta presso il Pontificio Ateneo Antoniano di Roma, esercitò l’attività pastorale nei conventi francescani dell’Aquila, di Orsogna, Tocco da Casauria e Lanciano.
La sua vocazione missionaria lo condusse verso l’Africa e la Terra Santa.
Negli anni ’30, fu missionario in Somalia, al tempo appartenente all’Italia e non ancora convertita all’islam.
Il contatto fraterno con le popolazioni indigene, specie dei Rahanuìn dell'interno e gli Ammarruìn della costa, gli diede il motivo e la possibilità di provare sul campo le teorie di etnografia, etnologia e missionologia precedentemente apprese.
In seguito, venne trasferito a Mogadiscio, al fine di ricoprire ruoli direzionali e didattici presso collegi, convitti e scuole cattoliche.
Fu allora che poté concentrare su alcuni settori specifici le sue ricerche etnologiche, comprensive anche dei canti dell'epica locale.
Ma di tutto il materiale prodotto in Africa e inviato in Italia (monografie, relazioni, studi sui canti religiosi delle popolazioni conosciute e sulle peculiarità del loro modo di recepire l’evangelizzazione) si è conservato poco, così come delle pubblicazioni effettuate a Mogadiscio; ricordiamo alcuni articoli contenenti relazioni di viaggi e di eventi locali, nonché una coraggiosa polemica contro le leggi razziali del governo fascista.

P. Donatangelo Lupinetti

Tornato in patria, nel Dopoguerra, il religioso poté finalmente dedicarsi ad un campo a lui già noto, cioè quello della cultura popolare abruzzese, rivedendola, però, alla luce delle esperienze africane.
Parallelamente all’attività canonica, egli effettuò un’approfondita ricognizione del materiale di ricerca folklorica e dialettologica già esistente.
Così, le sue ricerche sul campo si tradussero in studi completi e rigorosi di letteratura popolare, puntualmente pubblicati e diffusi in Abruzzo e fuori regione.
Tra articoli e volumetti, spiccano una completa trilogia di canti e tradizioni e una prima raccolta di Novellistica Sacra, interessante raccolta di novelle religiose abruzzesi anche inedite, presentate in dialetto e nella traduzione italiana.
L’opera fu redatta in collaborazione con Ernesto Giammarco e pubblicata a Pescara nel 1958 per le edizioni di "Attraverso l'Abruzzo", di Francesco Amoroso.
Lo stesso anno, in occasione del VII Congresso Nazionale delle Tradizioni Popolari, espresse il suo peculiare contributo tracciando il quadro fondamentale della letteratura religiosa abruzzese nel Medioevo.
In questi anni, divenne amico di studiosi abruzzesi, tra i quali, oltre ai già citati Giammarco e Amoroso, ricordiamo Bruno Mosca, Francesco Verlengia, Domenico Priori, autori di opere e pubblicazioni che segnarono le tappe del progresso culturale abruzzese. Particolarmente viva fu la sua amicizia con Paolo Toschi, demologo di fama nazionale, docente di Storia delle Tradizioni Popolari presso l'Università di Roma.
In particolare, l'amicizia intrattenuta con Cesare De Titta, illustre latinista e poeta dialettale, con il quale si dedicava a traduzioni ed esercitazioni di forma salmodica in dialetto, latino, greco antico ed ebraico, fece sì che Lupinetti desse anche vita a componimenti poetici propri, di ispirazione religiosa e popolare.
Tra questi si annoverano, pubblicati all'Aquila presso la Cattedra Bernardiniana dal 1962 al 1981, Lu Presépie di Natale, poemetto natalizio con versione in lingua ed introduzione storica sul presepio;

La santità de la Live, antica leggenda natalizia abruzzese, versificata e annotata;

Lu sandìssime Voldesande, poemetto sacro in dialetto abruzzese con note illustrative;

Lu cante di Natale, poemetto dialettale;

Lu cante di Pasque;

Lu cante di la Madonne;

Lu cante di San Francesche, componimento in dialetto abruzzese in onore di San Francesco, Santa Chiara, San Bernardino e San Giovanni da Capestrano, stampato a Gerusalemme.

La sua vocazione missionaria lo riportò, a fasi alterne, di nuovo in Africa, a Gerusalemme e a Betlemme, per oltre vent’anni.
Qui, nonostante le difficoltà del conflitto ebraico-palestinese, trovò modo di approfondire e rifinire gli studi sulla canzone epico-lirica in Abruzzo, consegnando alla rivista di etnologia "Lares" i suoi utili contributi su La canzone di Rinaldo e il Testamento dell’avvelenato, pubblicati tra il 1958 e il 1963.
Un'ultima serie di studi storici occasionali, di stampo agiografico e basata su ricerche archivistiche, riguardò la vita della Beata Antonia da Firenze, ricostruita tramite i manoscritti del Monastero di Santa Chiara Povera de L'Aquila, e la vita di Padre A. Ronci da Atri, poeta e missionario di Terra Santa (1500-1504).
Attraverso la storia locale approfondì le incidenze e le coincidenze di usi e costumi popolari tra varie zone dell'Abruzzo quali Lama dei Peligni, Castiglione Messer Raimondo, Castilenti, servendosi del metodo comparativo e dell’approccio multidisciplinare.
Le sue opere rappresentano uno dei più vasti repertori della cultura abruzzese, dotta e popolare, costruito in oltre 50 anni di infaticabile ricerca.
Padre Lupinetti rientrò definitivamente dalla Terra Santa negli anni ’80; dopo una permanenza a Pescara, trascorse i suoi ultimi anni a Lanciano, ospite dell'albergo per anziani del Convento Antoniano, amorevolmente accudito dai confratelli.
Tra le sue ultime pubblicazioni si ricordano:

- Castiglione Messer Raimondo e il suo tesoro. Breve studio monografico sul Paese e sulla devozione a San Donato, Tip. D. Ambrosini, Penne, 1950.

- Castilenti.Breve studio monografico di un tipico paese d'Abruzzo, Cooperativa Editoriale Tipografica, Lanciano 1973.

- Durantiniana frate missionario d'America. Studio bio-bibliografico sul francescano p. Antonio Maria Durantini OFM (1867-1940), Curia prov. Frati minori d'Abruzzo-San Bernardino, L'Aquila 1989.



La Sanda Passijone