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26 dicembre 2020

Angelo Iocco, La tradizione del Natale abruzzese nelle opere di Padre Donatangelo Lupinetti e Padre Settimio Zimarino.


 
La tradizione del Natale abruzzese nelle opere di Padre Donatangelo Lupinetti e Padre Settimio Zimarino

di Angelo Iocco.

Come scriveva nei suoi tre volumi delle Tradizioni socio-melodiche abruzzesi, pubblicate dalla Rivista Abruzzese di Lanciano nel 1983 (uno studio complessivo sul folklore abruzzese delle varie ricerche da egli svolte a partire dagli anni '30 in regione), Padre Donatangelo Arturo Lupinetti sentiva il bisogno di raccogliere e conservare i rimasugli della tradizione orale abruzzese, e di tramandarli ai posteri. E infatti nell'ultimo di questi volumi Padre Lupinetti trascrisse tutte le composizioni, canti questuanti, di Natale, di Sant'Antonio abate, della Passione, gli Inni ai Santi e alla Madonna ecc., cercando di ricostruire lo spartito con le note sul pentagramma.
E' stato rilevato che Padre Lupinetti insieme a Padre Settimio Zimarino da Casalbordino, ambedue religiosi (l'uno frate francescano osservante, l'altro cappuccino), da un lato ha contribuito enormemente a salvare dall'oblio gran parte del patrimonio orale abruzzese, non solo preghiere, motti, orazioni, ma come fecero Antonio De Nino e Gennaro Finamore, anche novelle popolari, in lingua e in dialetto. In questa sezione si parlerà del Natale, e nella tradizione abruzzese, gli usi che concernono le credenze del ciocco benedetto per il fuoco, della cenere da conservare e spargere, del calendario lunare ecc., sono stati già sufficientemente trattati da altri demologi abruzzesi e non. L'interesse particolare di Padre Lupinetti e Padre Zimarino è più semplice, più "popolare", mira alla schiettezza e alla immediata documentazione di un patrimonio ormai cristallizzatosi nei secoli in Abruzzo, Molise e Puglia, come la cantata dei pastori attorno al Presepe vivente, la Novena dell'Immacolata, la recita di una poesia sacra alla mangiatoia del Bambino nel Presepe.

Lupinetti infatti trascrisse e riscrisse lo spartito di una celebre novena natalizia, nota come ''Novena dell'Immacolata'', di recente riproposta in CD, in seguito fece conoscere un'altra canzone assai antica dell'Abruzzo (pare risalga al XVIII secolo), trascritta prima da Antonio De Nino negli ''Usi abruzzesi'' e poi nel 1916 da Gabriele d'Annunzio per le sue poesie sulle tradizioni popolari d'Abruzzo (il quale però copiò esattamente dal testo deniniano!); si tratta di ''Gesù Bambine nasce nghe tanta puvertà''. 

Gesù Bambine nasce

Nghe tanta puvertà.

Nen ha ne panne e fasce,

nnè foche p’ariscallà.

Di poi la figura dello zampognaro abruzzese fu ricordata e presa come una immagine identitaria del Natale abruzzese-molisano, ma non adeguatamente studiata, relegata a qualcosa di basso folklore, e non bastò la commemorazione appassionata e commovente, e soprattutto nostalgica, che ne fa il poeta Modesto Della Porta ne ''La Novena di Natale'' a risollevarne l'interesse degli studiosi. 
Solo qualche altra ripresa della tradizione, benché composizione d'autore, come la ''Novena di Natale'' scritta dal pescarese Vittorio Pepe per ''L'illustrazione abruzzese'' di Basilio Cascella. Dunque Lupinetti non fece altro che riscoprire un patrimonio perduto, in tempi in cui la Chiesa decideva di abolire la Messa in latino e di istituire altre riforme che andavano a scardinare consolidate tradizioni italiane circa il Natale, mettendo su carta ciò che ascoltava dalla viva voce della gente, allo stesso modo di Padre Zimarino, che raccolse le sue ''Pastorali abruzzesi'', e tra queste spiccano ''Ninna Nanna al Bambino / Alla fredda tua capanna''; tutte queste cantate avrebbero un comune archetipo, da cui si sono originate, ma non è facile ammetterlo con certezza, poiché la tradizione degli zampognari abruzzesi è andata declinando dai primi anni del Novecento, e solo di recente è risorto un interesse, che però deve fare i conti con processi di omologazione e integrazione di altri brani più popolari che andavano in voga nel Regno di Napoli, come ''Tu scendi dalle stelle - Adeste fideles - Pive Pive'' e infine ''Quanno nascette Ninno'', brano popolarissimo, ma di matrice colta, essendo stato composto da Sant'Alfonso dei Liguori. 
Sicchè occorre procedere con un lavoro all'inverso, di reinterpretazione e riscrittura di quanto è stato finora, in Abruzzo, raccolto dai demologi come De Nino, Finamore, Bosco, Giammarco, Lupinetti, Zimarino, e tentare un approccio più scientifico alla materia, quell'approccio che i critici hanno in parte rinfacciato a Padre Lupinetti, il quale componeva più per spirito di passione che di analisi vera e propria, teso troppo a magnificare e celebrare l'oggetto della sua ricerca piuttosto che al freddo vaglio d'analisi. Infatti, tornando un po' indietro agli studi di Lupinetti sulle Tradizioni socio melodiche abruzzesi, egli descrive anche gli strumenti musicali della tradizione, come la ciaramella, la zampogna (la scupìne), i sonaglietti, i tamburelli, i du bbòtte (ossia l'organetto o fisarmonica), e traccia anche una breve storia della zampogna, uno degli strumenti più cari che identificano l'abruzzese tipo. Tuttavia queste descrizioni più amatoriale che di veri specialisti della materia, oggi sono ampiamente superate.
Lupinetti nel 1963 pubblicò anche una raccolta di canti tradizionali abruzzesi sul Natale, dal titolo La Sanda Natale (e tra questi canti figura ovviamente Gesù Bambine nasce), riportando in introduzione le località da cui ha ascoltato e rielaborato queste partiture, così come farà nel 1964 con La Sanda Passijòne. I temi sono sempre gli stessi, l'invocazione della Benedizione Divina, la visita dei pastori e dei Re Magi al Presepe in devozione al Bambinello, la sottolineatura del compito divino di sobbarcarsi i peccati dell'Uomo, già nascendo in quanto Re dei Re in estrema povertà, nella grotta e nella mangiatoia nel fieno, la benedizione invocata per le feste e per tutte le persone in difficoltà, e la richiesta degli zampognari di qualche soldo o cibaglia da mangiare. Da qui il collegamento con altri canti questuanti abruzzesi, molto in voga nel periodo delle feste di Sant'Antonio abate, e l'ipotesi probabilmente di un'antica origine da dramma sacro rappresentato in forma itinerante e teatrale, basti ricordare il Presepe vivente di Greccio voluto da San Francesco!
Per concludere, con i versi finali de La Sanda Natale:

Ecche, mo si mette m’mijagge la Madonna

Arrive dopo tante a Betlemme,

addò nasce Gesù lu Salvatore…

Madonna mè, Gesù Criste mè,

dacce la pace, la salute e la Pruvidenze…

a nnu’ e a tutta la gente,

a tutte li murte,

Requie e ripose. Amen.






Bibliografia

*Antonio De Nino, ''Usi e costumi abruzzesi. 4: Sacre leggende'', Barbèra, Firenze 1887

*Padre Donatangelo Lupinetti, ''Tradizioni socio-melodiche abruzzesi'', Rivista Abruzzese, Lanciano 1983

*Lia Giancristofaro, ''Cultura popolare abruzzese II - La novellistica popolare religiosa di P. Donatangelo Lupinetti'', Ianieri, Casoli, 2000

*Lia Giancristofaro, ''Folklore abruzzese- Dai modelli del passato al postmoderno'', Rivista Abruzzese, Lanciano 2005


*Enrico Di Carlo, Mario Canci (a cura), ''Il presepe dell'anima. Gesù Bambine nasce. Suggestioni e melodie del Natale abruzzese'' con CD, Verdone editore, 2014.

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