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9 novembre 2025

Il Vampiro (1819) di John William Polidori, cognato del poeta vastese Gabriele Rossetti.


John William Polidori (Londra, 7 settembre 1795 – Londra, 24 agosto 1821) è stato un medico, scrittore e poeta britannico, segretario e medico personale del poeta George Byron; è noto per aver scritto Il vampiro, uno dei primi racconti della letteratura moderna su questa creatura leggendaria.

Figlio maggiore di Gaetano Polidori, un letterato italiano originario di Bientina, in provincia di Pisa (segretario personale di Vittorio Alfieri), e di Anna Maria Pierce, una istitutrice britannica, aveva tre fratelli e quattro sorelle, una della quali, Francesca sposò il poeta vastese Gabriele Rossetti.

Polidori era uno dei primi della sua classe all'Ampleforth College dopo aver iniziato gli studi nel 1804 presso i frati di Ampleforth. Nel 1810 si trasferì all'Università di Edimburgo dove scrisse una tesi sul sonnambulismo, laureandosi in Medicina nel 1815 alla precoce età di diciannove anni. Nel 1816 entrò al servizio di Lord Byron come suo medico personale e lo accompagnò nei suoi viaggi attraverso l'Europa.

A Villa Diodati, la casa che Byron affittò presso il lago Lemano in Svizzera, i due incontrarono Mary Wollstonecraft Godwin, il futuro marito di Mary, Percy Bysshe Shelley, e la sorellastra di Mary (nonché amante di Byron) Claire Clairmont. Fu proprio in quella casa che, in una serata di giugno, lessero ad alta voce alcuni brani dall'antologia di racconti tedeschi dell'orrore Fantasmagoriana. A causa di una tempesta i cinque scrittori furono costretti a rimanere in casa, così Byron suggerì di scrivere ciascuno una storia di fantasmi, per passare il tempo sino alla sera successiva: nacquero così Frankenstein, scritto dalla Shelley, e qualche anno dopo Il vampiro di Polidori, quest'ultimo ricalcato sulla figura dello stesso Byron.

Evitando il personaggio crudele e sanguinario delle tradizioni popolari, Polidori modellò il proprio vampiro sul modello byroniano dell'eroe tenebroso e maledetto, e lo chiamò "Lord Ruthven" come omaggio all'amico poeta (il nome, infatti, era originariamente usato nel romanzo Glenarvon di Lady Caroline Lamb per un personaggio che era chiaramente l'alter ego di Byron stesso). Lord Ruthven non fu solo il primo vampiro della letteratura inglese, ma anche il primo vampiro del tipo più in voga nel mondo contemporaneo: aristocratico, inserito nell'alta società e dotato di un perverso fascino nero. Il racconto venne pubblicato nel 1819 sul New Monthly Magazine erroneamente a nome dello stesso Byron, che successivamente pubblicò anche il frammento da cui Polidori aveva tratto ispirazione, senza riuscire a far giustamente attribuire all'amico il racconto compiuto.

Cessato il suo lavoro con Byron, Polidori tornò in Inghilterra e nel 1820 scrisse al priore di Ampleforth con l'intenzione di intraprendere la carriera ecclesiastica, ma l'uomo gli rispose con sdegno rifiutandolo a causa della sua scandalosa attività letteraria. Nel 1821, dopo aver scritto l'ambizioso poema religioso The Fall of the Angels, Polidori cadde in depressione e morì, in circostanze misteriose, probabilmente suicida.

I diari di Polidori, contenenti numerosi aneddoti tratti dai suoi viaggi con Byron, vennero pubblicati collettivamente con il titolo The Diary of John Polidori a cura del nipote William Michael Rossetti, che nel 1911 si appoggiò all'editore Elkin Mathews di Londra. Una ristampa di questo libro, con il titolo The diary of Dr. John William Polidori, 1816, relating to Byron, Shelley, etc venne ripubblicato dalle Folcroft Library Editions nel 1975 e successivamente nel 1978 per le Norwood Editions.

Il vampiro (The Vampyre) è un racconto breve scritto da John Polidori pubblicato nel 1819.

Fu pubblicato per la prima volta il 1º aprile 1819 da Henry Colburn sulla rivista New Monthly Magazine. Erroneamente il racconto fu attribuito a Lord Byron, nonostante le pronte smentite di quest'ultimo e ciò portò Goethe ad affermare che si trattava di uno dei migliori lavori del Lord inglese. Ebbe comunque un immediato successo in Europa, soprattutto in Germania dove fu tradotto nello stesso anno, un po' meno in Inghilterra a causa della falsa attribuzione a Byron. Anche nella prima edizione italiana, Udine 1831, Il Vampiro risultava come novella di Lord Byron. Polidori riuscì a trasformare il vampiro del folklore nella forma che oggi è più conosciuta, ovvero quella del demone aristocratico che cerca le sue prede nell'alta società.

Genesi della storia

Nel maggio del 1816, ricordato come l'anno senza estate, in quel di Ginevra Lord Byron, accompagnato dal medico Polidori, invitò a Villa Diodati Percy Bysshe Shelley, la sua compagna nonché futura moglie Mary Wollstonecraft Godwin e Claire Clairmont, sorellastra di Mary e all'epoca amante di Byron. A causa della pioggia incessante passano il tempo leggendo storie di fantasmi, come le Fantasmagoriana o il romanzo Vathek di William Beckford, finché Byron propone di fare una gara a chi riuscirà a scrivere il racconto di paura più bello. Soltanto due riescono a portare a termine la sfida: Mary scriverà il suo celebre romanzo Frankenstein e Polidori, partendo da un frammento di una storia di Byron, porterà a termine Il Vampiro.

Trama

Aubrey, un giovane inglese di buona famiglia, incontra Lord Ruthven, un uomo di origini misteriose che si fa strada nella società londinese. Aubrey accompagna Ruthven a Roma, ma lo abbandona dopo che questi seduce la figlia di una comune conoscenza. Aubrey si reca quindi in Grecia, dove incontra Ianthe, la figlia di un oste, la quale parla ad Aubrey delle leggende del vampiro. Poco dopo Ruthven arriva nel paesino greco e Ianthe viene uccisa da quello che sembra essere un vampiro. Aubrey non collega assolutamente Ruthven con l'omicidio e si unisce a lui per il seguito dei suoi viaggi. I due vengono attaccati dai banditi, nello scontro Ruthven viene ferito a morte, e prima di morire, fa giurare a Aubrey che non menzionerà la sua morte o qualsiasi altra cosa inerente a lui per il periodo di un anno e un giorno.

Aubrey torna a Londra e rimane stupito nell'incontrare Lord Ruthven, vivo e vegeto, sotto il nome di Conte di Marsden. Ruthven ricorda allora ad Aubrey del suo giuramento. È poco dopo quest'incontro che Ruthven conosce e fa la corte alla sorella di Aubrey mentre questi, impotente nel proteggere la sorella, cade in depressione, vittima di un esaurimento nervoso. La sorella di Aubrey e Lord Ruthven si fidanzano ufficialmente; la data delle nozze è fissata per il giorno in cui termina il giuramento. Poco prima del matrimonio, Aubrey scrive una lettera alla sorella, chiedendole di ritardare il matrimonio. La missiva però non arriva per colpa del medico di Aubrey ed i due si sposano. Scaduto il giuramento Aubrey rivela la verità ai Tutori e muore ma questi non riescono a salvare la sorella: durante la prima notte di nozze, la sorella di Aubrey viene scoperta morta, prosciugata dal suo sangue, mentre Ruthven è svanito nel nulla.

Personaggi

  • Lord Ruthven, Conte di Marsden - un nobile inglese, il vampiro
  • Aubrey - un giovane gentiluomo
  • Ianthe - una giovane donna greca di cui Aubrey si innamora
  • la sorella di Aubrey - futura sposa del Conte di Marsden (alias Lord Ruthven)
 Da: Wikipedia - Archive

 


27 maggio 2025

Olivia Rossetti Agresti, scrittrice inglese, figlia di William Michael e nipote di Gabriele Rossetti.

coll. G.Ferrara

Olivia Rossetti Agresti (Londra, 30 settembre 1875 – Roma, 6 novembre 1960) è stata una scrittrice, traduttrice ed editrice inglese, con il matrimonio si trasferì in Italia assumendo poi la cittadinanza italiana. 
Membro di una delle più importanti famiglie artistiche e letterarie d'Inghilterra, la sua traiettoria politica anticonvenzionale iniziò con l'anarchismo, proseguì con la Società delle Nazioni e finì con il fascismo italiano. 
Il suo coinvolgimento con quest'ultimo ha portato ad un'importante corrispondenza e amicizia con Ezra Pound, che la menziona due volte nei suoi Canti.

Olivia Rossetti Agresti

lettera firmata della Conferenza di Genova, 21.04.1922


I Rossetti - color Filippo Marino

31 gennaio 2025

Dante e l'Arte n.11.2024: Dante e il Preraffaelismo. La famiglia Rossetti e il culto di Dante.


Dante e l'Arte n.11.2024: Dante e il Preraffaelismo. La famiglia Rossetti e il culto di Dante.

Il dossier del presente numero 11 (2024) di Dante e l’Arte è dedicato allo studio del legame fra il Preraffaellismo e l’opera dantesca. L’ intreccio quasi indissolubile tra arte e letteratura materializzatosi nell’interesse per Dante da parte della Pre-Raphaelite Brotherhood viene qui esplorato grazie a diversi contributi, tutti caratterizzati da un uguale approccio multidisciplinare, mai circoscritto a un unico ambito geografico, orientato piuttosto verso tutti gli ambiti: letterario, artistico, teorico-poetico e storico-culturale.
Il focus è posto sul ruolo, centralissimo, che Dante ha avuto nella produzione artistica di Dante Gabriel Rossetti, ma anche nelle sue vicende personali e familiari. L’articolo di Gianni Oliva ci informa appunto di quanto fosse fondante questo legame per tutta la famiglia Rossetti. Inoltre, ci propone una rassegna degli studi più recenti prodotti dal «Centro europeo di studi rossettiani» operativo a Vasto fin dal 2008. Il tema della centralità di Dante viene ripreso e sviluppato da Deirdre O’Grady, la quale, riesaminando le celebri raffigurazioni Rossettiane di due personaggi danteschi femminili, Francesca da Rimini e Pia dei Tolomei, ne fa una lettura in chiave di innovazione: la purezza poetica dantesca confluisce nel simbolismo decadente nel quale si muove Rossetti. Il contributo di Paolo De Ventura ci ricorda come il rapporto diretto Dante-Rossetti vada oltre la dimensione del traduttore e sia piuttosto ascrivibile a una sorta di appropriazione di stili e di motivi ispiratori, e al rispecchiarsi di Rossetti in un paradigma biografico romanticamente rivissuto. Dall’analisi di due sonetti, uno che è traduzione di un sonetto dantesco l’altro originale rossettiano, emerge la continuità tra traduttore e poeta e viene dipanato il filo che dalla traduzione porta inaspettatamente alla composizione originale.
I successivi articoli prendono in considerazione anche altri aspetti e personaggi. Anne-Florence Gillard-Estrada mette a fuoco le diverse rappresentazioni di Paolo e Francesca nell’ambito dei movimenti preraffaelliti ed “estetici”.
Quella di Rossetti costituirebbe una svolta decisiva in quanto trascende il riserbo femminile con cui la scena era solitamente trattata, per metterne in rilievo, con l’abbraccio dei due amanti, la forte carica sensuale. La scena fu ripresa da diversi pittori estetici che però ne annullarono la dimensione passionale a vantaggio del puro sentimentalismo. Alle opere pittoriche di Marie Spartali Stillman che si ispirano a Dante è dedicato invece il saggio di Emilia Di Rocco, nel quale viene delineata la personalità di Spartali Stillman attraverso le sue opere che oltre a testimoniare l’influenza esercitata dai preraffaeliti rispetto a Dante, entrano a pieno titolo nel canone di un’iconografia che fino a quel momento era stata prevalentemente al maschile. La pratica artistica diventa anche un tentativo di ricerca di un proprio stile, di emancipazione dai “padri” e di riconoscimento come artista e come donna nell’Inghilterra vittoriana. Stefania Arcara nel suo contributo, parte dalle peculiarità della figura di Beatrice tale come appare nell’opera poetica e pittorica di Dante Gabriel Rossetti per passare ad esaminare alcuni esempi della produzione poetica di Elizabeth Siddal e di Christina Rossetti. Li mette poi a confronto secondo un’inedita prospettiva protofemminista, con la figura della donna amata quale musa ispiratrice del genio artistico maschile. La donna oggetto d’amore della tradizione maschile diventa in questo modo soggetto della lirica amorosa. In questo modo la visione cristiana che ispira la lirica di Christina le permetterebbe di essere più fedele allo spirito dantesco del fratello, Dante Gabriel, e della sua estetizzante Beatrice preraffaellita.
Chiudono il dossier tre testi che esplorano altri aspetti dell’influsso esercitato dal dantismo preraffaellita. Fabio Cammilletti fa riferimento al ruolo di medium che l’Ottocento attribuisce a Dante, in quanto ascrivibile a una certa visione del poeta propria del movimento preraffaellita. In effetti la mediazione dei Preraffaelliti rispetto all’appropriazione di Dante da parte del movimento spiritista fa pensare al fatto che Rossetti abbia promosso non tanto un dantismo ‘spiritico’ quanto un vero e proprio spiritismo ‘dantesco’.D’altra parte, le vicende che legano le opere di Rossetti a Dante forniscono già di per sé spunti interessanti per alcuni quadri che fanno parte di questo ambito. Yannick Le Pappe che ha studiato le collezioni, sia private che pubbliche in larga misura britanniche o nordamericane sostiene che le opere che racchiudono riflettono sia l'immaginario vittoriano sia i cambiamenti del mercato dell'arte nella seconda metà dell'Ottocento. L’ultimo testo del monografico, infine, esplora il dantismo di James Joyce in chiave rossettiana. Tra il 1912 e il 1915 l’autore irlandese aveva acquisito una copia della prestigiosa ristampa della Vita Nuova con i quadri di Rossetti come illustrazioni. Valentina Mele sonda l’influenza che la cosiddetta edizione “preraffaellita” del libello di Dante ha avuto nell’immaginario Joyciano, attraverso l’analisi della complessa figura di Gerty, la Nausicaa che Bloom incontra sulla spiaggia di Sandymount. A riprova che il dantismo preraffaellita, ha avuto un ruolo fondamentale e di massima rilevanza storica nei processi di ricezione e di riappropriazione di Dante sia per la cultura dell’epoca che per quella successiva e nei più svariati ambiti artistici.
Ringraziamo i colleghi Nicola Di Nino e Veronica Pesce che hanno dato l’avvio ai lavori di questo dossier.
Centro Europeo di Studi Rossettiani & Universidad Autonoma de Barcelona

12 dicembre 2024

Antonio Rossetti (Vasto, 8 marzo 1770 - Vasto, 7 novembre 1853), Sirinate.

 Antonio Rossetti, Sirinate


Cand’è bille chiss’ucchie, ‘Ngurnata mèjje;
Cand’è belle ‘ssa facce, core di frate!
Vurrija sta ‘na notte accande a ttèje
Come du picciungille a fiate a fiate.
Ji crete ca’ si fijje di cacche rreje
Ca fèmmena nin zi’, ma si ‘na fate;
Tu alu lette, alu sirene jejje,
Tu ti stire e ji more de friniscejje!

Antonio Rossetti (Vasto, 8 marzo 1770 - Vasto, 7 novembre 1853), fratello del celebre Gabriele, fu barbiere e poeta. Di lui si ricordano il ''Dies Illa de' cittadini di Vasto'',  La Pasquetta e, l'unica in dialetto, Sirinate.


Nel quadro di Filippo Palizzi si legge: "Antonio Rossetti frisore da donna ed incolto natural poeta". 

coll. FP. D'Adamo

16 aprile 2024

William Michael Rossetti (Londra, 1829 - 1919).

William Michael Rossetti (Londra,  1829 - 1919).
 

William Michael Rossetti (Londra, 25 settembre 1829 – Londra, 5 febbraio 1919) è stato un poeta e critico letterario britannico. Figlio del più noto vastese Gabriele Rossetti e di Francesca Polidori, fratello di Dante Gabriel Rossetti, Christina Rossetti e Maria Francesca Rossetti.
Fu tra i primi membri della Pre-Raphaelite Brotherhood e diresse la rivista The Germ, organo del movimento. Collaborò allo Spectator con critiche d'arte (poi raccolte in Fine art, chiefly contemporary, 1867). Scrisse studî su W. Whitman (1868), P. B. Shelley (1870) e su W. Blake (1874), oltre a Lives of some famous poets (1878) e a una Life of Keats (1887). Di particolare importanza le memorie che lasciò sul fratello Dante Gabriele e sulla sorella Christina Georgina, scritte con estrema obiettività e rispetto per le idee dei protagonisti. Sono da citare anche il suo studio Dante and his Convito (1910) e una traduzione (1865) in versi sciolti dell'Inferno.

William Michael Rossetti, ph. Julia Margaret Cameron