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3 novembre 2024

Corografia della bassa valle del Trigno, di Anton Ludovico Antinori, 1751.


Corografia della bassa valle del Trigno, del 1751, di Anton Ludovico Antinori, in cui si evidenziano gli abitati di Montenero, San Salvo e Vasto, il casale di Montebello – con la scafa per l’attraversamento del Trigno – il formale del Mulino e la torre di Pantanella, la Fonte del Fico nel vallone Buonanotte e lo “Stradone” che collegava la costa con la Cuccetta di Lentella (Archivio della Biblioteca Provinciale de L’Aquila).

26 giugno 2024

Anton Ludovico Antinori e un suo manoscritto inedito sulla Storia di Lanciano.

Ritratto di A.L.Antinori

Anton Ludovico Antinori e un suo manoscritto inedito sulla Storia di Lanciano

di Angelo Iocco

Questo articolo è estratto da un capitolo del volume Omaggio a Uomobono Bocache nel bicentenario della morte (1824-2024), Lanciano 2024, a cura dello scrivente. Uomobono Bocache (1745-1824) lancianese, scrisse come sappiamo, i suoi manoscritti del Saggio istorico critico della Città di Lanciano, oggi conservato in 14 volumi nella Biblioteca comunale di Lanciano. quali furono le sue fonti? Nei suoi Manoscritti egli fa riferimento a diversi storiografi abruzzesi e lancianesi, come Giacomo Fella, Pietro Polidori o Domenico Romanelli. Ma lo storiografo maggiormente preferito e sempre lodato dal Bocache è assolutamente Anton Ludovico Antinori (1704-1778), che fu arcivescovo di Lanciano dal 1745 al 1754, per andare successivamente a Matera. L’Antinori, appassionato e infaticabile ricercatore di memorie storiche abruzzesi, fedele seguace del nuovo metodo muratoriano, la ricerca capillare delle fonti ovverosia, inedite ed edite, lo spoglio degli archivi ecclesiastici, civili e privati, sappiamo che desiderava stendere una Storia critica di Lanciano “città doppiamente a lui cara”, come scriveva in una lettera all’amico canonico Silvestro Cinerini. Purtroppo questi suoi appunti rimasero abbozzati, manoscritti, e per varie vicende di passaggi familiari, giunsero presso gli eredi Maranca di Lanciano; il giurista Antonio Maranca (1773-1858) ad esempio ampiamente attinse agli appunti di Antinori, ed acconsentì all’abate Domenico Romanelli da Fossacesia (1756-1819) di servirsene per le sue ricerche. Purtroppo Romanelli, con il suo carattere arrivista e anche “confusionario”, si lasciò suggestionare dalle ricerche delle Antiquitates Frentanorum redatte qualche decennio prima della sua nascita dall’abate Pietro Polidori da Fossacesia (1687-1748), le quali molte invenzioni e sciocchezze gettavano sulle antichità italiche e romane dei Frentani, e delle città della Frentania, che gravitavano da Aterno-Pescara fino a Larino, per non parlare delle varie lapidi false o male interpretate di Anxanum-Lanciano, Ortona, Histonium e altre.

Desideriamo qui trattare di un manoscritto antinoriano ancora inedito, citato diverse volte nei vari studi e ricerche sull’Antinori, ad esempio nel I volume dell’Antinoriana, L’Aquila, 1978, ma non abbastanza analizzato criticamente. Vale a dire il volume dell’Istoria critica ovvero Memorie ragionate della Città di Lanciano di Antonio Antinori, ad uso della famiglia Liberatore, 1788, conservato presso la Biblioteca nazionale di Napoli. Già la data postuma lascia molto a desiderare sulla genuinità di questi appunti ricopiati posticciamente su quanto aveva raccolto il dotto prelato su Lanciano! Ma torniamo per un momento al Romanelli. Egli attinse ampiamente al I fascicolo di queste memorie antinoriane per pubblicare nel 1790 le sue Antichità storico critiche sacre e profane esaminate nella regione dei Frentani, aggiungendo, come chiosa nelle note, varie sue osservazioni, in gran parte però “tradotte” dal latino di alcune dissertazioni del già citato Polidori, rendendo dunque una meschina manipolazione alle congetture del manoscritto antinoriano, su di cui purtroppo gravitando dubbi di genuinità in diversi passaggi; per non parlare delle vere e proprie aggiunte postume per descrivere alcuni fatti avvenuti nell’ultimo decennio del ‘700, come ad esempio annotare la morte del Padre cappuccino Bernardo Maria Valera, poeta e amico dell’Antinori, oppure segnalazioni di “scovrimenti” di pavimenti a mosaico o di lapidi qui e lì per Lanciano ad opera del Bocache o del Romanelli, con tanto di data di rinvenimento! Ciò purtroppo la dice lunga sul senso di valorizzare delle ricerche inedite in Lanciano, anche se questa pratica era abbastanza comune fra gli eruditi delle varie città d’Italia, cioè aggiungere qualcosa di proprio a ricerche manoscritte già compilate; pratica del resto disdicevole e abbastanza criticabile secondo gli occhi della moderna critica filologica.

Anche il Maranca, come detto, per le sue ricerche, attinse ampiamente a questo manoscritto antinoriano, che puntualmente cita nella sua Istoria diplomatica di Lanciano, o nell’Istoria Frentana, o ancora nella Biografia di uomini illustri di Lanciano, tutti manoscritti ancora inediti conservati nella Biblioteca comunale di Lanciano, eccettuato l’ultimo citato, nella Biblioteca Provinciale di Pescara. Sarebbe da fare un’analisi critica anche sul modo in cui Maranca citava il suo avo Antinori, poiché spesso e volentieri citava passi non antinoriani, ma frutto delle interpolazioni di Romanelli & Co., o ancora confondeva gli appunti antinoriani con altri appunti dello stesso fascicolo redatti però dal giurista Pasquale Maria Liberatore, anche lui lancianese e collega di Maranca nelle ricerche di storia, il quale sulla scorta di tali notizie, redasse un fascicolo di Elenco di famiglie nobili lancianesi, ripartite attraverso i 4 Quartieri di Lanciano, e allegato a questo fascicolo conservato a Napoli. Nonostante ciò, nelle note del Maranca si fa riferimento anche a manoscritti di storia lancianese redatti dal Liberatore. Quali sono? Le chiose aggiunte all’Antinori nel 5° to fascicolo del manoscritto? La ricerca è ancora aperta. Una fotocopia di questo manoscritto è conservata oggi nella Biblioteca diocesana della Curia di Lanciano.

 

7 dicembre 2020

Anton Ludovico Antinori, biografia e opere della “Memoria archivistica" degli Abruzzi, di Angelo Iocco.

 

Anton Ludovico Antinori, biografia e opere della “Memoria archivistica" degli Abruzzi

di Angelo Iocco.


Una figura abruzzese che non viene abbastanza ricordata, ma cui gli abruzzesi devono essere grati, è la cosiddetta “Memoria storica degli Abruzzi”, ovvero il cardinale Anton Ludovico Antinori.

Di padre bolognese e madre napoletana, nacque a L’Aquila nel palazzo di famiglia, in via Garibaldi, nel 1704, incominciò gli studi di grammatica nella sua città natale, per poi trasferirsi a Napoli, sotto gli auspici dell'abate Ferdinando Galiani di Chieti, dove si laureò in giurisprudenza. Tornato all'Aquila a 25 anni, decise di approfondire la storia della sua città, guadagnandosi presto fama di erudito. Nel 1732, sollecitato per interposta persona dal Muratori, Antinori fu incaricato della raccolta di antiche e inedite Cronache aquilane, compito che egli assolse fino al 1737, anno in cui inviò i frutti del suo studio al richiedente, corredandolo di un'introduzione alla storia dell'Aquila fino all'anno 1265: si trattava delle cronache di Buccio di RanalloAntonio di BuccioAntonio di BoezioNiccolò di BorbonaNicolò Ciminello di BazzanoFrancesco d'Angeluccio di Bazzano, e del Catalogus pontificum Aquilanorum.

Muratori inserì il tutto, compresa l'introduzione storica, nel tomo VI delle Antiquitates Italicae Medii Aevi (1742), aggiungendovi una prefazione in cui tesseva le lodi dello studioso. Alcuni testi di epigrafi inedite scovate dallo studioso aquilano furono dallo stesso Muratori inserite nel Novus Thesaurus Veterum Inscriptionum.

A 35 anni Antinori fu ordinato sacerdote e in seguito, dopo aver trascorso tre anni nell'Oratorio di San Filippo Neri del capoluogo abruzzese, si trasferì a Roma. Qui, Benedetto XIV lo destinò al ruolo di bibliotecario di un'istituenda biblioteca di Bologna, senza però partire per la città paterna. A causa di ragioni di salute viaggiò tra Napoli e L'Aquila, dove fu canonico della Collegiata di San Silvestro.

Nel 1745 fu nominato con regio decreto di Carlo III arcivescovo di Lanciano, mentre nel 1754 fu trasferito alle sedi arcivescovili di Acerenza e Matera. Fece abbellire la cattedrale acheruntina. Per motivi di salute chiese e ottenne, nel 1758, di ritirarsi. Ritornò nuovamente all'Aquila, ottenendo peraltro una pensione regia, oltre ai benefici legati a una chiesa nei pressi di Giulianova e, dal 1770, al monastero di San Pietro ad Oratorium di Capestrano, in cui si trasferì nel 1775. Morì nel palazzo di famiglia all'Aquila il 1º marzo 1778 e il 4 fu sepolto all'interno del Duomo cittadino, nella cosiddetta tomba dei vescovi, rinvenuta durante i lavori di ricostruzione dell'edificio a seguito del terremoto del 2009.

Pubblicò numerosi documenti di storia abruzzese, confluiti in particolare nei 4 volumi della Raccolta di memorie istoriche delle tre provincie degli Abruzzi (Napoli 1781-1783). La maggior parte delle sue opere sono conservate manoscritte presso la Biblioteca provinciale "Salvatore Tommasi" dell'Aquila, molte delle quali edite postume, anche su iniziativa della Società abruzzese di storia patria a lui intitolata.