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Anton Ludovico Antinori e un suo manoscritto inedito sulla Storia di Lanciano.
Ritratto di A.L.Antinori |
Anton Ludovico Antinori e un suo manoscritto inedito sulla Storia di Lanciano
di Angelo Iocco
Questo articolo è estratto da un capitolo del volume Omaggio a Uomobono Bocache nel bicentenario
della morte (1824-2024), Lanciano 2024, a cura dello scrivente. Uomobono
Bocache (1745-1824) lancianese, scrisse come sappiamo, i suoi manoscritti del
Saggio istorico critico della Città di Lanciano, oggi conservato in 14 volumi
nella Biblioteca comunale di Lanciano. quali furono le sue fonti? Nei suoi
Manoscritti egli fa riferimento a diversi storiografi abruzzesi e lancianesi,
come Giacomo Fella, Pietro Polidori o Domenico Romanelli. Ma lo storiografo
maggiormente preferito e sempre lodato dal Bocache è assolutamente Anton
Ludovico Antinori (1704-1778), che fu arcivescovo di Lanciano dal 1745 al 1754,
per andare successivamente a Matera. L’Antinori, appassionato e infaticabile
ricercatore di memorie storiche abruzzesi, fedele seguace del nuovo metodo
muratoriano, la ricerca capillare delle fonti ovverosia, inedite ed edite, lo
spoglio degli archivi ecclesiastici, civili e privati, sappiamo che desiderava
stendere una Storia critica di Lanciano “città doppiamente a lui cara”, come
scriveva in una lettera all’amico canonico Silvestro Cinerini. Purtroppo questi
suoi appunti rimasero abbozzati, manoscritti, e per varie vicende di passaggi
familiari, giunsero presso gli eredi Maranca di Lanciano; il giurista Antonio
Maranca (1773-1858) ad esempio ampiamente attinse agli appunti di Antinori, ed
acconsentì all’abate Domenico Romanelli da Fossacesia (1756-1819) di servirsene
per le sue ricerche. Purtroppo Romanelli, con il suo carattere arrivista e
anche “confusionario”, si lasciò suggestionare dalle ricerche delle Antiquitates Frentanorum redatte qualche
decennio prima della sua nascita dall’abate Pietro Polidori da Fossacesia
(1687-1748), le quali molte invenzioni e sciocchezze gettavano sulle antichità
italiche e romane dei Frentani, e delle città della Frentania, che gravitavano
da Aterno-Pescara fino a Larino, per non parlare delle varie lapidi false o
male interpretate di Anxanum-Lanciano, Ortona, Histonium e altre.
Desideriamo qui trattare di un manoscritto antinoriano ancora inedito,
citato diverse volte nei vari studi e ricerche sull’Antinori, ad esempio nel I
volume dell’Antinoriana, L’Aquila,
1978, ma non abbastanza analizzato criticamente. Vale a dire il volume dell’Istoria critica ovvero Memorie ragionate
della Città di Lanciano di Antonio Antinori, ad uso della famiglia
Liberatore, 1788, conservato presso la Biblioteca nazionale di Napoli. Già la
data postuma lascia molto a desiderare sulla genuinità di questi appunti
ricopiati posticciamente su quanto aveva raccolto il dotto prelato su Lanciano!
Ma torniamo per un momento al Romanelli. Egli attinse ampiamente al I fascicolo
di queste memorie antinoriane per pubblicare nel 1790 le sue Antichità storico critiche sacre e profane
esaminate nella regione dei Frentani, aggiungendo, come chiosa nelle note,
varie sue osservazioni, in gran parte però “tradotte” dal latino di alcune
dissertazioni del già citato Polidori, rendendo dunque una meschina
manipolazione alle congetture del manoscritto antinoriano, su di cui purtroppo
gravitando dubbi di genuinità in diversi passaggi; per non parlare delle vere e
proprie aggiunte postume per descrivere alcuni fatti avvenuti nell’ultimo
decennio del ‘700, come ad esempio annotare la morte del Padre cappuccino
Bernardo Maria Valera, poeta e amico dell’Antinori, oppure segnalazioni di
“scovrimenti” di pavimenti a mosaico o di lapidi qui e lì per Lanciano ad opera
del Bocache o del Romanelli, con tanto di data di rinvenimento! Ciò purtroppo
la dice lunga sul senso di valorizzare delle ricerche inedite in Lanciano,
anche se questa pratica era abbastanza comune fra gli eruditi delle varie città
d’Italia, cioè aggiungere qualcosa di proprio a ricerche manoscritte già
compilate; pratica del resto disdicevole e abbastanza criticabile secondo gli
occhi della moderna critica filologica.
Anche il Maranca, come detto, per le sue ricerche, attinse ampiamente a
questo manoscritto antinoriano, che puntualmente cita nella sua Istoria diplomatica di Lanciano, o nell’Istoria Frentana, o ancora nella Biografia di uomini illustri di Lanciano,
tutti manoscritti ancora inediti conservati nella Biblioteca comunale di
Lanciano, eccettuato l’ultimo citato, nella Biblioteca Provinciale di Pescara. Sarebbe da fare un’analisi critica
anche sul modo in cui Maranca citava il suo avo Antinori, poiché spesso e
volentieri citava passi non antinoriani, ma frutto delle interpolazioni di
Romanelli & Co., o ancora confondeva gli appunti antinoriani con altri
appunti dello stesso fascicolo redatti però dal giurista Pasquale Maria
Liberatore, anche lui lancianese e collega di Maranca nelle ricerche di storia,
il quale sulla scorta di tali notizie, redasse un fascicolo di Elenco di
famiglie nobili lancianesi, ripartite attraverso i 4 Quartieri di Lanciano, e
allegato a questo fascicolo conservato a Napoli. Nonostante ciò, nelle note del
Maranca si fa riferimento anche a manoscritti di storia lancianese redatti dal
Liberatore. Quali sono? Le chiose aggiunte all’Antinori nel 5° to fascicolo del
manoscritto? La ricerca è ancora aperta. Una fotocopia di questo manoscritto è
conservata oggi nella Biblioteca diocesana della Curia di Lanciano.
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Anton Ludovico Antinori, biografia e opere della “Memoria archivistica" degli Abruzzi, di Angelo Iocco.
Anton Ludovico Antinori, biografia e opere della “Memoria archivistica" degli Abruzzi
Di padre
bolognese e madre napoletana, nacque a L’Aquila nel palazzo di famiglia, in via
Garibaldi, nel 1704, incominciò gli studi di grammatica nella
sua città natale, per poi trasferirsi a Napoli, sotto gli auspici dell'abate Ferdinando Galiani di Chieti, dove si laureò in giurisprudenza. Tornato all'Aquila a 25 anni, decise di approfondire la storia della sua città, guadagnandosi presto fama di erudito. Nel 1732, sollecitato per
interposta persona dal Muratori, Antinori fu incaricato della raccolta di
antiche e inedite Cronache aquilane, compito che egli assolse fino al 1737, anno in cui inviò i frutti del
suo studio al richiedente, corredandolo di un'introduzione alla storia dell'Aquila fino all'anno 1265: si trattava delle cronache di Buccio di Ranallo, Antonio di Buccio, Antonio di Boezio, Niccolò di Borbona, Nicolò Ciminello di Bazzano, Francesco d'Angeluccio di
Bazzano, e del Catalogus pontificum Aquilanorum.
Muratori inserì
il tutto, compresa l'introduzione storica, nel tomo VI delle Antiquitates Italicae Medii Aevi (1742),
aggiungendovi una prefazione in cui tesseva le lodi dello studioso. Alcuni
testi di epigrafi inedite scovate dallo studioso aquilano furono dallo stesso
Muratori inserite nel Novus Thesaurus Veterum Inscriptionum.
A 35 anni
Antinori fu ordinato sacerdote e
in seguito, dopo aver trascorso tre anni nell'Oratorio di San Filippo Neri del capoluogo abruzzese, si trasferì a Roma. Qui, Benedetto XIV lo destinò al ruolo di bibliotecario di un'istituenda biblioteca di Bologna, senza però partire per la città paterna. A causa di ragioni di salute
viaggiò tra Napoli e L'Aquila, dove fu canonico della Collegiata di San Silvestro.
Nel 1745 fu
nominato con regio decreto di Carlo III arcivescovo di Lanciano, mentre nel 1754 fu
trasferito alle sedi arcivescovili di Acerenza e Matera. Fece abbellire la cattedrale acheruntina. Per motivi di salute chiese e ottenne, nel 1758, di
ritirarsi. Ritornò nuovamente all'Aquila, ottenendo peraltro una pensione
regia, oltre ai benefici legati a una chiesa nei pressi di Giulianova e,
dal 1770, al monastero di San Pietro ad
Oratorium di Capestrano, in cui si trasferì nel 1775. Morì nel palazzo di famiglia all'Aquila il 1º marzo 1778 e il 4 fu sepolto all'interno del Duomo cittadino, nella cosiddetta tomba dei vescovi, rinvenuta durante i
lavori di ricostruzione dell'edificio a seguito del terremoto del 2009.
Pubblicò
numerosi documenti di storia abruzzese, confluiti in particolare nei 4 volumi della Raccolta di
memorie istoriche delle tre provincie degli Abruzzi (Napoli
1781-1783). La maggior parte delle sue opere sono conservate manoscritte presso
la Biblioteca provinciale "Salvatore Tommasi" dell'Aquila, molte delle quali edite
postume, anche su iniziativa della Società abruzzese di storia patria a
lui intitolata.