Pagine

12 giugno 2023

Compositori abruzzesi: Antonio Ricchiuti, il musicista di Palombaro.

Caricatura di Ricchiuti, dal Giornale d’Italia, 24 settembre 1936, 
articolo inerente la Sagra dell’Uva di Poggiofiorito.

Compositori abruzzesi: Antonio Ricchiuti, il musicista di Palombaro
di Angelo Iocco

Antonio Ricchiuti nacque in Palombaro nel 1888 da Giuseppe e Maria Natale, un piccolo paese della ridente provincia di Chieti, e vi morì. Alle soglie del secolo scorso aperse gli occhi alla immensa mole della Majella. Palombaro è terra rinomata di bandisti, tra cui ricordiamo Giandonato Giosaffatto (1882-1968); il Ricchiuti visse nel sobborgo di San Carlo, nel colle che digrada in frana verso Pennapiedimonte; nella piccola casa visse sino alla morte, e così il fratello Pietro e il figlio Ermete, che ne custodì la memoria e le carte. Compositore versatile, del tutto sconosciuto, se non nell’ambito locale, scrisse non solo canzoni abruzzesi per le famose Maggiolate di Ortona, ma anche pièces teatrali, suite da camera, canzoni in lingua, e anche un Miserere per Palombaro. Ricordiamo una “Scena del villaggio” operetta musicale agreste in 3 atti, le romanze “Se non torni – Fuggiamo – Quando miro la natura”, i poemetti sinfonici “Dalle falde della Majella – Forte e gentil Abruzzo – Alba primaverile – Abruzzo”, gli inni patriottici “Sempre avanti, Savoia! - Inno della Vittoria – Vieni in Africa – XXI Aprile – La nuova Italia”, dal chiaro sapore propagandistico per le imprese del Fascismo, delle belle pastorali abruzzesi, la Ninna nanna di Natale, dei tango e delle canzonette napoletane. Notiamo da un catalogo scritto dal figlio Ermete, un repertorio di ben 351 titoli, non tutti facilmente reperibili, ma su cui promettiamo di continuare a interessarci per custodire la memoria dell’insigne musicista palombarese. Maggior fortuna hanno avuto la diffusione delle canzoni abruzzesi. Come detto, il Ricchiuti partecipò alle Maggiolate di Ortona, vediamo le canzoni “Gne na farfalle” su testo di Nino Saraceni di Fossacesia, graziosa descrizione allegoria dell’amore a farfallina, che si posa sul fiore, e trova il compagno ideale, poi “L’Amore cante”, un bel duetto di festosità tra le spume del mare e le verde campagne delle colline, un’altra canzone d’amore: “Lu ramajette”, che fiorito, fa germogliare l’amore tra gli appassionati.


Non solo Saraceni scrisse canzoni con lui, nelle Maggiolate, ma notiamo anche nel 1927 la canzone “La mostre” con Luigi Dommarco, poi “Rusine”, scritta con Antonio Ambrosini di Chieti nel 1924, e una canzone, tratta dal Canzoniere abruzzese di Cesare de Titta, uscita dopo la morte di costui, nel 1939: “Nen te vojje ‘ngannà”.


Il Ricchiuti partecipò anche a un altro importante festiva canoro, che si teneva nella vicina Poggiofiorito, la Sagra delle Canzoni dell’Uva; scrisse canzoni nell’edizione del 1938: “Paranzelle” con il Tenente Tommaso Di Martino, dedicata alle graziose barchette che vanno a pesca in mare, e poi con Nino Saraceni “La fonte di la Fate”. Questa canzonetta è considerata come una delle meglio riuscite dalla felice coppia Saraceni-Ricchiuti, narra in tre strofe, più i ritornelli, di una ragazza-fata che va a prendere l’acqua con la conca a una sorgente della Majella, e che lì incontra l’amore. Una immagina clichè che abbiamo imparato a conoscere della tipica ragazza abruzzese in abito variopinto che si aggira per i monti. Eppure la canzone ebbe un grandissimo successo, e fu riproposta dal Coro di Poggiofiorito col M° Tommaso Coccione, a Roma per la festa solenne per la venuta del Fuhrer; e nei giornali dell’epoca, tra cui un articolo del dott. Eduardo Di Loreto di Castelfrentano sul “Messaggero”, la canzone fu salutata come una delle più belle mai scritte in abruzzese.


Il Ricchiuti dopo questo felicissimo periodo con i cori folkloristici, tornò a Palombaro, a insegnare musica, come fece per tutta la vita. Partecipò anche alla 4° edizione del Festival della Canzone Abruzzese e Molisana di Vasto, con una canzone scritta dall’amico Nino Saraceni. Non si sa, al momento, molto altro della sua vita, visse fino a tarda età negli anni ’60, quando la morte lo colse nella sua casa che guarda verso la Montagna Madre.

Nessun commento:

Posta un commento