Mario Bosco, il cantore di Lancianovecchia
di Angelo Iocco
Se Lanciano ha nella sua schiera di poeti Cesare Fagiani con suo padre Alfonso, Francesco Brasile e Giuseppe Rosato, tra i più popolari, tra quelli più intimi e più schietti e pimpanti, conoscerà certamente il maestro Mario Bosco.
Nacque a Lancianovecchia, in via dei Frentani, dove visse, presso il palazzo De Crecchio. Giovanissimo, assistette ai fatti luttuosi della seconda guerra mondiale, e al sacrificio dei giovani Martiri Ottobrini del 5 e 6 ottobre 1943; in una intervista Rai del 1996 per un documentario sulla guerra in Abruzzo, infatti Mario Bosco ricorda di come ad esempio un ragazzo dei Martiri disse alla madre, dopo aver preso la comunione: “mamma, sento che oggi c’è necessità di dare il sangue! Devo andare anche io!”. Bosco successivamente partecipò insieme a vari altri civili a quelle operazioni di sabotaggio contro l’oppressione tedesca, e fu decorato a guerra finita.
Studiò, e andò a fare il maestro in varie località, finendo la sua attività a Lanciano col pensionamento negli anni ’80.
Da sempre appassionato di poesia e arte, nel 1986 fu nominato presidente onorario dalla nascente Associazione culturale “Amici di Lancianovecchia”, ancora oggi in attività.
Con questa associazione, Bosco cercò di dare impulso alle varie attività culturali della città, valorizzando i monumenti e le chiese. Amico della maestra Concetta Tritapepe di Lanciano, partecipò con lei a vari concorsi di poesia della città e dintorni; memorabili quelli di Poggiofiorito e di Castelfrentano, dove più volte ebbe lodi per le sue liriche organizzati dall’Associazione culturale Di Loreto-Liberati con a capo Peppino Di Battista, e l’Associazione corale “T. Coccione” con Vincenzo e Camillo!
Non solo, Bosco fu amico di vari musicisti con cui scrisse delle bellissime canzoni che parteciparono al Festival del Trabocco d’Oro di Fossacesia, alla Viuletta d’Oro di Francavilla al mare, alle Settembrate Abruzzesi di Pescara, e via dicendo.
Sono le canzoni Chi ssi cojje? con musica di Aniello Polsi, A lu trabbocche con musica di Mario Lanci, una canzone che non a caso vinse il primo premio a Fossacesia. Con Lanci suo amico fraterno e grande mente della musica a Lanciano, il Bosco scrisse varie canzoni. Questa che ha per tema il trabocco e l’amore, i panorami marini di San Giovanni in Venere, è seconda solo alla canzone di Sigismondi e Albanese Lu pescatore (1927) per finezza, senza fronzoli, senza parole banali, ma solo piena di vivo sentimento, andante come se si sia cullati dalle onde del mare.
Le altre liriche sparse del Bosco riguardano principalmente le attività artigianali dell’antica Lanciano, e ovviamente la celebrazione dei bellissimi monumenti, il ricordo delle tradizioni e delle feste.
Vediamo la lirica dedicata al Dono che si celebra a Lanciano l’8 settembre:
Lu done a la Madonne de lu Ponte
Gn'attacche la ciambotte chelu sone
cumenze ccamminà lu Cumitate,
lu Schineche e na morre di scacchiate
che ttè li bandirelle di lu done
Dapò ... Passe dapò la divuzione:
conche di grane cariche 'nfiurate,
figure di Madonne, uve 'ndurate,
quatrine che ha ricotte ugne frazione,
'na voce che mmi cante dentre ancore ...
E mentrre scoppie attorne l'allegrie,
fra bombe, bande e ssone di campane,
la fede che si sbusciche a lu core,
smove le labbre a tante Avemmarie
pè salutà la Mamme di Langiane.
Oppure come non ricordare l’inno al rione Lancianovecchia, che inizia con “Palazze, arcate, chiese e campanile”, o la poesia della Squilla di Natale, su cui ci si sono cimentati anche Fagiani e Rosato, o la poesia della tradizione del Sant’Antonio, o la poesia per bambini sull’albero di Natale?
Bosco è il cantore dell’innocenza, mostra la figura dell’anziano mite e schietto che con facilità e amore ricorda, come una biblioteca spalancata, le antiche memorie di un popolo di mastri e artigiani che operò nei secoli a Lancianovecchia, la sua terra.
C’è un’altra poesia sul suo quartiere, che inizia con:
Lancianoevecchie, core di Lanciane,
che custodisce usanze e tradiziune,
tu spenne all’arie l’utime pallune
pe’ culurà nu sone di campane.
In cima a tutto sta “la mazza de lu Campanile”, ovvero il campanile della Cattedrale, il simbolo protettore della città, baluardo della fede e delle tradizioni.
La sua memoria è custodita dai nipoti e dalla figlia Paola Bosco, la Città gli ha intitolato una scuola elementare nel rione Cappuccini; si auspica che un giorno si riesca ad avere una pubblicazione integrale delle sue liriche, a completamento della rosa degli artisti che hanno fatto grande, nel loro piccolo, la letteratura della città di Lanciano.
A lu trabbocche (1969)
Canzone abruzzese (versi Mario Bosco musica Mario Lanci ) Corale Guido Albanese
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