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21 novembre 2020

Angelo Iocco, Ricordo della Maggiolata abruzzese di Ortona.


Ricordo della Maggiolata abruzzese di Ortona

di Angelo Iocco.


La Maggiolata nasce come festa canora il 3 maggio 1920 a Ortona, nel cosiddetto "lunedì del Perdono" per le feste in onore del patrono San Tommaso apostolo, col nome di "Piedigrotta Abruzzese"; nel 1921 è nota come "maggiolata", perché il festival nacque in maggio.

I suoi rappresentanti, Luigi DommarcoGuido AlbaneseLuigi IlluminatiAntonio Di Jorio, Settimio Zimarino e altri, componevano già prima della nascita del festival, dei piccoli festival agricoli dal sapore carnascialesco, a Ortona si tenevano da prima ed erano noti come "Festa dell'uva".

Il 6 maggio 1929 nella conferenza presso la Sala Eden (la sede storica era sulla Passeggiata Orientale) nacque l'organigramma del festival di maggio, per volere di Annunciata Spinelli Dommarco. 

Molte canzoni, che allora erano composte da Luigi Dommarco, Guido Albanese, Antonio Di Jorio, Luigi Illuminati e Cesare De Titta erano rielaborazioni di stornelli e canzonette popolari anonime già esistenti (ad esempio So’ ite a fa la jerve o Mo ve’ mo va’ o ancora la più celebre Tutte le funntanelle), altre invece erano composizioni originali scritte da poeti, e in alcuni casi dagli stessi maestri di coro, come lo stesso Albanese, e grazie alla perfetta simbiosi tra lui e Dommarco, che abbiamo avuto il nostro inno regionale “Vola vola vola”.


Il fine della maggiolata era dunque quello di conservare le tradizioni popolari creative da una parte, dall'altra di migliorare e rinnovare, senza troppe variazioni, queste canzoni popolari per filoni, quello della serenata, quello malinconico, quello scherzoso degli stornelli, quello celebrativo ed evocativo. 


I cori di Ortona, ma anche dei paesi vicini e lontani come Lanciano, Orsogna, Pescara, Vasto, Guardiagrele, partecipavano in costume tipico, sfilando con i buoi e carri per le vie di Ortona, fino a raggiungere la piazza Municipio dove esibirsi.Celeberrime furono, come ricorda Francesco Sanvitale, le Maggiolate del 1923, ’24, ’25, ’26, in cui Albanese e Dommarco composero il loro capolavoro, il Trittico di “Terra d’Oro” (omaggio alla omonima raccolta di poesie dialettali del De Titta), di cui spicca la canzone d’amore “Lu Cante de la Smarroccature”).

Alcuni canti popolari come "Tutte le funtanelle" furono reinterpretati dalla tradizione popolare, ma molti come "Che scià bbindete Urtone - Campanelle - Vola vola vola" sono originali invenzioni dei poeti, alcune canzoni furono arrangiate su versi di poesie edite in passato, specialmente quelle di Cesare De Titta.

La coppia Albanese-Dommarco scrisse dal 1914 al 1917 grandi successi, come Campène alligrezze - Chi scià bbindette Urtòne - Ti vuojje bene - Canzone de la guerre per ricordare gli ortonesi caduti al fronte durante la Grande guerra.

Le canzoni venivano cantate lungo il corso Vittorio Emanuele partendo da Largo Farnese, e risalendo sino a Porta Caldari, il coro seguiva un pianoforte con il maestro, trascinato da un carretto, le canzoni ottennero un immediato successo, specialmente famosa, prima della composizione nel 1922 di Vola vola vola, fu la canzone Campène alligrezze.

La canzone Che scià bbindette Urtone fu cantata in casa Dommarco, presso l'ex hotel Moderno, e riscosse subito successo; Ti vuojje bene fu composta per un ballo nella Sala Eden per il capodanno 1915.

Purtroppo, specialmente per il sopravvenire della seconda guerra mondiale, che arrecò gravi danni a Ortona, il festival della Maggiolata venne abbandonato, e non più riproposto.



Fu un momento irripetibile per lanciare la cultura popolare musicale abruzzese fuori dal panorama provinciale e regionale, in quegli anni Ortona divenne il centro pulsante, insieme a Francavilla e Pescara, della tradizione abruzzese, con il favore anche di artisti già affermati, quali Michetti, Cascella, D'Annunzio, e il Tosti, che aveva già introdotto il tema della Maggiolata alla fine dell'800, rimusicando dei pezzi anonimi d'ambito popolare.Nel vicino paese di Poggiofiorito, divenuto comune autonomo nel 1911, era nato il fisarmonicista Tommaso Coccione, emigrato in America, e tornato in Italia, divenendo il fisarmonicista per eccellenza d'Abruzzo perché favorito a Benito Mussolini; fu compositore di varie polke e mazurke abruzzesi, ancora oggi suonate, scomparso prematuramente nel 1941. 
Fu il capostipite di una sorta di dinastia di musicisti abruzzesi, che ancora oggi risiede nel paese di Poggiofiorito, composta dal figlio Vincenzo Coccione, titolare di un'associazione musicale, del fratello Camillo Coccione, in rapporti con il poeta, compositore ed editore Luciano Flamminio di San Vito Chietino.

 La Maggiolata di Ortona non fu tutelata a dovere, e dopo la morte dei suoi mattatori Dommarco (1969 ultranovantenne) e Albanese ancor prima nel 1966, ebbe varie battute d’arresto, verificatesi già negli anni ’50, fino alla chiusura totale dei festival a cadenza annuale, venendo ripresi ogni tanto sino ai giorni nostri, come qualcosa di puramente rievocativo, lontano anni luce dal clima di gaiezza e di simbiosi con le proprie radici dei tempi d’oro.

Non molto lontano, a Orsogna, si creò il gruppo della corale "La Figlia di Iorio", in ricordo di Giuditta Saraceni, la contadina che ispirò D'Annunzio e Michetti per il quadro e la tragedia omonima (il quadro michettiano del 1895, la tragedia dannunziana del 1903).


La corale nacque nel 1921 per volere di Attilio Bartoletti, anche se l'esordio avvenne nel 1923.

Negli anni '60 il coro fu all'avanguardia perché cercò di "modernizzare" la tradizione popolare abruzzese, ragion per cui compì varie turnée in Italia, ad esempio al festival di Caltanissetta, e poi per il mondo, esibendosi anche al Giubileo del 2000.

  


 

Bibliografia

 · Alberto De Angelis, Dizionario dei musicisti, Roma, Ausonia, 1928;

· Carlo Schmidt, Dizionario universale dei musicisti. Supplemento: appendice, aggiunte e rettifiche, Venezia, Sonzogno, 1938;

· Silvio D'Amico (a cura di), Enciclopedia dello spettacolo, vol. 1, Roma, Editr. Le Maschere, 1954;

· Alessandro Dommarco, Ricordo di Guido, in Libretto della XXVI Maggiolata, Ortona, 1966;

· Francesco Sanvitale, Le avarizie della fortuna. Guido Albanese, musicista popolare, Torino, Edt, 1999;

·  Gianfranco Miscia, Romanza, lirica, canzone: Guido Albanese, un musicista al bivio in Francesco Sanvitale (a cura di), La romanza italiana da salotto, Torino, Edt, 2002.

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