Ricordo della Maggiolata abruzzese di Ortona
di Angelo Iocco.
I suoi
rappresentanti, Luigi Dommarco, Guido Albanese, Luigi
Illuminati, Antonio Di Jorio, Settimio Zimarino e altri,
componevano già prima della nascita del festival, dei piccoli festival agricoli
dal sapore carnascialesco, a Ortona si tenevano da prima ed erano noti come
"Festa dell'uva".
Il 6 maggio 1929 nella conferenza presso la Sala Eden (la sede storica era sulla Passeggiata Orientale) nacque l'organigramma del festival di maggio, per volere di Annunciata Spinelli Dommarco.
Molte canzoni, che allora erano composte da
Luigi Dommarco, Guido Albanese, Antonio Di Jorio, Luigi Illuminati e Cesare De
Titta erano rielaborazioni di stornelli e canzonette popolari anonime già
esistenti (ad esempio So’ ite a fa la jerve o Mo ve’ mo va’ o
ancora la più celebre Tutte le funntanelle), altre invece erano
composizioni originali scritte da poeti, e in alcuni casi dagli stessi maestri
di coro, come lo stesso Albanese, e grazie alla perfetta simbiosi tra lui e
Dommarco, che abbiamo avuto il nostro inno regionale “Vola vola vola”.
La
coppia Albanese-Dommarco scrisse dal 1914 al 1917 grandi successi, come Campène
alligrezze - Chi scià bbindette Urtòne - Ti vuojje bene - Canzone de la guerre per
ricordare gli ortonesi caduti al fronte durante la Grande guerra.
Le canzoni
venivano cantate lungo il corso Vittorio Emanuele partendo da Largo Farnese, e
risalendo sino a Porta Caldari, il coro seguiva un pianoforte con il maestro,
trascinato da un carretto, le canzoni ottennero un immediato successo,
specialmente famosa, prima della composizione nel 1922 di Vola vola
vola, fu la canzone Campène alligrezze.
La
canzone Che scià bbindette Urtone fu cantata in casa
Dommarco, presso l'ex hotel Moderno, e riscosse subito successo; Ti
vuojje bene fu composta per un ballo nella Sala Eden per il capodanno
1915.
Purtroppo,
specialmente per il sopravvenire della seconda guerra mondiale, che arrecò
gravi danni a Ortona, il festival della Maggiolata venne abbandonato, e non più
riproposto.
La Maggiolata di Ortona non fu tutelata a dovere, e dopo la morte dei suoi mattatori Dommarco (1969 ultranovantenne) e Albanese ancor prima nel 1966, ebbe varie battute d’arresto, verificatesi già negli anni ’50, fino alla chiusura totale dei festival a cadenza annuale, venendo ripresi ogni tanto sino ai giorni nostri, come qualcosa di puramente rievocativo, lontano anni luce dal clima di gaiezza e di simbiosi con le proprie radici dei tempi d’oro.
Non molto
lontano, a Orsogna, si creò il gruppo
della corale "La Figlia di Iorio", in ricordo di Giuditta Saraceni,
la contadina che ispirò D'Annunzio e Michetti per il quadro e la tragedia omonima
(il quadro michettiano del 1895, la tragedia dannunziana del 1903).
Negli
anni '60 il coro fu all'avanguardia perché cercò di "modernizzare" la
tradizione popolare abruzzese, ragion per cui compì varie turnée in Italia, ad
esempio al festival di Caltanissetta, e poi per il mondo, esibendosi anche al
Giubileo del 2000.
Bibliografia
· Alberto De Angelis, Dizionario dei musicisti, Roma, Ausonia, 1928;
· Carlo Schmidt, Dizionario universale dei
musicisti. Supplemento: appendice, aggiunte e rettifiche, Venezia,
Sonzogno, 1938;
· Silvio D'Amico (a cura di), Enciclopedia
dello spettacolo, vol. 1, Roma, Editr. Le Maschere, 1954;
· Alessandro Dommarco, Ricordo di Guido,
in Libretto della XXVI Maggiolata, Ortona, 1966;
· Francesco Sanvitale, Le avarizie della
fortuna. Guido Albanese, musicista popolare, Torino, Edt, 1999;
· Gianfranco Miscia, Romanza, lirica, canzone:
Guido Albanese, un musicista al bivio in Francesco Sanvitale (a cura
di), La romanza italiana da salotto, Torino, Edt, 2002.
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