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22 gennaio 2022

Camillo Berardi, Il testo della canzone “Vola, vola, vola...” non è conosciuto integralmente dagli abruzzesi e dalla maggior parte dei cori della nostra regione.


IL COMPONIMENTO “VOLA, VOLA, VOLA” NON E’ CONOSCIUTO ESATTAMENTE DAGLI ABRUZZESI E DALLA MAGGIOR PARTE DEI CORI DELLA NOSTRA REGIONE.

di Camillo Berardi

Il canto Vola, vola, vola con versi di Luigi Dommarco e musica di Guido Albanese, è considerato l’Inno d’Abruzzo, anche se esistono altre canzoni abruzzesi che avrebbero titolo per esserlo. Ne è un patente esempio “J’Abbruzzu” che con incisiva efficacia poetica descrive “Ju Gran Sassu” dalla cui sommità si osservano “j’unu e j’atru mare”, la “Maiella” madre del popolo abruzzese,  che è anche la montagna più fiorita d’Europa, la “Marina” con le vele colorate, i “pastori”, la “malia della ciaramella”, ecc…

In questo splendido quadro poetico-musicale è dipinto e racchiuso tutto l’Abruzzo, ma riconosco che Vola, vola, vola rappresenta l’Inno regionale, nato peraltro nel territorio che da sempre è la   culla del folklore abruzzese.

Carla Boni e Gino Latilla - Vola vola vola


Alla celebrità del canto ispirato a un gioco fanciullesco che facevano i nostri avi, hanno contribuito - in maniera determinante - il successo discografico avuto con Carla Boni, Gino Latilla e l’Orchestra diretta dal M° Cinico Angelini in un 78 giri della Cetra, il 1° Premio Assoluto vinto al Festival Internazionale della Canzone Italiana a Parigi nel 1953 e l’essere stato inserito - il componimento - nel repertorio dei canti alpini eseguiti dal celeberrimo Coro trentino della SAT. (Società Alpinisti Tridentini), il più celebre tra i cori alpini italiani. I fratelli Pedrotti, direttori di detto coro, nell’attività di ricerca di significativi canti popolari nel territorio nazionale, nella prima metà del secolo scorso s’incontrarono con il M° Guido Albanese, instaurando con lui una stretta amicizia e un’intensa attività musicale: questa significativa e proficua collaborazione non è nota agli abruzzesi. Il risultato che ne derivò, fu che nel repertorio dei canti popolari del Coro della SAT, furono inseriti tre canti d’ispirazione popolare abruzzese, d’autore, tutti musicati dal grande compositore Albanese: oltre a “Vola, vola, vola”, anche “L’accquabbèlle” e “Lu piante de le fojie”. E’ opportuno rilevare che tutti gli altri canti del Coro SAT, sono di autori ignoti. Questo Coro celeberrimo si è esibito nei teatri più prestigiosi d’Italia, e ha tenuto moltissimi concerti in Europa, in America, in Asia e in Australia, facendo conoscere nel mondo anche i tre canti significativi della nostra terra.

 

Coro della Sat - Vola vola vola

Il M° Patrizio Paci, Direttore del prestigioso Coro alpino “La Cordata” di Montalto delle Marche (AP), nello studio “Il canto di ispirazione popolare”, nella parte dedicata alle canzoni abruzzesi, sottolinea la collaborazione musicale del M° Guido Albanese con i fratelli Pedrotti del Coro della SAT e al riguardo riporta quanto segue: <<Silvio Pedrotti, richiamato nel 1940 sul fronte occidentale, con incarico di formare il Coro del Battaglione “Val di Fassa”, risponde con fermezza ad un maggiore che gli chiede informazioni sullo stato del Coro: “Il nostro repertorio è di 24 canzoni, signor maggiore! C’è dentro tutto il repertorio della SAT, le più belle canzoni, quelle nate in trincea, le canzoni del nostro Trentino e anche due motivi abruzzesi”(1).

Non è difficile intuire che i due motivi abruzzesi sono “L’Acquabbelle” e “Vola, vola”. Nel 1953 il Coro della SAT vince il prestigioso Concorso Polifonico Internazionale di Arezzo e il M° Luigi Pigarelli, storico e illustre armonizzatore della maggior parte dei brani eseguiti dal coro trentino, si congratula così con Silvio Pedrotti per la prestigiosa vittoria: “I putei non stanno nella pelle per il riconoscimento conquistato. Hanno ragione e io godo con voi. Per quando tornerai, ti trascriverò nitidamente ‘Lu piante de le fojie’ di Guido Albanese” (2). La nota trascrizione pigarelliana fu elaborata per coro virile a sei voci>>.

(1) tratto da Mauro Pedrotti - Note in Paradiso - Capitolo IV - I due sergenti

(2) tratto da Mauro Pedrotti - Note in Paradiso - Capitolo III - Luigi Pigarelli e Antonio Pedrotti

Ma su Vola, vola, vola devo riconoscere che gli abruzzesi non conoscono esattamente il loro Inno, infatti, sono a loro note soltanto tre strofe, e quattro ritornelli che fanno volare “Lu pavone”, “Lu gallinacce”, “Lu cardille” e “La ciamarelle”, termine - quest’ultimo - che assai spesso viene sostituito impropriamente da “ciaramelle” o “ciarammelle” che peraltro è un oggetto che “non può volare”.  In verità, “La ciamarelle”, che non rappresenta neanche la “ciammarica”, è una deliziosa farfallina che viene così chiamata nel territorio dove è nata la canzone; denominata anche “ciarmarelle”, viene facilmente confusa con “ciaramelle” o “ciarammelle”.

Fatte queste prime precisazioni, rimarco che la (quasi) totalità dei cori abruzzesi, conoscendo come già detto soltanto  tre strofe  e  quattro ritornelli, nell’eseguire il brano è costretta ad eliminare un ritornello, sacrificando il pavone, il gallinaccio o la “ciamarelle”, salvaguardando soltanto il cardellino.

Come si spiega questa patente anomalia?

L’ho scoperto nell’adolescenza, quando durante la mia frequentazione delle Alpi,  nella città di Udine ascoltai per la prima volta il celeberrimo Coro della SAT che nel programma del concerto di “canti alpini” aveva inserito anche Vola, vola, vola, eseguendo il brano nella versione completa di quattro strofe e quattro ritornelli.

Rimasi molto sorpreso e meravigliato nell’ascoltare in Friuli-Venezia-Giulia un canto abruzzese, che rappresentava il nostro inno regionale e che in Abruzzo non avevo mai ascoltato nella sua interezza…!

Al termine del concerto, non esitai a chiedere al Direttore del Coro la copia del testo poetico con la quarta strofa e il M° Silvio Pedrotti, molto gentilmente mi donò una copia dello spartito musicale completo che riporto di seguito.

Naturalmente, in quel tempo, ignoravo che nel passato ci fosse stata un’intensa collaborazione musicale tra il M° Guido Albanese e i fratelli Pedrotti.   

Riporto di seguito i versi della strofa poco conosciuta omessa dagli abruzzesi:

Allor’ i’ ‘na pupuccia capricciose
purtì li trecci appése e lu fruntine
mo’ ti sci’ fatte serie e vruvignose
ma ‘ss’uocchie mi turmente e mi trascine

Ecco lo spartito del canto Vola vola vola armonizzato per il Coro della SAT dall’illustre M° Luigi Pigarelli che mi donò il M° Mauro Pedrotti:

 


Una volta conosciuta la versione integrale e completa del canto-simbolo dell’Abruzzo, cercai di farla conoscere ai cori regionali con cui avevo contatti, ma soltanto pochissime corali integrarono il canto con la strofa che non conoscevano. Fra queste, ricordo il “Coro delle 9 di Pescara”. Le altre compagini Corali, abituate ad eseguire soltanto tre strofe, hanno continuato a cantare il testo “standard” che conoscevano, sacrificando sempre un ritornello.

A questo punto vale pena sottolineare che tutti i Cori alpini dell’arco alpino che eseguono la canzone Vola, vola, vola, la cantano nella sua completezza, mentre quasi tutti i cori abruzzesi la eseguono parzialmente, ignorando la quarta strofa.

La mia passione musicale rivolta alla conoscenza e alla riscoperta del patrimonio folkloristico abruzzese, mi ha sempre spinto a far conoscere, nella sua completezza, il canto più rappresentativo degli abruzzesi e noto anche a livello internazionale. 

Nel 1993, In occasione nella ricorrenza del centenario della nascita del M° Guido Albanese, mi impegnai nuovamente per fa conoscere meglio i canti abruzzesi e fra i vari articoli di cui sollecitai la pubblicazione al riguardo, ho ritrovato quello del quotidiano “Il Messaggero” che riporto di seguito:


Il titolo dell’articolo scelto dal giornalista fu sicuramente un po’ forte, e il termine “Polemiche” non  era affatto appropriato, ma il fine era quello di rendere noto agli abruzzesi e ai cultori del folklore, il canto-simbolo della nostra regione, nella sua completezza.

Alcuni anni prima, in un convegno tenutosi a Castel del Monte (AQ) sul patrimonio folklorico abruzzese, parteciparono anche musicologi che non prendono in considerazione i canti d’autore, pur di ispirazione popolare, e quando in un intervento estemporaneo segnalai la menomazione che subiva “Vola, vola, vola” nelle esecuzioni dei cori regionali, uno di loro replicò dicendo addirittura che Vola, vola, vola era la vergogna dell’Abruzzo"…!  Forse era meglio dire che il canto popolare - di anonimo o di autore - è quello di cui si appropria la tradizione popolare che lo tramanda, mantenendolo in vita.  

Mi rendo conto che per “Vola, Vola, vola”, c’è ancora molto da fare, ma a fronte dei musicologi che non la considerano, i numerosi testi scolastici che sempre più spesso riportano la versione completa del componimento abruzzese, gli studiosi che ne approfondiscono la conoscenza al di fuori dei confini regionali, e i cori alpini dell’Italia settentrionale che eseguono l’Inno d’Abruzzo nella sua completezza, pubblicandolo nei loro canzonieri, prima o poi riusciranno a farlo emergere nella sua interezza, restituendogli la dignità dovuta.

Naturalmente, questo è quello che spero anch’io.


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