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25 luglio 2024

Deo Bozzelli (1912-1999) musicista sentimentale abruzzese della sua San Vito.

Deo Bozzelli 

Deo Bozzelli (1912-1999) musicista sentimentale abruzzese della sua San Vito

di Angelo Iocco

1 – Biografia

Deo Bozzelli nacque in una casetta di via Orientale a San Vito Chietino[1], l’11 agosto 1912, fratello di Ismaele, anche lui muratore di una impresa, nonno di Emiliano Bozzelli. Nel registro dei battesimi della parrocchia dell’Immacolata Concezione è chiamato “Amedeo”, tuttavia nel registro civile dei nati del Comune, figura come “Deo”. Sarebbe, secondo la figlia, una deformazione di “Diego”. Era chiamato da piccolo “Diucce”. Dalla maestra e memoria storica di San Vito Maria Di Clemente, è sempre ricordato affettuosamente come “zio Amedeo”. La sua era una famiglia che di generazione in generazione tramandava il lavoro edile, come muratori.

Casa natale di Deo Bozzelli a San Vito, vico Orientale, 6.


Non si sa molto della sua infanzia, frequentò le elementari a San Vito, sin da bambino ebbe una forte passione per la musica. Non si hanno documenti su eventuali frequentazioni di corsi di musica, che tra l’altro in questa area d’Abruzzo scarseggiavano. Si imparava “a orecchio”, e di fatti le figlie di Deo, Franca e Concetta, ricordano che il padre dichiarava di aver imparato da autodidatta. Non bisogna dimenticare che in quei tempi erano assai famose per le loro esecuzioni alle feste patronali, alle cerimonie, alle commemorazioni, le bande di Lanciano e Sant’Apollinare chietino (quest’ultima tra le più antiche dell’Abruzzo, fondata nel 1814). C’è un’altra fonte, che tuttavia necessiterebbe di documenti per essere certificata, si racconta che Bozzelli seguì molto le rappresentazioni canore e le canzoni che scriveva il compositore, anche lui pare autodidatta, Vito Olivieri (1865-1941), della Marina, che partecipò come direttore dell’orchestra alle rassegne delle Feste del Mare del 1923-26. Sicuramente Bozzelli rimase affascinato da queste esecuzioni sullo sfondo dell’Adriatico, facendosi cullare dalle note di Serenatella a lu mare, Care amore, o Lu viagge.

Raggiunta la maggiore età, Deo Bozzelli deve viaggiare dall’Abruzzo, per andare a fare il militare nella Val Pusteria. Dalle fotografie conservate dalle eredi, apprendiamo che suonava, a 20 anni, il clarinetto nella Banda della Marina Militare. Quando fu richiamato alle armi durante la guerra, tornò a suonare nella Banda, certamente apprezzato per le sue qualità.

Dopo il termine della seconda guerra mondiale, Bozzelli tornò a San Vito, e si mise a lavorare nell’impresa edile familiare, acquistò una storica casetta di gusto liberty, affacciata sul mare, in via XXIII luglio 1943, alle porte del paese. Alternava il lavoro alla passione per la musica, partecipando a diversi concorsi canori. Infatti nel 1946, sulla scia delle storiche Feste del mare già citate, l’amministrazione comunale bandisce il concorso canoro “Cuscì cante lu core nostre”[2], con varie canzoni, principalmente riproponendo i successi delle precedenti Feste del Mare. Nel 1947 un nuovo concorso canoro: la III Festa della Canzone, in cui Bozzelli è maestro direttore e concertatore del Coro, partecipando con canzoni scritte in collaborazione con l’amico poeta e giornalista Oliviero Di Clemente, padre della maestra Maria che gelosamente conserva il suo archivio di documenti, e Rocco Verì, di cui si ricordano le bellissime La canzone de lu marinare, Serenata d’amore, A la lune.

Locandina di Cuscì cante lu core nostre, archivio Maria Di Clemente


Dopo questo successo, il Bozzelli partecipa a diversi altri concorsi canori della zona ortonese-lancianese, che si bandivano in quegli anni dell’immediato dopoguerra, che cercavano di imitare le gloriose Maggiolate di Ortona. Bozzelli, come vedremo, partecipò a diverse rassegne, come “Cuscì cantème nu’” di Sant’Apollinare, di cui si svolsero 2 edizioni negli anni ’50, alle Feste della canzone di Caldari e Rogatti, alle feste di Frisa e Crecchio.

Il successo arrivò però più avanti, quando partecipò in compagnia del poeta e cantante Luciano Flamminio, anche lui sanvitese, classe 1941, alle rassegne del Trabocco d’Oro di Fossacesia, e al Festival nazionale “Canti della Montagna” organizzato dal Centro Abruzzo Est di Montesilvano del parroco d. Antonio Pintori, ed altri festival come la Violetta d’Oro di Francavilla al mare, o alle Settembrate abruzzesi di Pescara. Nella sua casa di San Vito si conservano diverse coppe, una donata dall’On. Anna Nenna d’Antonio, un’altra per il primo premio alla VII edizione dei Canti della Montagna 1983, vinto con la canzone Majella ggioia me’ su testo di Luciano Flamminio; vinse il 3° premio anche alla X edizione dei Canti della Montagna nel 1986, con la canzone ‘Nghi mmè a la Majelle, sempre su testo di Flamminio, e infine al IV Trabocco d’Oro 1984 di Fossacesia vinse la coppa per la canzone Bella marinare su testo di Flamminio.

Sono gli anni del pensionamento dalla sua attività, e quelli più fervidi delle composizioni. Non che il Bozzelli non fosse restato silente con la sua musica negli anni passati. Anzi alternava lavoro e musica nel tempo libero, si esercitava a San Vito con i suoi amici, e istruiva i cori per le rassegne. Organizzò anche le rassegne di canto per le Estati sanvitesi negli anni ’80, e partecipò col coro ai Premi di poesia abruzzese “g. Sigismondi” organizzati a San Vito negli anni ’70 (in tutto una decina di edizioni) dal figlio del celebre poeta, Virgilio Sigismondi, con la partecipazione di vari professori e d esperi di canzone abruzzese, come Alessandro Dommarco, Giuseppe Di Pasquale, Antonio Di Jorio.

Negli ultimi anni Bozzelli rimase nella sua casa diletta, cercando di raggruppare tutto il lavoro di una vita, tra composizioni per banda, trascrizioni di musica leggera, canzoni e poesie abruzzesi, registrando anche con apparecchi personali, le esecuzioni. Si è spento all’ospedale civile di Ortona, a causa di un male ai reni, il 7 aprile 1999

 

2 – Bozzelli e le canzoni abruzzesi

Non esiste bibliografia che citi Bozzelli nel panorama della canzone popolare abruzzese. Egli è considerato (termine alquanto ingiusto quello di classificare, nelle antologie, i personaggi più noti e quelli meno famosi!) un “minore” della canzone abruzzese. L’accostamento però è errato, poiché non si tiene conto della personalità del Bozzelli, né di quella di tanti altri poeti e musicisti locali, magari non diplomatisi al Conservatorio, i quali scrissero molto, diverso materiale risulta ancora inedito, e dunque essi non sono noti alla critica della canzone abruzzese, che meriterebbe nuovi studi più approfonditi. Occorre infatti andare soprattutto, qualora sopravvivano, presso gli eredi, se abbiano conservato materiale dei propri avi musicisti e poeti, e cercare innanzitutto di preservare questo materiale, di valorizzarlo con studi e pubblicazioni, in modo da offrire nuovi spunti critici alla storia della canzone d’Abruzzo.

Impresa alquanto ostica, poiché non esistono cattedre di studio sulla materia, non ci sono testi aggiornati che illustrino queste “maggiolate minori” dei vari paesi attorno Ortona, sicché cercare di scoprire questi personaggi oscuri della canzone adriatica dell’area frentano-marrucina come Oberdan Giangrande, Giuseppe Politi, Custode Miccoli, Michele Marrocco, Rocco Jarlori, Ivano Catenaro, Domenico Lanci, Mario d’Angelo, Pietro B. d’Intino e tanti altri.

Essi figurano solamente nei libretti nelle varie canzoni eseguite in precise occasioni (solitamente le feste patronali), dopo la seconda guerra mondiale (eccettuate le Feste di Caldari, avviate nel 1936, e le Sagre dell’Uva di Poggiofiorito avviate nel 1929 e concluse con la Sagra della Canzone Fascista nel 1939). E questi libretti occorre trovarli, cercarli presso collezionisti o archivi privati, conservarli, studiarli, e se si è fortunati, si può rintracciarli in qualche biblioteca della regione, come a Lanciano, Ortona, Pescara, Chieti, o nel centro di documentazione dell’Associazione culturale “Tommaso Coccione” di Poggiofiorito, o ancora al Centro Archivio musicale “Antonio Di Jorio” di Atri. Tuttavia ciò  non basta, perché per scoprire alcuni retroscena e aspetti inediti di questi musicisti e poeti, e delle varie rassegne canore, occorre parlare con chi ebbe a che fare con questi contesti, se si è fortunati, trovare qualche anziano che ricorda ancora la collaborazione nei cori, o magari chi ricorda queste rassegne. Il discorso non è per niente facile, e più passa il tempo, più i testimoni scompaiono, e la ricerca diventa quasi una corsa affannata, una specie di intervento da pronto soccorso per cercare di recuperare questo libretto o quella canzone inedita, nel tentativo di cercare di dare una pallida visione di una figura da illustrare in un libro o un articolo.

Si auspica un domani che nasca un grande Archivio centrale della Canzone Abruzzese, possibilmente in regione, che sappia fare tesoro di tutte queste piccole perle nascoste!

 

3 - Gli inizi con Oliviero Di Clemente

Biglietto da giornalista di Oliviero Di Clemente, archivio Maria Di Clemente

Di Clemente (1912-1961) fu consigliere comunale di San Vito, divenne in seguito, negli anni ’40, Dirigente d’Ufficio comunale, fu corrispondente del Messaggero, dove scrisse vari articoli che trattavano di storia e cultura di San Vito, redasse negli anni ’30 il volume della sua Città nella collana delle Città d’Abruzzo diretta da Alfredo Bontempi e Federico Mola. Molto pittoresche, in questo volumetto, le descrizioni della Marina e dell’eremo dannunziano, ricche di fascino; scriveva spesso come ricorda la figlia Maria con un acronimo: Livio Montecèlere, e partecipò come giurato a varie gare canore abruzzesi, e fu naturalmente poeta. Rimane memorabile la sua Serenata d’amore con musica di Deo Bozzelli, ancora oggi riproposta nei cori, e canticchiata dagli anziani sanvitesi. Partecipa alla Festa speciale per il Patrono San Vito martire nel 1937 a San Vito nella rassegna canora: “Cuscì cante lu Core nostre” (seguita da un’altra edizione nel 1946, e poi nel 1947 come ormai sappiamo), con le canzoni Stu cante è pe’ te, con musica di Amedeo “Deo” Bozzelli, Core di stu core, con musiche di Pagliari, Scappe ‘nche mme, sempre con musica di Bozzelli, Amore perdute, Damme nu fiore, Suspire d’amore, tutte musicate da Bozzelli. Per la III Festa della Canzone a San Vito scrive La canzone de lu marinare con musica del sanvitese Amedeo “Deo” Bozzelli, a seguire Tu mi vuo’?; con musiche di Liberati segue Sta mode, poi Rimpiante d’amore con musica di Marrocco; con musiche del Maestro Rocco Jarlori, che fu anche direttore del Coro “Vito Olivieri”, scrisse Marì fammi cuntente!. Per la II Festa delle Canzoni di Crecchio del 1948 scrive con musica del Bozzelli Malencunije. Per la Festa delle Canzoni di Sant’Apollinare del 1948, presenta Piove e fère lu sole, su musica dell’Olivieri, ormai morto da 7 anni a L’Aquila dimenticato e negletto; una canzone dal sapore detittiano, il cui titoli riprende chiaramente una poesia del suo Canzoniere abruzzese. Alla IV festa dell’Uva di Caldari del ’46 scrive Cante nche mè su musica dell’amico Bozzelli. Un infarto lo stroncò appena cinquantenne, impedendogli di comporre nuovi capolavori.

Nel 1935 l’amico e concittadino Giulio Sigismondi, che stava svolgendo le mansioni di consigliere comunale a Orsogna, gli scrisse un piacevole sonetto: Pe’ Uliviere Di Clemente e Ddiline Uliviere, nell’attesa dell’imminente matrimonio, da cui nel 1938 sarebbe nata Maria. Dall’archivio gelosamente conservato dalla cara figlia Maria, si conservano diversi fasci di carte, uno molto interessante, prima manoscritto e poi battuto a macchina, è la raccolta I CANTI DEL CUORE (LI CANTE DE LU CORE), con canzoni composte da Di Clemente, mentre le musiche le scrisse il suo amico concittadino Bozzelli. Esse sono firmate con lo pseudonomo Livio di Montecelere: Cantème! - Stu cante è pe’ tte – Core di stu core (dedicata alla moglie) – Scappe ‘nche me (alla fidanzata Nenna Rodolfo) – Amore perdute – Damme nu fiore – Suspire d’amore. Qualche parola sullo stile, il Di Clemente, citando ad esempio l’ultima canzone nell’elenco, dimostra di far parte di quella cerchia dei poeti abruzzesi che traevano l’ispirazione dalle arie e dagli stornelli d’amore della viva voce del popolo: in Suspire d’amore, l’assolo di due strofe endecasillabe è ritmato dalla risposta del ritornello, dell’eco in quartine quinarie: “Amore, amore / se ci stesse tu, / stu silenzie / nen regnesse cchiù!”; sempre di gusto popolare, con alcuni richiami alla Brunittelle di Sigismondi, è Damme nu fiore,  detittiana, struggente di passione, è Amore perdute, gaia e di sentimento da buon corteggiatore, è Scappe ‘nche me. Altre canzoni musicategli dal Bozzelli sono Stu scultore – Vin’ècche, amore – Funtanelle de l’amore – Come si parte mo’ – Terra Sante , dedicata all’Abruzzo.

Di Clemente fu anche commediografo teatrale, Maria Di Clemente conserva diverse commedie appena abbozzate in poche scene, incompiute, scritte prima a mano e poi battute a macchina. Sono molto brevi, quella che abbiamo rinvenuto integra è 48: lu morte che parle, in un atto, ambientata in un salottino con poche sedie e delle comari che giocano a carte: Annine, Cuncettine, Racheline, Flavijette, Ntunijucce. Le donne civettuole, parlando dei loro malanni quotidiani, si siedono per la partita di carte (“Assittèteve e nen faceme cchiù le chiacchiere, se no chela partite nen le finème manche massère!”). parlando della partita precedente, quando Annina aveva fatto 48, 30 Cuncettine, 28 Flavijette, 17 Racheline. Numero sfortunato! (“Quanta sète mmalaminte. A mumente me le facete magnà a lu lette cheli ddu’ solde!”). mentre giocano, chiedono ad Annina delucidazioni sul numero 48, e lei racconta dei moti risorgimentali del ’48, la cacciata degli austriaci, le bettaglie ecc. giocano di nuovo, Annine torna con un piatto di pasta da donare alle amiche, perché suo padre fa 48 anni, proprio l’età in cui Di Clemente scriveva la commedia! Giunge Annine sta vincendo, entra Ntuniucce, chiedendo il libro di storia che ha avuto in prestito perché deve essere interrogato proprio sul ’48 in Storia, le ragazze allora dicono che il 48 è un numero favorito per Annine i riferimenti assurdi al numero proseguono, fino a un articolo di giornale che parla di un funerale strano a Montesilvano, che mentre il carro funebre si dirigeva al camposanto con la bara vuota, uno dei viaggiatori per il troppo freddo, chiede di mettersi nella bara di legno per ripararsi. E così avviene, la tempesta di neve per la strada continua, finché il carro funebre non raccoglie per strada un giovanetto infreddolito. Appena questo sale, il carro era fermo, l’ospite della bara esce, chiedendo “siamo arrivati?”. Il ragazzetto manco a dirlo sviene per la paura, i morti si rialzano e parlano! E quando si riprende, se ne va, dicendo di preferire il freddo a quella compagnia alquanto bizzarra del carro funebre!

E mentre Cuncittine e Ntunijucce discutono sul perché di quella storia alquanto strana, Annine vince quella partita, rifacendo 48!

 

4 – Le composizioni abruzzesi di Bozzelli negli anni ’40 e ‘60

 

In questi tempi difficilissimi di ripresa, dopo le devastazioni belliche, il miracolo rinasce a Ortona, con una rassegna dei maggiori successi delle Maggiolate nel 1946. Un anno prima anche nei dintorni si cerca di distrarre la popolazione dalla morte e distruzione con il canto e il ritorno alla vita di un tempo. Ecco che riprendono le sagre di Rogatti[i] e Frisa[ii]. Esse prendono spunto, come detto, da Ortona, che fu l’antesignana, per l’organizzazione e allestimento delle gare canore, delle Settembrate abruzzesi e delle miriadi di feste canore abruzzesi. Per concentrarci nel territorio tra Ortona e Lanciano, basta dire che si allestiva un coro locale preparato da un maestro direttore e concertatore, con i dovuti finanziamenti del comitato artistico, si istituiva quando si poteva, anche il comitato d’onore, come già si faceva pre-guerra, con personalità di spicco della regione; infine i poeti e i musicisti locali presentavano le canzoni, in primis quelli della località che organizzava la rassegna, e poi gli altri; si concludeva sempre il tutto con una scena agreste cantata, in omaggio al lavoro dei campi e al buon vivere di un tempo. Queste scenette agresti, che prevedono quasi sempre un primo quadro del lavoro nel campo, come la smarroccatura o la vendemmia, è seguito da un quadro del corteggiamento amoroso di due giovani, fino alla promessa finale di matrimonio. Essi derivano dal celebre Trittico di Terra d’Oro di Dommarco e Albanese, presentato a Ortona tra il 1923 e il 1925, e riproposto per diverse altre rassegne delle Maggiolate; e questo “momento scenico” teatrale tanto divenuto celebre, diventerà caratterizzante nelle Settembrate di Pescara, tanto da innovarsi attraverso la rappresentazione finale di un atto unico di una commedia (o anche dramma) al termine di ciascuna edizione delle canzoni. Tra gli ultimi scrittori che, in omaggio, hanno voluto rappresentare una scena agreste con canzoni abruzzesi originali, figurano Camillo e Vincenzo Coccione, che nel 1992 hanno mostrato La festa de la vite al II° concorso di poesia abruzzese “Tommaso Di Martino” nel 1992 a Poggiofiorito.

Bozzelli esordisce alla IV Festa delle Canzoni di Caldari di Ortona, 27 agosto 1946[iii]; comitato artistico Antonio Della Barba, Antonio Di Tommaso, Carlo e Alberto Dragani, Almidoro Sciarretta, Giovanni Di Marco, Michele Marrocco, Mario Martellini, Ettore Radico, Domenico Di Tommaso; direttore del coro M° Michele Marrocco; le canzoni: Tra li pampele e li vèche di Adamico-Liberati, Lu fatijatore di Dragani-Crognale, I’ so’ cuntente, amore di Miccoli-Benvenuto, La fonte de l’Immalète[iv] (scenetta) di Dragani-Pasquini, Partèneze di De Riggi-Polsi E’ mmej’ a ‘ngi pinzà di Marrocco, Cante nche me di Di Clemente-Bozzelli, Villegne d’amore (scena in costumi) di Giangrande-Marrocco.

III Festa della Canzone di San Vito del 16 giugno 1947, presidente onorario Giovanni Javicoli, comitato artistico: Giulio Sigismondi, Pietro Bruno d’Intino, Ireneo Andrea Matteo, Oliviero Di Clemente, Adelfio Renzetti, Nicola Frattura, Mario Altobelli; comitato esecutivo Raffaele Stella, Ernani Pace, Pietro Altobelli, Attilio Giuliante, Ernesto Giannantonio, Bruno Giorgio, Antonio Olivieri, Rodolfo Nenna, Giuseppe Antonucci, Rocco Jarlori; maestro direttore e concertatore Deo Bozzelli. Le canzoni: Sante Vite cante di D’Intino-Benvenuto, La canzone de lu marinare di Di Clemente-Bozzelli, L’arta cchiù prelibbate di Sigismondi, Sta mode di Di Clemente-Liberati, A la lune di Verì-Bozzelli, Rimpiante d’amore di Giangrande-Marrocco, Aricànte lu niducce di Saraceni-Jarlori, Tu mi vuò? di Di Clemente-Bozzelli, Nin è cchiù come na vodde di Miccoli-Marrocco, Muntagna belle di Dragani-Scoppetta, Tutte a tiempe sé di Verì-Bozzelli, Marì, famme cuntente di Di Clemente-Jarlori.

II Festa Canora di Crecchio, 31 agosto 1948[v] vide partecipante Bozzelli, che come si può vedere nella nota che segue, gareggiò con due canzoni: Na paruletta sole e La pecurale alla Ima festa del 1947. Comitato artistico: Antonio Caraceni, Giorgio Blasioli, Angelo Di Scipio, Orlando Bianco, maestro direttore e concertatore Giuseppe Politi; le canzoni: Crecchie di Miccoli-Politi, A Rinirelle[vi] di Dragani-Bozzelli, Bellezza me di Giangrande-Faustini, Le femmene de mo’ di Miccoli-Benvenuto, A tutte po’ succede di Marrocco, Armunije di primavere di Coppa, Carmè di Scena-Di Scipio, La melancunije di Di Clemente-Bozzelli, Pecché? di Giangrande-Sorrentino, Tante pene di De Riggi-Olivieri[vii], Tra sti fronne ‘ntriccicate (scena cantata) di Pietropiccolo-Politi.

In occasione della Festa delle canzoni per la solennità di Sant’Antonio di Padova a Villa Romagnoli, 13 giugno 1948, con il coro preparato dal M° Mario D’Angelo di San Vito, oltre alle diverse canzoni originali (da ricordare Lu campanile nostre del D’Angelo, e Sì tu, Romagnole dello stesso), fu replicata A la lune di Verì-Bozzelli, con Tu mi vuò? degli stessi, presentate già l’anno precedente a San Vito.

Il 29 giugno 1948, in occasione della solennità dei patroni Santi Pietro e Paolo a Sant’Apollinare Chietino, viene rappresentata la Ima Festa della Canzone Accuscì cantème nu’[viii], finanziata dall’ente Enal (come diverse altre rassegne canore dei dintorni, a iniziare dalla citata III Festa della canzone di San Vito 1947), Oliviero Di Clemente gareggia con la canzone Piove e fère lu sole!, musicata da Vito Olivieri[ix]; parteciparono anche i citati Benvenuto, Giangrande, Liberati, ma non Bozzelli.


Premi ricevuti per i concorsi delle Canzoni abruzzesi da Deo Bozzelli


Lo stesso Bozzelli non partecipò alla seconda edizione del 1950, in cui si esibirono persone del calibro di Cesare Fagiani, Ugo Di Santo, Pietropiccoli, Marrocco, Liberati, Miccoli, Crognale, da segnalare la canzone di Eligio Cuccionitti e Domenico Ceccarossi[xii] con Lu campanile nove de lu paese me’[xiii].

Bozzelli continuò negli anni ’40-’50 a comporre canzoni per le poesie dell’amico Oliviero Di Clemente, scomparso prematuramente nel 1961. Bozzelli ne rimase profondamente colpito, tanto che negli anni ’50 la sua produzione ha un notevole calo; ma una nuova linfa musicale gli viene concessa dall’amico Rocco Verì, con cui scriverà diverse musiche, come A la lune e La villegne per Caldari (1946), e Tatone e Mammarosse (1957). Collabora anche con Custode Miccoli di Rogatti, Ivano Catenaro di San Leonardo d’Ortona, Candeloro Lupi, e qualche altro poeta locale.

1956 - Sulla cassa armonica allestita in occasione della festa di San Vito (o di San Rocco?) in piazza Garibaldi, un coro di Sanvitesi ripropone i nostri canti folcloristici per una registrazione voluta da RAI Abruzzo (Pescara).
In prima fila da sinistra: Nino Pezzella, Domenico Sciascia, Rocco Nardone, Rocco Jarlori, Leonello Marino, Deo Bozzelli, Mirella Sigismondi (dietro la giovane Maria Di Clemente), Saverio Di Battista, il poeta Giulio Sigismondi e Pierino D'Intino autore dei versi di "Sante Vite cante". In alto, a destra, Oliviero Di Clemente e sua figlia Bice. La freccia indica l'allora Sindaco Vito Piccinino. Archivio Maria Di Clemente.



Dall’archivio della famiglia Bozzelli apprendiamo che negli anni ’60 Deo si presentò col Coro di San Vito anche alle Settembrate abruzzesi a Pescara, ed ebbe l’accortezza di registrare gli audio di quelle magnifiche serate. In questi anni Bozzelli, per le occasioni speciali, continua a dirigere il Coro, dall’archivio Di Clemente proviene una fotografia del 1956, in cui egli è ritratto col Coro, durante una visita della Rai per registrare un programma di musica. Vi partecipò anche il poeta Giulio Sigismondi, che, come testimonia il figlio Virgilio, si esibì in diversi sketch comici.



4 – Bozzelli e Luciano Flamminio

Luciano Flamminio è nato a san Vito nel 1941, ha lavorato al TAR di Pescara.


Ha vinto diversi premi di poesia abruzzesi e italiani. Ha pubblicato le raccolte di poesia Suspire e spiranze, Itinerari, Lanciano;  Fiure de jnestre, Edigrafital, Teramo, Se ‘i tinesse.    Ha collaborato per diversi anni col Coro folk “Giulio Sigismondi” di San Vito dalla fondazione nel 1976, e successivamente col Coro “Tommaso Coccione” di Poggiofiorito, presenziando alla giuria delle rassegne del Premio di poesia abruzzese Di Martino (1991-2001) e del Concorso regionale di fisarmonica “T. Coccione”. Grazie all’amicizia con Flamminio, che sapeva, come ricorda, capire il suo carattere esigente e puntiglioso, Bozzelli ritrovò un nuovo paroliere e poté continuare la sua avventura nel comporre e nel partecipare ai concorsi. Tra le varie canzoni scritte ricordiamo Quande ti vede, amore (1983), Tra neve e sole, presentata all’VIII Festival nazionale CANTI DELLA MONTAGNA, vincitrice coppa d’oro 5 agosto 1984, composta il 12-1-1984 ore 16:30; Bella marinara, presentata al Trabocco d’Oro di Fossacesia 1984, Puggiana bella (1984) dedicata alle donne di Poggiofiorito, Nu cante silenziose, vincitore con coppa e targa al IX Festival nazionale CANTI DELLA MONTAGNA 9-8-1985, composto il 18-2-1985 ore 18:30, Nghi me a la muntagne (1986), partecipante sempre ai CANTI DELLA MONTAGNA.

Queste canzoni del duo Flamminio-Bozzelli brillano per limpidezza dei versi, freschezza di esecuzione, Bozzelli sembra ritornare alle vecchie glorie degli anni ’40, inoltre come ricorda Flamminio, si sentiva finalmente gratificato di vincere i premi di riconoscimento, nonostante il suo essere sempre composto, umile, schivo, si rifiutava di salire sul palco a ricevere la coppa e la targa, mandando Flamminio, ma in cuor suo era veramente soddisfatto dei suoi meriti. Tra i vari sanvitesi, Bozzelli scrisse canzoni su versi di Vito Sbrocchi, appassionato ricercatore di storia e archeologia locale, con Giuseppina de Nardis, Antonio Moschetta e Nicola de Vergiliis. La de Nardis era una professoressa di matematica a Milano, nata alla Marina, e si dilettava di dialetto, così come de Vergiliis nativo di Caldari. Tuttavia la loro produzione fu esigua.

 

5 – Vito Olivieri riscoperto da Bozzelli

Un musicista sanvitese di grande spessore, riscoperto proprio grazie al Bozzelli, è Vito Olivieri (1865-1941)[i]. Infatti nell’archivio di famiglia si conservano diverse copie, e qualche originale, delle sue partiture. Poco si sa delle sue origini, e molte notizie, come mi ha confidato il ricercatore delle sue memorie, lo storico Pietro Cupido di San Vito, sono di tradizione orale. Ad esempio chi lo conobbe ricorda che svolgeva in gioventù la professione di calzolaio, e che si dilettava di musica. Non si sa come studiò e dove studiò musica, dato che, come possiamo vedere dagli spartiti manoscritti conservatisi di alcune sue canzoni, il nostro Olivieri era molto ben ferrato nel contrappunto. Resta un mistero, sicché non giungano documenti a supporto delle nostre ipotesi; una situazione analoga dicasi per il musicista Arturo Colizzi (1885-1964) di Rocca San Giovanni, che lavorò nelle canzoni abruzzesi con il sanvitese Giulio Sigismondi e altri, e scrisse la celebre Voga voghe (1922) per il Concorso delle canzoni di Lanciano.

L’Olivieri sicuramente fu influenzato anche dai canti popolari del paese, dato che, come ho avuto modo di appurare da chi sta raccogliendo una sua corposa e accurata biografia, scrisse una ballata di Sant’Antonio abate. Sant’Antonio è celeberrimo in Abruzzo, non c’è paese che non lo festeggi il 17 gennaio, e che non abbia un repertorio di canti popolari o d’autore a lui dedicati. E così anche l’Olivieri scrisse la ballata per l’Anacoreta. Ma, come molti altri poeti e musicisti locali, l’Olivieri ebbe modo di farsi valere in occasione della nascita delle Maggiolate a Ortona. Nella IV edizione del 1923 l’Olivieri finalmente partecipa con una canzone scritta dal dott. Eduardo Di Loreto di Castelfrentano (1897-1958), Vola canzone!, seguita da vari altri successi. Leggendo gli articoli di giornale dell’epoca, preziose fonti per reperire notizie altrimenti sconosciute, come L’Idea abruzzese di Zopito Valentini, Il Corriere Frentano, I 3 Abruzzi, Il Fuoco, ecc., scopriamo che quando il Valentini nell’agosto 1922 indisse un Bando delle Canzoni Abruzzesi a Pescara nell’Hotel Verrocchio (all’epoca nell’area di Castellammare Adriatico), l’Olivieri partecipò con una canzone, di cui non si conosce il titolo, insieme a vari altri poeti locali, quali Sigismondi, l’Albanese, il Colizzi, il Mariani, il Renzetti, il Di Loreto; successivamente sfogliando gli articoli, leggiamo che nella successiva grande festa della Settimana abruzzese di Pescara dell’agosto 1923, rimasta memorabile nel suo allestimento, soprattutto per la contrastata messa in scena dialettale della tragedia dannunziana La figlia di Jorio su versi di Cesare de Titta, Vito Olivieri partecipò con un’altra canzone; le canzoni per regolamento dei concorsi, erano senza nome e senza autore, e venivano presentate con un motto. Ad esempio il primo premio fu vinto dalla canzone Tuppe e tuppe di Eduardo Di Loreto e Pierino Liberati, col motto “versi miei, musica di lui”. Dunque notiamo come l’Olivieri fosse tenuto in buona considerazione, almeno per quanto riguarda il clima elettrizzante dell’organizzazione di questi festival canori, mentre se dobbiamo attenerci alle fonti, in seno al piccolo paese dove viveva, riceveva solo fischi e scarso successo da parte del popolino. Un sarto che si mette a fare della musica? E che? Modesto Della Porta di Guardiagrele non era forse sarto? Ed oggi è ritenuto il maggior poeta rappresentante d’Abruzzo! Ma “nemo propheta in patria est”, e pure Modesto subì le critiche e le angherie, addirittura, permettendoci una piccola deviazione del discorso, nel Concorso delle canzoni di Lanciano del 1922 con presidente l’illustre musicista Camillo de Nardis di Orsogna, Modesto vinse il primo premio con la canzone Carufine (Garofani), con musica di Carlo Massangioli (altro musicista di cui purtroppo si è perso quasi tutto); e suscitò l’ira funesta dei vari poeti dell’intellighentia locale, quali Sigismondi, Marcolongo, Mola, Renzetti, Brasile, che facevano il tifo per l’illustre sacerdote e linguista Cesare de Titta, che ebbe il secondo posto.

Tornando a noi, con ciò abbiamo voluto raccontare uno spaccato del clima di questi concorsi, nei quali spesso accadeva di confondere il sentimento di scegliere come vincente la canzone rappresentatrice del concorso stesso e dello spirito canoro d’Abruzzo, con il desiderio di gloria personale. Anche se, diciamolo, questi concorso nacquero in seno all’inizio del movimento fascista, dunque a quel crogiolo di ideali di rappresentazione della figura tipo di un popolo e di una società, una grande maschera di sé stessi. Canzoni, per rimanere nel nostro contesi, belle senz’altro tanto che ancora oggi sono riproposte, ma nulla affatto rappresentatrici del sentimento di un popolo, i canti di tradizione orale come il Lamento della vedova, Tutte le fontanelle, All’orte, So ite a fa la jerve, erano ben altre!

L’Olivieri sulla scia della fama delle Maggiolate, cercò con Sigismondi, Fagiani e Di Loreto di organizzare delle feste a San Vito che sapessero tener testa a Ortona, e così nacque nel 1923 la Festa del Mare alla Marina di San Vito, che ebbe successo memorabile, anche se attualmente, anche i ricercatori sanvitesi, non sono riusciti a rintracciare un libretto, per poter capire quali canzoni siano state presentate. Fatto sta che l’Oliveri certamente partecipò, e fu tra i protagonisti anche alla II Festa del Mare del 1926, di cui fortunosamente grazie a Maria Di Clemente si conservano dei libretti. Come possiamo vedere, l’Olivieri aveva stretto un forte rapporto col dott. Di Loreto di Castelfrentano, che alternava la sua collaborazione col concittadino Pierino Liberati, reduce dai successoni delle canzoni A core a core (Ortona 1922) e Tuppe e tuppe (Pescara 1922). Per la Festa del Mare, l’Olivieri scrisse varie canzoni, tra le più belle leggiamo la Serenatella a lu mare su versi del Di Loreto, dove possiamo comprendere quanto il piccolo ciabattino si fosse perfezionato, e come riuscisse a far danzare i versi precisi, briosi e immediatamente accattivanti del Di Loreto. E naturalmente i due partecipano ad altre Maggiolate con Care amore (1925), Lu currede (1926), A.B.C. (1930), Azzichete, e che d’è (1931). Nonostante i temi sempre ripetitivi dell’amore, del corteggiamento dei fidanzatini, dell’idea di scappare dal paesello di provincia per un’alcova isolata dove poter divertirsi innocentemente, l’Olivieri seppe sempre dare brio giusto e calibrato e variabile ai versi dei suoi committenti.

E di fatti Eduardo Di Loreto, che giustamente fu considerato l’inventore di un teatro nuovo nell’area Frentana, e che avrebbe potuto dare molto di più se un male, e soprattutto un precoce impoverimento dei temi, non lo avessero travolto, con l’Olivieri e contemporaneamente con Liberati, si dette allo spettacolo nel grande palco. Con l’Olivieri scisse due commedie, Chi trove la mentucce, rappresentata a Pescara nel 1929, e poi per San Vito, Punte di stelle, commedia in due atti intervallata a musiche. Purtroppo come accadde per vari altri musicisti, col passare degli anni e specialmente a causa dell’indifferenza nei confronti delle carte lasciate sparse, la produzione di un grande come Vito Olivieri è andata lentamente in parte persa. Gli spartiti manoscritti servivano al musicista per le esecuzioni, non destinate alla pubblicazione, come nel caso dei libretti delle canzoni o delle commedie col testo. E dunque per questa commedia di Punte di stelle, molto frizzante vivace, siamo costretti ad ascoltare soltanto la bella canzone del finale del I atto, l’Avemmarije. Una canzone apparentemente allegra, e invece ricca di suggestioni nel suo ritmo andante e cadenzato, quasi come se ascoltassimo la campana mesta che annuncia l’Ave Maria la sera, coi suoi lenti rintocchi, mentre il sole tramonta dietro la montagna. Chissà, Di Loreto nello scriverla pensò alla campana della sua chiesa di Castel Frentano protetta dalla Majella? e protesa verso San Vito al mare?

Cupido mi ha confidato che questa canzone fu recuperata per tradizione orale, perché gli anziani del paese la ricordavano ancora. Purtroppo per il resto delle musiche non c’è stato granché da fare. Cosa sciagurata e deplorevole, che le musiche di una tradizione abruzzese vengano perse per trascuratezza e indifferenza! La collaborazione teatrale tra il duo continuò, con Terra luntane (1935) e Filadelfia, Napoli, Borgomatto (1934), poi riscritta da Di Loreto nel 1945 per il compositore Ugo Di Santo, che diventerà il capolavoro Lulù, aiutami tu!

I due erano all’apice del successo, tra Maggiolate, commedie teatrali che stavano segnando la presa di coscienza di un teatro abruzzese con un preciso programma e dei testi di riferimento, che non fossero più solo farse e commediole scritte solo per far divertire, ma con una precisa storia, e soprattutto con delle canzoni che avrebbero dovuto durare negli anni…e che invece in gran parte sono andate perse, a causa della scomparsa degli spartiti, dunque destinate a restare mute sulla carta!

Ma accade qualcosa, Vito Olivieri pare che ebbe degli screzi col fascismo, col podestà di San Vito in quegli anni? O per altre situazioni? Per ora non si è riusciti a ricavare sufficienti documenti per supportare le nostre ipotesi; fatto sta che tra le ultime collaborazioni per le canzoni, ci sono quelle alle Feste dell’Uva di Poggiofiorito nella metà degli anni ’30. Le Feste dell’Uva nate nel 1929 per volere di Cesare de Titta a Poggiofiorito, dove era tornato il grande fisarmonicista Tommaso Coccione dalla sua turnè in America, si riproponevano sempre, con dei concorsi, di celebrare la canzone abruzzese, e di dare spazio a poeti emergenti e poeti già affermati. Da notare che in questi concorsi vari di Castelfrentano, San Vito, Lanciano ecc.  i temi variavano, ad esempio per Pescara e i paesi marinari, molte canzoni hanno per tema il mare, vedasi anche A lu mole per la Maggiolata del 1930 con musica di Olivieri e versi di Cesare Fagiani; per Poggiofiorito ovviamente la vendemmia e la raccolte dell’ulivo (si vedano le varie Canzone dell’uve – Canzone de lu grane – La cujjeture de la ‘live), celeberrime quelle di Marcolongo, Dommarco e Di Jorio; per Castelfrentano abbiamo riferimenti alla bellezza del paesello sul colle ameno, al campanile, alla Madonna dell’Assunta patrona (Santa Marie per la Maggiolata del 1925, e Campanelle di Sante Rocche, 1938, su versi di Di Loreto e musica di Liberati.

Olivieri dunque partecipò a Poggiofiorito con alcune canzoni, avrebbe partecipato anche al Primo Concorso della Canzone fascista abruzzese di Poggiofiorito del 1939, ma questo problema col fascismo, di cui non ancora si sa molto, lo impedì. Nel 1936 aveva partecipato alla Prima Festa della Canzone di Caldari, vicino Ortona, con la scenetta agreste La metiture, su versi del giovanissimo Custode Miccoli di Rogatti (1914-2002); ma a quanto ci riferisce Cupido, il testo originale fu scartato perché conteneva delle frasi che irritarono la censure del Regime, e dunque il testo che oggi leggiamo è assai modificato. L’Olivieri nel 1936 cambia residenza da San Vito, come attestato anche all’anagrafe, per finire a L’Aquila, dove morirà solo e dimenticato nel 1941. Tuttavia nel capoluogo abruzzese, l’Olivieri ebbe modo di farsi conoscere, dove ad esempio rielaborò in aquilano la sua prima canzone scritta per le Maggiolate, Vola canzona, di cui Cupido è riuscito a trovare il manoscritto. Tuttavia magra consolazione, di Olivieri non si saprà più nulla, fino alla morte, tra l’altro scoperta di recente, poiché pare che a San Vito, almeno fino alla lenta riscoperta negli anni ’70, fu considerato un vero e proprio estraneo, quasi avesse subito una damnatio memoriae. Infatti quando si costituì il Coro “Vito Olivieri” in opposizione al Sigismondi, il M° Remo Vinciguerra propose di incidere in un disco alcune canzoni, soprattutto quelle più facili da reperire perché stampate nei libretti delle Maggiolate di Ortona. Ancora oggi sono eseguiti suoi celebri pezzi, ma un lavoro di riscoperta del nostro musicista ciabattino deve essere ancora operato, soprattutto per rispetto a un personaggio che fu a completamento della rosa di musicisti e poeti sanvitesi quali furono Sigismondi, Bozzelli, Di Clemente, Jarlori, D’Intino e Benvenuto.

Bozzelli, essendo amico dell’Olivieri, e ammiratore delle sue canzoni, avendo una ferrea memoria, le salvò dall’oblio, trascrivendone molte a memoria. Unendo le partiture per pianoforte edite nei libretti delle Maggiolate ortonesi a quelle trascritte dal Bozzelli, riusciamo ad avere un quadro abbastanza completo della produzione dell’Olivieri. Bozzelli trascrisse il Sant’Antonio di San Vito nel 1953, realizzato una ventina d’anni prima, stando alle note di Cupido, su un testo di anonimo. È un testo molto popolare, eseguito in diversi paesi dell’area frentana tra Lanciano[ii] e Ortona[iii], Mozzagrogna, Caldari, Crocetta di Castel Frentano[iv], in cui un gruppo di Eremiti si riunisce in coro, rappresentando la scena nelle case pronte ad ospitarli la sera del 17 gennaio, oppure nelle piazze del paese; introducono col canto la storia del Santo, poi entra Sant’Antonio che si lamenta delle pene nel Deserto e delle tentazioni del Demonio; il movimento cantato del Santo è allegretto; irrompe a questo punto il Demonio che dichiara di voler portarlo all’Inferno, ma Sant’Antonio combatte e replica, invoca l’aiuto dell’Angelo, che prontamente con la spada sguainata piomba in suo aiuto e scaccia il Demonio. Ristabilita la quiete, gli Eremiti ringraziano il pubblico e chiedono qualcosa da mangiare.

 

Coro

 


Siamo dei poveri eremiti,

date a noi conforto ed aiuto

e date a noi la carità.

Se qualcuno ci conforta

Aprite le porte e fateci entrar.

 

Buona sera o buon signori,

buona sera a tutti quanti,

noi siam li eremiti

di S.Antonio siamo amici.

 

Coro

 

Buona sera illustri amici,

buona sera amata gente.

 

S.Antonio è qui che viene,

a benedirvi e poi partir.

 

Coro

 

Ecco il vostro S.Antonio

Eremita poverello,

è venuto in mezzo a noi

a benedirci e poi partir.

 

S.Antonio

 

Ecco il vostro S.Antonio,

fier nemico del demonio,

son venuto in mezzo a voi,

ma da lontano un’ombra

vedo ancor.

Son venuto in mezzo a voi

A benedirvi e poi partir.

 

Coro

 

È venuto in mezzo a noi

a benedir e poi partir.

 

S.Antonio

 

Col cilicio intorno al fianco

sono giunto tanto stanco

per fuggire li da Satana

che non mi lascia riposar.

 

Coro

 

Col cilicio intorno al fianco

Lui è giunto tanto stanco

per fuggir li da Satana

che non lo lascia riposar.

 

S.Antonio

 

Mi disturba nel mangiare,

mi tormenta nel pregare,

mi si ficca sotto il letto,

e non mi lascia riposar.

 

Coro

 

Lo disturba nel mangiare,

lo tormenta nel pregare,

gli si ficca sotto il letto,

e non lo lascia riposar.

 

S.Antonio

 

È perciò son qui scappato

per non essere più tentato

da quel mostro scellerato

che dal cielo fù scacciato.

 

Coro

 

È perciò è qui scappato

per non essere più tentato

da quel mostro scellerato

che dal cielo fù scacciato.

 

Coro

 

Satana, Satana, Satana che viene !

 

Satana

 

Ti ho raggiunto e non ti lascerò mai,

in tutto il mondo ti cercai,

il deserto attraversai per trovarti

ancora qui.

 

Satana

 

Io ti farò sempre più guerra

finché sarai su questa terra.

Io son colui che ti tentò,

tu con me dovrai venir,

tu con me dovrai venir.

 

S.Antonio

 

No! Questa è la croce

del regno Santo, ma chi

l’abbraccia ma chi l’abbraccia

sale al ciel.

 

Coro

 

No! Quella è la croce del

regno Santo, ma chi

l’abbraccia ma chi l’abbraccia

sale al ciel.

 

Coro

 

Vai o Plutone!

Va al tuo destino!

Lascia il divino!

Non è per te!

 

S.Antonio

 

Vieni vieni angelo mio

vieni vieni a farmi compagno

che c’è il Demonio che mi

tormenta e non mi lascia riposar.

 

Coro

 

Vieni vieni angelo di Dio

vieni vieni a fargli compagno

porta la gloria del regno Santo

per punire il peccator.

 

( Introduzione musicale per gli angeli )

Angeli

 

Non temere Antonio pio

le tue preci le ha accolte Dio

questa è la spada che Lui ti manda

per poter costui combattere.

 

Angeli

 

Non temere se il demonio viene

il Signore è sempre teco,

questa è la croce del regno Santo

per punire i peccator.

 

Angeli

 

Fuggi fuggi, o demonio ingrato

vai al destino che Dio ti ha dato,

all’inferno tu sei destinato,

e vai per tutta l’eternità!

ALL’INFERNO!

 

Coro

 

Fuggi fuggi demonio ingrato

vai al destinio che Dio ti ha dato,

all’inferno tu sei destinato,

e vai per tutta l’eternità!

ALL’INFERNO!

 

Coro

 

In questa notte di fede e di pace

un’alma audace magnifichiam.

 

S.Antonio

 

Ora vi lascio e vado avanti.

 

Coro

 

Buona sera a tutti quanti.

 

S.Antonio

 

Io vi lascio e vi benedico.

 

Coro

 

Buona sera ai nostri amici.

 

( Stacco musicale di “Se lo colmeremo” )

 

Coro

 

Se lo colmerem...

Per vivere...la nostra vita...

Se lo colmeremo

il sacco...degli eremiti

Ah...Ah...lungo la strada

nel rigor...del suo cammino

più lieta sarà la strada

per il pellegrin.

 

( Stacco musicale )

 

 

Coro

 

A tutti pace, gioie e cose belle,

mai possano spuntar invidia e danni,

ognuno possa conservar la pelle,

per quando torneremo fra un anno.

S.Antonio è il più glorioso Santo

e Iddio l’accompagna alla sua gloria.

Vi auguriamo a tutti suoni e canti,

vi auguriamo a tutti canti e suon,

vi auguriam canti e suon,

vi auguriam canti e suon. 


 

Altro merito di Bozzelli, oltre ad aver salvato il canto dell’Ave Marije della commedia Punte di stelle di E. Di Loreto, è di aver trascritto per pianoforte tutta la partitura delle scene cantate di questa commedia, composta nel 1929, e mai andata in scena per problemi con l’organizzazione. Il testo è stato edito nell’opera omnia Eduardo Di Loreto: Poesie – Teatro, Lanciano 1988-2004, lo spartito, che qui per la prima volta pubblichiamo, a integrazione del testo già edito, è conservato presso gli eredi Bozzelli, Luciano Flamminio e Ottorino Moscafieri[v].

 

6 – Alcune curiosità

Sapeva suonare i vari strumenti: mandolino, chitarra, sax, clarinetto, organetto, pianoforte, e per questi strumenti riscriveva puntualmente le partiture, in appositi quadernetti, a volte perfino riciclando i calendari su cui tracciava le note del pentagramma!, delle sue canzoni e delle marce e polke.

Si esercitava a casa dopo il lavoro, e a volte dava pure moglie.  si esercitava nel salone di casa con i coristi e i musicisti per le Maggiolate. Aveva rapporti intimi di amicizia con Rocco Verì, aveva una cantina lungo Corso Trento e Trieste. Inizialmente Verì era barbiere in piazza Altobelli negli anni ’40-’50. Non amava particolarmente il suo lavoro, per le sue doti poetiche, sicché negli anni ’70 prese un locale verso il Belvedere Marconi, aprendovi una latteria.  Quando inaugurò la cantina, utilizzava la sala grande anche come area prove, che veniva improvvisata anche come palcoscenico per le prove teatrali. Verì era socievole e gioviale, sapeva stare con la gente, riusciva a trovare la sintonia con Bozzelli, tanto che insieme scrissero numerose commedie e canzoni.

Rocco Jarlori, aveva il Coro “Vito Olivieri”, era violinista e direttore del Coro nato negli anni ’70 in opposizione al Sigismondi[vi], aveva rapporti con Bozzelli, suonavano insieme nell’orchestra delle maggiolate. Avevano dei punti di vista diversi, perché il Bozzelli era più meticoloso, tanto che a volte in privato aveva da ridire sugli esiti delle esibizioni.

Impartiva anche lezioni di musica, a casa, ed era severo con chi steccava o non era intonato. Ha insegnato a suonare il violino al medico Rocco Nardone, che si esibì in varie turné.

Deo Bozzelli non partecipò alle Rassegne di canto abruzzese dell’estate 1976 a San Vito, organizzate dall’Associazione corale G. Sigismondi, con direttore artistico Virgilio Sigismondi, il quale utilizzò la Serenata d’amore del Di Clemente, insieme ai migliori successi passati delle canzoni sanvitesi. Ma Bozzelli preparò il Coro per varie altre occasioni, che si esibì ad esempio alle Rassegne di Canzoni dell’Estate sanvitese 1980.

Nella poesia abruzzese, dire San Vito, significa dire Giulio Sigismondi, uno dei poeti più fiorenti e originali d’Abruzzo. Bozzelli conosceva “don Giulie” per alcune pratiche sa brigare in comune, dove egli lavorava; ma lo ammirava anche per la sua  vena poetica! Insieme, anche se con musicisti diversi, come sappiamo, si esibirono nel 1946 e nel 1947 alle rassegne di canto. Nell’archivio Bozzelli si conserva

 

7 - Bozzelli e la Banda

Quando andò in pensione, Bozzelli si cimentò maggiormente, con grande gioia, nella sua passione di suonare per la Banda. Come rileviamo da alcune composizioni degli anni ’30, egli era già ben conscio delle sue conoscenze musicali, e scrisse vari pezzi per la Banda della Marina Militare tra il 1938 e il 1939. Iniziò così la sua nuova avventura: la collaborazione con la Banda “Lupi d’Abruzzo” di Sant’Apollinare Chietino.  Sant’Apollinare aveva già una paranzella nel 1814[vii], con tre elementi: Tommaso Raducci, Tommaso Di Paolo (al tamburo), Giuseppe Patricelli (al fischietto), a cui si aggiunse Rosario Patricelli (ai sonagli). Inizialmente si trattava di una paranzella con strumenti rudimentali, realizzati in proprio; il complesso si ampliò e venne riformato nel 1845 da Ferdinando Scenna di Orsogna, che ne divenne il maestro, qualche anno prima della costituzione della Banda “F. Fenaroli” di Lanciano nel 1850 diretta dal M° Nicola Centofanti, avo del celebre nipote omonimo che negli anni ’50 del Novecento condusse la banda al massimo splendore.

La Banda di Sant’Apollinare ebbe diversi maestri, come riporta Catenaro: Domenico Tinari da Montorio al Vomano (1879), Domenico Lazzi, Achille d’Amelio di Gessopalena (1880), Enrico  e Marino Turchi dello stesso paese (1883, e poi 1893). Questi furono anche anni di rivalità con le altre bande circonvicine (all’epoca c’erano complessi contabili sulle dite di una mano, a differenza delle diverse bande presenti in quasi tutti i comuni), e vi erano furiose contese per accaparrarsi il servizio nelle varie feste e ricorrenze nei paesi. Nel 1886 ci fu uno scontro con la Banda di Orsogna, un duello con le sciabole e le daghe; in questo episodio i santapollinaresi dovettero ritirarsi perché gli ariellese stavano accorrendo a dare man forte agli orsognesi.

Nei primi del Novecento, con l’emigrazione, anche i santapollinaresi espatriarono in America, e si fusero con altre bande, il Catenaro cita nel 1910 7 elementi santapollinaresi nella Banda di Buenos Aires. La Banda si è sciolta dopo la seconda guerra mondiale, altri erano gli impegni. Non esistevano inoltre uno statuto, un maestro fisso, ma spesso si chiamavano maestri di altre bande, oppure gli elementi andavano ora a suonare con questa o con quell’altra banda, come accade anche oggi.

La Banda “Lupi d’Abruzzo”, dopo varie vicende, nasce nel 1975 sulle ceneri della precedente, con un iniziale organico di 4 persone: Armando Morgione tamburo, Giuseppe Dragani (?), Antonio Patricelli e Gino Patricelli capobanda. Negli anni ’90 a causa di diverse situazioni, sia il capobanda che il suonatore Gaetano Miscia detto “Tanine Misciarille” per la bassa statura non ripresero più in mano la gestione della banda santapollinarese, e andarono con i loro elementi in altre bande, inizialmente alternandosi regolarmente, poi accorpandosi in altri organi. Lo stesso Miscia si alternava con una piccola banda lancianese detta “Banda di Misciarille”, che negli anni ’70 prese parte anche a uno sceneggiato Rai Vino e pane, basato sull’omonimo romanzo di Ignazio Silone[viii].

La Banda di Sant’Apollinare cogli anni aumentò il suo organico, era una banda da giro, e spesso veniva chiamata alle feste patronali di San Vito, negli anni ’70 fu invitata anche alle Rassegne di Poesia abruzzese dedicate a Giulio Sigismondi.

La Banda, dopo disgregazioni, rifondazioni e nuove vicende, è oggi operativa, composta da un organico misto di 20 elementi provenienti da San Vito e dintorni, specialmente Lanciano, guidata dal M° Rino Di Virgilio, che si alterna con il M° Nicola Patricelli, capobanda della Banda giovanile “Madonna del Porto” di San Vito.

Banda di Sant’Apollinare a Roccascalegna, anni ’60, foto archivio Nicola Patricelli. Bozzelli è al centro col sax.


Negli anni ’80-90, la Banda di Sant’Apollinare era al suo massimo splendore, presenziava alle feste di paese, alla festa della Madonna delle Grazie di luglio, alla festa di San Rocco, alla processione del Venerdì Santo e della Pasqua, e faceva diverse turnè anche nei paesi vicini per le varie feste e ricorrenze, anche matrimoniali o funebri. Era presente alle feste di Lanciano, San Vito, Ortona, Crecchio, Frisa. Andava anche in Molise.


Banda di Sant’Apollinare nel piazzale San Rocco a Sant’Apollinare, anni ’80. Bozzelli è al centro col sax. Archivio fam. Bozzelli


Bozzelli scrisse anche un Miserere per Sant’Apollinare, ancora oggi eseguito dalla Banda.

 

 

8 – Le composizioni

Con Oliviero di Clemente

AMORE PERDUTE, 11, 2, 1937

SCAPPE NCHE MME, 12,2, 1937

DAMMI NU FIORE 2, 5, 1937

CANTE ‘NCHE ME, 11, 5, 1937

SUSPIRE D’AMORE, 15, 5, 1937

FUNTANELLE DE L’AMORE, 15, 5, 1937

LU SCULTORE 5, 9, 1937

VI’ ECCHE, AMORE 29, 9, 1937

COME SI PARTE MO’, 26, 9, 1937

TERRA SANTE 7, 5, 1940, composta in origine da un marinaio alla polveriera di Malcontenta Asiago, Venezia[i]

SERENATA D’AMORE 10, 5, 1946

LISETTE 16,5, 1946

TRA LI PAMPELE NU VACHE 14, 7, 1946

LA CANZONE DE LU MARINARE 23, 7, 1946

LA MELANCUNIJE, 20, 6, 1948

LU COLLE E’ PARADISE! 1, 8, 1948

MI VAJE A RINSERRA’ 21, 5, 1950

 

Da Giulio Sigismondi

L’ARTA CCHIU’ PRELIBBATE di Sigismondi e Vincenzo Forchetta, trascrizione in spartito eseguita da Bozzelli in accordo col Sigismondi, 18, 5, 1947[ii]

 

Con Pierino Bruno D’Intino[iii]

LU GIUVINOTTE ANNAMMURATE 14, 3, 1937

LU PIANTE DE NU CORE 12, 5, 1937

TURMENTE 6,5, 1945

DIMME PICCHE’ 30, 5, 1945

 

Con Rocco Verì

LA CAPRICCIOSA 15, 4, 1937

MARIANNINE  9,5, 1946

‘NTUNIE’ 11,5, 1946

LA VILLEGNE 13, 8, 1946

A LA LUNE di Verì, 9, 10, 1946

LE CAMPANE DI SANTE VITE 26, 6, 1949

TATONE E MAMMAROSSE 10, 1, 1957

TU SI’ LU CORE NOSTRE (dedicata all’On. Giuseppe Spataro) 31, 10, 1958

LU CILLETTE A LA CAJOLE 12, 7, 1958

VOLE...E VA’! 2, 6, 1966

LE DONNE DI MO’ 2, 3, 1969[iv]

 

Con Nicola de Virgiliis[v]

VUOJJE MINI’ NCHE TTE  20, 5, 1982

LA SARTINELLE 19, 12, 1965

ESCE LA BBARCA 26,12, 1965

MARIUCCE M’HA LASSATE 18, 3, 1966

 

Con Antonio Pagliani

MARIANNINE 26, 8, 1977

 

Con Custode Miccoli[vi]

 ‘HUDEME MO’ STA BELLA GIUVINTU’! 2, 5, 1947

RUSINELLA ME’ 11, 7, 1964

SOLE PE’ TTE 28, 3, 1966

NA CAFUNETTE PE’ STU CORE 11, 4, 1976

POVERE CORE ME! 15, 5, 1980

VID’A A STA LUNDANANZE 1, 1, 1985 ore 9:45



Per Luigi Dommarco[i]

DIMMI LA VERITA’ 13, 3, 1937

FACEME PACE 23-9-1984, ore 11:20

 

Con Giuseppe Riccioni

…E MBE’ di G. Riccioni 2, 5, 1965

 

Con Oberdan Giangrande[ii]

 

DIMME DI SCI’ 6, 8, 1946[iii]

NA PARULETTA SOLE… 7, 8, 1946

CUNCE’, FAMMI CUNTENTE 20, 8, 1946

BILLEZZA ME’ 13, 1, 1947

 

 

Con Luciano Flamminio

TUTTE LE MATINE 13-5-1981

PE’ TTE’ MARIE’ 29-5-1981

NU BELLE MUMENDE 27-7-1981

MAJELLE GGIOJA ME’ 15-1-1982

VICINA A TE, MUNTAGNE 3-2-1982

MARE, T’ULESSE VASCIA’ 7-3-1982 ore 16:45

RUSI’ 25-3-1982

LU LAMENDE DE LU MARE 4-4-1982

LA NUSTALGGIJE 30-4-1982, ore 17:20

QUANDE TI VEDE, AMORE, Sabato santo 2-4-1983, ore 17:30

TRA NEVE E SOLE[iv] 12-1-1984 ore 16:30

VIVA, VIVA LA VILLEGNE, 15-2-1984 ore 16:50

BELLA MARINARA 4-3-1984 ore 16:30

PUGGIANA BELLA 21-7-1984, ore 16:55

NU CANTE SILENZIOSE[v] 18-2-1985 ore 18:30

PAESE ADDO’ SO’ NATE[vi] 5-3- 1985 ore 16:30

LU CANTE 23, 1, 1986 ore 10:00

NGHI ME’ A LA MUNTAGNE 11, 2, 1986 ore 9:15

 

Con Giuseppina de Nardis

LA MAGGIOLATE 12, 2 , 1983

‘GNE T’ARIVEDE 15-3-1983

LU PRIME AMORE NIN SI SCORDE 23-10-1983 ORE 14:15

 

Con Vito Sbrocchi

DA TE NI’M’ALLUNTANE 21, 1, 1976

NA SER’A LU COLLE, 25, 1, 1976

 

Con Vincenzo de Luca

LU PAESE DI MAMME 13, 10, 1977

NON E’ PECCATE FA’ L’AMORE 20, 10, 1977

STU PARADISE 23, 10, 1977

 

Con Ivano Catenaro[vii]

A NICOLETTA 1, 9, 1946

SE T’AVISSE CUNISCIUTE 19, 4, 1965

 

Con Candeloro Lupi

S’UOCCHIE 5, 11, 1965

SI’ PARTITE!,12, 12, 1965

 

Con Alberto Dragani[viii]

A PECURALE 21, 6, 1947

SUSPIRE E SPIRANZE 10, 7, 1947

A RUSINELLE 25, 6, 1948

TI SIE’ SCORDE! 22, 6, 1952

 

Con Domenico Cupido[ix]

ARIMINUTE SETTEMBRE!, 27, 7, 1947

CUSCI’ E’ L’AMORE 19, 7, 1946

ERE BELLE...30, 7, 1947

 

 

Canzoni scritte con vari autori

FAMMI STU CORE SAZIE di Pietro Aquilone, 4, 8, 1947

DIMME CA SCI! Di Ermanno Catenaro, 6, 8, 1947

L’AMORE NASCE A LU CIARDINE di Alessandro Di Ienno, 12, 4, 1948

L’AMORE A PIZZICHILLE di Tommaso Di Biase, 25, 4, 1948

GIUVINELLA ME’ di Domenico Lanci[x], 14, 7, 1950

MAGGE FIURITE di Domenico Lanci, 29, 3, 1964 – ha gareggiato alle Settembrate di Pescara col Coro di Frisa diretto dal M° Mario Lanci.

STU PAESE di Vittorio Di Ienno, 21, 7, 1950

MASSERE T’ASPETTE di Michele Ciarlante, 22, 3, 1964

LI CULLINE BIELLE di Mario Caldora, 21, 6, 1964

MARIANNINE di  A. Pagliacci, 26, 8, 1977

 

Poesie del Bozzelli

‘N CAPE A TUTTE

LU POSTE

LA BUTTICELLE

Ciclostilato in proprio sezione PCI San Vito, 4-5-1985

 

 

Commento alle canzoni abruzzesi di Deo Bozzelli

Esse sono caratterizzate da ritmo frizzante e gioioso, oppure melodico. Tra le canzoni più belle spiccano A la lune e Serenate d’amore. Nella prima, il Poeta Verì canta una serenata d’amore alla luna, la invita a illuminare l’amore che lui ha per la sua bella, ma non a irradiarli troppo con i raggi, per non farli scoprire agli occhi indiscreti.

Nuova linfa alla musica bozzelliana è data dal verso di Flamminio. In Maiella ggioja me’ il motivo è nostalgico e pieno di desiderio: Vulesse sajje ‘ncime a la Maielle / pi’ riguardà lu verde de la valle /vulà sopr’a  la neve a gne nu cèlle, / e dope arruocilarme a capabballe”. Il ritornello: “Maielle ggioja me’, sì gne na stelle, / cchiù m’avvicine e cchiù duvinte bbelle, / li ragge de lu sole stamatine / ti fa’ lucià ssa neve cristalline”; il desiderio d’amore del Poeta verso la Montagna Madre si fa’ sempre più vivo, il viaggiatore desidera toccare con mano la neve cristallina della Montagna, l’invito a compiere la scalata è parte portante del ritornello, così come nelle coeve canzoni di Giannangeli e Di Pasquale: Na voce d’ammonte o E’ bbelle la muntagne.

Riportiamo per intero il libretto della III Festa della Canzone sanvitese, 1947.










[1] Oggi vico Orientale, 6, nel centro storico di S. Vito

[2] Tuttavia nel 2007 a cura dell’amministrazione comunale, viene bandito il III concorso canoro della Festa del Mare, replicatosi nel 2008 con la IV Festa del Mare con diverse canzoni presentate dagli autori contemporanei Antonio Piovano, Camillo e Vincenzo Coccione, Ulderina e Massimo Manzitti, figli del compositore sanvitese Bruno Manzitti, Lucio Cancelleri, Mario d’Arcangelo, Argentino Montanaro, Filippo Crudele, Cesare e Aldo Nicolini.


[i] La Festa delle Canzoni del 23 settembre 1945 a Villa Rogatti di Ortona; partecipano autori come Guglielmo Polzinetti, Ugo Di Santo, Cesare Fagiani, Alberto Dragani, Oberdan Giangrande, Domenico Pietropiccolo, Nicola De Riggi, Nicola Benvenuto e Custode Miccoli.

[ii] Festa delle Canzoni abruzzesi di Frisa, 16 agosto 1946, direttore del Coro M° A. Pancella, 1° fisarmonica Tommaso Calabrese, 2° fisarmonica T. Ursini. Molte canzoni sono riproposizioni dei successi delle Maggiolate ortonesi, come la Ninna nanna di De Titta-Zimarino o La semene di Sigismondi-De Cecco, prevale la canzone originale Addio, Frìsce di Gitti e Pancella.

[iii] La prima edizione della Sagra si ebbe nell’agosto 1936, la seconda nel 1938, la terza nel 1939. La sagra ebbe altre edizioni fino alla VI nel 1965

[iv] [iv] Come dice la nota nel libretto, un’antica Fonte a Caldari, oggi scomparsa, dove andavano le ragazze a sciacquare i panni e prendere l’acqua, dunque luogo di incontri ideale per queste scene cantate sulla scia delle Maggiolate.

[v] La prima festa si tenne nel 1947, su idea del poeta e musicista Giuseppe Politi, che scrisse diverse canzoni, eseguite anche in altre rassegne canore dei paesi vicini. Nella prima edizione le canzoni presentate furono: Na paruletta sole di Giangrande-Bozzelli, Mariucce la lavannare di Troiano, L’avème capite pure nu’ di Scena-Marrocco, ‘Mmèzz’a la vigne di Gialloreto, Ti pènse sempre cchiù di Miccoli-Benvenuto, Mi vujje divirtì di Di Scipio, L’Amor’annascoste di Ferrante-Marrocco, Che vocc’arrìse di  Pietropiccolo-Crognale, La pecurale di Dragani-Bozzelli, La villegne de lu pruvilone (scena cantata) di Fimiani-Politi

[vi] Come dice la nota sul libretto, questo è un luogo nella zona Bardella tra Ortona e San Vito, ideale per le coppie.

[vii] Canzone postuma di Vito Olivieri di San Vito (1865-1941), di cui però nemmeno Pietro Cupido, nel suo progetto di un libro sulla sua vita e canzoni, è riuscito a trovare la partitura musicale.

[viii] Chiaro riferimento alla III Festa della canzone di San Vito del 1947, con lo stesso disegno della ragazza in abito tipico che sorride con lo spartito in mano.

[ix] Al momento resta un mistero se si tratta di una canzone postuma dell’Olivieri, o se sia un errore di trascrizione. Purtroppo non si è trovato lo spartito musicale.


[xii] Celebre cornista orsognese (1910-1997). Scritto erroneamente D. Ceccarani, che ha indotto in errore anche il Coro di Orsogna per una pubblicazione su cd nel 1997

[xiii] Esiste una versione in lingua italiana della canzone, presso l’archivio dell’Associazione culturale “T. Coccione” di Poggiofiorito alla busta “D. Ceccarossi”. Benché Ceccarossi fosse di Orsogna, che subì come Sant’Apollinare le distruzioni belliche, questo testo allude alla ricostruzione del campanile della chiesa madre di S. Apollinare.

[i] Una biografia succinta è contenuta alla voce del Dizionario biografico dei musicisti Frentani, a cura di Gianfranco Miscia, nel portale web Centro ricerche “F. Masciangelo” Lanciano; altre notizie provengono da un manoscritto inedito del compianto Pietro Cupido (1940-2023), il quale attendeva, prima della morte, alla pubblicazione della vita e di tutte le musiche scritte dall’Olivieri, con diversi documenti inediti e fotografie. Ringrazio ancora una volta Pietro per avermi fatto diverse volte consultare il manoscritto, e ad aver acconsentito a estrarre qualche notizia per i miei studi sull’Olivieri e la canzone abruzzese. Ora il ms. è in mano agli eredi.

 

[ii] La versione lancianese simile a quella sanvitese, era rappresentata dall’Associazione culturale “Dalila” di Torre Sansone; ma esistono altri 3 testi differenti del Sant’Antonio in Lanciano.

[iii] A Ortona il testo è molto simile, con la musica riarrangiata da don Antonio Politi

[iv] Quello di Crocetta e quasi identico a quello sanvitese.

[v] Attore teatrale e animatore infaticabile delle rassegne di Teatro dialettale abruzzese (1979-1993) a Castelfrentano.

[vi] Il timone del Coro Olivieri negli anni ’80 venne preso dal M° Remo Vinciguerra, che fece incidere anche dei dischi, tuttavia esso si sciolse negli anni ’90. L’attività coristica venne ripresa per qualche anno nei primi 2000 dalla Pro loco del Centro anziani, con la direzione del M° Francesco Paolo Santacroce, tuttavia negli anni seguenti non ci furono seguiti.

[vii] Italo Catenaro, Il Castello e il Paese di Sant’Apollinare Chietino, testo elaborato in proprio al computer, 2004, su precedenti articoli, ad vocem.

[viii] È possibile vedere la banda sopra la camionetta, quando giunge al comizio elettorale nella piazza centrale del paese, i cui esterni furono girati a Pescocostanzo.

[i] Sic nel manoscritto

[ii] Virgilio Sigismondi ci ha confidato che il Sigismondi, nel comporre il testo e la musica, si affidò alla figlia Mirella, con cui scriverà diverse canzoni per le Maggiolate ortonesi e le Settembrate pescaresi, per la trascrizione su spartito del motivetto che il padre le cantava. Si sarebbe ispirato a un motivetto popolare dei marinai, su cui cucì i suoi versi. Per questo la canzone fu ufficialmente registrata nei versi e nella musica di Giulio Sigismondi.

[iii] Piero detto “Pierino” Bruno D’Intino era nativo di San Vito, era avvocato a Lanciano, e appassionato di poesia, grande amico di Sigismondi e di Oliviero Di Clemente. Scrisse diverse canzoni per la III festa della Canzone sanvitese del 1947, nonché, come si può vedere dai libretti delle rassegne canore di Caldari, Rogatti, Sant’Apollinare, Crecchio, altri testi per canti con l’amico Nicola Benvenuto di Sant’Apollinare e altri. Lasciò anche degli inediti. Celeberrima oggi è la sua canzone Sante Vite cante per inaugurare la Festa delle canzoni del 1947.

[iv] Presentata alla VII Festa della Canzone di Crecchio, il 14 settembre 1969, come si rileva dal libretto. Si ricorda che la Festa della canzone prese avvio nel 1947 con Giuseppe Politi.

[v] Non ci risulta che le canzoni scritte per de Virgiliis e la de Nardis siano state mai eseguite per il pubblico, oppure in qualche intima occasione.

[vi] Miccoli (1912-2002) era nativo di Rogatti. Discende da una famiglia imprenditoriale possidente di vigne e cantine, e mandò avanti la produzione. Appassionato poeta, precocemente si inserì nel filone delle rassegne di canto abruzzese di Caldari e Rogatti, ma anche San Vito, Sant’Apollinare, Crecchio, San Leonardo, sfornando moltissime canzoni, molte delle quali anche inedite. Si ricordano Sole pe’ tte con Pierino Liberati, Stanotte è na notte d’ncante sempre con Liberati. Ne ho ampiamente trattato nel mio Stu Paesette me’ – Viaggio sulle melodie del M° Pierino Liberati – Edizione delle Canzoni abruzzesi, Castelfrentano, 2022


[i] Celebre cantore delle Maggiolate a Ortona (1876-1969) con l’amico Guido Albanese. Bozzelli volle omaggiare il Dommarco musicandogli una poesia Faceme pace. In vita gli musicò Dimmi la verità, rappresentata alla Rassegna delle canzoni sanvitesi del 1937 in onore del patrono San Vito.

[ii] Non esiste una sua biografia completa e critica, e poche notizie sono state riportate da Vincenzo Coccione nel primo volume dei suoi canti abruzzesi: Paese belle me’, Edigrafital, 2001. Giangrande era di Caldari, e svolgeva la professione di vigile urbano a Ortona. Produsse dagli anni ’30, iniziando con le rassegne canore a Caldari nel 1936, fino agli anni ’60 circa. Il suo contesto rimase isolato tra Caldari e Rogatti, e qualche volta alle feste di Crecchio, Sant’Apollinare e San Vito. Il suo musicista preferito era Michele Marrocco di San Leonardo, con cui produsse diverse canzoni.

[iii] Presentata alla IV Festa della canzone abruzzese di Caldari (2 ottobre 1946)

[iv] Presentata all’VIII Festival nazionale CANTI DELLA MONTAGNA, vincitrice coppa d’oro 5 agosto 1984

[v] Testo vincitore con coppa e targa al IX Festival nazionale CANTI DELLA MONTAGNA 9-8-1985

[vi] II premio con targa d’argento al II° Festival “Trabocco d’Oro” di Fossacesia 11-8-1985

[vii] Prolifico scrittore di canzoni, di Sant’Apollinare, ha collaborato con Michele Marrocco negli ultimi anni della sua vita, partecipando alle rassegne degli anni ’80 e ’90 di canzoni abruzzesi presso il Coro San Leonardo. Ha scritto diverse canzoni, si ricordano: Stilluccia me’ musicata da Vincenzo Coccione, La saltarelle musicata da Michele Marrocco (divenuto il ballo da biglietto da visita del Coro San Leonardo d’Ortona nella direzione del M° L. Palumbi), Si scrufile lu sonne musicata da Giuseppe Suriani, Vasanicole musicata da Daniele Tenisci col Coro San Leonardo al Festival folkloristico Gran Trofeo Città di Ortona del 2015, ideato dalla poetessa Vinia Mantini e dal Sen. Tommaso Coletti

[viii] A. Dragani (1920-2010) era di Caldari. Riportiamo la biografia estratta dal mio Stu Paesette me’, ecc. La famiglia voleva destinarlo all’attività di sarto, ma Dragani sin da ragazzo amava la poesia, innamorato assai dei versi di D’Annunzio. A 16 anni provò a partecipare a dei concorsi di poesia, ma i testi furono rifiutati a causa della giovane età. Si formò comunque nelle feste canore di Caldari e Rogatti, con qualche componimento, negli anni ’30. La sua carriera viene avviata poco dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando si ricompongono i cori in questi paesini nelle vicinanze di Ortona. Per la III Festa della Canzone di San Vito scrive Muntagna belle con musica di Carlo Scoppetta. IV Festa dell’Uva di Caldari (1946) scrive la scenetta cantata La Fonte dell’Immaèle con musica di Vincenzo Pasquini. Per la II Gara Canora di Crecchio del 1948 scrive A rinirelle, con musica del Bozzelli; per la Festa delle Canzoni di Sant’Apollinare dello stesso anno presenta con musica di Liberati La vattitura di li mannele. Dragani continuò a partecipare anche a qualche Maggiolata di Ortona, fino alla fine del festival canoro nel 1967, a seguire scrisse dei libri di poesie, e partecipò anche ai Premi di poesia “T. Di Martino” di Poggiofiorito a partire dal 1991, morendo in tarda età nel luglio 2010.Alberto ha ricevuto numerosi riconoscimenti: la poesia “fije di pescatore” premiata al concorso nazionale, bandito dalla RAI, per le scuole, nel 1958; nello stesso 1958 merita un diploma dall’Enal per il concorso nazionale “presepio nella famiglia”; nel 1968 ha il diploma al “secondo concorso di poesia dialettale” con “Zà Cuncette la coche”; nel 1971 il diploma nella quarta edizione del maggiolino d’oro col “mago Zurlì” per la canzone “Corrado il disertore”; nel 1981 il premio “Fantini” a Fossacesia; nel 1983 la coppa “trabocco d’oro” con “lu travocche”; nel 1986 il premio Francavilla. Il più importante riconoscimento in assoluto è l’essere presente con due poesie: “chiesette di campagne” e “attorn’a lu foche” nella rassegna di poeti in italiano, latino e dialetto “Parnaso d’Abruzzo” di Vittoriano Esposito, testo adottato dall’Università dell’Aquila, al Centro di Ricerche Letterarie Abruzzesi.

 

[ix] Nativo di Caldari, era vigile urbano a Ortona, come Giangrande. Fiorì proprio in occasione delle varie rassegne canore abruzzesi del secondo dopoguerra, e scrisse diverse canzoni, anche inedite, conservate dagli eredi. Collaborò molto col Coro di Frisa del M° Mario Lanci, che scrisse con lui le celebri Ti ni sì ite e Nin mi fa suspirà!, con Rocco Jajani scrisse Li so’ ditte, li so’ fatte, scrisse canzoni anche in collaborazione con Luciano Flamminio, con cui partecipò alle rassegne de La Viuletta d’Oro di Francavilla al mare.

[x] Padre Domenico Lanci dell’Ordine dei Passionisti, nativo di Guastameroli di Frisa, e grande appassionato del canto popolare abruzzese, ha condotto diverse ricerche in campo, pubblicando i Canti popolari abruzzesi, il disco Cojje la ‘live…coje lu ‘livastre, con prefazione di Antonio Di Jorio ed esecuzione del Coro di Guastameroli, pubblicato anche in musicassetta, nonché altre musicassette sui canti popolari della devozione abruzzese, e la raccolta in DVD Fatijenne e cantenne – Canti d’Abruzzo. Ha collaborato con diversi cori, primo quello di Guastameroli, partecipando a varie rassegne, tra le ultime alla Rassegna dei Cori senza Età organizzate dall’Università della Terza Età di Lanciano. Risiede all’abbazia di San Giovanni in Venere.


[1] Festa delle Canzoni abruzzesi di Frisa, 16 agosto 1946, direttore del Coro M° A. Pancella, 1° fisarmonica Tommaso Calabrese, 2° fisarmonica T. Ursini. Molte canzoni sono riproposizioni dei successi delle Maggiolate ortonesi, come la Ninna nanna di De Titta-Zimarino o La semene di Sigismondi-De Cecco, prevale la canzone originale Addio, Frìsce di Gitti e Pancella.

[1] La prima edizione della Sagra si ebbe nell’agosto 1936, la seconda nel 1938, la terza nel 1939. La sagra ebbe altre edizioni fino alla VI nel 1965

[1] [1] Come dice la nota nel libretto, un’antica Fonte a Caldari, oggi scomparsa, dove andavano le ragazze a sciacquare i panni e prendere l’acqua, dunque luogo di incontri ideale per queste scene cantate sulla scia delle Maggiolate.

[1] La prima festa si tenne nel 1947, su idea del poeta e musicista Giuseppe Politi, che scrisse diverse canzoni, eseguite anche in altre rassegne canore dei paesi vicini. Nella prima edizione le canzoni presentate furono: Na paruletta sole di Giangrande-Bozzelli, Mariucce la lavannare di Troiano, L’avème capite pure nu’ di Scena-Marrocco, ‘Mmèzz’a la vigne di Gialloreto, Ti pènse sempre cchiù di Miccoli-Benvenuto, Mi vujje divirtì di Di Scipio, L’Amor’annascoste di Ferrante-Marrocco, Che vocc’arrìse di  Pietropiccolo-Crognale, La pecurale di Dragani-Bozzelli, La villegne de lu pruvilone (scena cantata) di Fimiani-Politi

[1] Come dice la nota sul libretto, questo è un luogo nella zona Bardella tra Ortona e San Vito, ideale per le coppie.

[1] Canzone postuma di Vito Olivieri di San Vito (1865-1941), di cui però nemmeno Pietro Cupido, nel suo progetto di un libro sulla sua vita e canzoni, è riuscito a trovare la partitura musicale.

[1] Chiaro riferimento alla III Festa della canzone di San Vito del 1947, con lo stesso disegno della ragazza in abito tipico che sorride con lo spartito in mano.

[1] Al momento resta un mistero se si tratta di una canzone postuma dell’Olivieri, o se sia un errore di trascrizione. Purtroppo non si è trovato lo spartito musicale.

[1] Celebre cornista orsognese (1910-1997). Scritto erroneamente D. Ceccarani, che ha indotto in errore anche il Coro di Orsogna per una pubblicazione su cd nel 1997

[1] Esiste una versione in lingua italiana della canzone, presso l’archivio dell’Associazione culturale “T. Coccione” di Poggiofiorito alla busta “D. Ceccarossi”. Benché Ceccarossi fosse di Orsogna, che subì come Sant’Apollinare le distruzioni belliche, questo testo allude alla ricostruzione del campanile della chiesa madre di S. Apollinare.

[1] Una biografia succinta è contenuta alla voce del Dizionario biografico dei musicisti Frentani, a cura di Gianfranco Miscia, nel portale web Centro ricerche “F. Masciangelo” Lanciano; altre notizie provengono da un manoscritto inedito del compianto Pietro Cupido (1940-2023), il quale attendeva, prima della morte, alla pubblicazione della vita e di tutte le musiche scritte dall’Olivieri, con diversi documenti inediti e fotografie. Ringrazio ancora una volta Pietro per avermi fatto diverse volte consultare il manoscritto, e ad aver acconsentito a estrarre qualche notizia per i miei studi sull’Olivieri e la canzone abruzzese. Ora il ms. è in mano agli eredi.

 

[1] La versione lancianese simile a quella sanvitese, era rappresentata dall’Associazione culturale “Dalila” di Torre Sansone; ma esistono altri 3 testi differenti del Sant’Antonio in Lanciano.

[1] A Ortona il testo è molto simile, con la musica riarrangiata da don Antonio Politi

[1] Quello di Crocetta e quasi identico a quello sanvitese.

[1] Attore teatrale e animatore infaticabile delle rassegne di Teatro dialettale abruzzese (1979-1993) a Castelfrentano.

[1] Il timone del Coro Olivieri negli anni ’80 venne preso dal M° Remo Vinciguerra, che fece incidere anche dei dischi, tuttavia esso si sciolse negli anni ’90. L’attività coristica venne ripresa per qualche anno nei primi 2000 dalla Pro loco del Centro anziani, con la direzione del M° Francesco Paolo Santacroce, tuttavia negli anni seguenti non ci furono seguiti.

[1] Italo Catenaro, Il Castello e il Paese di Sant’Apollinare Chietino, testo elaborato in proprio al computer, 2004, su precedenti articoli, ad vocem.

[1] È possibile vedere la banda sopra la camionetta, quando giunge al comizio elettorale nella piazza centrale del paese, i cui esterni furono girati a Pescocostanzo.

[1] Sic nel manoscritto

[1] Virgilio Sigismondi ci ha confidato che il Sigismondi, nel comporre il testo e la musica, si affidò alla figlia Mirella, con cui scriverà diverse canzoni per le Maggiolate ortonesi e le Settembrate pescaresi, per la trascrizione su spartito del motivetto che il padre le cantava. Si sarebbe ispirato a un motivetto popolare dei marinai, su cui cucì i suoi versi. Per questo la canzone fu ufficialmente registrata nei versi e nella musica di Giulio Sigismondi.

[1] Piero detto “Pierino” Bruno D’Intino era nativo di San Vito, era avvocato a Lanciano, e appassionato di poesia, grande amico di Sigismondi e di Oliviero Di Clemente. Scrisse diverse canzoni per la III festa della Canzone sanvitese del 1947, nonché, come si può vedere dai libretti delle rassegne canore di Caldari, Rogatti, Sant’Apollinare, Crecchio, altri testi per canti con l’amico Nicola Benvenuto di Sant’Apollinare e altri. Lasciò anche degli inediti. Celeberrima oggi è la sua canzone Sante Vite cante per inaugurare la Festa delle canzoni del 1947.

[1] Presentata alla VII Festa della Canzone di Crecchio, il 14 settembre 1969, come si rileva dal libretto. Si ricorda che la Festa della canzone prese avvio nel 1947 con Giuseppe Politi.

[1] Non ci risulta che le canzoni scritte per de Virgiliis e la de Nardis siano state mai eseguite per il pubblico, oppure in qualche intima occasione.

[1] Miccoli (1912-2002) era nativo di Rogatti. Discende da una famiglia imprenditoriale possidente di vigne e cantine, e mandò avanti la produzione. Appassionato poeta, precocemente si inserì nel filone delle rassegne di canto abruzzese di Caldari e Rogatti, ma anche San Vito, Sant’Apollinare, Crecchio, San Leonardo, sfornando moltissime canzoni, molte delle quali anche inedite. Si ricordano Sole pe’ tte con Pierino Liberati, Stanotte è na notte d’ncante sempre con Liberati. Ne ho ampiamente trattato nel mio Stu Paesette me’ – Viaggio sulle melodie del M° Pierino Liberati – Edizione delle Canzoni abruzzesi, Castelfrentano, 2022

[1] Celebre cantore delle Maggiolate a Ortona (1876-1969) con l’amico Guido Albanese. Bozzelli volle omaggiare il Dommarco musicandogli una poesia Faceme pace. In vita gli musicò Dimmi la verità, rappresentata alla Rassegna delle canzoni sanvitesi del 1937 in onore del patrono San Vito.

[1] Non esiste una sua biografia completa e critica, e poche notizie sono state riportate da Vincenzo Coccione nel primo volume dei suoi canti abruzzesi: Paese belle me’, Edigrafital, 2001. Giangrande era di Caldari, e svolgeva la professione di vigile urbano a Ortona. Produsse dagli anni ’30, iniziando con le rassegne canore a Caldari nel 1936, fino agli anni ’60 circa. Il suo contesto rimase isolato tra Caldari e Rogatti, e qualche volta alle feste di Crecchio, Sant’Apollinare e San Vito. Il suo musicista preferito era Michele Marrocco di San Leonardo, con cui produsse diverse canzoni.

[1] Presentata alla IV Festa della canzone abruzzese di Caldari (2 ottobre 1946)

[1] Presentata all’VIII Festival nazionale CANTI DELLA MONTAGNA, vincitrice coppa d’oro 5 agosto 1984

[1] Testo vincitore con coppa e targa al IX Festival nazionale CANTI DELLA MONTAGNA 9-8-1985

[1] II premio con targa d’argento al II° Festival “Trabocco d’Oro” di Fossacesia 11-8-1985

[1] Prolifico scrittore di canzoni, di Sant’Apollinare, ha collaborato con Michele Marrocco negli ultimi anni della sua vita, partecipando alle rassegne degli anni ’80 e ’90 di canzoni abruzzesi presso il Coro San Leonardo. Ha scritto diverse canzoni, si ricordano: Stilluccia me’ musicata da Vincenzo Coccione, La saltarelle musicata da Michele Marrocco (divenuto il ballo da biglietto da visita del Coro San Leonardo d’Ortona nella direzione del M° L. Palumbi), Si scrufile lu sonne musicata da Giuseppe Suriani, Vasanicole musicata da Daniele Tenisci col Coro San Leonardo al Festival folkloristico Gran Trofeo Città di Ortona del 2015, ideato dalla poetessa Vinia Mantini e dal Sen. Tommaso Coletti

[1] A. Dragani (1920-2010) era di Caldari. Riportiamo la biografia estratta dal mio Stu Paesette me’, ecc. La famiglia voleva destinarlo all’attività di sarto, ma Dragani sin da ragazzo amava la poesia, innamorato assai dei versi di D’Annunzio. A 16 anni provò a partecipare a dei concorsi di poesia, ma i testi furono rifiutati a causa della giovane età. Si formò comunque nelle feste canore di Caldari e Rogatti, con qualche componimento, negli anni ’30. La sua carriera viene avviata poco dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando si ricompongono i cori in questi paesini nelle vicinanze di Ortona. Per la III Festa della Canzone di San Vito scrive Muntagna belle con musica di Carlo Scoppetta. IV Festa dell’Uva di Caldari (1946) scrive la scenetta cantata La Fonte dell’Immaèle con musica di Vincenzo Pasquini. Per la II Gara Canora di Crecchio del 1948 scrive A rinirelle, con musica del Bozzelli; per la Festa delle Canzoni di Sant’Apollinare dello stesso anno presenta con musica di Liberati La vattitura di li mannele. Dragani continuò a partecipare anche a qualche Maggiolata di Ortona, fino alla fine del festival canoro nel 1967, a seguire scrisse dei libri di poesie, e partecipò anche ai Premi di poesia “T. Di Martino” di Poggiofiorito a partire dal 1991, morendo in tarda età nel luglio 2010.Alberto ha ricevuto numerosi riconoscimenti: la poesia “fije di pescatore” premiata al concorso nazionale, bandito dalla RAI, per le scuole, nel 1958; nello stesso 1958 merita un diploma dall’Enal per il concorso nazionale “presepio nella famiglia”; nel 1968 ha il diploma al “secondo concorso di poesia dialettale” con “Zà Cuncette la coche”; nel 1971 il diploma nella quarta edizione del maggiolino d’oro col “mago Zurlì” per la canzone “Corrado il disertore”; nel 1981 il premio “Fantini” a Fossacesia; nel 1983 la coppa “trabocco d’oro” con “lu travocche”; nel 1986 il premio Francavilla. Il più importante riconoscimento in assoluto è l’essere presente con due poesie: “chiesette di campagne” e “attorn’a lu foche” nella rassegna di poeti in italiano, latino e dialetto “Parnaso d’Abruzzo” di Vittoriano Esposito, testo adottato dall’Università dell’Aquila, al Centro di Ricerche Letterarie Abruzzesi.

 

[1] Nativo di Caldari, era vigile urbano a Ortona, come Giangrande. Fiorì proprio in occasione delle varie rassegne canore abruzzesi del secondo dopoguerra, e scrisse diverse canzoni, anche inedite, conservate dagli eredi. Collaborò molto col Coro di Frisa del M° Mario Lanci, che scrisse con lui le celebri Ti ni sì ite e Nin mi fa suspirà!, con Rocco Jajani scrisse Li so’ ditte, li so’ fatte, scrisse canzoni anche in collaborazione con Luciano Flamminio, con cui partecipò alle rassegne de La Viuletta d’Oro di Francavilla al mare.

[1] Padre Domenico Lanci dell’Ordine dei Passionisti, nativo di Guastameroli di Frisa, e grande appassionato del canto popolare abruzzese, ha condotto diverse ricerche in campo, pubblicando i Canti popolari abruzzesi, il disco Cojje la ‘live…coje lu ‘livastre, con prefazione di Antonio Di Jorio ed esecuzione del Coro di Guastameroli, pubblicato anche in musicassetta, nonché altre musicassette sui canti popolari della devozione abruzzese, e la raccolta in DVD Fatijenne e cantenne – Canti d’Abruzzo. Ha collaborato con diversi cori, primo quello di Guastameroli, partecipando a varie rassegne, tra le ultime alla Rassegna dei Cori senza Età organizzate dall’Università della Terza Età di Lanciano. Risiede all’abbazia di San Giovanni in Venere.

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