Giuseppe Lamberti, La Madonna e San Girolamo eremita, chiesa di San Gaetano (oggi in Arcivescovado), Chieti. |
Giuseppe Lamberti, un tardo-solimenesco in Abruzzo
di Angelo Iocco
Giuseppe Lamberti, nato a Ferrara intorno al 1700 e morto nel 1763, fece parte di quella schiera di pittori della scuola del Solimena, che si sparpagliarono, per committenze varie, nelle varie province del Regno di Napoli.
Dopo aver dipinto qualche tela nella sua provincia d’origine, Lamberti si spostò nel chietino, insieme ad altri pittori stranieri, quali Giambattista Gamba e Nicola Maria Rossi, ma anche Ludovico e Paolo de’ Majo, Paolo de Mattheis, Francesco de Mura, molto più vicini all’Abruzzo, originari del napoletano.
In quel tempo le due principali diocesi dell’Abruzzo Citeriore, quella di Chieti nel periodo di Mons. Michele de Palma, e quelle di Lanciano e Ortona-Campli, rette rispettivamente da:
· Giuseppe Falconi † (20 dicembre 1717 - 16 marzo 1730 deceduto)
· Giovanni Romano † (11 settembre 1730 - 26 settembre 1735 nominato vescovo di Catanzaro)
· Marcantonio Amalfitani † (26 settembre 1735 - 11 novembre 1765 deceduto)
· Arcangelo Maria Ciccarelli, O.P. † (30 aprile 1731 - 19 dicembre 1738 nominato arcivescovo, titolo personale, di Ugento)
· Domenico De Pace † (26 gennaio 1739 - marzo 1745 deceduto)
Risultavano tra le più influenti, insieme alle locali Confraternite, nel territorio.
Memori dei rinnovamenti pittorici apportati nel napoletano da Luca Giordano, Mattia Preti (anch’egli attivo in Abruzzo), Domenico Antonio Vaccaro e seguaci, nonché appunto seguaci della lezione solimenesca, Lamberti e la cerchia degli altri pittori citati si misero al servizio dei vari committenti, per la realizzazione di qualche dipinto, a richiesta di un vescovo o di un priore.
Giuseppe Lamberti, da Ferrara in Abruzzo
Poche sono le opere attribuite a questo pittore, operante in Abruzzo e del quale sono note alcuni dipinti collocati in chiese di Guardiagrele, Penne e Lanciano dove nella chiesa del Suffragio è conservata, proveniente dalla Cattedrale, una tela raffigurante l’Incoronazione della Vergine.
Questa pittura è collocata nel secondo altare di destra, voluto dalla Confraternita della Madonna del Suffragio, il Lamberti, come erano soliti fare altri pittori minori, riciclò un quadro precedentemente commissionato da Mons. De Palma a Chieti per la chiesa di San Gaetano da Thiene, di cui affrescò anche il cupolino: “Visione di San Girolamo e la Vergine Maria”, nell’altare maggiore sormontato dallo stemma in stucco della famiglia Frigerj-Durini, che aveva il diritto di patronato; nel cupolino affrescò invece la “Gloria di San Gaetano in Paradiso tra schiere angeliche”, molto simile alla cupola del cappellone del Sacramento della Basilica di Santa Maria di Pescocostanzo, con rimandi alla pittura del Gamba.
L’ultima tela incastonata nell’altare a macchina templare greco-classica con ai lati le Allegorie delle Virtù a guardia, opera dell’architetto Giambattista Gianni del Canton Ticino (il quale progettò diversi altri altari delle chiese teatine, all’attuale San Domenico al Corso, a San Francesco al Corso, alla Cappella del Sacro Monte dei Morti del Duomo, ecc.), risulta “San Girolamo eremita”.
Giuseppe Lamberti, Gloria di San Gaetano, cupola della chiesa di San Gaetano, Chieti. Foto Marco Vaccaro |
La chiesa del Purgatorio di Lanciano, nel rione Borgo, possiede la già citata opera di Lamberti, che risente di parecchi ricicli del dipinto della chiesa di San Gaetano di Chieti, cui Michele De Palma era assai devoto, essendosi fatto seppellire proprio nella cappella del braccio destro del transetto del Duomo, dove figura un ulteriore dipinto della “gloria di San Gaetano” di Ludovico de’ Majo; altra pittura nella chiesa lancianese, si trova nella cappella privilegiata del SS.mo Rosario, e raffigura la “Vergine del Rosario, tra San Giuseppe, San Gennaro con le ampolle del sangue, e Papa Pio V”, che volle la Lega Santa per la celeberrima Battaglia di Lepanto, 1570, anno in cui fu solennizzata la festa del Rosario.
Questo dipinto risente di alcune imperfezioni, la Madonna troppo schematica e rappresentata in proporzioni più piccole, per comunicare l’effetto di spazialità della scena, rispetto alle figure in primo piano di San Gennaro e Pio V, il cui volto di quest’ultimo è un ulteriore prestito del Lamberti da un suo dipinto di Chieti.
Lamberti frequentando Chieti, specialmente Ortona, dove morì il grande Giovanni Battista Spinelli, quando ebbe la commissione nel 1731 di realizzare la tela dell’"Incredulità di San Tommaso" per l’omonima cappella della Basilica Cattedrale, dovette rimanere ammirato assai dalla tecnica del suo predecessore teatino, appunto Spinelli.
Nel Museo diocesano di Ortona è possibile ammirare questo dipinto, dove il Santo con sguardo accigliato e stupito, tocca la ferita di Cristo, in posizione centrale. E’ una delle composizioni più belle del nostro pittore, proprio perché seppe interpretare la lezione spinelliana, che a Ortona aveva lasciato diversi lavori, che furono certamente ammirati da Lamberti. Tanto che, a prima vista la testa stempiata dell’Apostolo, con le gote marcate, lo sguardo leggermente corrucciato, parrebbe proprio opera dello Spinelli, essendo possibile ammirare un volto corrispondente proprio nella chiesa dei Cappuccini di Lanciano, il “San Bartolomeo con lo strumento del martirio”, opera dello Spinelli.
Giuseppe Lamberti, Madonna del Rosario, con San Giuseppe, San Gennaro e Papa Pio V, chiesa del Suffragio o del Purgatorio, Lanciano. |
Giuseppe Lamberti, Incredulità di San Tommaso, 1731, dalla Cattedrale di Ortona, oggi nel Museo diocesano di Ortona. Gentile concessione della Curia Lanciano-Ortona. |
Lamberti avrebbe potuto lasciare qualche opera in più in Abruzzo, ma resta oscurato oggi dalle opere più interessanti di Ludovico de Majo, Saverio Persico e Nicola Maria Rossi.
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