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10 marzo 2024

Mappa dell'antica Histonium - Vasto.

Mappa dell'antica Histonium - Vasto
 

Vasto - Chiesa di San Michele Arcangelo - In borgo

Da: In borgo

Vasto - In borgo.

A.R. Staffa - W. Pellegrini (1993 - Edd.), Dall'Egitto Copto all'Abruzzo Bizantino: I Bizantini in Abruzzo (secc. VI-VII), Catalogo della Mostra Crecchio 1993, poi Guida del Museo dell' Abruzzo Bizantino ed Altomedievale.


A.R. Staffa - W. Pellegrini (1993 - Edd.), Dall'Egitto Copto all'Abruzzo Bizantino: I Bizantini in Abruzzo (secc. VI-VII), Catalogo della Mostra Crecchio 1993, poi Guida del Museo dell' Abruzzo Bizantino ed Altomedievale.
Da: academia.edu

7 marzo 2024

Canti d'Abruzzo. Mix di Cori Ecam Lab.


I Canti:

1 Coro "Argento Vivo", Pescara – La Muntagna Nostre di Giuseppino Mincione e Antonio Piovano

2 Coro "Argento Vivo", Pescara – Joche Lu Vente

3 Coro Polifonico Folkloristico "Busc' Nostre", Bussi Sul Tirino – La Ballata Del Tirino

4 Coro Polifonico Folkloristico "Busc' Nostre", Bussi Sul TIrino – Luntane Cchiù Luntane di Luigi Illuminati e Antonio Di Jorio

5 A.C.C.A. - Associazione Culturale "Cantori Aprutini", Loreto Aprutino – Lurete E' Tutta Bbelle

6 A.C.C.A. - Associazione Culturale "Cantori Aprutini", Loreto Aprutino – L'Amore E' Pazziarelle

7 Associazione Culturale "Celiera", Villa Celiera – L'Uvicciolle

8 Associazione Culturale "Celiera", Villa Celiera – Fantasia Abruzzese

9 Coro Folk "Esperia", Tocco Da Casauria – E' Belle La Muntagne di Ottaviano Giannangeli e Padre Giuseppe Di Pasquale

10 Coro Folk "Esperia", Tocco Da Casauria – La Viuletta di Tommaso Bruni e Francesco Paolo Tosti

11 Coro Folkloristico di Picciano, Picciano – Dijorana

12 Coro Folkloristico di Picciano, Picciano – La Silvarola

13 Associazione Culturale Polifonica Folkloristica "Sant'Andrea", Pescara – J'Abbruzzu di G. Perrone, N. De Angelis

14 Associazione Culturale Polifonica Folkloristica "Sant'Andrea", Pescara – La Canzone De Lu Marinare di Giulio Sigismondi

15 Gruppo Corale Folkloristico "Sottolatorre", Cepagatti – Core Ferite di Luigi Illuminati e Antonio Di Jorio

16 Gruppo Corale Folkloristico "Sottolatorre", Cepagatti – Notte D'Estate a Caramaniche

17 Associazione Coro "Valpescara", Pescara – Marrocche e Frusce di Lamberdo de Carolis, Aniello Polsi

18 Associazione Coro "Valpescara", Pescara – La Savetarelle

19 Associazione Culturale "Val Tavo", Cappelle Sul Tavo – Arvì di A. Misantoni, E. Vetuschi

20 Associazione Culturale "Val Tavo", Cappelle Sul Tavo – La Sciannavella.

6 marzo 2024

Vita e opere del M° Francesco Paolo Santacroce di Lanciano.


Nato l’11 ottobre 1937 e residente a Lanciano (CH), Francesco Paolo Santacroce è un personaggio di rilievo nel panorama culturale abruzzese nella duplice attività di docente di filosofia e storia nelle scuole superiori di Stato e musicista.
Francesco Paolo Santacroce
Come pianista ha tenuto numerosi concerti con prestigiosi cantanti italiani ed esteri, tra cui oltre ai conterranei Luigi Fontana, Lorella Palumbi, Mariangela La Palombara, Ersilia Di Fonzo, Mariangela Stella, Ennio Del Grosso, il soprano bolognese Ilaria Mancino, il soprano giapponese Kyoko Tsukada e il tenore Oslavio Di Credico, di chiara fama internazionale del quale è stato a lungo collaboratore.
Si è esibito in Germania, Svizzera e in Italia, oltre che in Abruzzo, a Milano, Bari, Capri, Bologna, Catanzaro (Stagione concertistica internazionale 1986-87), Assisi, spesso nel repertorio del grande musical americano.
Vanta una lunga esperienza corale, avendo diretto i Cori” G. Sigismondi” di San Vito Chietino, Treglio e in particolare dal 1986 al 2000 “I Cantori di Ortona”, con cui ha partecipato a varie esibizioni televisive (ospite nell’agosto 1999 a “Uno Mattina” di Rai 1), e rassegne di polifonia sacra in Italia e all’etero.
Nel luglio 1993, su invito del M° Donato Renzetti, ha rappresentato la canzone abruzzese ai Corsi Musicali Internazionali Estivi di Lanciano.

Francesco Paolo Santacroce

È autore di pregevoli canzoni abruzzesi, tra cui Vicin’ a la scianne su versi di Virgilio Sigismondi, Nin mi fè murì su versi di Alessandro Dommarco (vincitrice nel 1995 del Premio Abruzzo alla 38ma edizione della Settembrata abruzzese di Pescara), e Ugne cose su versi di Camillo Coccione (vincitrice del 1° premio concorso Vernaprile 2015 di Teramo).
In collaborazione con Oslavio Di Credico ha fondato il Concorso Internazionale di Canto lirico “C. De Nardis” e di Corno “D. Ceccarossi” di Orsogna (settembre 2001). Ha diretto l’opera Cavalleria rusticana al teatro comunale di Orsogna (17 aprile 2001), La serva padrona al teatro comunale “F. Fenaroli” di Lanciano (settembre 2002).
Ha inciso il disco LP ‘O core ‘è Napule con il tenore Sandro Di Martino (1983), e il cd Vola vola….dall’Abruzzo a Napoli di romanze tostiane e canzoni classiche napoletane con il tenore Di Credico (2005).

Francesco Paolo Santacroce

Ha composto musiche dell’operetta Lu fuculare su testo di Italino Giancristofaro rappresentata sotto la sua direzione orchestrale al teatro Fenaroli di Lanciano il 28 e il 29 febbraio 2012, e a grande richiesta riproposta il 14 dicembre dello stesso anno. Viene invitato frequentemente a far parte di giurie di concorsi nazionali.
Già docente presso la Scuola civica musicale di Vasto e di filosofia e storia presso il Liceo classico di Ortona, oltre all’attività di compositore e concertista, svolge intensa opera di ricerca sul folklore abruzzese.
Il M° Santacroce gode di notorietà anche in campo internazionale. La sua composizione per fisarmonica Nostalgie viene eseguita e inclusa nel repertorio della celebre orchestra polacca “Camerata Vistula”, interpretata dal solista Jerzy Lucasiewicz.



5 marzo 2024

Katia Koudachova, "L’alba. Trabocco Punta Tufano (Rocca San Giovanni)", 2024.

Katia Koudachova, "L’alba. Trabocco Punta Tufano (Rocca San Giovanni)", 2024.


Katia Koudachova
"L’alba. Trabocco Punta Tufano (Rocca San Giovanni)", 2024
Olio su tela, cm 30x40
Collezione privata.

2 marzo 2024

Francesco Giacomucci (magistrato e poeta): "Caro infirma", 1895 e "Veli", 1898.

Francesco Giacomucci

Francesco Giacomucci nacque a Vasto (CH) il 12 settembre 1872 e morì a Napoli il 19 novembre 1950. 
Dopo la laurea in Giurisprudenza iniziò a collaborare con varie riviste letterarie e nel contempo iniziò la carriera professionale fino a divenire magistrato di fama nazionale. 
In gioventù scrisse versi di sapore dannunziano e decadente che pubblicò in due volumi: "Caro infirma" (1895) e "Veli" (1898).
F.M.


21 febbraio 2024

Un musicista abruzzese sconosciuto: Lino Crognale di Lanciano.

Un musicista abruzzese sconosciuto: Lino Crognale 
di Angelo Iocco

Per la pubblicazione di alcune foto dei libretti delle canzoni, ringraziamo Maria Di Clemente di San Vito per la sua enorme cortesia.

Pasquale “Lino” Crognale di Lanciano non fu da meno, e volle scrivere anche lui un Sant’Antonio, che da gruppi spontanei veniva eseguito fino ai primi anni 2000 a Lanciano, e si spera che presto venga rimesso in scena!

Nacque e visse a Lanciano (1917-1992). Uomo molto riservato, lavorò presso il Comune di Lanciano fino al pensionamento. Negli anni ’30 iniziò a comporre musica, avendo studiato il contrappunto. Non figura nelle Maggiolate di Ortona.
Conobbe altri musicisti e poeti lancianesi quali Cesare Fagiani, Giuseppe Rosato, Italo Bomba, Italino Giancristofaro e G. Polzinetti. Polzinetti, principalmente conosciuto per la musica d’opera nei teatri, e per la sua attività da direttore di banda alle’stero, avendo partecipato attivamente alle rassegne del teatro Fenaroli di Lanciano, e per oratori sacri, ne scrisse vari con Mons. Raffaele D’Anniballe di Lanciano, scrisse anche per delle “maggiolate” minori che si tenevano nei paesi dei dintorni di Ortona. Polzinetti partecipa alla Festa delle Canzoni Abruzzesi di Caldari del 1945, con la canzone aprente “L’amore cante” su versi di Domenico Petropiccolo; anche la seconda canzone “Ninna nanna” è degli stessi autori, una canzone che ripete i modelli tipici del canto popolare abruzzese del filone delle ninne nanne, la mamma che raccomanda il piccolino alla Madonna, proteggendolo dalle insidie, mentre lei culla la scianna, un canto insomma di “detittiana” memoria, che rievoca la Ninna nanna su versi del De Titta e musica dello Zimarino.
Crognale appare per la prima volta con la canzone “Mencucce”, su versi di Cesare Fagiani, presentata alla 3° Rassegna della Canzone Folkloristica Abruzzese di Caldari del 1939. A seguire: “Lu fatijatore” su versi di Alberto Dragani per la 4° Rassegna del 1946.
Alla Festa delle canzoni abruzzesi per il giorno di Sant’Antonio di Padova in Villa Stanazzo di Lanciano, il 13 giugno 1948, su organizzazione del M° Mario D’Angelo, Lino Crognale presenta la canzone “Sta vocc’arrise” su versi di Petropiccolo.
Per la rassegna di canzoni “Accuscì cantème nu” di Sant’Apollinare chietino del 1948, Crognale riscrive la musica de “La biciclette” tratta dal Canzoniere abruzzese (1919) di Cesare de Titta, già presentata alla II Maggiolata ortonese del 1921 con la musica di Settimio Zimarino. Segnale chiaro, guardando anche la somiglianza delle locandine di presentazione dell’evento e dei libretti, che i temi in questi concorsi minori, sono spesso ripetitivi, e per riempire dei buchi, ci si affida ai grandi successi del passato. Ma un fattore, ad esempio la canzone dello Zimarino e di De Titta ripresa con nuova musica, che probabilmente a quei tempi gli spartiti già erano diventati di difficile reperimento. Nella II edizione di questa rassegna di Sant’Apollinare, sotto la direzione del M° Nicola Benvenuto, Crognale presenta la canzone “Ma sinte a mme!” su versi dell’amico Fagiani.

14 febbraio 2024

Pasquale Celommi, "La tarantella", 1878.



Pasquale Celommi, (Montepagano, 6 gennaio 1851 – Roseto degli Abruzzi, 9 agosto 1928)
"La tarantella", 1878
Olio su tela, cm 43,5x60
Collezione privata.

Canzoni abruzzesi. Coro folkloristico Giulio Sigismondi, 1980.


RASSEGNA DI CANZONI ABRUZZESI, CONCERTO DEL CORO "GIULIO SIGISMONDI" DI SAN VITO CHIETINO, 1980, direttore artistico Virgilio Sigismondi.

CANZUNA NUSTRE
canzone vincitrice alla Festa delle Canzoni di Lanciano del 1922
di Giulio Sigismondi - Giuseppe Garagrella

'EME VULATE
canzone di Virgilio Sigismondi - Antonio Di Jorio

J'ABBRUZZU
canzone della Maggiolata di Ortona 1948
di Carlo Perrone - Nazzareno De Angelis

ALL'ORTE
popolare, elaboraz. Giuseppe Di Pasquale

AMORE AMORE 
popolare, elab. Di Pasquale

VULESSE
canzone presentata alla Festa di Lanciano 1922
di Giulio Sigismondi - Giuseppe Gagarella

CANTO DELLE LAVANDAIE
popolare, elab. Di Pasquale

LA SALDARELLE
di Giulio Sigismondi - Arturo De Cecco

LA SEMENE
di Giulio Sigismondi - Arturo De Cecco

LA JERVE A LU CANNETE
popolare

L'ARIE DE LU METERE
popolare, elab. don Ottavio de Caesaris

L'ARTA CCHIU' PRELIBBATE
alla Festa delle canzoni di San Vito del 1947
di Giulio Sigismondi

LAMENTO DELLA VEDOVA
popolare, elab. Ennio Vetuschi

MO VE'...MO VA'
popolare

TUTTE LE FUNTANELLE
popolare

PAESE ME'
scritto nel 1949 da Antonio Di Jorio

LUCENACAPPELLE
presentata alla Festa di Lanciano del 1922
di Giulio Sigismondi - Giuseppe Gargarella

QUANDE LA FIJA ME'
popolare

VUCCUCCIA D'ORO
presentata alla Maggiolata del 1920
di Cesare De Titta - Antonio Di Jorio

S'UCCHIE
presentata alla Festa di Lanciano del 2922
di Pier Andrea Brasile

LA TRESCHE
scritta negli anni '20 per Orsonga
di Giulio Sigismondi - Gaetano Silvery

13 febbraio 2024

Taluni scritti di architettura pratica dettati da Nicola Maria Pietrocola, 1869.

Lucia Serafini, Note di architettura vastese: tra rappresentazione e conservazione.

Lucia Serafini, Invenzione di una cattedrale: la fabbrica ottocentesca di S. Giuseppe a Vasto e i suoi autori.

Lucia Serafini, Invenzione di una cattedrale: la fabbrica ottocentesca di S. Giuseppe a Vasto e i suoi autori. 

Da: unich.it

Lucia Serafini, Nicola Maria Pietrocola. Architetto e teorico nel Mezzogiorno preunitario.

L’architetto di cui si parla in questo libro è Nicola Maria Pietrocola, vissuto tra la fine del XVIII e la prima metà del XIX secolo, e con un’attività progettuale di lungo corso, sigillata negli ultimi anni della sua vita da un piccolo trattato sull’arte di costruire, pubblicato postumo a Napoli nel 1869 e rimasto unico nel suo genere, perlomeno in ambito locale. Nativo di Vasto, centro rivierasco dell’Abruzzo Citeriore, ma con una formazione di largo respiro, Pietrocola è il traghettatore in architettura del processo di modernizzazione avviato a nord del Regno di Napoli a partire dalla fine del Settecento, al passo con le istanze illuministiche e la necessità di rispondere alle esigenze della classe borghese. L’occasione del 150° anniversario della morte di Pietrocola, che ricorre nel 2015, è peraltro immancabile per supportare il testo con la riedizione del suo trattato e la contestualizzazione della sua figura e del suo ruolo in un ambito che supera, con i confini regionali, anche quelli del Regno. Portare all’attenzione la figura di un architetto come Nicola Maria Pietrocola, e ripubblicare oggi il suo trattato, sono necessità legate non solo alla circostanza di un deciso avanzamento, finalmente anche in ambito regionale, degli studi sul cantiere tradizionale, ma anche alla sopraggiunta consapevolezza del valore di patrimonio storico che le sue opere hanno nel tempo guadagnato, anche e soprattutto quando si sono stratificate su opere più antiche aggiungendo loro parti che le hanno rifuse e trasformate ma mai annullate nella loro identità. È questa eredità che oggi preme salvaguardare, tanto negli obiettivi perseguiti quanto nei mezzi utilizzati, alla resa dei conti tutt’altro che sorpassati e obsoleti. E tali dunque da offrire spunti e argomenti per una gestione del territorio più consapevole.

LUCIA SERAFINI è professore Associato di Restauro architettonico nel Dipartimento di Architettura dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara, dove tiene corsi di Laboratorio di restauro e di Teoria e storia del restauro. Ha pubblicato numerosi saggi sulla costruzione storica in Abruzzo, con particolare riguardo per i caratteri tecnici e materiali dell’edilizia tradizionale. Della vicenda abruzzese ha anche analizzato la ricostruzione di città e monumenti successiva alla seconda guerra mondiale, e svolto ricerche sullo stato del patrimonio dopo il terremoto dell’Aquila del 2009. Si occupa anche di studi sul tema dell’incontro fra antico e nuovo nel restauro, sia a scala architettonica che urbanistica.

Da: Gangemi.com

Lucia Serafini, Alla periferia del Neoclassicismo. Nicola Maria Pietrocola architetto vastese (1794 - 1865).

 

Lucia Serafini, Alla periferia del Neoclassicismo. Nicola Maria Pietrocola architetto vastese (1794 - 1865). 

Da: unich.it.

La canzone abruzzese a Poggiofiorito – Dalle Feste dell’Uva alla Prima festa della canzone fascista abruzzese (1929-1939).


La canzone abruzzese a Poggiofiorito – Dalle Feste dell’Uva alla Prima festa della canzone fascista abruzzese (1929-1939)
di Angelo Iocco

Per questo articoli, si ringrazia l’Associazione culturale “Tommaso Coccione” di Poggiofiorito, e in particolare Vincenzo Coccione, per avermi concesso l’accesso all’archivio e alle fotografie.

Dedico questo pezzo alla Memoria

Per una storia della canzone folk Abruzzese, del periodo classico che va dalla fine dell’800 sino agli anni ’50, vogliamo quo ricordare il decennio d’oro della Canzone abruzzese nel paesino di Poggiofiorito, vicino Ortona. La città definita “perla dell’Adriatico” da G. D’Annunzio, proprio nel 1920 avviava la stagione delle Maggiolate abruzzesi con l’Albanese, il Di Jorio, lo Zimarino, e altri, con rassegne e concorsi di Cori dei paesi d’Abruzzo, dei loro maestri e dei loro autori di canzoni da esibire per la premiazione. Gli altri paesi dei dintorni non stettero inerti a guardare la città che proprio in quel tempo diventava la sede ufficiale della Canzone d’Abruzzo, sicché già negli anni immediatamente successivi, a Castelfrentano, Orsogna, Lanciano, Pescara, San Vito ecc. nacquero delle rassegne con dei propri autori e poeti, che cercarono di imitare la famosa Maggiolata ortonese. Poggiofiorito ebbe un ruolo di grande rilievo, poiché nel 1929, nacquero le Feste dell’Uva. Si racconta che il celebre poeta Cesare de Titta venisse a passare le estati in compagnia dell’amico Antonio Di Jorio proprio nella villeggiatura di Poggio, e che propose qui, visti i numerosi e ampli campi di vigneti, di istituire una festa dedicata all’uva. Mai parola più profetica quella del De Titta, dato che anche dopo la guerra, l’area di Ortona echeggiò dei canti, intendiamoci i canti d’autore presentati alle varie rassegne di Caldari, Rogatti, Frisa, Crecchio, Tollo ecc., che prendevano l’ideale, ma appunto soltanto l’ideale, e non sempre l’andamento ritmico della tradizione, dei canti antichi che le massaie e le mondine o i viandanti solitari, o le allegri brigate di giochi e di serenate intonavano da anni e anni, repertorio di una enciclopedia popolare di tradizione orale, che per fortuna un gruppo di etnologi abruzzesi come il De Nino, il Pansa, il Finamore, il Ciampoli, ebbero la cura di raccogliere e trascrivere.

Articolo de Il Messaggero, del 1939 – copia presso Centro di Documentazione Teatrale di Castelfrentano


La Storia della Sagra dell’Uva di Poggiofiorito

Tornando a Poggiofiorito, nel 1929 il M° Ercole Zazzini, grande animatore delle feste, organizzò la prima edizione, cui partecipò anche Cesare De Titta con l’inseparabile Antonio Di Jorio, fornendo alcune canzoni. Le canzoni erano sponsorizzate dall’Ente OND di Chieti; in quegli anni era tornato per la convalescenza nell’ariosa terra natia, dall’America, il giovane poggese Tommaso Coccione, reduce da grandi successi e da incisioni dei suoi ballabili per fisarmonica. Il Coccione darà forte impulso alle maggiolate, esibendosi con la fisarmonica, strumento allora quasi sconosciuto e non facente parte del corollario degli strumenti d’orchestra per queste feste canore. Altri animatori delle feste furono il poeta poggese Tommaso Di Martino, che scriveva le canzoni, e il chietino Antonio Ambrosini, coetaneo di Modesto Della Porta da Guardiagrele, che come lui morirà appena 50enne per un brutto male. I poeti concorrenti, insieme ai musicisti, erano dell’area frentana, vediamo un giovane Cesare Fagiani di Lanciano, che negli anni ’40 e ’50 sarà molto conosciuto con le due commedie al teatro Fenaroli di Lanciano, vediamo Ugo Di Santo, originario del Molise, che ugualmente diventerà famosissimo nel musicare operette teatrali, come “Lulù aiutami tu” di Eduardo Di Loreto; vediamo Di Loreto stesso da Castelfrentano con l’amico Pierino Liberati, reduci dai grandi successi delle Maggiolate del 1922 e 1il 23, poi l’anziano Vito Olivieri di San Vito, che nel 1923 e il 1926 era stato grande animatore delle Feste del Mare nel suo paese marinaro, e che con Di Loreto aveva scritto varie canzoni per le Maggiolate e varie commedie teatrali, di cui purtroppo quasi tutti gli spartiti, testi a pare, sono andati persi; poi Attilio Fuggetta da Sulmona, capostazione a Fossacesia appassionato di musica, grande concorrente alle Maggiolate con l’amico fossacesiano Nino Saraceni. E poi la grande rosa dei rappresentanti della musica Abruzzese classica, Antonio Di Jorio, Guido Albanese, Giulio Sigismondi, Luigi Dommarco, Olindo Jannucci da Città Sant’Angelo, grande animatore delle Maggiolate dopo la morte dell’Albanese, che con l’Albanese vinceva quasi sempre alle Maggiolate della sua città, poi ancora Cesare de Titta, Antonio Ambrosii, Tommaso Di Martino e il fisarmonicista poggese tanto amato, che figurava in testa a ogni libretto delle Feste dell’uva, Tommaso Coccione.
Purtroppo, come dettoci dallo stesso figlio Vincenzo Coccione, a causa dei danni della guerra a Poggio, e degli spartiti del padre che andarono dispersi per non curanza, accadde che varie partiture delle Feste dell’Uva andarono perse, ancora oggi irrintracciabili; per cui Vincenzo, per l’amore così grande che lo ha portato a fondare una associazione dedicata a suo padre, alla raccolta di quanto si era salvato dell’amato genitore, volle rimusicare, avvalendosi dello stile che aveva Tommaso, quelle canzoni che erano rimaste “mute” a causa della distruzione delle partiture. Infatti, come detto altrove, i libretti servivano più che altro per stampare i testi delle canzoni, e non erano inclusi gli spartiti; nella metà degli anni ’20, Guido Albanese ebbe l’accortezza di far stampare in accluso ai testi, anche gli spartiti delle canzoni presentate, in modo da impedirne la dispersione.
Come possiamo vedere, leggendo i libretti e i testi, le canzoni hanno per tema la vendemmia, l’uva, non a caso le feste si facevano a settembre, nei palchi inghirlandati con tralci di vite e di succosi grappoli, si celebrava la prosperità e la fertilità delle campagne poggesi, perfino l’ultima canzone del De Titta scritta prima di morire, è un inno alla ricchezza e alla floridezza di queste contrade, così come la canzone del Di Martino “Poggefiurite”. Le feste successivamente, nel 1939, evolvettero per così dire, nella “Festa della canzone fascista abruzzese”, promossa dall’OND Chieti, nella quale molti sono i riferimenti al fascismo, così come scritto testualmente nella presentazione del libretto; quello era proprio ‘intento, magnificare le glorie e i successi della guerra, della spedizione in Etiopia, della ricchezza del Paese grazie alle riforme di Mussolini e al patto con Hitler, e via dicendo. E dunque, leggendo questi testi, che farebbero arrossire qualsiasi estimatore della canzone popolare abruzzese, dell’Albanese autore della notissima Vola vola vola, del mite Fagiani autore della celebre poesia “La squijje di Natale”, del Di Jorio così tanto portatore di quell’idea di abruzzesità, insomma comprendiamo che i tempi erano quelli che erano, e occorreva adattarsi per queste rassegne di folklore, verso le quali specialmente la propaganda di Regime voleva imporsi, per penetrare nelle menti degli spettatori. Così vediamo ad esempio una magnifica “Ninna nanna” postuma di Cesare de Titta, musicata dall’orsognese Camillo de Nardis (il quale musicherà altri testi di ispirazione fascista, ad esempio una canzone del marinaio su versi del concittadino Raffaele Paolucci), che vede “ingabbiati” quei versi così soavi e andanti, cullati dalle note, nei riferimenti all’accendere un cero alla Madonna (uso abruzzese) per ricordare il figlio in guerra, o nella madre che è orgogliosa del gagliardetto del proprio figlio combattente, o nella preghiera a Mussolini e la speranza di una nuova Roma imperante simbolo di civiltà e progresso come nell’Impero. Insomma una canzone che trasuda fascismo da tutti i porti, per non parlare della “Savitarella fasciste” del Di Martino, dove i cantori si fanno beffe dell’Inghilterra e della Francia dello storico impero coloniale, per lodare invece l’opera conquistatrice dell’Etiopia da parte dell’Italia. Tornando alla Ninna nanna detittiana, pochi sanno che oggi la canzone è ancora riproposta, insieme a “Suonne” di Marcolongo-DI Jorio, soltanto che sono state epurate, ripulite delle incrostazioni fasciste; Ennio Vetuschi della Corale Verdi di Teramo, ne ripropose soltanto la prima strofa, poiché le ultime due sono quelle più rigurgitanti di sentimento patriottico. Altri Cori ne hanno proposto solo 2 strofe, ma oggi tendenzialmente si usa proporre la versione del Vetuschi. Possiamo solo dire che questa bellissima canzone di don Cesare fu sporcata dai tempi che corsero, poiché nelle melodie, riecheggia esattamente, benché elaborati, quei motivi popolari che cantavano le mamme ai loro bambini per farli addormentare.
Dopo questa Sagra della canzone fascista, Poggiofiorito non ebbe fino alla guerra altre rassegne canore. I tempi erano cambiati, la guerra imperversava. Dal 1947 in poi con Mario d’Angelo da Villa Romagnoli, giunto a Poggiofiorito per dirigere il coro, inizieranno nuove rassegne, e verrà creata quella canzone che ancora oggi è l’inno del paese: L’Uve di Poggifiurite.

Costantino Barbella scultore d'Abruzzo e il Cenacolo michettiano.

Canzoni abruzzesi, Coro Pierino Liberati di Castel Frentano.



Canzoni abruzzesi, Direttore M° Francesco Paolo Santacroce
le canzoni:
Arvì (Misantoni-Vetuschi), 
Ci stave na vote (Testa-Polsi)
Fusare nnammurate (Sigismondi)
Marrocche e frusce (De Carolis-Polsi)
Lucenacappelle (Sgisimondi-Gargarella)
Mare nostre (Illuminati-Di Jorio)
La partenza de li pecurele (Sigismondi-De Cecco)
L'avemmarije (D Loreto-Olivieri)
Tuppe e tuppe (Di Loreto-Liberati)
Stanotte è na notte d'incante (Miccoli-Liberati)
Nostalgia opera di F.P. Santacroce

8 febbraio 2024

Pasquale Celommi, "La tarantella", 1878.



Pasquale Celommi, (Montepagano, 6 gennaio 1851 – Roseto degli Abruzzi, 9 agosto 1928)
"La tarantella", 1878
Olio su tavola, cm 40x67
Collezione privata.

Pittura Abruzzese Manierista nel Chietino: il pittore “Dioaiutarà” attivo alla fine del Cinquecento a Gessopalena.

Pittura Abruzzese Manierista nel Chietino: il pittore “Dioaiutarà” attivo alla fine del Cinquecento a Gessopalena

di Angelo Iocco

Nella chiesa parrocchiale Madonna dei Raccomandati di Gessopalena, presso l’altare della Deposizione, si trovano due opere di uno sconosciuto pittore manierista, forse seguace di Pompeo Cesura, forse aquilano, che realizzò la Pala d’altare, incassata nella cornice di legno, che ospita altri suoi piccoli dipinti, insieme a un’altra tela che raffigura la Pentecoste. Resta ignoto il suo nome, ne parla Luigi Cicchitti nel suo libro Abruzzo delle meraviglie – Gessopalena e il Trittico della Misericordia, Ianieri, Pescara 2017, soffermandosi brevemente sull’iscrizione posta in basso a sinistra, che indica “Dio-aiutarà 1587”, ossia “Dio (ti) aiuterà”, una di quelle massime memento che costellano la pittura sacra. Ma chi fu questo pittore?








Difficile dirlo, in mancanza di documentazione. La sua Deposizione è simile, per certi canoni, a una Pietà conservata all’Aquila; al centro, leggermente a sinistra, il Cristo morto, a cui un’ancella sorregge l’avambraccio sinistro per ungerlo, forse la Maddalena, dietro il Cristo, San Giovanni, un’altra delle Marie, e la Madonna addolorata col velo, che incrocia le mani, in una posizione tipicamente tardo-gotica della pittura aquilana, che ha chiare reminiscenze del Maestro di Beffi e di Saturnino Gatti, basti ricordare il ciclo di affreschi dell’abside della chiesa di San Silvestro all’Aquila; al centro della macchina scenica ben composta, in alto, la Croce, con due scale; la più grande sulla destra rompe la scena, e induce l’osservatore a guardare una delle guardie, che sta scendendo con in mano la corona di spine, un altro riferimento alla pittura fiorentina di tradizione manierista, impossibile non ricordarsi di Rosso Fiorentino e della sua Deposizione di Volterra. Il motivo scenico della scala sulla Croce, è presente anche nel dipinto cesuriano, ed è retta in questo quadro di Gessopalena, da un soldato romano dall’aspetto grottesco.


Giulio Cesare Bedeschini, Madonna incoronata Regina degli Angeli tra Santi, Chiesa dei Raccomandati, Gessopalena.

Questo pittore sconosciuto doveva far parte insieme a Giovanpaolo Cardone, a Giovanpaolo Donati e altri della cerchia manierista aquilana, che presto lascerà il posto a Giulio Cesare Bedeschini, anche lui di formazione romana e fiorentina. E il Bedeschini lavorò per Gessopalena, per conto della Confraternita della Madonna dei Raccomandati, consegnando una tela corale, con al centro la Madonna incoronata Regina dei Cieli dagli angeli, con ai lati in piedi San Carlo Borromeo e San Francesco d’Assisi, e in basso inginocchiati Sant’Antonio di Padova e Santa Rita da Cascia. Opera solenne, tra le più belle del Bedeschini, in uno scenario dorato che lascia immaginare l’Eterna Luce del Paradiso, ispirata probabilmente a un’altra tela del Bedeschini, per quanto riguarda il volto di San Carlo, presente nella Basilica della Madonna del Colle di Pescocostanzo.





Nel libro di Cicchitti, si segnalano altre opere, la citata Pentecoste, i due Santi Pietro e Paolo principi della Chiesa, collocati presso il catino absidale d’altare maggiore, dove si trova la Pala del Trittico della Madonna della Misericordia, della scuola di Pietro Alamanno, e ampiamente studiato dal Cicchitti. I due Santi hanno i loro attributi di riconoscimento, San Pietro, stempiato, anziano, con le chiavi del Paradiso e il Vangelo, San Paolo pelato, con la barba lunga e la spada della difesa della Chiesa…e del martirio!

Franco G. Maria Battistella, citato dal Cicchitti nella sua opera, si è occupato di questo pittore, citando altre opere da lui realizzate, come la tela della Deposizione nella chiesa di San Francesco a Loreto Aprutino. Nella chiesa di Gessopalena soffermiamoci ancora sulla tela della Pentecoste: la Madonna è al centro, attorniata dagli Apostoli, si riconoscono San Giacomo, San Pietro, San Filippo, le lingue di fuoco si sprigionano dal cielo, indorato, una lezione ancora aquilana che rimanda a Saturnino Gatti per la Pala del Rosario; i volti degli Apostoli sono leggermente allungati, come era solito fare il Cesura per le sue Madonne o Sacre Conversazioni, michelangioleschi e robusti i tratti degli zigomi, delle espressioni facciali, delle nodose dita, delle braccia tese e nerborute degli uomini, dolci i tratti femminili della Madonna.

Questo pittore pare che fu attivo anche a Ortona nella chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, dipingendo due opere conservate nel Museo diocesano, San Pietro Celestino (la chiesa era di fondazione Celestina), e San Benedetto abate. Le figure sono solenni, nelle vesti vescovili, San Pietro Celestino ha la mitra e il pastorale, l’espressione altera, San Benedetto con l’ispida barba si rifà ad altri modelli utilizzati da questo Anonimo “Dioaiutarà” per i volti dei Santi Pietro e Paolo a Gessopalena. Non si conoscono altre opere di questo pittore, resta comunque una bellissima traccia di manierismo aquilano al di qua dell’Abruzzo chietino.




5 febbraio 2024

Progetti per Vasto dell'Arch. Kisho Kurokawa.


Kisho Kurokawa, Progetto area intercomunale Vasto-San Salvo, 1975.






Kisho Kurokawa, Exhibition Space, Vasto, 1975.





Kisho Kurokawa, Sports Centre Vasto, 1975 - Exhibition Space, 1975.

 



Filippo Marino
05.02.2022