di Angelo Iocco
Difficile dirlo, in
mancanza di documentazione. La sua Deposizione è simile, per certi
canoni, a una Pietà conservata all’Aquila; al centro, leggermente a
sinistra, il Cristo morto, a cui un’ancella sorregge l’avambraccio sinistro per
ungerlo, forse la Maddalena, dietro il Cristo, San Giovanni, un’altra delle
Marie, e la Madonna addolorata col velo, che incrocia le mani, in una posizione
tipicamente tardo-gotica della pittura aquilana, che ha chiare reminiscenze del
Maestro di Beffi e di Saturnino Gatti, basti ricordare il ciclo di affreschi
dell’abside della chiesa di San Silvestro all’Aquila; al centro della macchina
scenica ben composta, in alto, la Croce, con due scale; la più grande sulla
destra rompe la scena, e induce l’osservatore a guardare una delle guardie, che
sta scendendo con in mano la corona di spine, un altro riferimento alla pittura
fiorentina di tradizione manierista, impossibile non ricordarsi di Rosso
Fiorentino e della sua Deposizione di Volterra. Il motivo scenico della scala
sulla Croce, è presente anche nel dipinto cesuriano, ed è retta in questo
quadro di Gessopalena, da un soldato romano dall’aspetto grottesco.
Questo pittore
sconosciuto doveva far parte insieme a Giovanpaolo Cardone, a Giovanpaolo
Donati e altri della cerchia manierista aquilana, che presto lascerà il posto a
Giulio Cesare Bedeschini, anche lui di formazione romana e fiorentina. E il
Bedeschini lavorò per Gessopalena, per conto della Confraternita della Madonna
dei Raccomandati, consegnando una tela corale, con al centro la Madonna
incoronata Regina dei Cieli dagli angeli, con ai lati in piedi San Carlo
Borromeo e San Francesco d’Assisi, e in basso inginocchiati Sant’Antonio di
Padova e Santa Rita da Cascia. Opera solenne, tra le più belle del Bedeschini,
in uno scenario dorato che lascia immaginare l’Eterna Luce del Paradiso,
ispirata probabilmente a un’altra tela del Bedeschini, per quanto riguarda il
volto di San Carlo, presente nella Basilica della Madonna del Colle di
Pescocostanzo.
Nel libro di Cicchitti,
si segnalano altre opere, la citata Pentecoste, i due Santi Pietro e Paolo
principi della Chiesa, collocati presso il catino absidale d’altare maggiore,
dove si trova la Pala del Trittico della Madonna della Misericordia, della
scuola di Pietro Alamanno, e ampiamente studiato dal Cicchitti. I due Santi
hanno i loro attributi di riconoscimento, San Pietro, stempiato, anziano, con
le chiavi del Paradiso e il Vangelo, San Paolo pelato, con la barba lunga e la
spada della difesa della Chiesa…e del martirio!
Franco G. Maria
Battistella, citato dal Cicchitti nella sua opera, si è occupato di questo
pittore, citando altre opere da lui realizzate, come la tela della Deposizione
nella chiesa di San Francesco a Loreto Aprutino. Nella chiesa di Gessopalena
soffermiamoci ancora sulla tela della Pentecoste: la Madonna è al centro,
attorniata dagli Apostoli, si riconoscono San Giacomo, San Pietro, San Filippo,
le lingue di fuoco si sprigionano dal cielo, indorato, una lezione ancora
aquilana che rimanda a Saturnino Gatti per la Pala del Rosario; i volti degli
Apostoli sono leggermente allungati, come era solito fare il Cesura per le sue
Madonne o Sacre Conversazioni, michelangioleschi e robusti i tratti degli
zigomi, delle espressioni facciali, delle nodose dita, delle braccia tese e
nerborute degli uomini, dolci i tratti femminili della Madonna.
Questo pittore pare che
fu attivo anche a Ortona nella chiesa di Santa Maria di Costantinopoli,
dipingendo due opere conservate nel Museo diocesano, San Pietro Celestino (la
chiesa era di fondazione Celestina), e San Benedetto abate. Le figure sono
solenni, nelle vesti vescovili, San Pietro Celestino ha la mitra e il
pastorale, l’espressione altera, San Benedetto con l’ispida barba si rifà ad
altri modelli utilizzati da questo Anonimo “Dioaiutarà” per i volti dei Santi
Pietro e Paolo a Gessopalena. Non si conoscono altre opere di questo pittore,
resta comunque una bellissima traccia di manierismo aquilano al di qua
dell’Abruzzo chietino.
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