Pagine

19 gennaio 2022

“Casca l’oliva", Addije, addije amore", Nebbi’ a la valle". L'antico canto popolare abruzzese che ha "ispirato" Modugno per “Amara terra mia”.

Da: Altosannio.it


Canto popolare delle raccoglitrici d'olive: 

 Nebbi' a la valle e nebbi' a la muntagne,

ne la campagne nen ce sta nesciune.

Addije, addije amore

casch' e se coje

la live e casch' a l'albere li foje.

 

 Casche la live e casche la ginestre,

casche la live e li frunne ginestre.

Addije, addije amore

casch' e se coje

la live e casch' a l'albere li foie

            


Cade L'Uliva (Caschi La Foje), Giovanna Marini - Il Nuovo Canzoniere Italiano



             
Addije, addije amore - DisCanto




 
Amara terra mia (Domenico Modugno - Enrica Bonaccorti)





Da: La bacheca della partitura


 


 




Si leggano a riguardo le considerazioni del prof. Elso Simone Serpentini.



"Addìje addìje amore" (intitolato anche "Casche la live" e "Nebbia a la valle") è per me il più bello dei canti popolari anonimi e non d'autore d'Abruzzo. Nel tempo ne ho collezionato una quarantina di versioni, di solisti e di cori. La versione più bella (di una voce maschile solista) è quella che preferisco, perché straziante e commovente, a volte la sento per una trentina di volte consecutivamente, riuscendo a stento ogni volta a trattenere le lacrime. Altre versioni sono pure assai belle, altre, la quasi totalità, sono penose, e tradiscono sia lo spirito che il testo del brano, perpetuando un errore che ha ferito a morte il canto. Quasi tutti i cori, anche abruzzesi, cantano: "casche e se coje", non rendendosi conto della bestialità. E' un canto dell'emigrazione abruzzese, le campagne sono spopolate e abbandonate, non più curate, le olive non sono più colte e cascano a terra marcendo, quindi cascano e NON si colgono. Non si può dire "casche e se coje", ma si deve dire "casche e 'NZE coje", cascano e non si colgono. Questa per me è una cartina di tornasole, ascoltando l'ennesima versione del brano sto attento: se non sento quel 'NZE davanti a COJE, cestino. La prima cosa che dissi ad Enrico Melozzi che scelse questo brano come imprescindibile già per la prima edizione della Notte dei serpenti fu che chiunque l'avesse cantata avrebbe dovuto ridarci quel 'NZE COJE e così è stato, sia quando nella prima edizione l'ha accostata (in una felice contaminazione) ad un canto altrettanto struggente dell'emigrazione albanese in Abruzzo, che nella seconda edizione. Un altro aspetto non secondario: questo brano ci venne RUBATO e noi ce lo facemmo rubare, da Domenico Modugno e da Enrica Bonaccorti, il primo ci rubò la musica e la seconda le parole, in una versione in italiano in cui la campagna da nebbiosa viene trasformata in assolata, la nebbia in sole, la montagna in collina e in fondo si travisa il senso, come si può vedere nelle parole di un brano che venne registrato alla Siae con il titolo "Amara terra mia", il che indusse tutti a pensare che il canto fosse siciliano o pugliese, anche perché Modugno non disse mai nelle sue esecuzioni che il brano originale era abruzzese. La Notte dei serpenti ce l'ha restituito e l'abbiamo rifatto nostro, con orgoglio. Il testo e una spiegazione del brano compaiono nel libretto del cd di cui mi onoro di aver curato i testi. Posto anche il testo del brano con il quale ci fu rubato il canto.

Nessun commento:

Posta un commento