Ippolito Sabino da Lanciano e i suoi Libri dei Madrigali.
Ippolito Sabino, lancianese, fu al servizio di Innico d'Avalos a Vasto, maestro di Orazio Crisci appartenente a una ricca famiglia vastese che stampò madrigali in volumi di Sabino nel 1581-89. La presenza del Sabino a Vasto era stata preceduta da quella di Francesco Paolo Sabino, probabilmente suo parente, che il 1 maggio 1581 stipulava un contratto per la costruzione di un organo nella chiesa di Santa Maria in San Salvo (l'attuale parrocchia di San Giuseppe). Il nome Sabino risale alla città commerciale di Lanciano, che nel XVI secolo ebbe un grande sviluppo economico e politico-ecclesiastico, venne riconosciuta sede diocesana, la chiesa di Santa Maria del Ponte fu elevata a insigne collegiata e poi cattedrale, l'arte organara appare assai fiorente, con maestri provenienti da Venezia nel 1542: i fratelli Andrea e Giacomo da Vicenza, la stessa famiglia Sabino era probabilmente di origine veneta, nel 1537 è già attestata la sua presenza presso la chiesa di Santa Maria Maggiore di Lanciano di un certo Alessandro Grandevo.
In questa città si attesta per primo Aurelio della Faya, musicista e sacerdote di origine francese, venuto a Lanciano come maestro di cappella nel 1561, amato dai cittadini, e ispiratore di Camillo e Ippolito Sabino, che gli fecero tenere i rispettivi primogeniti al fonte battesimale di Santa Maria Maggiore. I discepoli lancianesi, dopo la sua morte nel 1573, Giovanni Battista Bossi e Aurelio Pittore, fecero stampare per i tipi di Angelo Gardano di Venezia, il secondo libro di madrigali a cinque voci, dedicandolo a Ferrante d'Alarcon y Mendoza, marchese di Valle Siciliana (provincia di Teramo) Il secondo nome lancianese è Ippolito Sabino, noto madrigalista, vissuto tra gli anni '40 del '500 e il 1593, pubblicò 14 volumi di musica, una trentina di raccolte musicali italiane ed europee, in gioventù ebbe la protezione di Cipriano de Rore; fu maestro di cappella, ebbe contatti culturali con altre zone italiane, nel Terzo libro di madrigali a cinque e sei voci con dedica a Francesco I de' Medici e Bianca Cappello, si ipotizza che ebbe contatti anche con lo stato mediceo, nel 1582 era attivo nella città lagunare, mentre in Abruzzo, oltre a Lanciano, fu attivo ad Atri e Ortona. In questa ultima città, nel 1575 Sabino pubblicò il libro Misse sex per Giovanni Agustino de Santis, canonico e vicario di Ortona, di cui si ricorda il pezzo "Quia vidisti me Thomas credidisti", che rimanda al culto dell'apostolo Tommaso, le cui reliquie sono conservate nella cattedrale. L'esistenza di una cappella musicale nella cattedrale ortonese è documentata solo nel 1584. Nella città il maestro di cappella era eletto e stipendiato dal parlamento cittadino, a causa dell'incendio dell'archivio municipale nel 1799, si ha solo qualche nome del XVII secolo: Muzio Bruno di Fano, attivo nel 1593-1606 e il più famoso Adriano della Rota, attivo tra il 1584 e il 1616. Di origine fiamminga, Adriano giunse a Ortona al seguito della duchessa Margherita d'Austria, feudataria della città dal 1583 all'86, anno della sua morte; vi entrava infatti il 10 novembre dell'83, e pare che in quell'anno compose il madrigale "A sacro e divin nome", contenuto nel Primo libro dei madrigali a cinque voci. Fu attivo in quel periodo anche a Lanciano, Sulmona e infine ad Atri. A Lanciano conobbe Ippolito Sabino, il quale fu temporaneamente attivo anche nella cappella della cattedrale atriana nel 1567-68, probabilmente anche nel 1579, mentre Camillo Sabino vi fu per tutto il decennio degli anni '60, alternandosi con i maestri Luca ed Eliseo Colo, don Costanzo, Geronimo, Detio Villa, di cui si ricorda la commissione dell'organo della chiesa dei Domenicani di San Giovanni presso Atri.
Da: Angelo Iocco
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