Sulle tracce dei Templari in Abruzzo, tra storia e leggenda.
di Angelo Iocco
Apprendiamo che
probabilmente, per maggiore vicinanza al mare Adriatico, e ai porti abruzzesi
quali Pescara, Ortona, Buca del Vasto, Punta Penna, i Templari nell'Abruzzo
preferirono, come riportato in un altro documento del 1320 dal Faraglia, essere
insediati nell'Apruzzo Citeriore al fiume Pescara, ossia il territorio di
Chieti, anche per un collegamento più agevole con la Puglia attraverso il
tratturo Magno. Papa Urbano predicò alla fine del Mille nella Cattedrale di
Chieti (1097), e dopo di lui Enrico VI figlio di Federico Barbarossa in San
Giovanni in Venere la Crociata per la Terra Santa, e dalla vicina Aterno oggi
Pescara, molti cavalieri Crociati si imbarcarono per il Santo Sepolcro da
liberare dagli infedeli. Per San Giovanni in Venere abbiamo notizie di
cavalieri crociati imbarcatisi da lì anche grazie al Chronicon di Santo Stefano
in Rivomaris redatto da un tal Berardo; anche se l'unico esemplare di
quest'opera, che proverrebbe dalla distrutta abbazia di Santo Stefano in
tenimento di Casalbordino, fu trascritto nelle Antichità dei Frentani dal noto
abate falsario Pietro Polidori da Fossacesia nel XVIII secolo, e dunque la
fonte va vagliata con tutte le pinze; soprattutto per quanto riguarda il carme
del "Plangite" scritto dal monaco, quando si menziona il disordine e
il numero di saccheggi causati nel Porto di Pennaluce vicino Vasto, per
l'imbarco dei Templari, durante la presenza di Enrico VI negli Abruzzi.
A proposito di Vasto,
lo storico Marchesani, prendendo anche dal suo predecessori Nicolafonso Viti,
ricorda la presenza a Vasto di due chiese dedicate al Santissimo Salvatore, una
dentro le mura di Guastum Aymonis (rione San Pietro), e l'altra nel casale San
Salvatore de Linari, oggi distrutto. Anche nei documenti Vaticani dei
possedimenti Templari in Abruzzo questa proprietà è menzionata, e qualcuno ha
congetturato, leggendo "Sancti Salvatoris de Linari propre Guastum",
ossia "vicino Vasto", che il territorio menzionato doveva essere
l'attuale Casalbordino, ricordando che nei documenti del XIII secolo, questo
feudo iniziò ad essere chiamato con il nome del feudatario, ovvero Roberto Bordinus, e per la presenza di una
parrocchia oggi del XVIII secolo, dedicata al Salvatore. Ma la congettura non
regge. Regge piuttosto la menzione nei documenti della presenza di un monastero
dei Cavalieri di Gerusalemme dedicato a San Giovanni, che era nel rione Guasto
d'Aimone, all'altezza dell'incrocio di Corso Plebiscito con Corso Dante, antica
strada del Bando, dove si trova pressappoco la chiesa del Carmine; monastero
citato in documenti insieme ad altri possedimenti Templari Abruzzesi in una
bolla di Papa Alessandro III nel 1173, che rimase integro sino alla metà del
XIX secolo, quando ridotto a fienile, venne demolito.
S.Giovanni, Vasto, coll.F.Marino |
Probabilmente grance
Templari nei dintorni dovevano essere anche presso la scomparsa chiesa di San
Martino con torre fortificata a Pennaluce, poi ad Atessa in località
Castelluccio, come menzionato sempre nei documenti Vaticani, e a Monteodorisio,
patria di frate Andrea, processato e interrogato nel palazzo vescovile di
Chieti. Inoltre altra località, che la leggenda locale vuole di proprietà dei
Templari, è Colle Flocco di Atessa, per la presenza della chiesa di San Nicola;
giudicando l'aspetto novecentesco della chiesa, a meno che non si compiano
scavi archeologici, non è possibile stabilire presenza di questi cavalieri in
situ. Piuttosto interesserebbe l'assonanza, in queste località, tra presenza di
Monaci Templari e Monaci dell'Ordine dei Celestini di Pietro da Morrone, con
l'edificio rappresentativo della Badia di Santa Maria di Collemaggio, per cui
si è scritto tanto anche sulla presenza templare in questo sito; a
Monteodorisio il santuario della Madonna delle Grazie era anticamente un
monastero celestino, e sopravvive ancora oggi il torrione di difesa dei
Celestini nel centro storico, a Vasto i Celestini avevano sede nel monastero di
Santo Spirito presso Torre Del Moro, dove oggi sorge il teatro Rossetti, in
parte ricavato dalle sue rovine; ad Atessa esisteva il monastero dei Celestini
presso il colle della Colonna di San Cristoforo, oggi scomparso; e così anche a
Chieti, i Celestini avevano due possedimenti dentro le mura, Santa Maria della
Civitella presso l'anfiteatro romano, e la chiesa poi passata alle Monache
Clarisse nel XVI secolo, che si trasferirono dalla vecchia chiesa di San
Giovanni, che ospitò invece l'ordine dei Cappuccini, a Porta Sant'Anna.
Tuttavia alcuni storici
locali hanno voluto congetturare sul toponimo di Quarte San Giovanni o Porta
Monacisca (porta dei monaci), all'altezza della chiesa di Materdomini dei
Cappuccini (eretta negli anni '50 sopra una chiesa più antica, a sua volta di
origine longobarda come vuole la tradizione); e avrebbero supposto che un
perduto monastero di San Giovanni dei Templari a Chieti fosse all'altezza del
Largo del Pozzo romano, poi noto come Piazza Valignani, all'altezza dell'ex via
Ulpia (prosecuzione del corso Marrucino verso la chiesa di San Francesco),
oppure verso via Pollione. Una lapide trascritta dallo storico eminente Gennaro
Ravizza, che parla del restauro di una "piramide" a Chieti nel 1818,
con approvazione di Ferdinando I delle Due Sicilie, con dedica a Giuseppe
Caracciolo VI Principe di Torella, ha fatto ugualmente dibattere, ma
sicuramente questa piramide ha a che fare con la massoneria francese e inglese
impiantata a Napoli alla fine del '700, e non con una presenza Templare a
Chieti, anche se i dubbi sul nome di "Porta Monacisca" e Quartiere
"San Giovanni" comunque rimangono, su circa la presenza di una chiesa
perduta a Chieti, per cui forse si dovrebbero controllare le carte catastali
all'Archivio di Stato, per individuare una strada che poteva essere dedicata a
un San Giovanni.
E di Pescara, che già
nel XII-XIII secolo era un fiorente porto nell'Adriatico sotto al giurisdizione
di Chieti? Si ha menzione nei documenti di due edifici nell'antico trapezio del
centro storico delimitato dalle tre strade di via delle Caserme, Corso Manthoné
(strada grande) e via dei Bastioni con la curtis di Piazza Mercato; ossia
l'ospedale di San Giovanni, che doveva sorgere verso metà strada del Corso, e
poi la chiesa di Santa Gerusalemme, menzionata sempre nei documenti vescovili
di Chieti e papali, a pianta circolare, di matrice chiaramente medievale, come
dimostrano le basi delle due colonne dell'ambiente interno, riportate alla luce
negli scavi archeologici di Ernesto Barbi e Andrea Staffa negli anni '90;
chiesa che però, essendo decaduta e passata in secondo piano nei secoli, dopo
che venne accanto ampliata la chiesetta di San Cetteo, dotata di torre
campanaria proprio come quella coeva normanna di Santa Gerusalemme, che era
posta all'incrocio dell'attuale Viale D'Annunzio con via dei Bastioni lato ovest.
Dopo progetti di recupero falliti, di cui uno famoso del 1837 che avrebbe fatto
assumere uno stile neoclassico alla chiesa, nel 1871 sino al 1892 ci furono
lenti lavori di demolizione e apertura di due archi, per favorire il nuovo
accesso stradale all'antica Pescara; la cupola fu abbattuta, sicché l'arcone a
doppio fornice di ingresso che rimase in piedi, insieme a una cappella attigua
volta su via dei Bastioni, fu detto "arco di Porta Nuova", per
distinguerlo, quasi scherzosamente, dalle altre porte fortificate della
Fortezza spagnola, che fino alla fine dell'800 rimarrà in piedi coi suoi
poderosi bastioni angolari.
Incredibile che un
monumento così rappresentativo per Pescara, quale lo sarebbe anche oggi, se
fosse ancora in piedi, come Santa Gerusalemme, fu abbattuto nei primi del
Novecento nel disinteresse, anzi applaudito, come liberazione per un ampio
viale quale oggi è Via D'Annunzio, abbellito da nuovi palazzi che andarono a
costituire il quartiere Portanuova. Ma ancora fa specie sottolineare lo stile e
l'impianto architettonico che aveva questa chiesa, simile alla chiesa di San
Cataldo a Palermo, o alla chiesa del Santo Sepolcro di Brindisi, visti i
contatti dei Cavalieri Crociati che salpavano da Pescara con Gerusalemme, e
vista anche la considerazione che la chiesa di Santa Gerusalemme, prima ancora
di essere chiesa, tralasciando la leggenda popolare e di antica memoria della
sinagoga ebraica con i sacerdoti ebrei che trafissero un'immaginetta di cera
del Cristo crocifisso, che avrebbe grondato sangue, nel IV secolo d.C. poteva
essere un tempio romano. Lo dimostra una lapide rinvenuta negli anni '90, ma
già nota a storici e cartografi antichi come l'abate Giambattista Pacichelli,
lapide con dedicata alla VITTORIA AUGUSTA, quindi la chiesa poteva essere stata
un ninfeo, un tempio simile a quello della Minerva Medica a Roma, oppure simile
alla chiesa di Sant'Elena Flavia, sempre nell'Urbe!
Tra gli ultimi
possedimenti Templari di cui si ha menzione nelle fonti in Abruzzo, si
ricordano la chiesa di Santa Maria de Pontis nell'area di Scurcola Marsicana,
di cui oggi non c'è traccia, e la chiesa di San Nicola de Templo tra
Pescasseroli e San Sebastiano, di cui restano ruderi. Per la prima chiesa, si
fece confusione riguardo il toponimo "Pontis", a causa di male
interpretazioni degli storici Febonio e Corsignani, che parlarono di chiesa
eretta da Carlo d'Angiò nel 1268, per celebrare la vittoria della battaglia di
Tagliacozzo contro Corradino di Svevai, dato che nelle cronache della battaglia
celebre si parla di un ponte; in realtà si fece confusione con la vicinissima
abbazia cistercense di Santa Maria della Vittoria di Scurcola, anch'essa caduta
in disgrazia e in rovina troppo presto, onde impedire la confusione delle
notizie, che solo il buon Antinori e il Faraglia hanno restituito come si
presentavano nei documenti originali, senza le inutili dissertazioni erudite e
posticce, che non han fatto altro che confondere le acque. Per San Nicola de
Templo l'Agostinoni ha errato, pensando che la casa Templare fosse nel cuore di
Pescasseroli, presso l'abbazia dei Santi Pietro e Paolo, dato che prima
Pescasseroli era l'area del Castello Mancino; ma cadde anche lui in errore.
Tuttavia un primo esame del rudere in aperto altopiano, e la volta a crociera
della cappella accanto la casa, nonché il materiale, fa indurre a pensare a un
edificio più tardo dell'epoca medievale.
Affreschi S.Maria ad Cryptas, Fossa |
Testimonianze Templari,
per cui si è scritto molto, senza però evitare l'abbandono alla leggenda e al
mito del Sacro Graal, si hanno a L'Aquila presso Collemaggio, si è parlato del
numero 99, dell'impianto urbanistico aquilano molto simile a quello di
Gerusalemme, ai simboli e ai girali del pavimento della basilica, alla luce del
rosone, a una cripta sotterranea con il tesoro di Celestino V, che si fece
donare dai Templari di Lione quando partecipò al Concilio di Papa Gregorio IX.
Fatti che andrebbero ugualmente presi con le pinze, magari i Templari passarono
per L'Aquila, magari ci furono maestranze templari che per la decorazione degli
ambienti interni e della pavimentazione furono influenzati da questa corrente
architettonica, con precise simbologie, come l'esagono a stella e i girali,
ecc., ma il confine tra la supposizione,
e la leggenda è molto esile; così come leggende pie che si sono create per il
cavaliere crociato che si fece ritratte con lo scudo di San Giorgio e la
famiglia per il ciclo di affreschi della vicina chiesa di Santa Maria d Cryptas
nel comune di FOSSA; qui siamo nella seconda metà del Duecento, e alcune
maestranze attive in questa chiesa, che ha l'aspetto architettonico di diverse
magioni Templari francesi, furono attive anche nella vicina ex abbazia di Santa
Maria con chiesetta di San Pellegrino di BOMINACO.
S.Maria in Viano |
Sator rovesciato, San Pietro in Oratorium, Capestrano |
Ma di cosa si
macchiarono in Abruzzo questi frati, per cui si celebrò un processo con tanto
di condanne gravissime? Occorrerebbe riesaminare il saggio del 1982 e i
documenti Vaticani, si sa soltanto che questi monaci erano stati accusati di
sacrilegio e atti empi, come ad esempio violare il Crocifisso e alcune precise
norme di Santa Madre Chiesa.
A riguardo le leggende
sul Graal in Abruzzo, cosa dire? Se ne sono scritte molte, che ancora oggi
contaminano l'immaginario popolare: il Miracolo eucaristico di Lanciano nella
chiesetta di San Legonziano, sopra cui fu eretto nel 1258 il monastero di San
Francesco, lo stesso nome di LANCIANO che deriverebbe, come dimostrerebbe
apparentemente la stessa lancia riportata sullo stemma civico di Lanciano,
insieme al sole e al giglio, i colli (tre, come a Gerusalemme!) ecc, ecc, non
sono altro che pie leggende. Si è dimostrato come LANCIANO derivi dalla
creazione dell'articolo determinativo L'A dalla preposizione latina AD +
ANXANUM poi ANZANUM e infine L'ANZANO al cui Z geminò in C = L'ANCIANO =
LANCIANO; e si è dimostrato come la lancia e i gigli non abbiano a che fare con
un Graal nascosto sotto i cunicoli del centro storico romano; volendo farla
breve per non confrontare i vari stemmi e raffigurazioni storiche degli stessi
nei vari luoghi antichi di Lanciano, per cui Carabba Tettamanti e Del Bello
hanno curato una relazione storica, lo stemma di Lanciano fu contaminato dal
Governatore Regio Belmonte con il sole e i colli, sicché di recente si è
proceduto al ripristino dell'originale.
Altre pie leggende: Il
toponimo GUARDIAGRELE che a detta di alcuni sarebbe derivato da GUARDIA GRAAL,
un presunto tempio della Dea Maja a forma ottagonale che sorgeva nel sito del
Duomo di Santa Maria Maggiore, il nome antichissimo, come ricordato dagli
storiografi patri, quali Nicolò Colagreco, Francesco Paolo Ranieri, Giuseppe
Jezzi, Giacinto Vitocolonna, che deriverebbe da "Graelion" o da
"Aelion", che in Greco significa "Sole", e che quindi a
Guardiagrele c'era una millenaria colona di Greci che venerava nel piano di
Guardiagrele in un tempio il Sole e altre baggianate simili, sono state
prontamente smentite punto per punto di recente dallo storico Lucio
Taraborrelli.
Al posto di andar
cercando il Graal qui e lì, come a San Nicola di Colle Flocco (Atessa), a San
Giovanni in Venere, a Lanciano (per una croce Templare, o per una leggenda non
verificata e puntualmente smentita già in articoli storici di vecchia data, ma
poco studiati), occorrerebbe cercare le fonti e le testimonianze negli antichi
documenti, come ad esempio di recente è stato fatto dal compianto Michele
Scioli per i documenti e carte geografiche storiche che parlando della
chiesetta di SANTA MARIA DEL CASALE nell'attuale contrada Pietragrossa del
comune di Castelfrentano; documenti che cantano chiaro, sulla presenza di una
piccola grancia Templare in territorio frentano, oggi purtroppo scomparsa, ma
"ben documentata".
E come non parlare e
non sollecitare un intervento di ripristino per l'ex monastero priorale di San
Giovanni Battista dei Templari a Penne, vicino Pescara?
S.Giovanni Battista, Penne |
È una delle chiese più importanti d'Abruzzo, poiché è l'unica oggi rimanente dell'Ordine dei Cavalieri Templari di Malta consacrati a San Giovanni di Gerusalemme. La chiesa si trova nel cuore del centro storico, presso uno slargo ricavato dietro i portici monumentali dedicati a Cola Salconio di Penne, realizzati sopra altri edifici nel primo Novecento, lungo il corso dei Vestini sud, poi reintitolato al magistrato pennese Emilio Alessandrini. Inoltre è disdicevole che la chiesa, chiusa al culto da anni insieme al monastero, dopo le leggi piemontesi, non abbia subito interventi di restauro.
S.Giovanni Battista, Penne |
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