La leggenda di “Giovanni senza paura” e le monache clarisse che salvano Chieti dai Turchi.
di Angelo Iocco
In un servizio vecchio di Chietitoday, che oggi risulta non reperibile, abbiamo sentito la leggenda delle Monache Clarisse che liberarono Chieti dal rischio di attacco dei Turchi del 1566, i quali sotto il comando di Pyali Pashà saccheggiavano le città costiere abruzzesi da Giulianova a Vasto e oltre, e anche i paesi dell'entroterra, come si ricorda per i paesi quali Tollo, Villamagna, Miglianico, ecc.
Però in nessuno dei principali libri di folklore abruzzese, nemmeno nelle raccolte del De Nino e del Finamore, siamo riusciti a ritrovare la leggenda di Chieti, quella di “Giuvann senza paure”.
In favole abruzzesi trascritte da Gennaro Finamore si parla di un Giovanni senza paura, una favola raccolta da un paesano di Sant’Eusanio del Sangro, ma il contesto della narrazione è completamente diverso, sebbene la trama della favola tratti sempre di un intrepido giovanotto che, creduto fesso e imbelle, riesce a salvare la principessa e a uccidere mostri terribili con l’astuzia. Ecco la storia:
“Nell'estate 1566 si verificò l'ennesimo saccheggio degli ottomani capitanati da Piyale Paşa (o Pasha) a danno delle coste e delle campagne abruzzesi a ridosso del mare. Venne assediata la Fortezza di Pescara, già voluta nel 1510 da Carlo V per sorvegliare la foce del Pescara, ed in seguito saccheggiate Francavilla al Mare, Ortona e Vasto.
I piccoli centri dell'entroterra come Miglianico, Torrevecchia Teatina si spopolarono, ad eccezione di Pescara che respinse l'invasione.
Una leggenda popolare riporta che gli ottomani decisero di risparmiare l'assedio a Chieti, richiedendo un pagamento di 700 donne insieme a tutti i giovani e le ragazze della città, contando sul fatto della cattura della prigioniera Odolina Troilo, figlia dell'amministratore. Suo fratello Valerio, finse di convertirsi all'Islam, per arruolarsi con dei volontari nell'esercito nemico, mentre un certo "Giuvann senza paura", teatino, era riuscito a fuggire dalla prigionia di Pescara, fornendo a Valerio alcune importanti informazioni. L'esercito scelto benedisse le armi nella cripta di San Giustino e partì in guerra, sorprendentemente condotto dalla monaca badessa Teodorica del convento delle Clarisse. Una nebbia provvidenziale avvolse il campo di battaglia, e i teatini ebbero la vittoria, catturando il comandante islamico Soliman Pashà, tagliandogli il capo ed esibendolo come trofeo su Porta Pescara”.
Probabilmente questa è una leggenda filocristiana messa in giro, quando nel XVI secolo effettivamente le Monache Clarisse della chiesa di San Giovanni in Colle Minera o a Porta Sant’Anna, si trasferirono nel monastero di Santo Spirito dei Celestini, già proprietari del monastero di Santa Maria della Civitella, costruendo e ampliando il nuovo monastero di Santa Chiara delle Monache, in via Arniense, mentre a San Giovanni giunsero i Frati minori Cappuccini.
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