Breve storia della letteratura abruzzese
di Angelo Iocco
Nell'epoca
romana ad Amiternum nacque Gaio Sallustio Crispo, storico romano che scrisse le monografie De coniuratione Catilinae e il Bellum Iugurthinum. Sempre durante l'Impero romano vennero dall'Abruzzo importanti personalità
quali Asinio Pollione da Teate e Publio Ovidio Nasone da Sulmona, che ricorderà la sua città nell'opera Tristia.
Fu uno dei maggiori poeti dell'epoca classica romana, come dimostrano le
opere Ars amatoria, le Metamorfosi e i Fasti.
Nel Medioevo vi fu uno
stallo per la letteratura abruzzese, che trovò espressione solamente in alcuni
esempi nella composizione di preghiere e libri a carattere giuridico-cattolico,
come gli scritti di Tommaso da Celano e il Chonicon Casauriense di San Clemente a
Casauria. Un unicum fu il manoscritto delle Cronache aquilane, redatte a più riprese e da diversi autori, sia medievali che
rinascimentali, fra i quali Buccio di Ranallo e Antonio di Boetio.
La letteratura
conobbe una florida ripresa soltanto nel XVIII secolo, con un'ampia produzione
storiografica e trattatistica al livello giuridico-amministrativo, come
nell'esempio di Niccolò Toppi di Chieti, che si specializzò nella storia antica della sua città.
Il più celebre
letterato nella storia della regione fu Gabriele D'Annunzio, uno dei personaggi abruzzesi più rappresentativi e più conosciuti.
Poeta, romanziere, novelliere e autore teatrale, D'Annunzio fu personalità di
primo piano nella storia nazionale e in quella della cultura europea. Le prime
composizioni poetiche e prosaiche sono rivolte al piccolo borgo pescarese
(allora piccola cittadina, appena liberata dalle mura della grande fortezza), e a un universo idilliaco e cristallizzato di Abruzzo selvaggio,
naturale e primordiale. Tali composizioni sono Primo vere (1879), Canto novo (1881), Il libro delle vergini (1884) e le storie de Le novelle della Pescara (1902). Successivamente il poeta si dedicò all'approfondimento
naturalistico decadentista e superomistico dell'eroe dannunziano a confronto
con la natura selvaggia nelle opere Il trionfo della morte (1894) e La figlia di Iorio (1904). Il primo è un romanzo ispirato a un viaggio di d'Annunzio
nella Costa dei Trabocchi, e al pellegrinaggio a Casalbordino, il secondo è
una tragedia che mostra ancora una volta il confronto tra un universo
perfettamente conservato nella sua identità ancestrale, e gli estremi delle
passioni dei propri esseri viventi, come i pastori che condannano a morte la
ragazza Mila di Codra, rifugiatasi nella Grotta del Cavallone, accusata di stregoneria.
D'Annunzio si
distinse nel panorama letterario per aver incarnato l'aspetto italiano di decadentismo, esposto nel
romanzo Il piacere (1889) e nella raccolta poetica delle Laudi (1903).
Un altro
scrittore e poeta famoso è Ignazio Silone, di Pescina, il quale fu sempre legato a un'idea astratta di comunismo
e solidarietà sociale, nonché alla lotta contro il potere oppressore. Gran
parte della sua produzione è ambientata in un Abruzzo povero e martoriato da
carestie e terremoti, in particolare la piana del Fucino, dove i
protagonisti delle storie sono poveri nullatenenti, che possono poggiarsi
soltanto sui loro ideali di riscatto e comunanza quasi fraterna nel subire la
propria disgrazia. È l'esempio di Fontamara (1933)
e Vino e pane (1938), in cui i contadini di un paese di montagna, nel primo
romanzo, lottano per i soprusi del podestà di Avezzano, che vuole
deviare il fiume Giovenco; mentre la seconda storia vede protagonista il comunista Pietro Spina,
che torna nel suo paese sotto le mentite spoglie di don Paolo, per sfuggire
alla polizia fascista.
Nel corso del
'900 ci furono altre importanti personalità letterarie, come Cesare De Titta di Sant'Eusanio del Sangro, che compose in dialetto un Canzoniere di stampo
carducciano, e Modesto Della Porta di Guardiagrele, il quale compose la raccolta poetica Ta-Pu (1920),
incentrata sulle avventure di un povero musicista, infarcita di massime locali
e bozzetti di vita locale.
Un altro
celebre pescarese fu Ennio Flaiano, scrittore,
sceneggiatore e giornalista e personaggio unico nel panorama cinematografico,
noto per la sua ironia pungente. Scrisse la sceneggiatura del film I vitelloni, diretto da Fellini, la cui storia era ispirata alle zingarate del Flaiano nella gioventù
pescarese. Il regista però preferì ambientare il film a Rimini, più nota
della località abruzzese al grande pubblico.
Nacque a Pescasseroli il filosofo e saggista Benedetto Croce, esponente del liberalismo e
del neoidealismo. Oltre alla filosofia, incentrata sulla critica del pensiero di Hegel, Croce si
occupò anche di saggistica del territorio di Napoli, ponendo attenzione sulla
storia del regno partenopeo.
Nessun commento:
Posta un commento