Ignazio Carlo Gavini e l’architettura medievale abruzzese
Ignazio Carlo Gavini (Roma, 1867 - Roma, 1938)
fu membro dell'Associazione Artistica dei Cultori dell'Architettura nel 1895,
di cui fu direttore con Edoardo Cannizzaro, della commissione per il restauro
della chiesa di San Saba a Roma nel 1900.
Inoltre Gavini collaborò con la
Soprintendenza per i Monumenti d'Abruzzo, curando il restauro di varie chiese
nel territorio regionale, soprattutto quella di Santa Maria Assunta di Assergi
(AQ) e la basilica di San Clemente a Casauria nel pescarese.
Collaborò alle importanti riviste abruzzesi
di quell'epoca con altri studiosi quali Vincenzo Balzano, Pietro Piccirilli, Antonio De Nino, Emile Bertaux, Vincenzo Bindi, dando vita a un cenacolo culturale per la
rivalorizzazione e lo studio scientifico e sistematico dell'arte, la storia e i
monumenti abruzzesi.
Lavorando dalla fine dell'800 sino al 1925 per l'Abruzzo, restaurò alcune chiese, come l'abbazia di Bominaco, la chiesa madre di Assergi, o propose il restauro per altre ammalorate, come San Liberatore a Majella o Santa Maria delle grazie a Civitaquana.
Le ricerche filologiche, soprattutto dal punto
di vista storico, ripetendo fonti da Vincenzo Bindi, Vincenzo Balzano, Pietro Piccirilli, Nunzio Federigo
Faraglia, Giuseppe Celidonio e Antonio De Nino, insieme alle sue esperienze di restauro,
confluirono nel lavoro in tre tomi della "Storia dell'architettura in Abruzzo", pubblicati nel 1927.
Altri studi sono sul restauro del portico di
San Clemente a Casauria, vicino a Pescara, un sommario dei reperti scultorei medievali
abruzzesi, e pubblicazioni in riviste sulle notizie di suoi scavi e scoperte
tratte dai restauri di alcune chiese medievali in Abruzzo eliminando le
superfetazioni barocche.
Il Gavini è di primaria importanza nel
panorama della storia dell'architettura abruzzese, per essere stato il primo a
raccogliere con il criterio analitico e scientifico, le giuste informazioni per
descrivere a tutto tondo le sostanziali modifiche che hanno interessato i
maggiori edifici della regione Abruzzo dal tardo Impero romano, sino al XVI
secolo.
La sua opera sull’architettura abruzzese
costituisce l’apogeo raggiunto negli studi del primo Novecento della nuova scuola
di pensiero critico e filologico ruotante attorno a Vincenzo Bindi, Piero
Piccirilli, Vincenzo Balzano, Giovanni Pansa, Mario Chini, Giacinto Pannella,
Francesco Savini.
Malgrado le superfetazioni barocche,
ottocentesche in ciascun monumento che il Gavini studiava e fotografava,
l’acuta mente dello studioso indagava e riusciva a riconoscere e ricostruire la
pianta originaria di ogni chiesa, e a vedere quello che non si vedeva, nascosto
dallo stucco, dall’affresco, e dalla calce di reimpiego. E dove poté riuscì a
fare i suoi restauri.
Infatti prima di Gavini solo Vincenzo Bindi, Emile Bertaux, Pietro Piccirilli e Antonio De Nino si erano occupati di monumenti abruzzesi, descrivendone storia mediante uso di fonti, e architettura, facendo anche dei confronti tra un monumento e l’altro.
Tuttavia Bindi descrisse solo i monumenti principali della regione, De Nino integrò gli studi con scoperte archeologiche, Piccirilli si occupò solo di monumenti della Marsica.
Dunque mancava ancora un sommario unico di
tutti i monumenti abruzzesi dall'era longobarda al primo Rinascimento.
Il lavoro gaviniano, ristampato anche da
Adelmo Polla editore di Avezzano, è in 3 volumi, e mediante l’uso di schede,
come egli stesso scrisse nella prefazione, l’autore intese mappare tutto il
mondo medievale abruzzese per quanto concerne lo studio dell’architettura,
rarissimamente dimenticando qualche edificio, come fece notare il suo
successore Mario Moretti, soprintendente ai Beni Architettonici dell’Abruzzo;
tra gli edifici più antichi da lui descritti figura la storia cattedrale di
Santa Maria Aprutiense a Teramo, attuale chiesa
di Sant'Anna dei Pompetti, mentre la più recente è la chiesa di San Giovanni
Battista dei Cappuccini a Chieti, con la descrizione del prezioso tabernacolo ligneo
monumentale dei Valignani, insieme alle architetture rinascimentali
dell'Aquila.
L'opera fu pubblicata nel 1927 da Bestetti
& Tumminelli, riscosse subito un immediato successo, e si presentò come il
completamento di altri lavori di ricerca, critica e filologia eseguiti alcuni
decenni prima da studiosi abruzzesi, quali Vincenzo Bindi per lo studio degli artisti abruzzesi,
raccolti in un Dizionario storico, e Francesco Savini, per i numerosi studi sulle chiese di Teramo
e della sua provincia, come le badie di Santa Maria di Propezzano, San Giovanni
ad Insulam e Santa Maria a Vico.
Ancora oggi la Storia
dell'architettura di Gavini è una delle principali fonti di ricerca e
di studio della storia dell'arte abruzzese, pur rimanendo consapevoli della
vetustà dell'opera in sé, e di nuove scoperte e nuovi restauri apportati alle
architetture da lui descritte, per non parlare di alcune architetture
pesantemente modificate da eventi naturali o dalla mano umana (le guerre, i
bombardamenti).
Infatti il soprintendente Mario Moretti negli anni '60 opero vari restauri in chiese medievali abruzzesi, e nella prefazione della "Architettura medioevale in Abruzzo" (1968), Moretti elogia il lavoro gaviniano, lamentando però la divisione troppo leziosa e schematizzata in scuole maggiori e minori, basata solo sul confronto delle opere, e il fatto che molte chiese sono state restaurate, eliminando superfetazioni barocche e neoclassiche, oppure modificate a causa dei danni di guerra, rendendo di fatto i suoi volumi utili per la ricostruzione storica e la consultazione delle fonti, ma ormai obsoleta per l'analisi di molti monumenti che sono stati ripristinati dalle aggiunte posticce.
Tuttavia nemmeno il Moretti, il quale oltre
all’Abruzzo fu attivo in studi dell’arte etrusca e romana, nonché toscana, fu
esente da critiche, in quanto la sua “Architettura
medioevale in Abruzzo” (1969) non è altro che il riassunto del riassunto di
vari scritti che si susseguirono dall’800 sino ai suoi tempi, in primis il
riassunto degli studi di Gavini, Bindi e Piccirilli; di particolare pregio
risultano solo le nuove schedature e i nuovi studi sulle chiese abruzzesi restaurate
dal Moretti (e anche su questi restauri, vedi Santa Maria di Collemaggio o San
Pietro di Coppito a L’Aquila molti ebbero da ridire), ossia Santa Maria di
Collemaggio, San Silvestro, Santa Giusta, San Pietro di Coppito a L’Aquila,
Santa Maria delle Grazie di Civitaquana, San Clemente a Casauria, San
Liberatore alla Majella, Santa Maria Maggiore di Lanciano, San Giovanni in
Venere.
In sostanza, come lo stesso Moretti sostenne,
prendendo una citazione gaviniana, la “storia
dell’arte dell’Abruzzo” è ancora tutta da scrivere in una nuova e
voluminosa collana.
Bibliografia essenziale
-
G. Marielli Mariani, Monumenti nel tempo,
Roma, 1979.
- M. Moretti, Castello
cinquecentesco: Museo nazionale d'Abruzzo, L'Aquila,
S. Atto di Teramo, Edigrafital, 1971.
- M. Moretti, Collemaggio / Mario Moretti, Roma: De Luca, 1972.
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