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30 luglio 2024

Giuseppina Giovannelli, Strumenti musicali popolari dell'area vestina.

Giuseppina Giovannelli, Strumenti musicali popolari dell'area vestina.
Da: Gelsumino.it

Abruzzo, Penne: Cartine, mappe, immagini, codici.

Civita di Penne

Giovanni Battista Pacichelli - anno di pubblicazione postuma: Napoli, 1703


Civita di Penne, di S. Angelo, Chieti e Pescara

di Vincenzo Maria Coronelli da "Teatro della Guerra: Regno di Napoli" - anno di pubblicazione 1707



Penne: Panorama dall'Acquaventina

"TRATTATO SU L'ACQUA VENTINA ET VIRIUM..." di Vincenzo Gentili Napoli, 1833



Panorama di Penne

Litografia di Filippo Cirelli su disegno di Giuseppe Consalvi da "Il Regno delle due Sicilie descritto ed illustrato..." Napoli 1858 ca.



Litografia di Penne nel 1843

di Edward Lear da "Lear's illustrated excursions in Italy" - Londra, 1846



Cartina geografica del 1624



Frontespizio del Codice Salconio - 1603



Piè di pagina della Prolusione del "Codice Catena" - trascrizione del 1548



Particolare del frontespizio di un libro di Luca da Penne - pubblicato nel 1557



APRUTIUM

di Petri Bertii - anno di pubblicazione 1602



Province APRUTII

di G. B. da Cassine - anno di pubblicazione 1712



Tabula Peutingeriana con rappresentazione dell'Italia Centrale

copia del XII-XIII secolo di un'antica carta romana  - Pinna segnata dalla freccia


18 maggio 2024

Luigi Polacchi e il controverso stradario per la memoria storica di Pescara dal 1927 al 1951.

Luigi Polacchi e il controverso stradario per la memoria storica di Pescara dal 1927 al 1951

di Angelo Iocco

Pescara città giovane? Città senza rughe? Non proprio. Luigi Polacchi di Penne (1894-1988) lo sapeva bene, e da quando visse a Pescara, con la sua cultura e le sue risorse, fece di tutto per valorizzare la memoria antica della Città e dell’Abruzzo intero, impegnandosi soprattutto sulla riscoperta dei patrioti dimenticati del Risorgimento abruzzese.

Nel periodo compreso tra gli anni trenta e cinquanta la sua casa di Pescara (situata in via Tassoni, lato lungomare), fu cenacolo letterario a cui presero parte anche personalità come Giovanni GentileAlfredo Luciani (con cui avrebbe fondato, nel 1934, il cenacolo culturale chiamato Casa di Poesia), Ignazio SiloneDomenico TinozziMichele Cascella ed Ennio Flaiano.

Autore di numerose opere poetiche in lingua italiana e alcune in vernacolo abruzzese, Luigi Polacchi ebbe giudizi lusinghieri da Benedetto CroceGiuseppe Antonio BorgeseGabriele D'AnnunzioLuigi Pirandello ed altri. Con il poema epico Italide, di oltre 58.000 versi, suddivisi in 62 canti. Polacchi si è proposto come cantore del Risorgimento italiano. Il suo Poema nazionale degli italiani resta sicuramente il più eminente tentativo di leggere la conquista dell'Unità d'Italia in chiave lirico-epica. Già i primi versi ("Cantiam la Patria o bel coro italiano/ come risorse una libera e forte...") annunciano il suo gusto classico e antidecadente.

Prima dell'opera, Polacchi aveva pubblicato una lunga poesia dal titolo Canto dei Martiri Pennesi, in ricordo dell'insurrezione popolare antiborbonica avvenuta nella sua città di Penne, in cui fu coinvolto anche il patriota Clemente de Caesaris, e di come fu repressa con la condanna a morte a Teramo di 8 persone. Il poema di Polacchi canta le vicende storiche del Risorgimento italiano dal 1820 al 1848.

Come saggista ha scritto una storia politica e letteraria degli Abruzzi: Da Melchiorre Delfico a Clemente de Cesaris, importante studio storico critico sul Risorgimento in Abruzzo, dal periodo dell'assalto francese murattiano del 1799, sino ai moti insurrezionali e alle imprese di Clemente de Caesaris in Abruzzo.


Torre civica di Pescara, con le iscrizioni della visita di Vittorio Emanuele II, e in ricordo di Clemente de Caesaris, 1949.

11 marzo 2024

Bernardino Scaramella di Palena e i suoi Madrigali, sec.XVI.


 


Bernardino Scaramella (Palena 1552 - ?)

Biografia
Il Maestro Bernardino Scaramella, Compositore originario di Palena nato nel 1552 (cittadina in provincia di Chieti), vissuto nel secolo XVI. Non si hanno precise notizie su un circolo culturale della famiglia Lannoy a Sulmona, più certa è l'attività di Bernardino Scaramella di Palena, con il Primo libro di madrigali a 5 voci del 1591, dedicato a Realto de Sterlich, feudatario di Penne.

Opere
"Il Primo Libro de Madrigali, a cinque voci (ALTO, BASSO, CANTO,TENORE, QUINTO) di Bernardino Scaramella di Palena. Nuovamente da lui composti, et dati in luce." In Venetia, appresso Giacomo Vincenti - Venezia, 1591.


23 ottobre 2023

Clemente Antonio de Caesaris, patriota e carbonaro.


Clemente Antonio de Caesaris di Nicola e Maria Angelica Farina nacque a Penne, nel pescarese, il 23 agosto 1810, appartenne ad una famiglia di patrioti e partigiani dell'unità italiana, fu tra i più attivi carbonari d’abruzzo.
Studiò nei seminari di Penne e di Chieti. Nel 1838 fu arrestato per la partecipazione alla rivolta di Penne del 1837, la cosiddetta rivolta dei "Martiri Pennesi". 
Fu detenuto nelle carceri di Teramo, dove scrisse poesie e opere ed al termine venne condannato all'esilio a Chieti fino al 1840. 

Dopodichè si trasferì a Napoli dove pubblicò il volume “Pochi versi”.
Partecipò ai moti del 1848 per difendere la costituzione concessa da Ferdinando II e prese parte alla rivolta del 15 maggio a Largo Carità di Napoli. 
L'anno successivo fu nuovamente arrestato e processato a Teramo e stavolta condannato a 8 anni di carcere, di cui il primo trascorso a Teramo, gli altri a Pescara, Foggia, Brindisi ed infine a Nisida. 
In carcere scrisse tre raccolte di poesie “Agli amici ed ai compagni”, “Alla gioventù italiana”, “Sei Liriche”, e due epistole.
Nel 1859 fu confinato a Bovino dove rimase fino al 1860 scrivendo Inno al Piacere, Un confronto dall'esilio, Miei ricordi in Bovino.
L’anno dopo tornò a Penne e divenne Prodittatore degli Abruzzi, su nomina di Garibaldi. 

Nel 1861 fu eletto deputato, ma si dimise poco dopo. 
Morì a Penne il 28 novembre 1877, povero e malato nel convento del Carmine.

10 settembre 2023

Antonio Mezzanotte, Giorgio Castriota Skanderbeg.

Giorgio Castriota Skanderbeg, busto nella omonima piazza di Villa Badessa di Rosciano

GIORGIO CASTRIOTA SKANDERBEG
di Antonio Mezzanotte 

Si dice e si racconta che un giorno infuriava una feroce battaglia tra l'esercito cristiano e quello turco (più numeroso) e che i combattimenti si protrassero ben oltre il tramonto. Fu allora che il comandante dei cristiani mise in atto lo stratagemma che lo avrebbe portato a una strepitosa vittoria: fece radunare un grosso gregge di capre, ordinando di legare due torce accese sulle corna degli animali per farli sembrare uomini che si muovevano nella notte e spronò il gregge contro i turchi; quelli, nell’oscurità, pensarono che andasse loro incontro un immenso esercito di agguerriti soldati e scapparono senza combattere!
Testimonianza di quell'episodio la vediamo tutt'oggi nelle raffigurazioni del comandante cristiano, che indossa un copricapo a forma di testa di capra.
Chi era, quindi, questo personaggio? Giorgio Castriota.
Si dice e si racconta che dopo la sconfitta del padre Giovanni, principe albanese, ad opera del sultano Murad II, Giorgio venne condotto ostaggio ad Adrianopoli, presso la corte ottomana, e costretto a convertirsi all’Islam: per tale motivo, assunse il nome di “Iskander” (che in turco vuol dire “Alessandro” - il riferimento era ad Alessandro Magno) e tale era l’abilità, la forza e la lealtà nei confronti del Sultano che questi lo nominò “Beg” (nobile, principe), da cui l'appellativo "Skanderbeg" (che possiamo tradurre in "principe Alessandro").
Riportò numerose e importanti vittorie alla guida degli eserciti ottomani, divenne così popolare che lo stesso Sultano temeva che aspirasse a prendersi il trono, ma Giorgio pensava ad altro; poco alla volta sentiva il richiamo della propria terra e, in fondo, anche la conversione forzata all’Islam non era stata mai accettata del tutto nel suo cuore.
Si dice che alla vigilia della battaglia di Nis, combattuta il 28 novembre 1443, decise infine di abbandonare il campo (determinando così la disfatta dell'esercito ottomano) e di tornare in Albania con 300 esuli, riabbracciando la fede cristiana. Conquistò in poco tempo tutte le città e le fortezze della regione già occupate dagli invasori e si pose a capo del movimento insurrezionale albanese contro i Turchi.
Da quel momento divenne il più temibile nemico degli eserciti ottomani, i quali, benché di gran lunga superiori di numero e di mezzi, si infrangevano sempre contro le schiere albanesi, che erano favorite dalla conoscenza del territorio e abilmente guidate dal Castriota, il quale, nonostante il ritorno alla fede cristiana e ancorché fosse divenuto il più strenuo nemico degli ottomani, continuò a chiamarsi e a firmarsi sempre con l’appellativo Skanderbeg (forse per ricordare ai soldati turchi che stavano combattendo contro il loro antico, amato e invincibile comandante).
Raggiunta una tregua con il Turco, si alleò con Re Ferrante d’Aragona, che aiutò a difendere la Corona di Napoli dalle rivendicazioni angioine: per tale motivo il Re lo ringraziò investendolo di numerosi feudi in terra di Puglia.
Dovette però tornare ben presto in armi a difesa della sua Albania e si spense di malaria il 17 gennaio 1468.
La nipote più giovane di Skanderbeg, Maria, andò sposa ad Alfonso Leognani, dei baroni di Civitaquana. Da essi ebbe origine il ramo Leognani Castriota, dal quale derivò, per il matrimonio del loro discendente Giambattista con Porzia Fieramosca, sorella di Ettore, eroe della Disfida di Barletta, il ramo dei Leognani Fieramosca, le cui vicende sono da rinvenire nelle storie di Civitaquana, Rosciano, Alanno, Cugnoli, Penne dal XVI al XVIII sec., mentre un altro ramo dei Castriota possedeva Città Sant'Angelo.
Quando nel 1743 giunsero le 18 famiglie albanesi che fondarono Villa Badessa di Rosciano (la più recente e settentrionale colonia arbëreshe), questi territori erano in qualche modo già legati al nome dello Skanderbeg e probabilmente le vicende dei Castriota nell'Abruzzo vestino (ancora poco note e da studiare) stanno a confermare che lo stanziamento badessano non fu affatto casuale, ma diretto e mirato all’interno di una trama di relazioni e interessi fra potentati familiari e militari d’origine albanese o a essi affini, da secoli presenti nell’Italia meridionale, il cui peso fu determinante nelle scelte di Carlo di Borbone nel favorire la nascita proprio di Villa Badessa.

(Nella foto: il busto di Giorgio Castriota Skanderbeg collocato nell'omonima piazza di Villa Badessa di Rosciano - PE, con l'epitaffio TANTO NOMINI NULLUM PAR ELOGIUM (ossia: "a così gran nome nessun elogio è adeguato"), al quale, probabilmente, sarebbe opportuno dare una ripulita!

6 settembre 2023

Giuseppe Lamberti, un tardo-solimenesco in Abruzzo.

Giuseppe Lamberti, La Madonna e San Girolamo eremita, 
chiesa di San Gaetano (oggi in Arcivescovado), Chieti.

Giuseppe Lamberti, un tardo-solimenesco in Abruzzo
di Angelo Iocco

Giuseppe Lamberti, nato a Ferrara intorno al 1700 e morto nel 1763, fece parte di quella schiera di pittori della scuola del Solimena, che si sparpagliarono, per committenze varie, nelle varie province del Regno di Napoli. 
Dopo aver dipinto qualche tela nella sua provincia d’origine, Lamberti si spostò nel chietino, insieme ad altri pittori stranieri, quali Giambattista Gamba e Nicola Maria Rossi, ma anche Ludovico e Paolo de’ Majo, Paolo de Mattheis, Francesco de Mura, molto più vicini all’Abruzzo, originari del napoletano. 
In quel tempo le due principali diocesi dell’Abruzzo Citeriore, quella di Chieti nel periodo di Mons. Michele de Palma, e quelle di Lanciano e Ortona-Campli, rette rispettivamente da:
· Giuseppe Falconi † (20 dicembre 1717 - 16 marzo 1730 deceduto)
· Giovanni Romano † (11 settembre 1730 - 26 settembre 1735 nominato vescovo di  Catanzaro)
· Marcantonio Amalfitani † (26 settembre 1735 - 11 novembre 1765 deceduto)
· Arcangelo Maria Ciccarelli, O.P. † (30 aprile 1731 - 19 dicembre 1738 nominato arcivescovo, titolo personale, di Ugento)
· Domenico De Pace † (26 gennaio 1739 - marzo 1745 deceduto)
Risultavano tra le più influenti, insieme alle locali Confraternite, nel territorio. 
Memori dei rinnovamenti pittorici apportati nel napoletano da Luca Giordano, Mattia Preti (anch’egli attivo in Abruzzo), Domenico Antonio Vaccaro e seguaci, nonché appunto seguaci della lezione solimenesca, Lamberti e la cerchia degli altri pittori citati si misero al servizio dei vari committenti, per la realizzazione di qualche dipinto, a richiesta di un vescovo o di un priore.

Giuseppe Lamberti, da Ferrara in Abruzzo

Poche sono le opere attribuite a questo pittore, operante in Abruzzo e del quale sono note alcuni dipinti collocati in chiese di Guardiagrele, Penne e Lanciano dove nella chiesa del Suffragio è conservata, proveniente dalla Cattedrale, una tela raffigurante l’Incoronazione della Vergine. 
Questa pittura è collocata nel secondo altare di destra, voluto dalla Confraternita della Madonna del Suffragio, il Lamberti, come erano soliti fare altri pittori minori, riciclò un quadro precedentemente commissionato da Mons. De Palma a Chieti per la chiesa di San Gaetano da Thiene, di cui affrescò anche il cupolino: “Visione di San Girolamo e la Vergine Maria”, nell’altare maggiore sormontato dallo stemma in stucco della famiglia Frigerj-Durini, che aveva il diritto di patronato; nel cupolino affrescò invece la “Gloria di San Gaetano in Paradiso tra schiere angeliche”, molto simile alla cupola del cappellone del Sacramento della Basilica di Santa Maria di Pescocostanzo, con rimandi alla pittura del Gamba. 
L’ultima tela incastonata nell’altare a macchina templare greco-classica con ai lati le Allegorie delle Virtù a guardia, opera dell’architetto Giambattista Gianni del Canton Ticino (il quale progettò diversi altri altari delle chiese teatine, all’attuale San Domenico al Corso, a San Francesco al Corso, alla Cappella del Sacro Monte dei Morti del Duomo, ecc.), risulta “San Girolamo eremita”.

Giuseppe Lamberti, Gloria di San Gaetano, cupola della chiesa di San Gaetano, Chieti. Foto Marco Vaccaro

La chiesa del Purgatorio di Lanciano, nel rione Borgo, possiede la già citata opera di Lamberti, che risente di parecchi ricicli del dipinto della chiesa di San Gaetano di Chieti, cui Michele De Palma era assai devoto, essendosi fatto seppellire proprio nella cappella del braccio destro del transetto del Duomo, dove figura un ulteriore dipinto della “gloria di San Gaetano” di Ludovico de’ Majo; altra pittura nella chiesa lancianese, si trova nella cappella privilegiata del SS.mo Rosario, e raffigura la “Vergine del Rosario, tra San Giuseppe, San Gennaro con le ampolle del sangue, e Papa Pio V”, che volle la Lega Santa per la celeberrima Battaglia di Lepanto, 1570, anno in cui fu solennizzata la festa del Rosario. 
Questo dipinto risente di alcune imperfezioni, la Madonna troppo schematica e rappresentata in proporzioni più piccole, per comunicare l’effetto di spazialità della scena, rispetto alle figure in primo piano di San Gennaro e Pio V, il cui volto di quest’ultimo è un ulteriore prestito del Lamberti da un suo dipinto di Chieti.

5 giugno 2023

Luigi Polacchi e la casa della poesia di Pescara.

Luigi Polacchi e la casa della poesia di Pescara

di Angelo Iocco

Tra le case antiche della Pescara novecentesca, qualche sparuta testimonianza resiste ancora nella Riviera castellammarese, e parliamo del Villino Nonnina, noto anche come Casa della Poesia, in via Tassoni, a pochi passi dal lungomare Matteotti. Questa piccola abitazione in mattoni a vista, di un solo piano, fu tra le prime, come ricorda Maria Antonietta, figlia del poeta Luigi Polacchi, ad essere costruita sulla Riviera nel Novecento, e lo stesso Polacchi in una intervista del 1987 per la TV, ricorda come la famiglia si trasferì lì da Penne. Il padre Gerardo era titubante all’inizio, mal sopportando quella cittadina di provincia con paludi e persone poco raccomandabili: pregiudizi nobiliari della Città sui colli vestini? Fatto sta che i Polacchi vi si trasferirono nel 1907. Dopo il 1927 la casa fu modificata con l’aggiunta di un secondo piano per esigenze della famiglia.

La vita scorreva tranquilla, ma il Poeta aveva grandi progetti culturali per la fiorente Pescara, allora in ascesa. Iniziò a diventare circolo di amici e intellettuali, primo fra tutti Alfredo Luciani da Pescosansonesco, grande amico di Polacchi, e nel 1933 nacque il progetto di far diventare il villino una Casa della Poesia, un istituto di cultura che avesse risonanza non solo provinciale, ma nazionale. Come possiamo vedere nelle lettere di Polacchi, conservate nell’archivio dello Studio vecchio nel villino, il Poeta ebbe contatti con diversi nomi della cultura italiana: E.A. Mario, Trilussa, Benedetto Croce, Giovanni Gentile, Tommaso Cascella, Armando Cermignani, Giacomo Acerbo, Modesto Della Porta, Cesare de Titta, Eugenio Cirese. L’elenco è interminabile! Alcune lettere sono piuttosto brevi, altre, come quelle ad esempio di Modesto al Polacchi, più appassionate, piene di progetti infranti e di rimpianti. Diverse volte Polacchi nel villino tenne incontri di poesia, Trilussa stesso andò a trovarlo diverse volte a Pescara, allora Castellammare, unificata con Pescara nel 1927, nonché a Penne.