25 marzo 2024
Vasto di Goito e Sordello da Goito. Legami con l'Abruzzo.
Isabella Gonzaga, Marchesa di Pescara di Valentín Carderera, 1831c, Collezione María Pilar Carderera Biblioteca nazionale di Spagna. |
Medaglia celebrativa raffigurante Francesco Ferdinando d'Avalos, Annibale Fontana, National Gallery of Art, Washington |
Miniatura di Sordello da Goito tratta da un manoscritto del XIII secolo |
20 marzo 2024
A. R. Staffa, "La transumanza in Abruzzo tra Tarda Antichità e Medioevo", in PCA - Post Classical Archaeologies, 10 (2020), pp. 401-448.
11 marzo 2024
18° Festival Nazionale Canti della Montagna, Roccaraso, 1994.
Canzoni:
LATO A
DOLCE MONTAGNA
MUNTAGNA ME' di A. Basile
INNO ALLA STAZIONE AQUILANA DEL CAI di Mariano Nicolucci
A MMETE di G. Augelli, Francesca Petroni
ALTIPIANI di Antonio Gentile
MONTE SACRO
canzone?
CIMA DI MONTAGNA di Gaetano Gnagnarella
LATO B
LA SERENATA DE LU PASTORE
GRAN SASSU ME' di I. Luciani
STU MONTE VOGLIE CANTA'
RECURDE DE MUNTAGNE di Argentino Montanaro
CIMA DI MONTAGNA di E. Verzellini - Gino Piastrelloni
SUNEME
CHE PACE A LA MAJELLE di Nicola Stivaletta
TRA CIME E VALLE di Camillo e Vincenzo Coccione
1 marzo 2024
23 febbraio 2024
Peppe Millanta, Scorci d'Abruzzo Ep.1 - Maddalena Ventura il grande miracolo della natura.
14 febbraio 2024
Canzoni abruzzesi. Coro folkloristico Giulio Sigismondi, 1980.
8 febbraio 2024
Pittura Abruzzese Manierista nel Chietino: il pittore “Dioaiutarà” attivo alla fine del Cinquecento a Gessopalena.
di Angelo Iocco
Difficile dirlo, in
mancanza di documentazione. La sua Deposizione è simile, per certi
canoni, a una Pietà conservata all’Aquila; al centro, leggermente a
sinistra, il Cristo morto, a cui un’ancella sorregge l’avambraccio sinistro per
ungerlo, forse la Maddalena, dietro il Cristo, San Giovanni, un’altra delle
Marie, e la Madonna addolorata col velo, che incrocia le mani, in una posizione
tipicamente tardo-gotica della pittura aquilana, che ha chiare reminiscenze del
Maestro di Beffi e di Saturnino Gatti, basti ricordare il ciclo di affreschi
dell’abside della chiesa di San Silvestro all’Aquila; al centro della macchina
scenica ben composta, in alto, la Croce, con due scale; la più grande sulla
destra rompe la scena, e induce l’osservatore a guardare una delle guardie, che
sta scendendo con in mano la corona di spine, un altro riferimento alla pittura
fiorentina di tradizione manierista, impossibile non ricordarsi di Rosso
Fiorentino e della sua Deposizione di Volterra. Il motivo scenico della scala
sulla Croce, è presente anche nel dipinto cesuriano, ed è retta in questo
quadro di Gessopalena, da un soldato romano dall’aspetto grottesco.
Questo pittore
sconosciuto doveva far parte insieme a Giovanpaolo Cardone, a Giovanpaolo
Donati e altri della cerchia manierista aquilana, che presto lascerà il posto a
Giulio Cesare Bedeschini, anche lui di formazione romana e fiorentina. E il
Bedeschini lavorò per Gessopalena, per conto della Confraternita della Madonna
dei Raccomandati, consegnando una tela corale, con al centro la Madonna
incoronata Regina dei Cieli dagli angeli, con ai lati in piedi San Carlo
Borromeo e San Francesco d’Assisi, e in basso inginocchiati Sant’Antonio di
Padova e Santa Rita da Cascia. Opera solenne, tra le più belle del Bedeschini,
in uno scenario dorato che lascia immaginare l’Eterna Luce del Paradiso,
ispirata probabilmente a un’altra tela del Bedeschini, per quanto riguarda il
volto di San Carlo, presente nella Basilica della Madonna del Colle di
Pescocostanzo.
Nel libro di Cicchitti,
si segnalano altre opere, la citata Pentecoste, i due Santi Pietro e Paolo
principi della Chiesa, collocati presso il catino absidale d’altare maggiore,
dove si trova la Pala del Trittico della Madonna della Misericordia, della
scuola di Pietro Alamanno, e ampiamente studiato dal Cicchitti. I due Santi
hanno i loro attributi di riconoscimento, San Pietro, stempiato, anziano, con
le chiavi del Paradiso e il Vangelo, San Paolo pelato, con la barba lunga e la
spada della difesa della Chiesa…e del martirio!
Franco G. Maria
Battistella, citato dal Cicchitti nella sua opera, si è occupato di questo
pittore, citando altre opere da lui realizzate, come la tela della Deposizione
nella chiesa di San Francesco a Loreto Aprutino. Nella chiesa di Gessopalena
soffermiamoci ancora sulla tela della Pentecoste: la Madonna è al centro,
attorniata dagli Apostoli, si riconoscono San Giacomo, San Pietro, San Filippo,
le lingue di fuoco si sprigionano dal cielo, indorato, una lezione ancora
aquilana che rimanda a Saturnino Gatti per la Pala del Rosario; i volti degli
Apostoli sono leggermente allungati, come era solito fare il Cesura per le sue
Madonne o Sacre Conversazioni, michelangioleschi e robusti i tratti degli
zigomi, delle espressioni facciali, delle nodose dita, delle braccia tese e
nerborute degli uomini, dolci i tratti femminili della Madonna.
Questo pittore pare che
fu attivo anche a Ortona nella chiesa di Santa Maria di Costantinopoli,
dipingendo due opere conservate nel Museo diocesano, San Pietro Celestino (la
chiesa era di fondazione Celestina), e San Benedetto abate. Le figure sono
solenni, nelle vesti vescovili, San Pietro Celestino ha la mitra e il
pastorale, l’espressione altera, San Benedetto con l’ispida barba si rifà ad
altri modelli utilizzati da questo Anonimo “Dioaiutarà” per i volti dei Santi
Pietro e Paolo a Gessopalena. Non si conoscono altre opere di questo pittore,
resta comunque una bellissima traccia di manierismo aquilano al di qua
dell’Abruzzo chietino.
3 febbraio 2024
Gioacchino Volpe nell'Italia repubblicana.
30 gennaio 2024
Abruzzo Terra d'oro. Folklore abruzzese, De Rosa - Di Nella.
23 gennaio 2024
17 gennaio 2024
"Hilde in Italia", l'arte e le donne di Scanno nelle foto Hilde Lotz-Bauer (1907-1999).
Con "Hilde in Italia - Arte e vita nelle fotografie di Hilde Lotz-Bauer" il Museo di Roma-in Trastevere dedica la prima grande retrospettiva di Hilde Lotz-Bauer (1907-1999), che con la sua Leica al collo è stata una pioniera della street photography. Hilde ha fotografato l'Italia degli anni Trenta, con uno "sguardo personale - ha scritto di lei Gianni Berengo Gardin - che ritrae il quotidiano con occhio attento e sensibile". Sono circa un centinaio le fotografie realizzate tra il 1934 e il 1943 che resteranno esposte fino al 5 maggio 2024. Provengono da ben 4 archivi (archivio Hilde Lotz-Bauer a Londra, due Istituti Max Planck per la Storia dell'arte - la Biblioteca Hertziana e il Kunsthistorisches Institut di Firenze - e la collezione del fotografo Franz Schlechter ad Heidelberg). Federica Kappler, storica dell'arte e co-curatrice della mostra: "Hilde ha donato settemila negativi a questo fotografo tedesco (Franz Schlechter, ndr) alla fine degli anni Ottanta - inizi anni Novanta, e su settemila negativi abbiamo altrettante stampe che sono suddivise e conservate negli altri tre archivi", ha spiegato ad askanews.
Arrivata nella Città Eterna, Hilde è inizialmente molto apprezzata per le sue immagini impeccabili di scultura, disegno, architettura e urbanistica commissionate dagli storici dell'arte, tra cui lo stesso primo marito (Bernard Degenhart, studioso di disegno italiano). Allo stesso tempo l'amore per l'Italia la spinge a girare il Paese fotografando un'umanità che abitava in questi territori nel ventennio fascista. Celebri i suoi scatti a Scanno, con le donne ritratte nei loro costumi. "Tutti i suoi scatti, al di là di quelli commissionati, nel racconto dell'Italia sono totalmente spontanei. È il desiderio di questa donna di conoscere una terra, che fino alla fine, fino a quando si spegne, lei è sepolta qui a Roma (al Cimitero Acattolico, ndr), ha sempre considerato la sua prima casa", ha aggiunto Federica Kappler. Corinna Lotz, figlia dell'artista e co-curatrice della mostra: "Ha sempre dovuto pensare prima di cliccare", racconta ad askanews parlando italiano. "Questa mostra è un grande risultato perché abbiamo lavorato a lungo su questo progetto, è iniziato dopo la mostra a Scanno nel 2008, poi il sito web - prosegue in inglese - e poi abbiamo incontrato Federica, lei ha capito il messaggio, per me è meraviglioso avere completato questo progetto". L'esposizione è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Organizzazione Archivio Hilde Lotz-Bauer. A cura di Federica Kappler e Corinna Lotz, figlia di Hilde Lotz-Bauer. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura. In collaborazione con OFFICINE FOTOGRAFICHE ROMA e Goethe-Institut. Media Partner Panzoo, Viviroma.it, Terza Pagina Magazine. Con il sostegno dell'Ambasciata delle Repubblica Federale di Germania, di Firecom automotive srl, Fredriksson arkitektkontor AB, di Marie-Thérèse Ficnar-Usteri e di Frances Aviva Blane.
Da: Il messaggero
14 gennaio 2024
Lamberto De Carolis, Maestro, musica. Piccola storia delle bande d'Abruzzo.
10 gennaio 2024
Omaggio al Prof. Giuseppe Profeta (1924-2024)
Il 6 gennaio del 2024, a quasi cent’anni, se ne è andato Giuseppe Profeta, per molti anni professore ordinario di Discipline Demoetnoantropologiche in diversi Atenei italiani. Il decesso è avvenuto nella sua casa-museo di Teramo, piena di collezioni di oggetti antropologici, costituite da quasi cinquemila bottiglie e vasi antropomorfi.
Nato nel 1924 ad Arsita (TE), nipote di mezzadri e figlio di un sarto, diventa maestro e direttore didattico, seguendo contemporaneamente le lezioni di Paolo Toschi a Roma, consegue la libera docenza in Storia delle tradizioni popolari e ben presto arriva all’ordinariato in Sociologia generale e Demo-Etno-Antropologia. Insegna nelle Università della Calabria, dell’Aquila, di Chieti e di Teramo; dirige istituti universitari; è preside di Facoltà. Dirige, per oltre un ventennio, la sezione italiana della Internationale Volkskundliche Bibliographie, coordina collane e presiede la Federazione Italiana Tradizioni Popolari. Al pensionamento viene onorato con l’opera Centiscriptio, curata da Marcello De Giovanni.
Le sue ricerche si incentrano sull’Abruzzo, a cominciare dai Canti nuziali nel folklore italiano (Olschki, 1964), per continuare con la Bibliografia delle tradizioni popolari abruzzesi (Ed. dell’Ateneo, 1964), tema ripreso quarant’anni dopo con la monumentale Bibliografia della cultura tradizionale del popolo abruzzese (Colacchi, 2005). Si segnala soprattutto La logica del recipiente e l’antropomorfismo vascolare (Olschki, 1973), ripubblicato nel 2020 con prefazione di Pietro Clemente.
Giuseppe Profeta studia il culto di San Domenico abate a Cocullo, del quale, tramite un profondo lavoro d’archivio, individua motivazioni e funzioni. Un culto pastorale sull’Appennino (Libreria dell’Università, 1988), Lupari, incantatori di serpenti e santi guaritori (Japadre, 1995), Il serpente sull’altare. Ecologia e demopsicologia di un culto (Japadre, 1998), e S. Domenico abate di Sora e di Cocullo (Colacchi, 2011), che nel 2014 ottiene il Premio Costantino Nigra, sono lavori molto apprezzati da Alfonso M. di Nola e che ci riportano, oggi, al lessico demologico di cui è intessuta la storia dell’antropologia italiana. Importanti, in tal senso, sono le pagine teoriche che dedica alla letteratura popolare, come Poesia e popolo nell’opera di Modesto Della Porta (1964), Magia, politica e società (1995), Le Sette Madonne Sorelle e la magnificazione del nume (1997), Le facce e l’anima del folklore. La logica della cultura tradizional-popolare (2000), Le Sette Madonne Sorelle e la magnificazione del nume. Avvio ad una demopsicologia delle credenze (Japadre, 1997).
Nel 2022, dona alla Biblioteca Regionale “Melchiorre Dèlfico” di Teramo biblioteca e archivio, dopo averli pazientemente riordinati secondo quell’intreccio sottile e raffinato tra interpretazione simbolica, materialismo culturale e museografia che contraddistingue la sua impostazione di “antropologo di altri tempi”.