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19 novembre 2025

Guelfi e Ghibellini in Abruzzo.


Guelfi e Ghibellini in Abruzzo

Come è noto nell'Italia del basso medioevo, particolarmente accesa fu la contrapposizione tra Guelfi e Ghibellini, in un bipolarismo tanto politico, quanto sociale, che non esiterà ad avere strascichi violenti che in diverse città daranno vita e vere e proprie lotte senza esclusione di colpi. 
I Guelfi erano i sostenitori del Papa, mentre i secondi parteggiavano per la corona imperiale. 
In Italia i comuni avevano una propria struttura istituzionale tesa al governo della città, distaccata dal governo centrale, e l’essenza dei due opposti schieramenti era analoga a quella degli attuali partiti politici, dove la fazione che primeggiava in ogni singola città, rappresentata dalla classe aristocratica dominante cittadina, riusciva a orientare l'azione politica del proprio comune, in funzione dell’indirizzo amministrativo imposto dal Papa o dall’Imperatore. Ma qual era la posizione delle città abruzzesi e soprattutto di Chieti al riguardo? 
Di primo acchito si potrebbe pensare che la forte influenza nella città teatina del potere ecclesiastico, inducesse a schierarsi con i partigiani del papa e invece Chieti era senza dubbio ghibellina. 
L’altra città abruzzese, in cui emergeva con fervore lo spirito di tale contrapposizione, era L’Aquila, la cui fondazione viene erroneamente attribuita all’imperatore Federico II ma in realtà certificata dal figlio di costui, Corrado IV: pertanto si potrebbe a prima vista immaginare la natura ghibellina dell’attuale capoluogo abruzzese e invece era una città dichiaratamente guelfa. 
Sulla Chieti ghibellina, occorre spendere una parola sul Conte Simone da Chieti, colui che nel XIII secolo, quale comandante militare al servizio di Federico II, muoveva le armate ghibelline in terra emiliana e nella guelfa Viterbo. 
A questo punto è opportuno ricordare che i due opposti schieramenti si distinguevano anche per le simbologie che amavano ostentare. 
I Guelfi, come propria bandiera, avevano adottato la croce di San Giorgio, cioè la croce rossa su fondo bianco, mentre i Ghibellini esponevano la croce di San Giovanni Battista, ossia una croce argento (o bianca per alcuni) su fondo rosso che è anche la bandiera del Sacro Romano Impero. 
In alcuni casi il simbolismo della croce di San Giovanni mostra l'estremità dei bracci che si biforcano a coda di rondine, come nel caso del vessillo dell'Ordine di Malta. 
Proprio la coda di rondine è un altro elemento che contraddistingue i Ghibellini dai Guelfi. Infatti i sostenitori dell'Imperatore ornarono le loro torri con una merlatura a coda di rondine, mentre l'opposto partito sulle torri addottò i merli di forma squadrata. 

La natura ghibellina di Chieti è certificata dalle torri ancora presenti in città (Torre Toppi, T. Arcivescovile, T. Valignani, T. Anelli Fieramosca) tutte indiscutibilmente coi merli a coda di rondine ma anche lo scudo nello stemma cittadino non tradisce la sua fedeltà imperiale, ostentando la croce d'argento su fondo rosso.
Di particolare simbolismo è la torre de' Toppi, la cui famiglia venne scacciata dalla loro città, perché ghibellini e l'ostentazione dei merli a coda di rondine, accompagnati dal giglio fiorentino stanno a testimoniare le indiscutibili origini territoriali e politiche di questa famiglia venuta a Chieti da Firenze.

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