Dinamiche paesaggistiche nell’Appennino abruzzese
di Annalisa Colecchia
FIG. 1
FIG. 2
La dorsale centro-appenninica era percorsa da un reticolo di sentieri, tratturi e strade, come la Via degli Abruzzi che metteva in comunicazione Napoli e Firenze e attraversava le aree interne dell’Abruzzo e del Molise; altrettanto capillare era il sistema di bracci e tratturi che confluivano nelle direttrici Abruzzo-Puglia. Pratiche agricole stagionali erano realizzate in spazi ridotti, nelle conche prossime ai pascoli d’altura e lungo i pendii terrazzati.

Fig_03
Le forme di gestione comunitaria rivestivano un’importante funzione di supporto sociale e permettevano di conciliare pastorizia e agricoltura e di combinarle con altre attività quali la silvicoltura e l’uso delle risorse boschive spontanee. Sono documentati i sistemi a campi aperti, le cui tracce sussistono ancora in alcune zone della Maiella e soprattutto del Gran Sasso aquilano (fig. 3), e le difese, ossia pascoli alberati gravati da diritti di uso civico e riconoscibili per la potatura a capitozza e per il diradamento degli alberi in corrispondenza delle radure (fig. 4). Significativi sono il recupero delle forme tradizionali di allevamento brado e il coinvolgimento delle comunità nella coltivazione e nella commercializzazione delle antiche cultivar autoctone.

Fig_04
Nei bacini idrografici dei fiumi Lavino, Orfento e Orta, caratterizzati da giacimenti di bitume, i paesaggi agropastorali si intersecano con quelli minerari. Gli affioramenti, già individuati nel neolitico, sono stati ampiamente utilizzati in età romana e sfruttati industrialmente a partire dalla metà del XIX secolo. Interessante per l’aspetto della continuità è il sito di Acquafredda occupato da un’estesa miniera a cielo aperto: l’area produttiva, sfruttata fino alla metà del secolo scorso, è oggi coperta da vegetazione spontanea, da strati di crollo e da tracce di frequentazione pastorale contemporanea o successiva alla dismissione delle miniere (fig.5).

Fig_05
L’indagine autoptica, calibrata sull’andamento dei sentieri e indirizzata dallo studio toponomastico e archivistico, ha permesso l’individuazione e il posizionamento tramite GPS di numerosi imbocchi.
Bibliografia e sitografia essenziale
AGNOLETTI M. (ed.), Italian Historical Rural Landscapes. Cultural Values for the Environment and Rural Development, London / New York, pp. 403-418.
BROGIOLO, G.P., COLECCHIA, A. 2017, Tra archeologia della complessità e archeologia dei paesaggi, «Scienze Del Territorio» 5, pp.87-92.
COLECCHIA A. 2019, Community heritage and heritage community. Participatory models of cultural and natural heritage management in some inner areas of the Abruzzo region, «Il Capitale Culturale. Studies on the Value of Cultural Heritage», 9 / 2019, pp. 125-160.
COLECCHIA A., AGOSTINI S. 2014, Economie marginali e paesaggi storici nella Maiella settentrionale (Abruzzo, Italia), «Post-Classical Archaeologies» 4, pp. 219-258.
<http://www.parcomajella.it>
<http://www.gransassolagapark.it>
Didascalie figure Fig. 1. Panoramica del versante a nord-ovest di Colle Civita (ortofoto 2010). Si notano, accanto alle strutture pastorali, i residui di paesaggi agrari (cumuli di spietramento, muri in pietra a secco, capanne). Fig. 2. Complesso agro-pastorale di Colle Civita, in comune di Roccamorice. Fig. 3. Campi aperti di depressione irrigua che circondano l’abitato di S. Stefano di Sessanio (foto prof. Iacopo Calci). Fig. 4. Bosco di Sant’Antonio (Pescocostanzo). Esempio di capitozzatura, potatura praticata a circa 2 metri di altezza per approvvigionare di frasche ed essenze legnose il bestiame e per assicurare ombra agli animali evitando danni ai ricacci. Fig. 5. Distretto minerario di Acquafredda. Uno degli ambienti ricavati nel fronte di cava e riutilizzati come riparo pastorale dopo la dismissione della miniera.
Da: civiltaappennino
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