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20 maggio 2025

Il Fucino, ieri ed oggi.

 
IL FUCINO, IERI ED OGGI

"Quella del Fucino è una storia che unisce natura, ingegneria, ambizione e trasformazione. Un lago che non c'è più, ma che per secoli è stato protagonista della vita – e delle difficoltà – di un'intera regione."


Ci troviamo nel cuore dell’Abruzzo, nell’area della Marsica, dove oggi si estende una delle più fertili pianure d’Italia centrale: la piana del Fucino. Ma un tempo, proprio lì, c’era un lago. Il Lago Fucino, terzo per estensione in Italia dopo il Lago di Garda e il Lago Maggiore.

Questo lago era però particolare: non aveva emissari naturali, e il suo livello variava continuamente. A volte si gonfiava fino ad allagare le terre coltivate, altre volte si ritirava, lasciando paludi malsane. Era una minaccia costante, oltre che una barriera naturale tra i paesi.

Già gli antichi Romani, con la loro maestria ingegneristica, avevano capito che bisognava fare qualcosa. E così, nel 41 d.C., l’imperatore Claudio avviò uno dei progetti più ambiziosi dell’epoca: prosciugare il lago.

12.000 operai, 11 anni di lavoro, un canale lungo 6 chilometri scavato nel monte Salviano, noto ancora oggi come l'emissario di Claudio. Un’opera straordinaria… ma non del tutto efficace. Il lago si abbassò, sì, ma non scomparve. Mancavano strumenti moderni per mantenere il controllo idraulico costante.

Per secoli il lago restò lì, instabile e imprevedibile… fino a quando, nell’Ottocento, un imprenditore illuminato decise di riprendere il sogno romano: Alessandro Torlonia.

Tra il 1854 e il 1878, con mezzi più moderni, Torlonia fece riaprire e migliorare l’antico emissario, aggiungendo canali, cunicoli e opere di drenaggio. E finalmente, il lago Fucino scomparve. Al suo posto, nacque una pianura fertile, ben irrigata, ideale per l’agricoltura.

Oggi, quella che era una distesa d’acqua è diventata un giacimento agricolo. Patate, carote, spinaci, finocchi: una produzione intensiva, controllata, persino aiutata da satelliti e centri spaziali, come quello presente proprio a Ortucchio, il Centro Spaziale del Fucino.

Una storia, insomma, che parla di trasformazione. Di come la conoscenza, la tecnica e la determinazione possano cambiare il volto di un territorio, risolvendo problemi antichi e aprendo nuove possibilità per il futuro.

"E questo – diremmo – è il miracolo della scienza… e dell’ingegno umano."

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1. L’opera di prosciugamento: un sogno romano, un'impresa ottocentesca.

"La natura non sempre collabora con l’uomo. Ma quando l’ingegno interviene, può trasformare un problema in una risorsa."

Già nel I secolo d.C., l’Imperatore Claudio volle domare il Lago Fucino, che con i suoi 155 chilometri quadrati rappresentava una minaccia per le popolazioni locali. Non avendo un emissario naturale, il lago era soggetto a pericolose oscillazioni di livello. Così fu avviata un’impresa colossale: scavare un canale sotterraneo lungo 6 chilometri attraverso il Monte Salviano, per far defluire le acque nel fiume Liri.

L’opera, condotta da 12.000 schiavi e operai, fu completata dopo 11 anni. Era un tunnel perfettamente calcolato, con una pendenza di circa 1 metro ogni 1.000, per permettere il deflusso. Ma, a causa della mancanza di manutenzione e limiti tecnici dell’epoca, l’opera non riuscì a prosciugare completamente il lago.

Quasi 1800 anni dopo, fu il banchiere e nobile Alessandro Torlonia a riprendere l’impresa. Tra il 1854 e il 1878, con tecnologie moderne e grandi capitali, migliorò e riaprì l’antico emissario. Furono costruiti canali di bonifica, una rete di drenaggio sotterraneo, e impianti per la regolazione del livello idrico.

Alla fine, il Lago Fucino fu prosciugato definitivamente. Dove c’era acqua, nacque una vasta pianura agricola.


2. L’agricoltura moderna del Fucino: un giardino high-tech.

"Quando la scienza incontra la terra, anche una palude può diventare un giardino."

La Piana del Fucino oggi è una delle aree agricole più avanzate del centro Italia. Si estende su 14.000 ettari e vanta terreni estremamente fertili, ricchi di humus e perfettamente irrigati.

Qui si coltivano:

Patate (la famosa "patata del Fucino IGP"),

Carote, spinaci, finocchi, lattughe e cicorie,

Cereali e barbabietole da zucchero.

Le aziende agricole del Fucino utilizzano trattori GPS, irrigazione computerizzata, droni per il monitoraggio delle colture, e sensori nel suolo. I dati raccolti vengono analizzati per ottimizzare i raccolti, risparmiare acqua, e ridurre l’uso di fertilizzanti.

In altre parole: agricoltura di precisione. Quella che un tempo era un lago stagnante è ora un laboratorio a cielo aperto per le tecnologie agricole più avanzate.

3. Vita prima e dopo il prosciugamento: il cambiamento sociale.

"Quando cambia il paesaggio, cambia anche il destino delle persone."

Prima del prosciugamento, la vita intorno al Lago Fucino era difficile. I villaggi erano spesso isolati, le paludi causavano malattie come la malaria, e l’economia era basata sulla pesca e una povera agricoltura in terreni instabili.

Dopo il prosciugamento, la zona vide un vero e proprio boom demografico e agricolo. Ma la terra, all’inizio, rimase di proprietà dei Torlonia. Gli agricoltori erano mezzadri o affittuari, spesso in condizioni molto dure. Si racconta che nei primi decenni del Novecento ci furono lotte contadine per ottenere migliori condizioni di lavoro e il diritto alla terra.

Solo nel secondo dopoguerra, con la Riforma Agraria, molti contadini ottennero finalmente la proprietà dei terreni. Fu allora che il Fucino cominciò la sua vera rinascita economica e sociale.


4. Il Centro Spaziale del Fucino: dallo zappone al satellite.

"Dove un tempo si pescavano anguille, oggi si guidano satelliti che viaggiano a 36.000 chilometri dalla Terra."

A Ortucchio, nel cuore della Piana del Fucino, sorge oggi uno dei più importanti centri di telecomunicazione satellitare d’Europa: il Centro Spaziale del Fucino, gestito da Telespazio (gruppo Leonardo).

Operativo dal 1967, questo centro è specializzato in:

Telecomunicazioni satellitari,

Controllo di satelliti per navigazione e meteorologia.

Servizi di telerilevamento e osservazione della Terra.

Con più di 170 antenne paraboliche, alcune larghe più di 30 metri, il Centro è in grado di comunicare con satelliti in orbita geostazionaria e bassa. È un hub strategico per il programma Galileo, il GPS europeo.

Paradossalmente, il Centro Spaziale aiuta oggi proprio l’agricoltura del Fucino: con dati satellitari si monitorano le colture, si controllano i cicli irrigui e si prevengono malattie delle piante.

Un simbolo perfetto di come la scienza, l’ingegno e la tecnologia abbiano trasformato un problema millenario in una risorsa per il futuro.

Da: AbruzzoOnline 

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