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9 luglio 2024

Fileno Cavacini, un sindaco e fotografo appassionato di Castel Frentano.

Fileno Cavacini con donna Anna Maria Cocco (1865-1935),
sua moglie, in posa, Castrel Frentano, archivio Marco Cavacini.

 

Fileno Cavacini, un sindaco e fotografo appassionato di Castel Frentano

di Angelo Iocco

Di recente il Comune di Castel Frentano ha ristrutturato una scalinata che da piazza della Chiesa, porta in via Orientale, dove sta la cosiddetta “frana”[1]e tale scalinata quasi completata, è stata dedicata a Fileno Cavacini (1855-1910) nell’anno 2023.

La scalinata sarà realizzata sul luogo occupato dal palazzo appartenuto al Cavacini e abbattuto a causa delle lesioni generate dalla frana del 1881 che sconvolse la parte orientale del paese, facendo perdere parte della cinta muraria, del piano della Porta Grande, e palazzi vari, compreso l’antico Municipio.


La frana di Castel Frentano, si vedono ancora le case crollate nell’area di Largo Chiesa-via Garibaldi-Largo Marconi; non esiste ancora il terrazzamento per la realizzazione di via Orientale.



Fileno Cavacini fu sindaco di Castel Frentano per la prima volta nel 1877, poco più che ventenne. Signorilmente buono e assai apprezzato dai suoi concittadini, nei tre mandati (1877-1883, 1892-1899, 1902-1905) si rivelò un oculato amministratore della cosa pubblica. Tra l’altro, fece restaurare la Casa municipale, impiantare un ufficio postale e telegrafico, costruire il camposanto, completare l’illuminazione pubblica, acquistare l’orologio pubblico collocato sul campanile.
Nell’anno della frana, 1881, che causò la distruzione della parte orientale del paese, Fileno Cavacini era sindaco. Fu in quella circostanza, come riportano le cronache dell’epoca, che egli si prodigò in maniera esemplare nell’aiutare coloro che avevano perso la casa o che si trovavano comunque in grande difficoltà a causa della frana.

Santuario dell’Assunto, lastra Polzinetti.





Fiera dell’Assunta, il 15 agosto, lastra di fine ‘800 di Fileno Cavacini, archivio Marco Cavacini.



Fileno fu anche un appassionato di fotografia, fu tra i primi in Abruzzo, e nella provincia frentana, a interessarsi di questo nuovo strumento tecnologico, per immortalare la vita del suo paese amato; e di fatti nelle oltre 800 lastre conservate attualmente dall’erede Marco Cavacini e dal resto della famiglia, vediamo come le prospettive fossero molteplici. Oltre ai consueti ritratti privati, Fileno immortalò alcuni tipici di Castel Frentano, ora inquadrati alla cantina, ora in processione per la festa della Madonna della Neve, per il Venerdì santo, e soprattutto per la festa patronale della Madonna dell’Assunta. E notiamo anche belle panoramiche di quadri composti sicuramente dallo stesso Fileno, quadri scenici con i personaggi e le fanciulle ritratte nei loro abiti tipici, come la foto scattata nella scalinata del suo nuovo palazzo fatto costruire sul viale dell’Assunta dopo la distruzione del vecchio palazzo nel 1881, quando la nuova architettura di Filippo Santoleri inglobò l’antica chiesetta della Beata Vergine Addolorata. Le fotografie scattate da Fileno sono un vero e prezioso archivio, mostra volti di personaggi e vicoli e scorci suggestivi di una Castel Frentano sparita, immortalata per sempre nelle sue lastre, da cui tuttavia, gli occhi dei personaggi, emanano ancora profonda e simpatica vivacità.


Donne contadine orsognesi sulla scalinata della chiesa della Beata Vergine Addolorata (inglobata successivamente in Villa Cavacini) a Castel Frentano; lastra tardo ottocentesca di Fileno Cavacini, per gentile concessione Marco Cavacini


Come ricorda Mauro Re, studioso della storia della fotografia in Abruzzo, nella prefazione alla raccolta delle lastre del Cavacini, Al cielo di Ieri (a cura di Marco Cavacini), 2019, Fileno acquistò a Napoli 1870  la macchina fotografica per avviare i suoi esperimenti, per 200 lire, beneficiando del patrimonio familiare lasciatogli da Barbara Crognale sua madre e lo zio don Vincenzo Cavacini. Nel 1870 si era fatto ritrarre con lo zio Vincenzo, Gaetano Caporale, Girolamo Cavacini, Nicola Cavacini. Nel soggiorno ad Osimo presso il Convitto Campan, il giovane Fileno si fece ritrarre dal fotografo Cherubino Bellucci, attivo in Ancona. Nelle Marche agiva anche il fotografo Augusto Hicke di Trieste dal 1860, poi trasferitosi in Pescara[2].

Cavacini, tornato in paese, ebbe contatti con i fotografi F.lli Cesare e Giacinto Montanari, che avevabo uno studio in Lanciano, specializzati nell’eseguire ritratti fotografici (cfr. Mauro Re, Sguardi dall'ottocento: i ritratti dei fratelli Montanari fotografi a Lanciano (1865-1880) , Nuova Gutemberg, 2018. Presso i Montanari, Cavacini sperimentò la tecnica del doppio fondo fotografico, e successivamente si specializzò a Vasto presso lo studio fotografico di Giuseppe De Guglielmo, anche lui specializzato in ritratti formato gabinetto. Fu De Guglielmo stesso che venne in Castel Frentano, appena colpita dalla grave frana del 1881, a immortalare le rovine delle case ingoiate dalla terra, mentre il sindaco Fileno vagava tra i ruderi, facendo la conta dei danni coi tecnici comunali e l’ing. Sargiacomo di Lanciano. Cavacini morì giovane, lasciando un corpus di 600 lastre, diligentemente conservate dagli eredi, fino a Marco Cavacini, che con tanto amore le ha riscoperte, e fatte stampare in due pregevoli volumi: Al cielo di ieri, 2019, e Per un dolce sognare, 2024.


Santuario dell’Assunta, Castel Frentano, Studio fotografico Polzinetti[3]


Studio fotografico Di Benedetto, Orsogna


Francesco Paolo Michetti, veduta di Orsogna, processione della Madonna del Rifugio (Martedì in Albis, via San Giovanni Maggiore, oggi via C. Rizzacasa), lastra lavorata successivamente in studio, archivio F.lli Alinari.


Uomini in posa con abiti abruzzesi castellini, lastra Fileno Cavacini (il secondo in piedi da sinistra), archivio M. Cavacini


Zampognari abruzzesi, lastra Fileno Cavacini, archivio M. Cavacini



Veduta di Castel Frentano da viale Assunta, i pagliai dell’attuale via Ovidio, cancellati per sempre. In alto si intravvede l’arco di ingresso del palazzo Vergilj alla piazza Grande. Lastra di F. Cavacini, archivio M. Cavacini


Portale medievale di Santa Maria Maggiore, Lanciano, lastra F. Cavacini, archivio M. Cavacini


Ragazzini in abito tipico castellino, lastra F. Cavacini, archivio M. Cavacini


Arco Vergilj visto da piazza Grande di Castel Frentano, lastra F. Cavacini, archivio M. Cavacini



Fileno Cavacini (da destra), gioca con un amico a scacchi, 1877, archivio M. Cavacini


Tra i vari soggetti prescelti da immortalare, con brillante perspicacia e lungimiranza, per i suoi tempi, scelse i tipi del suo paese Castel Frentano, uomini comuni, braccianti, anziani, contadine, banditori di feste, ma anche i suoi familiari, immortalati in pose, o mentre giocano nel giardino del palazzo delle cento stanze, o nella Villa nel rione dell’Assunta; uomini che giocano a scacchi, o paranzelle improvvisate di buontemponi con mandolino e trombe, o ancora zampognari (Cavacini fu tra i primi insieme ad Ahsby a immortalarli) che suonano la Novena, o la banda in festa giunta per la solennità dell’Assunzione di Maria; sempre in ricordo della Madonna Assunta di Castel Frentano, Cavacini scattò lastre dell’Icona sacra con i gioielli e gli ori donati dagli emigranti castellini (sciaguratamente trafugati negli anni ’70), la fiera degli ombrelli con la processione delle Congreghe, il Venerdì Santo con la processione del Cristo morto accompagnato dalle tre Marie, o ancora scorci dell’antica Castelnuovo irrimediabilmente perduti per via del progresso, come il largo della Porta da Piedi, oggi Arco Vergilj, prima delle “modernizzazioni”, o il quartiere dell’Assunta, e le stesse vedute del paese sfregiato dalla frana del 1881, o ancora Cavacini immortalò la vicina Lanciano, con panoramiche pittoriche dal pianoro dei Cappuccini, un carcerato di Santa Giovina che torna in cella, il portale gotico di Santa Maria Maggiore, i pellegrini in festa davanti la chiesetta di San Francesco a Guarenna di Casoli, il pianoro della chiesetta distrutta della Madonna delle Grazie a Fonte del Vasto (Castel Frentano).Immagini che mai più torneranno, ma che ci parlano di un grande passato, quando i fotografi come Francesco Paolo Michetti (basti vedere le sue fotografie delle processioni alla Madonna di Vacri, o dei serpari di Cocullo, o le vedute di vita comunitaria di Orsogna), documentavano, insieme alle tele e agli schizzi, un Abruzzo per sempre scomparso!


[1] Il 31 luglio 1881 un movimento franoso, fece scivolare a valle, dal lato di Lanciano, un’ampia porzione del centro storico di Castel Frentano. Andò sfregiato per sempre il lato delle mura orientali, con il palazzo Cavacini, detto “delle cento stanze”, la caserma vecchia dei carabinieri, e lesionata la Piazza Grande (oggi largo Marconi), dove si trovava il palazzo comunale antico, trasferito successivamente nel palazzetto di piazza Crognale, oggi sede della biblioteca comunale.

[2] Darà lezioni, insieme a Basilio Cascella, al giovane Cetteo Pepe, che impianterà uno suo studio fotografico in Pescara, immortalando diversi scenari di una Pescara oramai sparita, e resta celebre la fotografia della Banda di Pescara con G. D’Annunzio presidente onorario.

[3] I Polzinetti impiantarono uno studio a Lanciano, nel 1860, una parte della famiglia svolse anche la professione di ottici. Diverse fotografie che illustrano Lanciano, ritratti di personaggi formato gabinetto, furono eseguiti fino agli anni ’50 del Novecento. I Polzinetti furono attivi fino agli anni ’60, realizzando fotografie per giornali locali, copertine di libretti editi dalle Tipografie Mancini, Masciangelo, i libretti per le Feste di settembre, ma anche cartoline postali con fotografie dei paesi attorno Lanciano, come anche Castel Frentano. Purtroppo l’archivio è andato in gran parte smarrito, e le restanti fotografie e cartoline sono conservate da Ivana Polzinetti.

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