Fileno Cavacini con donna Anna Maria Cocco (1865-1935), sua moglie, in posa, Castrel Frentano, archivio Marco Cavacini. |
Fileno Cavacini, un sindaco e fotografo appassionato di Castel Frentano
di Angelo Iocco
Di recente il Comune di Castel Frentano ha ristrutturato una
scalinata che da piazza della Chiesa, porta in via Orientale, dove sta la
cosiddetta “frana”[1]e tale scalinata quasi
completata, è stata dedicata a Fileno Cavacini (1855-1910) nell’anno 2023.
La scalinata sarà realizzata sul luogo occupato dal palazzo
appartenuto al Cavacini e abbattuto a causa delle lesioni generate dalla frana
del 1881 che sconvolse la parte orientale del paese, facendo perdere parte
della cinta muraria, del piano della Porta Grande, e palazzi vari, compreso
l’antico Municipio.
La frana di Castel Frentano, si vedono ancora le case
crollate nell’area di Largo Chiesa-via Garibaldi-Largo Marconi; non esiste
ancora il terrazzamento per la realizzazione di via Orientale. |
Fileno Cavacini fu sindaco di Castel Frentano per la prima
volta nel 1877, poco più che ventenne. Signorilmente buono e assai apprezzato
dai suoi concittadini, nei tre mandati (1877-1883, 1892-1899, 1902-1905) si
rivelò un oculato amministratore della cosa pubblica. Tra l’altro, fece
restaurare la Casa municipale, impiantare un ufficio postale e telegrafico,
costruire il camposanto, completare l’illuminazione pubblica, acquistare
l’orologio pubblico collocato sul campanile.
Nell’anno della frana, 1881, che causò la
distruzione della parte orientale del paese, Fileno Cavacini era sindaco. Fu in
quella circostanza, come riportano le cronache dell’epoca, che egli si prodigò
in maniera esemplare nell’aiutare coloro che avevano perso la casa o che si
trovavano comunque in grande difficoltà a causa della frana.
Santuario dell’Assunto, lastra Polzinetti. |
Fiera dell’Assunta, il 15 agosto, lastra di fine ‘800 di
Fileno Cavacini, archivio Marco Cavacini. |
Come
ricorda Mauro Re, studioso della storia della fotografia in Abruzzo, nella
prefazione alla raccolta delle lastre del Cavacini, Al cielo di Ieri (a cura di Marco Cavacini), 2019, Fileno acquistò
a Napoli 1870 la macchina fotografica
per avviare i suoi esperimenti, per 200 lire, beneficiando del patrimonio
familiare lasciatogli da Barbara Crognale sua madre e lo zio don Vincenzo
Cavacini. Nel 1870 si era fatto ritrarre con lo zio Vincenzo, Gaetano Caporale,
Girolamo Cavacini, Nicola Cavacini. Nel soggiorno ad Osimo presso il Convitto
Campan, il giovane Fileno si fece ritrarre dal fotografo Cherubino Bellucci,
attivo in Ancona. Nelle Marche agiva anche il fotografo Augusto Hicke di
Trieste dal 1860, poi trasferitosi in Pescara[2].
Cavacini,
tornato in paese, ebbe contatti con i fotografi F.lli Cesare e Giacinto
Montanari, che avevabo uno studio in Lanciano, specializzati nell’eseguire
ritratti fotografici (cfr. Mauro Re, Sguardi dall'ottocento: i ritratti dei fratelli Montanari fotografi a Lanciano
(1865-1880) , Nuova Gutemberg, 2018. Presso i Montanari,
Cavacini sperimentò la tecnica del doppio fondo fotografico, e successivamente
si specializzò a Vasto presso lo studio fotografico di Giuseppe De Guglielmo,
anche lui specializzato in ritratti formato gabinetto. Fu De Guglielmo stesso
che venne in Castel Frentano, appena colpita dalla grave frana del 1881, a
immortalare le rovine delle case ingoiate dalla terra, mentre il sindaco Fileno
vagava tra i ruderi, facendo la conta dei danni coi tecnici comunali e l’ing.
Sargiacomo di Lanciano. Cavacini morì giovane, lasciando un corpus di 600
lastre, diligentemente conservate dagli eredi, fino a Marco Cavacini, che con
tanto amore le ha riscoperte, e fatte stampare in due pregevoli volumi: Al cielo di ieri, 2019, e Per un dolce sognare, 2024.
Santuario dell’Assunta, Castel Frentano, Studio fotografico
Polzinetti[3]
Studio fotografico Di Benedetto, Orsogna
Francesco Paolo Michetti, veduta di Orsogna, processione
della Madonna del Rifugio (Martedì in Albis, via San Giovanni Maggiore, oggi
via C. Rizzacasa), lastra lavorata successivamente in studio, archivio F.lli
Alinari.
Uomini in posa con abiti abruzzesi castellini, lastra Fileno
Cavacini (il secondo in piedi da sinistra), archivio M. Cavacini
Zampognari abruzzesi, lastra Fileno Cavacini, archivio M.
Cavacini
Veduta di Castel Frentano da viale Assunta, i pagliai
dell’attuale via Ovidio, cancellati per sempre. In alto si intravvede l’arco di
ingresso del palazzo Vergilj alla piazza Grande. Lastra di F. Cavacini,
archivio M. Cavacini
Portale medievale di Santa Maria Maggiore, Lanciano, lastra
F. Cavacini, archivio M. Cavacini
[1] Il 31 luglio 1881 un movimento
franoso, fece scivolare a valle, dal lato di Lanciano, un’ampia porzione del
centro storico di Castel Frentano. Andò sfregiato per sempre il lato delle mura
orientali, con il palazzo Cavacini, detto “delle cento stanze”, la caserma
vecchia dei carabinieri, e lesionata la Piazza Grande (oggi largo Marconi),
dove si trovava il palazzo comunale antico, trasferito successivamente nel
palazzetto di piazza Crognale, oggi sede della biblioteca comunale.
[2] Darà lezioni, insieme a Basilio Cascella, al giovane Cetteo Pepe, che impianterà uno suo studio fotografico in Pescara, immortalando diversi scenari di una Pescara oramai sparita, e resta celebre la fotografia della Banda di Pescara con G. D’Annunzio presidente onorario.
[3] I Polzinetti impiantarono uno studio a Lanciano, nel 1860, una parte della famiglia svolse anche la professione di ottici. Diverse fotografie che illustrano Lanciano, ritratti di personaggi formato gabinetto, furono eseguiti fino agli anni ’50 del Novecento. I Polzinetti furono attivi fino agli anni ’60, realizzando fotografie per giornali locali, copertine di libretti editi dalle Tipografie Mancini, Masciangelo, i libretti per le Feste di settembre, ma anche cartoline postali con fotografie dei paesi attorno Lanciano, come anche Castel Frentano. Purtroppo l’archivio è andato in gran parte smarrito, e le restanti fotografie e cartoline sono conservate da Ivana Polzinetti.
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